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 2012  dicembre 05 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - AGGUATO MORTALE A SCAMPIA DAVANTI AL CORTILE DI UNA SCUOLA MATERNA


Un nuovo terrificante agguato a Scampia. In pieno giorno. Addirittura all’interno di una scuola materna. Nulla sembra poter fermare l’odio camorrista di questa feroce faida che si rinnova.

Sicari in azione per assassinare alla luce del giorno Luigi Lucenti, 50 anni. L’agguato è scattato in via Fratelli Cervi, nel cortile di una scuola materna del quinto circolo scolastico.

FOTO/L’agguato nella scuola materna
Parla l’ex parocco di Scampia: "Giovani mai così feroci"

L’uomo è stato inseguito dai sicari fin dentro il cortile dell’istituto, a pochi metri dall’ingresso principale. In due, con il volto coperto a bordo di uno scooter, lo avevano già colpito poco prima, in una strada adiacente. Raggiuntolo nella scuola dove il ferito cercava scampo, evidentemente pensando che gli assassini non sarebbero entrati anche lì, lo hanno invece ucciso con diversi colpi di arma da fuoco.

VIDEO/Rabbia e dolore davanti alla scuola

"Stavamo preparando la recita
di Natale cantando tutti insieme le canzoni. No, gli spari non li abbiamo sentiti e per fortuna i nostri bimbi non si sono accorti di nulla". Lo racconta una docente del Lotto U del quinto circolo didattico "Eugenio Montale’". "I bimbi sono stati fatti uscire da una uscita secondaria e non hanno visto il cadavere", aggiunge. La scuola è frequentata da bimbi di età compresa tra i tre e i cinque anni.

Sul posto adesso diverse auto dei carabinieri che hanno subito avviato le indagini.

Due giorni fa a Melito è stato trovato il corpo di Mirko Romano, esponente di punta dei cosiddetti "scissionisti" che si oppongono agli ’girati’ nella faida per il controllo del mercato della droga. La nuova guerra di camorra sta insanguinando Napoli da mesi. I protagonisti sono boss spesso poco più che ventenni, che agiscono con inaudita ferocia.

Pur avendo numerosi precedenti penali per droga e associazione a delinquere, ma nessuno specifico per camorra, Lucenti sarebbe vicino a uno dei clan protagonisti della faida. L’omicidio sarebbe dunque inserito nella faida tra "Scissionisti" e "Girati", che sta insanguinando principalmente i quartieri partenopei di Scampia e di Secondigliano. Una girandola impazzita di delitti, con continui rovesci di fronte nei gruppi criminali contrapposti.

Al di là dell’ingresso dell’asilo, a poche decine di metri dal luogo del delitto, trecento bambini con i loro insegnanti, ormai a fine orario scolastico stavano chiudendo la giornata cantando la canzoni del Natale. Proprio questo rito, che continuerà fino alle feste natalizie, li ha salvati probabilmente da un diretto coinvolgimento nella sparatoria.

I piccoli non hanno assistito all’omicidio e non hanno udito gli spari. Quando gli insegnanti si sono resi conto che un uomo era stato ucciso quasi davanti al cancello di ingresso hanno fatto uscire i bambini da un’uscita secondaria. Nessuno di loro si è accorto che a pochi metri era stato ucciso un uomo.

"Una ferita aperta, una battaglia con tempi lunghi". Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha commentato così il nuovo omicidio di oggi a Scampia. Purtroppo è una ferita aperta sulla quale lavoriamo con un impegno notevole di uomini, è una battaglia con tempi lunghi, è molto complessa".

Il ministro ha però negato che i tagli del governo possano avere un qualche impatto sulla sicurezza. "Scampia richiede una massiccia presenza di forze dell’ordine è un territorio che non verrà minimamente intaccato, i tagli non toccheranno mai le forze dell’ordine, toccano gli uffici, l’organizzazione, la loro dislocazione sul territorio. La presenza delle forze dell’ordine non verrà indebolita assolutamente".

