Riccardo Tagliapietra e Paola Vuolo, Il Messaggero 6/12/2012, 6 dicembre 2012
RAPINA A ZAVOLI UN ROMANO NEL COMMANDO
Uno dei rapinatori parlava con l’accento romano: è un dettaglio che Sergio Zavoli ricorda bene, ed è una pista per gli investigatori, che ieri hanno ascoltato personaggi della malavita locale e fatto verifiche incrociate con le altre rapine in villa. È importante accertare se il commando che lunedì sera ha fatto irruzione nella casa del giornalista abbia agito con le stesse modalità usate in altri colpi. Dall’inizio dell’anno sono 10 le rapine in casa consumate nella zona dei Castelli, e le vittime hanno raccontato di banditi armati e incappucciati, che parlavano con accento dell’Est ma anche in italiano e in romanesco, come i rapinatori che hanno sequestrato e picchiato Sergio Zavoli nella sua villa di Monteporzio Catone.
Gli investigatori non escludono che i quattro banditi, o qualcuno di loro, abbia già commesso rapine come questa, terrorizzando altre famiglie della zona.
Ieri mattina i carabinieri del Ris sono tornati nella casa del presidente della commissione di vigilanza per eseguire nuovi rilievi e cercare eventuali tracce lasciate dai banditi. I rapinatori avevano i volti coperti dai passamontagna e non si sono mai tolti i guanti, segno che probabilmente hanno dei precedenti e le loro impronte e le loro facce si trovano negli schedari informatici delle forze dell’ordine.
Al vaglio anche le immagini girate dalle telecamere delle ville vicine a quella del giornalista: la casa di Zavoli non ha un sistema di videosorveglianza, ma gli investigatori non escludono che atre telecamere della zona abbiano potuto filmare immagini che contengono indizi importanti per le indagini. La villa del giornalista si trova poco lontano dall’autostrada e dalla Bretella, questo ha quasi certamente facilitato i banditi nella fuga. Difficile che qualcuno possa averli notati, per questo i carabinieri hanno sequestrato anche le immagini delle telecamere piazzate ai caselli e nelle stazioni di servizio. Sotto torchio pure i ricettatori: nella cassaforte che i rapinatori hanno smurato e portato via c’erano oltre ai soldi, orologi antichi e gioielli per 20.000 euro. Merce che ora scotta e dovrà essere piazzata al più presto.
I carabinieri del Gruppo di Frascati guidati dal colonnello Rosario Castello anche ieri hanno istituito posti di blocco in tutto l’Hinterland e controllato i tabulati telefonici, si cercano i quattro banditi, ma anche il basista: il quinto uomo che ha indicato la villa di Zavoli e aiutato il commando a pianificare la rapina. Gli inquirenti ritengono che i banditi non siano della zona, ma senza un basista non avrebbero potuto organizzare il colpo. Hanno agito in un orario insolito, le 19.30, aspettando che Stelian, 30 anni, il domestico romeno, rientrasse dopo avere fatto la spesa. Hanno aspettato che l’uomo aprisse il cancello con il telecomando e, a piedi, hanno seguito la sua macchina fino ad un ingresso secondario. Quando il cameriere è sceso gli hanno puntato contro la pistola e sono entrati con lui. Una volta dentro hanno legato anche l’altra domestica romena, Elena, sono andati a cercare Zavoli. Volevano la chiave della cassaforte, il giornalista ha risposto che non l’aveva, gli hanno dato un con un cazzotto e con una pistola scarica lo hanno torturato facendogli sentire sulla tempia il click della roulette russa. «La persona che mi teneva in soggezione, mi ha chiesto se conoscevo la roulette russa - ha raccontato Zavoli - gli ho risposto di sì. Allora lui mi ha detto, gliela farò conoscere bene da vicino. ho sentito due, tre, quattro click. E allora ho capito che l’unica risorsa che mi rimaneva era quella di resistere».