Jessica Griggs, Wired N°46 12/2012, 5 dicembre 2012
PETER HIGGS
Classe 1929, fisico teorico e professore emerito presso l’università di Edimburgo nel 1964 propone il "meccanismo di Higgs", che descrive come la i materia acquisisca la sua massa. Perché il meccanismo funzioni, deve esistere una nuova particella particella subatomica. Il 4 luglio 2012, il mondo si entusiasma quando il Cern annuncia che una particella compatibile con il "bosone di Higgs" è stata osservata negli esperimenti Atlas e Cms. Per il fisico, che 48 anni fa aveva predetto l’esistenza della "particella di Dio", quella settimana di mezza estate si è rivelata memorabile. Abbiamo parlato con lui quando il clamore si era un poco placato.
L’ULTIMO CAPITOLO DELLA STORIA DEL BOSONE DI HIGGS DEVE ESSERE STATO UN PO’ COME UNA CORSA SULLE MONTAGNE RUSSE. L’ANNUNCIO DEL CERN, IL 4 LUGLIO, L’HA COLTA DI SORPRESA?
«La settimana prima mi trovavo in una scuola estiva di fisica, in Sicilia. Non mi ero portato dietro neppure un franco svizzero e la mia polizza di assicurazione come viaggiatore scadeva il giorno in cui avrei dovuto prendere il volo di ritorno a Edimburgo. Abbiamo saputo con certezza che era successo qualcosa solo il sabato prima dell’annuncio. John Ellis, ex direttore della fisica teoretica del Cern, ha telefonato per dire: "Spiegate a Peter che se mercoledì non verrà da noi, molto probabilmente se ne pentirà". E io a quel punto ho detto: "Benissimo, ci andrò"».
COME SI È SENTITO IN QUEL MOMENTO?
«Stavo cominciando a eccitarmi. La conferma che era in arrivo una buona notizia l’ho avuta la sera prima del seminario Cern. Abbiamo cenato a casa di John Ellis e stappato una bottiglia di champagne».
LE SQUADRE DEGLI ESPERIMENTI DEL CERN CHE STAVANO CERCANDO IL BOSONE DI HIGGS ERANO SICURE AL 99,99994 PER CENTO CHE QUELLO CHE VEDEVANO NON FOSSE CASUALE – UN RISULTATO SIGMA, LA PERFEZIONE PER UN LAVORO DEL GENERE. COME SI E’ SENTITO DI FRONTE A UNA PROVA COSI’ SCHIACCIANTE?
«E’stato stupefacente. Mi hanno chiesto come mai sono scoppiato a piangere dopo la presentazione. Durante i colloqui mi sono tenuto ancora a distanza dalla faccenda, ma quando il seminario è finito, è stato come essere a una partita di calcio quando la squadra di casa vince».
COME HA FESTEGGIATO?
«Con una lattina di birra London Pride sul volo di ritorno a Londra».
LEI AVEVA FORMULATO UN MECCANISMO, IL MECCANISMO DI HIGGS, CHE PREDICEVA L’ESISTENZA DEL BOSONE HIGGS. MA ALL’INIZIO LA SUA IDEA AVEVA INCONTRATO OPPOSIZIONE. SÌ SENTE VENDICATO ORA?
«Sì, insomma, è bello avere ragione, a volte. All’inizio non pensavo che sarebbe capitato mentre ero ancora in vita. Poi le cose sono cambiate con la costruzione dei grandi acceleratori di particelle».
C’ERA GENTE CHE DUBITAVA DELL’ESISTENZA DELLA PARTICELLA. LEI NON L’HA MAI PENSATA IN QUEL MODO?
«No, avevo fede nella teoria che stava dietro al meccanismo, perché altri suoi aspetti venivano verificati nei minimi dettagli dai vari collisori. Sarebbe stato sorprendente non trovare il pezzo mancante del puzzle».