"Sparate anche a noi ma non sparate tra i bambini. Chiediamo al governo e alle forze dell’ordine di presidiare scuole, chiese e tutti i centri abitati di Napoli perchè la gente si deve sentire al sicuro e non in continuo pericolo". Lo dice il presidente dell’ottava municipalità di Scampia Angelo Pisani, a poche ore dall’omicidio .

Tra i primi ad accorrere nell’asilo è stato proprio Pisani che governa la municipalità di Scampia, situata a poche decine di metri dal luogo dove è stato ucciso Lucenti. Pisani con le insegnanti della scuola ha dirottato i bambini verso un’altra uscita per evitare la visione dell’uomo ucciso nel cortile.

"Condanna severissima dell’ultimo agguato consumatosi all’interno di un asilo. Ma non basta. Queste belve ormai agiscono ovunque incuranti di trovarsi tra i bambini che rischiano di essere coinvolti in vicende che non appartengono loro. I bambini si sono salvati dalla sparatoria perchè impegnati a cantare le melodie natalizie. I loro canti hanno coperto i colpi di pistola ma soprattutto hanno ritardato la loro uscita. Mi chiedo terrorizzato che cosa sarebbe accaduto se quei bambini si fossero trovati davanti un uomo che fuggiva e due sicari che lo rincorrevano".

Il presidente ha poi continuato: "E’ un agguato senza precedenti. E’ stato un miracolo che dei banbini non si siano trovati sulla traiettoria dei proiettili. Oggi è andata bene ma sono preoccupato per la sicurezza della gente del mio quartiere".

"Lo Stato e la società civile recuperino alla civiltà il territorio di Scampia. L’allarme sicurezza non può essere più ignorato. Non è una questione inerente un quartiere, ma la dignità di un intero Paese". Lo dice Gino Cimmino, segretario provinciale del Pd di Napoli.

"Dopo l’omicidio di quest’oggi nei pressi di una scuola materna - aggiunge Cimmino - tutte le istituzioni facciano uno sforzo straordinario per dare un segno tangibile alle persone perbene che lo Stato non li ha abbandonati. I nostri parlamentari hanno già chiesto una missione speciale della commissione Antimafia a Scampia. In quel quartiere, si attende anche lo sblocco di vari cantieri che possono gettare un primo seme di sviluppo".

"Per dare una risposta convincente alla recrudescenza della criminalità, è l’ora di passare dalle parole ai fatti. Solo recuperando Scampia a un normale vivere civile potremo davvero pensare di fare tutti un passo avanti".

In apertura della riunione della Commissione antimafia, Walter Veltroni è intervenuto per sottolineare la drammatica gravità di quanto sta avvenendo a Napoli messa in evidenza anche dall’ultimo omicidio avvenuto oggi nei pressi di una scuola materna di Scampia. "Davanti a questi fatti - ha detto Veltroni - diventa urgente che, in accordo con le autorità cittadine e di polizia, la commissione antimafia si riunisca a Napoli per comprendere il perché di questa nuova guerra criminale che insanguina la città e per rendere esplicito l’impegno di lotta alla camorra".

"L’omicidio commesso nel cortile di una scuola materna, la rincorsa e gli spari mentre i bambini intonavano una canzone natalizia, è il punto di non ritorno per Scampia. Quei minori, naturalmente innocenti, rischiano di portare tutta la vita i segni dello spettacolo inaccettabile della morte di un uomo davanti ai loro occhi". Così Mara Carfagna, deputato Pdl, sull’omicidio commesso questa mattina a Scampia.

"Penso - prosegue la Carfagna - che il governo e le autorità locali, il Comune in primis, debbano rivedere la loro decisione di settembre e far sentire la presenza forte dello Stato anche in quei territori, anche inviando l’esercito. La risposta deve essere forte e rapida. Il modello Caserta, inaugurato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, ha consentito negli anni scorsi di recuperare alla legalità luoghi difficili, che sembravano senza speranze, così come oggi può sembrare Scampia", conclude.

