Marina Cappa, Vanity Fair 5/12/2012, 5 dicembre 2012
LA MIA STORIA LAQUALUNQUE
Vittoria ha mani e piedi con le unghie laccate di scuro. Gli occhi enormi e chiarissimi. I polsi sottili, la voce morbida. Vittoria è alta un metro e ottanta, pesa 60 chili, di scarpe porta il 40, le sue misure sono 90-63-90.
Vittoria fino a un anno fa era Giuseppe, professione attore: forse lo avete visto in una parte gay nella fiction con Lando Buzzanca Mio figlio. Adesso, festeggiati due compleanni – quello della prima nascita, l’11 novembre 1979; quello della decisione di presentarsi al mondo come donna, il novembre di un anno fa – debutta come attrice. Il 13 dicembre la troveremo infatti accanto ad Antonio Albanese in Tutto tutto niente niente.
Che personaggio interpreta?
«Sua Maestà U Pilu».
Me lo spiega?
«Cetto Laqualunque arriva a Roma e un collega onorevole gli manda questa escort, lui va in brodo di giuggiole. Io gli faccio lo spogliarello, un po’ da Sophia Loren dei tempi nostri. Adoro la Loren, è una di quelle femmine con cui sono cresciuta, di quelle attrici come volevo diventare da grande».
È il suo primo film da donna e lei già si spoglia.
«Ero un po’ agitata, a mostrare le mie nudità. Inizialmente dovevo restare in guêpière e reggicalze, ma il regista mi ha chiesto di spogliarmi di più, fino a restare solo con il perizoma. Albanese, che è un gran signore, si è accorto del mio imbarazzo, e ha fatto sgomberare il set, è rimasto solo chi era necessario. Avremo fatto trenta ciak: ogni volta Antonio mi raccoglieva i vestiti e me li porgeva».
Dopo lo strip, che succede?
«Lui è nel letto, e abbiamo un contatto fisico. Solo a quel punto scopre che sono una ragazza transessuale. All’inizio va nel panico, però gli rimane il tarlo e alla fine ammetterà di essersi innamorato di me, anche dopo aver scoperto volumi che non ci dovrebbero essere».
Questi «volumi», quindi, lei ha scelto di non farli operare?
«Un anno fa puntavo dritta all’operazione, pensavo che essere donna significasse partire dai genitali. Ma non è l’organo sessuale che ti rende donna o uomo: è l’anima. Adesso considero l’operazione la fine di un percorso che sto ancora facendo. Per ora sto bene così, mi sono anche cresciute le tette».
Che misura porta?
«La seconda».
Le vorrebbe più grosse?
«No, trovo la donna più femminile ed erotica con il seno piccolo».
Quando si guarda allo specchio si piace?
«All’inizio mi sentivo violentata se un uomo mi vedeva nuda, poi mi sono accettata, e adesso mi piace anche guardarmi allo specchio».
Con tutte le violenze e le discriminazioni che subiscono le donne, è davvero convinta della sua trasformazione?
«Sì, perché l’ho scelta. Questa è la mia terza vita. Nella prima, da ragazzo, ho avuto una storia etero. Poi ho avuto un lungo amore con un uomo che si stava per sposare e che mi chiamava “ragazzina”: mi ha sempre percepito come femminile».
E oggi, la terza vita?
«Credo nel principe azzurro, però sono sola. Avevo iniziato a frequentare un uomo, ma quest’estate ci sono stati problemi: lui è un papà, e io in questo momento ho bisogno di molte attenzioni».
Che uomo cerca?
«Uno che mi faccia fare la bambina e mi aiuti a crescere come femmina, perché come donna mi sento ancora piccola e devo imparare a confrontarmi con gli altri. Per esempio, se uno mi accompagna la sera a casa, devo imparare a lasciarlo fuori, un problema che Giuseppe non si è mai posto».
Ma quando incontra qualcuno, gli dice chi è?
«All’inizio non lo dicevo. Poi ho capito che devo farlo. Scoperto l’arcano, c’è chi se ne va e chi ti vuole a tutti i costi. Spesso sono disorientati dal fatto che io sia una femmina all’antica: credo nella distinzione dei ruoli, la parità non mi interessa per niente».
Fa molte conquiste?
«Decisamente più di quelle che mi aspettavo. Sono piena di corteggiatori che mi vogliono sposare e presentare alla famiglia. E le loro mamme mi coccolano. È lì che sento di aver vinto: se conquisto una suocera non è per il mio aspetto, ma perché vengo percepita come donna».
Avance troppo aggressive ne ha subite?
«C’è stato uno stalker. Ero uscita con lui a cena ma ho scoperto che era sposato con figli e mi sono tirata via. Lui, allora, ha continuato a chiamarmi la notte, me lo trovavo fuori casa... Finché ho coinvolto un amico poliziotto che lo ha avvicinato».