LEI È SEMPRE STATO UNO SCIENZIATO SCHIVO E POCO INCLINE ALLA CELEBRITÀ. ADESSO SI SENTE UN PO’ SOLLEVATO E SPERA CHE L’ATTENZIONE CALI?
«Il sollievo certamente c’è. Ciò in cui posso sperare, credo, sono alcuni momenti di tregua. Al momento non sembrano molto probabili. La mia casella di posta elettronica è piena di messaggi e sullo zerbino si accumulano lettere di persone che vogliono che io promuova il loro gioco da tavolo "Higgs", o inauguri la passerella dell’atrio del loro nuovo ufficio. Vogliono persino produrre una birra in mio onore. È una situazione folle».
AL MOMENTO LA SCOPERTA VIENE CHIAMATA "UNA PARTICELLA COERENTE CON HIGGS". SE SI CONFERMERÀ ESSERE PROPRIO L’ELUSIVA PARTICELLA, CHE SUCCEDERÀ DOPO?
«In un certo senso è il capolinea, perché era l’ultimo pezzo del mo- dello standard che ancora restava da scoprire. Ma d’altro canto segna l’inizio di una nuova era per le macchine come il Large Hadron Collider. Il prossimo stadio dell’esplorazione includerà la misurazione di tutte le proprietà che non hanno visto. Si spera che questo fornirà indizi per esempio sulla supersimmetria, che potrebbe essere un modo esauriente per andare oltre il modello standard, perché fornisce una cornice per la materia oscura, e cose simili».
SONO STATI PROPOSTI DIVERSI TIPI 01 PARTICELLA DI HIGGS, A SECONDA DELLE VARIE TEORIE DELLA FISICA DELLE PARTICELLE. PER QUALE PROPENDE. LEI?
«Io sono un fan della supersimmetria, più che altro perché sembra l’unica via che consente di includere nello schema la gravita. Probabilmente non è abbastanza, ma il coinvolgimento della gravita è un passo avanti. Se la supersimmetria c’è allora ci sono altre particelle come queste».
È GIÀ ARRIVATO A FORMULARE UNA FRASETTA CHE SPIEGHI IL MECCANISMO Di HIGGS?
«No, passo più tempo a dire alla gente quanto siano insensate certe spiegazioni. Il modello che ho proposto nel 1964 è solo l’invenzione di un mezzo alquanto strano che ha lo stesso aspetto a prescindere dalle direzioni e produce un genere di rifrazione un po’ più complesso di quello della luce attraverso il cristallo o l’acqua. Questo è un fenomeno di onde ma si può tradurre nel linguaggio delle particelle agitando le mani e borbottando i nomi magici di Einstein e de Broglie, che formularono l’idea che le onde potessero avere le proprietà del- le particelle, e viceversa».
DATO CHE PARECCHIE PERSONE ERANO ARRIVATE QUASI CONTEMPORANEAMENTE A DESCRIVERE IL MECCANISMO, DARE IL NOME ALLA PARTICELLA È STATO COME MUOVERSI SU UN CAMPO MINATO. COME LA CHIAMA ADESSO?
«Io non vedo come potrebbe continuare a chiamarsi bosone di Higgs. Penso che diventerà il bosone H. Si spera che in un contesto di fisica delle particelle non si confonda con l’idrogeno. Io talvolta lo chiamo ancora bosone di Higgs, perché la gente sappia di cosa sto parlando. Non la chiamo "la particella di Dio". Spero che questa frase non venga usata spesso: non è una battuta mia».
MA HA FATTO SÌ CHE LA PARTICELLA SUONASSE COME MOLTO ACCESSIBILE.
«È vero, ma ha connotazioni fuorvianti. Fa sì che la gente che non conosce l’origine della frase dica cosa stupide. Ho sentito persone che avevano una formazione teologica cercare di darvi un senso in termini religiosi. Non capiscono che era uno scherzo e che non andava preso seriamente».