"Sparare nel cortile di una scuola è un atto terroristico di una gravità indefinibile che fa male a questa città, in particolare alla società civile che, proprio a scampia, è da sempre impegnata nel contrasto ai clan rappresentando il vero argine democratico alla camorra". Lo scrive su Facebook il sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

"Da sindaco di questa città- aggiunge- non posso che ringraziare le forze dell’ordine e la magistratura per il loro operato, ma al governo non posso che chiedere un potenziamento immediato delle strutture giudiziarie e investigative, oltre che una ancora maggior presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Resta, infine, il tema centrale per contrastare e vincere le mafie: oltre ad una rivoluzione culturale delle coscienze, serve un impegno serio sul tema dell’occupazione e dello sviluppo, perché il disagio economico si trasforma in serbatoio di consenso e potere del crimine organizzato. Il governo deve ascoltare, dunque, il nostro grido di allarme, un grido che proviene da tutte le istituzioni locali che chiedono un’attenzione maggiore verso il sud, dove il lavoro rappresenta un antidoto insostituibile al veleno della camorra".

"La situazione si fa sempre più preoccupante. L’escalation di violenza ha raggiunto livelli non più sostenibili". Così il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. "Questa volta è il luogo scelto che rappresenta un ulteriore e più allarmante segnale. In campo deve esserci, e deve vincere, la collaborazione istituzionale ed una forte ed indignata risposta dei napoletani. La magistratura e le forze dell’ ordine fanno un lavoro straordinario tutti i giorni, non vanno lasciate sole".

"L’ennesima brutale esecuzione, avvenuta in un cortile di una scuola materna a Scampia, ci lascia sconvolti. E’ stato violato uno dei pochi presidi dello Stato, uno dei luoghi di speranza per il futuro dei bambini di Scampia. La scuola rappresenta un baluardo insostituibile nella lotta contro tutte le mafie. E’ necessario che il governo metta in campo tutte le risorse possibili, logistiche ed economiche, per poter fermare questa scia di sangue e riaffermare la legalità. Chiediamo al ministro dell’Interno di venire a riferire in Parlamento su questa tragica vicenda". Lo scrive sulla sua pagina Facebook il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.



(05 dicembre 2012)





l’espresso
Ucciso per vendetta o forse per ricacciare indietro "quelli di Secondigliano". L’omicidio di Gennaro Ricci riapre gli scenari da brivido della faida. Gli investigatori esperti lo sanno bene: a Scampia, Secondigliano e zone limitrofe è ripresa la guerra per la droga.

Ricci potrebbe essere stato ucciso per vendicare la morte di Gaetano Marino. Il vecchio boss ucciso nei giorni scorsi a Terracina. Marino, conosciuto come ’o moncherino perché aveva perso l’uso delle mani a causa dell’esplosione di un ordigno, secondo gli investigatori gestiva la piazza di spaccio delle "Case celesti" a Secondigliano per conto del fratello Gennaro, il cosiddetto "Mc Kay", detenuto, e ritenuto un boss di primo piano degli "Scissionisti". Marino sarebbe stato ucciso proprio dai cosiddetti "Girati" della Vanella Grassi, giovanissimi aspiranti boss desiderosi di conquistare fette di territorio.

