Walter Riolfi, Il Sole 24 Ore 4/12/2012, 4 dicembre 2012
COME QUANTIFICARE IL PREMIO DEL RISCHIO ITALIA
Dice il presidente Mario Monti che lo spread BTp-Bund a 287 punti sarebbe un obiettivo desiderabile. Visto che per toccare quella soglia mancano appena 13 punti, considerando la frenetica ricerca di alti rendimenti tra gli investitori internazionali e constatata la loro ritrovata propensione al rischio sui debiti sovrani, l’obiettivo è a portata di mano. In linea teorica, lo spread potrebbe scendere sotto i 200 punti, come aveva rivelato uno studio di Bankitalia. Se è relativamente facile attribuire un valore teorico al Bund decennale (UniCredit lo stima tra 2,5 e 2,75%), è assai più complicato determinare quello del BTp, dal momento che l’ampiezza del premio dipende non solo dai fondamentali dell’economia, ma anche dalla sostenibilità del debito dell’Italia e soprattutto da quanto è percepita questa sostenibilità.
Tralasciando gli anni 1999-2007, quando lo spread s’era mosso attorno 20 centesimi sull’euforia della convergenza e della moneta unica, si può osservare che il differenziale con il Bund era di circa 80 centesimi tra giugno 2009 e marzo 2010, quando ancora non si parlava di crisi dei debiti sovrani, per salire tra 150 e 190 sui timori innescati da Grecia, Irlanda e Portogallo. In questo caso, l’Italia stava subendo un gestibile effetto contagio, sempre nella convinzione che non sarebbe stata coinvolta dalla crisi. Ma dopo i disastrosi ultimi mesi del governo Berlusconi, il Paese è diventato a rischio e a rischio rimane, anche se tra gli investitori più razionali (escludendo dunque una discreta frangia di americani, secondo i quali è in fallimento quasi tutta l’Eurozona) si fa strada la consapevolezza che il deficit pubblico sia sostenibile: come suggerirebbe il disavanzo a novembre, dimezzato rispetto a un anno fa, pur con una pesante recessione.
Tuttavia è forte la sensazione che sotto i forti acquisti di BTp negli ultimi due mesi, ci sia più una emotiva ricerca del rischio che un calcolo razionale, come dimostrerebbe il quasi parallelo rafforzamento dei Bonos, mentre i conti pubblici spagnoli peggiorano di mese in mese.