Gianfranco Fabi, Il Sole 24 Ore 4/12/2012, 4 dicembre 2012
LA TASSA DI SUCCESSIONE NON È UN TABÙ E LO DICEVA GIÀ EINAUDI
Gentile Fabi, sul Sole 24 Ore del 27 novembre ho letto la sua risposta a un lettore con cui si esprime a favore di un aumento dell’imposta su giochi e successioni. Vincere al gioco è una fortuna, ereditare è legato a un lutto. Uno piange la morte di un congiunto e lo Stato gli volteggia addosso come un avvoltoio. Mio padre ha risparmiato anche per me, prima di lui i suoi avi per lui, e io risparmio per i miei, a cui penso di avere il diritto di lasciare benessere, dopo aver pagato tutta la vita tasse che sono arrivate al 55%, senza che debbano difendersi anche dalle iene che attaccano un cadavere.
Guido Luzzatto
Padova
Gentile Luzzatto, nella mia risposta l’accenno alla tassa di successione era collocato nel contesto di una critica alle ipotesi di imposta patrimoniale e scrivevo: "I capitali si possono accumulare anche vincendo al casinò oppure grazie ad una eredità: ma allora si tassino ancor di più i giochi e si modifichino le imposte di successione". Su questo punto è necessario aggiungere una riflessione: una tassa di successione, come esiste nei Paesi pur con forti franchigie per le eredità in linea diretta, può entrare nel novero di una corretta politica fiscale. Non deve esserci nessun esproprio della ricchezza dei padri trasmessa ai figli, ma una equilibrata imposizione per i patrimoni soprattutto se ereditati da un lontano e magari sconosciuto zio d’America. In nessun Paese la tassa di successione porta una quota significativa del gettito fiscale, questo perché la gran parte delle persone "ricche" inoltrandosi nell’età avanzata attuano tutte le forme possibili per realizzare un passaggio generazionale che riduca al minimo oneri e complicazioni anticipando la successione con donazioni e passaggi di proprietà nel rispetto delle leggi. C’è un aspetto che in questa prospettiva rende odiosa un tassa di successione che colpisca le eredità, anche limitate, in linea diretta: colpisce soprattutto chi muore, magari per un incidente, in età ancora giovane, senza avere avuto tempo e volontà di fare quello che possono fare le persone più anziane. È interessante notare come il Manifesto del Partito comunista, scritto da Karl Marx e Fiedrich Engels nel 1848 proponeva per i Paesi più progrediti l’espropriazione della proprietà fondiaria e l’impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato, e anche un’imposta fortemente progressiva e l’abolizione completa del diritto di successione. Un liberale come Luigi Einaudi si è schierato a favore di una imposta di successione, considerata nell’ottica dell’uguaglianza dei punti di partenza. E un miliardario come Warren Buffet si è più volte espresso per una forte imposta di successione considerandola una forma di tassazione legittima, necessaria e irrinunciabile per impedire che patrimoni e ricchezze rimangano esclusivamente legati alle rispettive famiglie d’appartenenza. Modificare la tassa di successione non è un tabù, ma più che parlare di nuove tasse per l’Italia sarebbe indispensabile un piano coraggioso di taglio delle spese.