Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 06/12/2012, 6 dicembre 2012
«COSI’ COSTI ESORBITANTI. MEGLIO UNA SETTIMANA DOPO CON MOLISE E LOMBRADIA» —
Il suo «no» lo formalizzerà questa mattina durante la riunione del Consiglio dei ministri. Perché Anna Maria Cancellieri ritiene che la decisione del tribunale amministrativo di far votare per le Regionali nel Lazio il 3 e il 4 febbraio 2013 «pone dei problemi molto gravi, soprattutto economici». E dunque il governo dovrà valutare il varo di un decreto che sposti le consultazioni. Se si deciderà di procedere con un provvedimento d’urgenza esiste il rischio di creare una frattura con i giudici, soprattutto dopo la scelta fatta la scorsa settimana dall’esecutivo di intervenire per bloccare i sequestri disposti nell’inchiesta sull’Ilva di Taranto. Ma la titolare del Viminale appare determinata «a far sapere quanto alto sia l’aumento dei costi se venisse confermata questa data». E anche «a dimostrare la possibilità che si crei un grave "vulnus" all’esercizio del diritto di elettorato passivo con il rischio che alcune forze politiche possano addirittura essere costrette a non partecipare».
La posizione del ministro è ferma: «L’iter preparatorio cade durante le festività natalizie. Non è un caso che mai prima d’ora si sia votato per le Regionali o per le Politiche a gennaio oppure nei primi giorni di febbraio. E dunque non si capisce perché questo dovrebbe avvenire proprio adesso». Per rafforzare le sue tesi, Cancellieri porterà a palazzo Chigi una relazione tecnica preparata dal prefetto Alessandro Pansa — responsabile della Direzione centrale dei servizi elettorali — nella quale si evidenzia la necessità di scongiurare il primo fine settimana di febbraio, sottolineando che già il successivo — 10 e 11 febbraio, così come era stato deciso — potrebbe andare bene perché lascerebbe più tempo per la fase preparatoria e soprattutto non si accavallerebbe con i giorni di fine anno.
Il primo problema che dovrà essere affrontato dal Consiglio dei ministri riguarda proprio le scadenze fissate dalla legge. «Per rispettare l’iter previsto per la votazione del 3 — spiega Cancellieri — l’ultima fase della raccolta di firme coinciderà con il periodo delle festività natalizie e del Capodanno. Questo vuol dire che il procedimento di esame e di ammissione delle liste si dovrà fare il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, quando gli uffici sono chiusi. Dovremo invece tenerli aperti e tenendo conto degli straordinari che dovremo pagare a tutti i dipendenti presenti, si tratta di un aggravio di spesa esorbitante. Anche perché non ci si riferisce soltanto ai dipendenti del Viminale e delle prefetture, ma pure a quelli della Corte d’appello dove ha sede la Commissione centrale elettorale. Il nostro obiettivo primario è quello di contenere la spesa, dunque io non posso non porre il problema e poi sarà l’intero governo a dover prendere la decisione».
L’altra difficoltà sottolineata dai tecnici nella relazione riguarda proprio la coincidenza con le vacanze di Natale e dunque l’eventualità che molti elettori non siano rintracciabili. Non solo. Gli esperti hanno spiegato in maniera esplicita che in quel periodo è assai probabile «l’impossibilità di reperire gli ufficiali per autenticare queste firme». Una «carenza» che porta il ministro a paventare il pericolo che le forze politiche — soprattutto quelle meno rappresentative — vengano danneggiate e siano poi costrette a non partecipare alle consultazioni amministrative.
Cancellieri spiega che questa mattina «informerò i miei colleghi di governo della situazione e poi decideremo che cosa fare, anche tenendo conto che sarebbe opportuno far votare contemporaneamente il Lazio, il Molise e la Lombardia visto che, come avevo già detto nei giorni scorsi, è impensabile che si vada a votare ogni settimana in una Regione diversa». Sull’election day, che accorpi anche le Politiche, invece non si pronuncia.
Del resto la sua posizione l’aveva già espressa a metà novembre dopo aver fissato le Regionali per il 10 e l’11 febbraio scatenando le reazioni politiche di chi invece invocava una data unica per tutte le consultazioni: «Noi ci basiamo su dati tecnici, se i politici hanno diverse esigenze lo dicano e ci adegueremo. Ma deve trattarsi di motivi fondati». Una linea che al momento non appare cambiata.
Fiorenza Sarzanini