Desiderosi di strappare agli "Scissionisti" piazze importanti come già avvenuto con la Vela Celeste, proprio dove è stato ucciso Ricci. Oltre alla vendetta, dietro all’agguato ci potrebbe essere anche la decisione dei vecchi clan, quelli usciti vincitori dalla faida con i Di Lauro, nati attorno ai gruppi Abete-Abbinante-Notturno-Aprea, di rispondere alle velleità dei "Girati". E così sono riprese le ostilità. Anticipate da altri agguati e da killer che non hanno avuto scrupoli a sparare anche contro polizia e carabinieri. Tra l’altro, la nuova faida potrebbe essere anche
più vasta. Dietro a quelli della Vanella Grassi, gruppo colpito dalle operazioni delle forze dell’ordine, potrebbero esserci anche gli eredi di Paolo Di Lauro. Gli uomini rimasti fedeli al figlio di "Ciruzzo ’o milionario": quel Marco Di Lauro, latitante da oltre otto anni, inserito nella lista dei primi trenta ricercati italiani.

Marco Di Lauro è ritenuto alleato, anche se parlare di alleanze è forse troppo in un scenario che muta ogni giorno, con quelli della Vanella. Anche il rampollo di Paolo Di Lauro potrebbe avere due obiettivi da perseguire: vendicarsi degli Scissionisti, ma soprattutto, riconquistare Scampia: il più grande supermercato della droga d’Europa. Infine, c’è anche un’altra ipotesi. Ricci, ritenuto legato al gruppo Leonardi, a sua volta vicino ai Di Lauro, potrebbe anche essere stato punito per uno sgarro dagli stessi gruppi di Secondigliano.

(29 agosto 2012)

ATTILIO BOLZONI SULL’ESPRESSO (PEZZO DI SETTEMBRE)

NAPOLI - Sulle piazze di Scampia non si erano mai visti giorni così grami. Le vedette non ce la fanno più a portare a casa una paga sicura, in carcere non entrano più "le settimane" per i detenuti, il popolo della droga è quasi alla fame. Per colpa della faida, la camorra taglia stipendi e arruola precari. E’ arrivata la spending review anche per il crimine napoletano.

In questa fine estate di guerra e di morti in quella città nella città che è la dannata Scampia si vende eroina a cottimo, le sentinelle sono pagate a ore, il "posto fisso" nel clan ormai non ce l’ha più nessuno. Sono tutti a tempo determinato al servizio di questo o di quell’altro boss, fra le fila dei Vanella Grassi o nel gruppo degli Abete Abbinante, nell’esercito dei Di Lauro e fra gli Amato Pagano, veri e presunti camorristi doc, "scissionisti" o quegli altri che chiamano "girati" perché si sono rivoltati ai loro ultimi alleati accordandosi con i vecchi nemici, tutte le varietà e le razze della malavita più stracciona e violenta di Napoli.



È recessione e depressione sulle piazze di spaccio della più famigerata capitale italiana dei narcotici. Dopo sette omicidi nel territorio e uno fuori zona - sulla spiaggia di Terracina, il 23 agosto - e dopo l’assedio di poliziotti e carabinieri, fra le mostruosità architettoniche delle Vele e le Case dei Puffi sta crollando all’improvviso quel sistema che resisteva da una vita, il welfare voluto da Raffaele Cutolo alla fine degli Anni Settanta con la sua Nuova Camorra Organizzata. Affiliati tutti garantiti, coperti e mantenuti, compresi fratelli e cugini e padri carcerati. E’ finita la festa nella Scampia del commercio all’ingrosso e della bustina porta a porta. E’ finita la giostra della droga smerciata alla luce del sole e consumata nelle "sale del buco" allestite fra capannoni deserti e scuole abbandonate, un tavolino per la compravendita e l’assaggio, nel locale dietro le coperte e i lettini, gli attaccapanni, gli specchi, a terra tappeti di siringhe e bottiglie di plastica bucate dove i più disperati tirano fumo di kobret, lo scarto dell’eroina. È crisi nera dentro quella che viene ancora definita camorra ma che in realtà è un arcipelago banditesco, ottanta o forse anche cento fazioni che si mischiano e si fronteggiano per conquistare spaventose periferie e ammazzano per niente.

