Marco A. Capisani, ItaliaOggi 6/12/2012, 6 dicembre 2012
BEN AMMAR, NON COMPRO LA7
[Creerò un polo tv che unisca Nord Africa, Francia e Italia] –
«Non compro La7. Ci sono già due offerte e una terza in arrivo. Non ho avviato contatti nemmeno per Mediaset Premium. Io voglio creare la News Corp del mondo arabo». Con queste parole Tarak Ben Ammar, finanziere e imprenditore tv e cinematografico, ha spiegato ieri a Milano l’acquisizione di ONtv, canale all news indipendente egiziano, da Naguib Sawiris, l’ex azionista di maggioranza di Wind.
L’Egitto di ONtv entra infatti nel gruppo presente in Tunisia (patria dell’imprenditore) col canale generalista Nessma tv e intenzionato a sbarcare prossimamente in Marocco acquisendo un’altra tv. «Voglio creare un polo televisivo indipendente panarabo», ha spiegato Ben Ammar, «né sotto Rupert Murdoch, Mediaset, i sovrani del Qatar o di Dubai».
Ben Ammar punta a Francia e Italia. Le mire espansive del finanziere franco-tunisino non si fermano però al Nord Africa (con circa 180 milioni di abitanti e il 65% della popolazione sotto i 25 anni, desiderosi di poter acquisire prodotti europei, italiani in particolare, sempre secondo Ben Ammar). Ce n’è anche per l’Europa e l’Italia: Nessma tv lancerà le sue trasmissioni anche in Francia, con il 70% dei contenuti in arabo maghrebino sottotitolato in francese, e sta ragionando per debuttare sul bouquet italiano di Sky, magari in tandem col suo canale Babel, specializzato sui temi dell’immigrazione.
Dell’operazione su ONtv, Ben Ammar non svela l’entità («perché siamo in fase di due diligence») ma smentisce la presenza di un socio internazionale: la transazione farà capo a Prima tv, holding del gruppo dello stesso imprenditore che già controlla DFree (rete che diffonde a sua volta sul digitale terrestre i canali Disney, Universal, Bbc e Mediaset), la società di produzione cinematografica Eagle Pictures e i tre canali tv Sportitalia. «Concludo l’operazione con fondi personali», ha precisato Ben Ammar. «Escludo la presenza di capitali italiani o arabi». Nella Penisola il gruppo registra ricavi per 120 milioni di euro.
Tv italiana, il cavaliere d’Arabia è fantascienza. Né offerte per La7 né soci qatarioti o dal Dubai pronti a investire nella Penisola, quindi, «non credo il mondo arabo investirebbe nella tv italiana», ha aggiunto l’imprenditore. «Il cavaliere d’Arabia è fantascienza e, di certo, non sono io. Anche per quel che riguarda Mediaset non ci sarà nessun cavaliere arabo: non vedo il Biscione in pericolo», ha sottolineato Ben Ammar, amico di Berlusconi e suo socio (visto che, per esempio, Mediaset possiede il 25% di Nessma tv).
La7, perdita 2012 per 120 milioni. Per il canale tv messo in vendita da Telecom Italia, in particolare, inizia oggi il momento decisivo con l’apertura in cda delle offerte vincolanti finora presentate dai fondi Clessidra-Equinox e dall’editore Urbano Cairo, già concessionario pubblicitario di La7. Sul tavolo ci sono poi lo scorporo della rete e la proposta di investimento avanzata, con l’aiuto di Ben Ammar, dallo stesso Sawiris «per il quale la porta non è né aperta né chiusa». Sawiris ha messo sul piatto circa 3 miliardi, da immettere attraverso aumento di capitale. Anche se una decisione non dovrebbe essere presa domani in cda, in prospettiva Ben Ammar ritiene comunque che verrà definita prima la vendita di La7, rispetto allo scorporo della rete Telecom. La discussione sulla vendita del canale tv è iniziata la scorsa estate, ricorda l’imprenditore, e «mi risulta che in cda avevamo già votato per la cessione. Adesso, se sarà possibile, la vendiamo. Non possiamo permetterci di tenerla: quest’anno La7 perderà 120 milioni di euro».
Asta frequenze, Ben Ammar farà la sua offerta per un canale di cinema. Il prossimo passo di Ben Ammar riguarderà invece, «se ci sarà, la prossima asta sulle frequenze tv», ha concluso il manager. «Voglio creare un canale di cinema e film per la tv con i titoli, non per forza recenti, che i produttori tengono nel cassetto. In base all’audience, ripartirò coi produttori i ricavi pubblicitari. In parallelo ci stiamo guardando attorno con la casa di produzione cinematografica Eagle Pictures». Con l’esclusione dei grandi gruppi, conclude Ben Ammar, «sarà difficile per lo stato guadagnarci gli 1,2 miliardi di euro stimati da Mediobanca, ma per noi piccoli operatori l’asta diventa così un’occasione».