Sulla sua carta di identità che cosa c’è scritto?
«Sono ancora Giuseppe. È capitato che in aeroporto la hostess mi dicesse che c’era un errore: quando le ho spiegato, è diventata viola e mi ha fatto passare. Dovrei fare un documento nuovo con una foto come sono oggi. Intanto, ho avviato un procedimento legale per cambiare nome ufficialmente: secondo una sentenza della Cassazione, lo Stato italiano dovrebbe garantire il benessere psicofisico di una persona, e se essere donna mi fa stare bene con me stessa, lo Stato non mi può mettere in una condizione di disagio sociale».
Guardando indietro: che cosa prova per Giuseppe?
«All’inizio di lui non parlavo, quasi me ne vergognavo. Adesso, da quando tutti mi si rivolgono al femminile, ho fatto pace con me stessa ammettendo che Vittoria è l’evoluzione di Giuseppe. Oggi è Vittoria che ha gli attributi, mentre Giuseppe si castrava».
Eliminare la barba è stato difficile?
«Gli altri peli sono scomparsi con gli ormoni. Per la barba ho dovuto fare l’elettrocoagulazione: un dolore pazzesco, e la faccia gonfia a lungo».
Quali uomini piacciono a Vittoria?
«Alti e con la barba. Più grandi, che mi rassicurino, molto maschili, all’antica».
Addio femminismo.
«Sì, ma per me essere geisha è una scelta: non è una sottomissione, è un regalo che ti faccio solo se te lo meriti. Non crediate che il massaggio a lume di candela sia scontato. E poi il mio è comunque un messaggio di crescita femminile».
In che senso?
«Per molti transessualità è solo prostituzione, ma non è così. Bisogna avere il coraggio di uscire allo scoperto, di ribellarsi. E anche trovare la forza di non stare con un uomo soltanto per avere compagnia: un errore in cui cascano tante ragazze transessuali, che in questo modo si illudono di ottenere il riconoscimento sociale».
Come si comportano le donne con lei?
«Ci sono ragazze che erano molto amiche di Giuseppe e oggi temono Vittoria. Altre mi stanno vicine, mi danno anche consigli di bellezza».
Ha mai ricevuto avance da donne?
«Sì, in discoteca: una ha iniziato a rimorchiarmi, credeva fossi una etero rifatta. “No, sono una trans al naturale”, lo ho detto».
Nei rapporti sentimentali e sessuali sarà un vantaggio conoscere dall’interno sia il maschile che il femminile.
«Vedi il mondo da due facce diverse».
Come cambia il desiderio?
«Cambiano le zone erogene: adesso ho scoperto una grandissima sensibilità sui fianchi e sui seni. Ma soprattutto mi ha sconvolto l’orgasmo al femminile: adesso che non ho più testosterone, il piacere mi parte dalla testa, una cosa che a Giuseppe non era mai successa. Siamo molto più fortunate noi donne: l’orgasmo ci riempie tutte».
Parliamo di lavoro: non ha avuto paura di perderlo, diventando donna?
«Me lo sono chiesta, e la risposta è stata: posso perdere tutto ma guadagno la cosa più importante, me stessa. La mia non è stata una scelta: o diventavo Vittoria o morivo. È stato uno tsunami e dovevo imparare a nuotare, magari con i tacchi invece che con le pinne».
Le hanno offerto anche altri film?
«Ho girato Outing, dove due ragazzi (Nicolas Vaporidis e Andrea Bosca) per ottenere sovvenzioni dalla Regione Puglia devono fingersi gay. Io interpreto Frances, una professoressa sexy che li aiuta a fingersi omosessuali, e che poi si scoprirà essere trans. La vera soddisfazione però sarebbe riuscire a ottenere parti da vera donna, non da ragazza transessuale».
È vero che le donne al cinema guadagnano meno degli uomini?
«No. Al contrario: Vittoria è pagata meglio di Giuseppe».
Lei come vede il modo in cui la politica affronta i temi di genere sessuale?
«Io non ho mai patito pregiudizi. Credo che il nostro Paese sia molto più avanti della politica. Forse c’entra la Chiesa, e lo dico anche se io sono molto cattolica».
Va a messa? Fa la comunione?
«Vado a messa, mi confesso, ma non faccio la comunione. È assurdo, lo so: Gesù ci insegna la tolleranza, non credo che abbia mai punito l’amore».
Che cosa pensa di ciò che è successo all’ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, scoperto tre anni fa a frequentare trans?
«Guardi, io come trans mi ritengo fortunata: tante amiche mi dicono che non hanno mai avuto un invito a cena da un uomo, ma che dopo mezzanotte questi suonano al campanello e le cercano. Marrazzo certo non lo condanno per ciò che ha fatto, ma condanno il fatto che sia andato a escort con la macchina blu dello Stato. Il suo comportamento mi fa pensare a quello di Cetto
Laqualunque. Non trova?».