I primi "salari" a saltare sono stati quelli dei detenuti. "Non bisogna dare nulla perché non si sta facendo nulla, non ci sono più soldi e non ci si può rimettere di tasca propria", diceva ai suoi qualche settimana fa Arcangelo Abete. Poi è toccato ai pali e ai sorveglianti delle piazze di Scampia, fino a qualche mese regolarmente stipendiati dalle loro organizzazioni e adesso pagati a giornata o anche a turno. Più ore di sorveglianza e più euro, meno ore di sorveglianza e meno euro. Chi fa la guardia di notte o all’alba raccatta gli straordinari. Una rivoluzione nel mondo del crimine. Con i pusher assoldati anche in altri quartieri o in altri paesi. A Casoria, ad Arzano, a Casandrino, a San Pietro a Patierno. Più fanno la spola fra un deposito e un cliente e più guadagnano, più producono delitto e più intascano.

Una teppaglia usa e getta che sta segnando la fine di un’epoca, quella della "gente di fiducia", seguaci fedeli, custodi di segreti e conti correnti, soci capaci di far girare con la droga 100 milioni di euro l’anno solo di coca e solo a Scampia. L’anno scorso hanno arrestato un "ragioniere" di un clan, Pasquale Russo. In tasca aveva il suo libro mastro: un giro di 8 milioni al mese. L’altro ieri i carabinieri ne hanno fermato un altro di contabile, Pasquale S. Addosso aveva cinque block notes con tutti i numeri: 27 mila 120 euro di incassi da giugno fino ai primi di settembre. Erano segnate anche le uscite per i pasti dei pusher. Basta pranzi e cene ordinate al ristorante e consegnate a domicilio, solo pizze e panini da mangiare al volo.

A Scampia è l’ora degli avventizi, degli spacciatori co.co.co, c’è perfino la comparsa degli extracomunitari chiamati a fare da staffetta per scortare un piccolo carico o accompagnare i clienti su per le scale di qualche palazzaccio covo. "Il mercato si è parcellizzato e si sta registrando anche un calo di simpatia popolare nei confronti dei capiclan", racconta Antonio D’Amore, uno della comunità "Il Pioppo", lavoro di strada per strappare i ragazzi alla droga e i tossici alla morte. Chi non assicura la "campata" perde consenso, chi non paga puntuale ci rimette la faccia. Allo sportello anticamorra aperto qualche mese fa da Ciro Corona, un ragazzo di "Resistenza", cominciano ad arrivare denunce sugli spacciatori. Nove a giugno, nove a luglio, nove ad agosto. Un piccolo miracolo, un altro segno che qualcosa lentamente sta cambiando anche qui nella Scampia dimenticata da tutti i sindaci di Napoli.

Si aspetta l’esercito a intanto quasi duecento uomini in divisa tengono nella morsa questo "blocco" della città, pattugliamenti, inseguimenti, perquisizioni. Da alcune settimane hanno buttato giù tre o quattro "narco sale" dove i ragazzi si facevano in tranquilllità, stanze pulite, lo spacciatore che regalava una siringa monouso, qualcuno lì vicino pronto con il Narkan per iniettarlo in caso di overdose. Una era nel rione dei Fiori che qui tutti conoscono come "Terzo Mondo", l’altra era "la valle dei sogni" alle spalle delle Case dei Puffi. E’ rimasta popolata da adolescenti ormai solo l’Istituto professionale artigianale, una scuola che è diventata proprietà di un gruppo piccoli trafficanti. I ragazzi scavalcano la cancellata, s’inoltrano nel giardino, spariscono nelle aule e poi si strafanno di kobret.

Una nuova mappa dello spaccio per trovare "roba buona" adesso è su Facebook. I clienti li contattano in Rete. Messaggi cifrati, luoghi e prezzi. Sui social network si combatte anche una guerra virtuale, è la faida per via telematica. Con minacce, sfottò, avvertimenti. Alcuni ricordano su Facebok anche i loro morti.

È un’altra Scampia ed è sempre la stessa Scampia. Da quando hanno ricominciato a sparare i ragazzini del quartiere non vanno più a scuola. Il 41 per cento in meno del 2011 in quest’inizio di settembre. "Si nascondono, hanno paura, non li mandano in classe per paura di ritorsioni", spiega Ciro Corona che da anni con la sua associazione va in giro fra Le Vele e quei vialoni spettrali per buttare giù dal letto i tredicenni e i quindicenni figli dei boss e convincerli a entrare a scuola. Fino all’anno scorso Ciro e i suoi comapgni riuscivano a portarne sui banchi sette su dieci puntuali alle 8,30, al suono della campanella. In questi giorni i figli della camorra stanno rintanati nelle loro case bunker, terrorizzati. I loro padri spostano le centrali del traffico verso Melito di Napoli, i pusher si inventano "basi mobili" per lo spaccio, smerciano droga in movimento su motorini per sfuggire ai controlli. Corrono verso Chiaiano, là dove qualche anno fa volevano costruire un’enorme discarica. E neanche si accorgono che passano in un altro mondo. Dentro tredici ettari di terra bellissima che una volta era dei Nuvoletta, mafia di alto rango. Oggi gli amici di Ciro in quella campagna raccolgono pesche. E poi fanno marmellate.

17 settembre 2012

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Mappa interattiva - Un uomo di 50 anni è stato ucciso a Scampia. La vittima era andato a prendere il figlio alla scuola materna, quando due killer a volto coperto a bordo di uno scooter lo hanno colpito mentre era ancora all’interno del cortile scolastico con diversi colpi di pistola. Il delitto di oggi e l’ultimo di una lunga scia di sangue che sta interessando il quartiere a nord di Napoli dove si combatte una nuova faida tra i clan



ANSA.IT
Luigi Lucenti, 50 anni, ucciso oggi nel cortile di una scuola materna, a Napoli, è considerato dagli inquirenti vicino al clan Abbinante degli Scissionisti.

Lo hanno colpito quando era sotto casa. Poi, lo hanno inseguito e ucciso nel cortile dell’istituto scolastico dove, contrariamente a quanto appreso in un primo momento, non c’era il figlio della vittima e dove Lucenti ha cercato rifugio. C’é stato un vero e proprio inseguimento, dunque.

Lucenti ha cercato in tutti i modi di sfuggire ai due che erano a bordo di uno scooter. La fase finale dell’agguato, che rientra a pieno nella cosiddetta faida di Scampia che vede opposti gli Scissionisti e i cosiddetti ’Girati’, c’é stata nel cortile. Sul fatto procedono i carabinieri. Sul posto anche la polizia.

BIMBI CANTAVANO PER RECITA NATALE - "Stavamo preparando la recita di Natale cantando tutti insieme le canzoni. No, gli spari non li abbiamo sentiti e per fortuna i nostri bimbi non si sono accorti di nulla". A raccontarlo una docente del Lotto U del Quindi Circolo didattico ’Eugenio Montale’, lì dove è stato ucciso Luigi Lucenti. "I bimbi sono stati fatti uscire da una uscita secondaria e non hanno visto il cadavere", ha aggiunto. La scuola è frequentata da bimbi di età compresa tra i tre e i cinque anni.

CANCELLIERI,SCAMPIA FERITA APERTA - "Purtroppo Scampia è una ferita sempre aperta". Così il ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri sull’agguato avvenuto nel cortile di una scuola materna di Scampia. Si tratta di una "battaglia con tempi lunghi" e che "richiede soprattutto una massiccia presenza delle forze dell’ordine che fanno riferimento a questa terra", ha spiegato il ministro, assicurando che la loro presenza "non verrà indebolita" dai tagli che riguarderanno solo gli uffici e la dislocazione territoriale.

AGGUATO IN CORTILE SCUOLA: 700MILA MINORI IN COMUNI ’MAFIOSI’ - "Per tutti i bambini la scuola dovrebbe essere sempre un luogo protetto e sicuro. Mentre invece i bambini e le bambine che frequentano la scuola materna del circolo didattico Montale nel quartiere di Scampia solo per un caso fortuito non sono stati diretti spettatori di un atto di violenza efferato che si è consumato all’interno del loro cortile scolastico": lo afferma Raffaela Milano, di Save the Children, che ricorda come sono 700mila i minori che vivono nei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, 374.860 vivono nella sola Campania e 274.189 nel territorio della provincia di Napoli, seguita da quella di Caserta (64.134). Crescere in un territorio infettato dalle mafie, sottolinea l’organizzazione, significa fare i conti, sin da piccolissimi, con un sistema di relazioni sociali ed economiche profondamente violento. "Sono proprio i bambini le prime vittime di questo sistema mafioso che pervade ogni aspetto della vita della comunità. E’ indispensabile rafforzare gli sforzi per la loro protezione, sostenendo concretamente l’impegno delle scuole che si trovano nei contesti più a rischio, in modo che possano essere presìdi di legalità e di educazione alla cittadinanza, accompagnando i bambini e i ragazzi nella loro crescita e offrendo loro la possibilità di scegliere liberamente il loro futuro" conclude Raffaela Milano.

CALDORO, ALTRO ALLARMANTE SEGNALE - "La situazione si fa sempre più preoccupante. L’escalation di violenza ha raggiunto livelli non più sostenibili". Così il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro sull’agguato nel cortile di una scuola materna a Scampia. "Questa volta - sottolinea il presidente Caldoro - è il luogo scelto che rappresenta un ulteriore e più allarmante segnale. In campo deve esserci, e deve vincere, la collaborazione istituzionale ed una forte ed indignata risposta dei napoletani. La magistratura e le forze dell’ ordine fanno un lavoro straordinario tutti i giorni, non vanno lasciate sole", conclude il presidente della Regione Campania.


NAPOLI - Il tradimento non si perdona. Soprattutto se avviene nel circuito camorristico e, a tradire, è la moglie del capo che pure svolge compiti di «supplenza» all’interno dell’organizzazione criminale. Così a «sorvegliare» l’onore del boss in carcere è lo stesso clan che minaccia e intimidisce Antonella, 28 anni, la moglie adultera.
È successo ad Ercolano, città vesuviana dove da tempo è in corso una dura reazione dello Stato contro i clan in lotta che insanguinano tutta la fascia costiera. La donna era stata minacciata dagli affiliati al clan Ascione-Papale per «difendere» il loro capo in carcere quando è stato scoperto che aveva una relazione extraconiugale. Sette le persone sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Napoli.

Gli indagati sono considerati responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione a un commerciante, rapina e violenza privata. Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia napoletana, i militari dell’Arma della Compagnia di Torre del Greco hanno scoperto il ruolo di primo piano ricoperto dalla 28enne di Ercolano che, nel 2010, dopo l´arresto del marito, reggente degli Ascione-Papale, aveva iniziato ad occupandosi della gestione dei proventi delle attività illecite e del sostentamento dei detenuti. Ma aveva, nel contempo, intrecciato una relazione con un uomo, un rapporto visto davvero male dai componenti del clan.

Gli episodi di violenza sono avvenuti nei confronti dell’adultera da parte di alcuni degli arrestati che avevano scoperto e mal sopportato la tresca della donna con un uomo che non farebbe parte però del giro criminale. Un’offesa che i «guaglioni» del boss in carcere hanno pensato di lavare con minacce e, sembra, anche un tentativo di pestaggio nei confronti del rivale. Contemporaneamente agli arresti, i carabinieri hanno proceduto al sequestro preventivo di beni mobili, immobili e aziendali del valore di 5 milioni di euro riconducibili all´articolazione economica del clan.