Angelo Raffaele Marmo, Libero 4/12/2012, 4 dicembre 2012
COSÌ LE NOSTRE PENSIONI SI RIDURRANNO DEL 3%
[Sforbiciata per chi esce tra 57 e 65 anni. Invece chi «resiste» fino a 70 anni guadagnerà anche il 16%] –
Dal 1° gennaio 2012 siamo ormai entrati nell’era del contributivo a pieno titolo. Il nuovo sistema – e lo sappiamo – si applica interamente a coloro di voi che hanno cominciato a lavorare dal 1° gennaio 1996. Ma si applica in parte più o meno rilevante anche a coloro di voi che avevano meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 per tutti gli anni di lavoro e di contribuzione effettuati sempre dal 1° gennaio 1996 in avanti. Vale ancora, proprio per effetto dell’ultima riforma, anche per coloro di voi che avevano almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 per i periodi [...] successivi al 1° gennaio 2012. Rammentiamo, infine, che il nuovo congegno si utilizza anche per coloro di voi che, pur essendo “retributivi”, scelgano il calcolo interamente contributivo della pensione; [ ...] e, infine, per coloro di voi che ricorrano alla via della totalizzazione. [...] Le “parti” dell’ingranaggio sono la somma dei contributi del periodo di riferimento; la vostra età; il numeretto che fa da collante tra i due “pezzi”. Cominciamo dalla somma dei contributi. [...] Questa si chiama “montante contributivo individuale”. Non è altro che il “capitale” che avete accumulato attraverso i vostri versamenti. Esattamente come se aveste depositato i vostri contributi su un conto o un libretto di risparmio. Come si costruisce, è presto detto. In pratica, sulla retribuzione o sul reddito di ogni anno si applica una certa aliquota: [...] l’importo che ne deriva rappresenta il vostro accantonamento contributivo per quell’anno. Anno dopo anno quel deposito originario viene alimentato con altri accantonamenti e rivalutato: in sostanza vi frutta un interesse che si somma di volta in volta al capitale. Il tasso di interesse per la rivalutazione (che si chiama “tasso di capitalizzazione”) è rappresentato dalla variazione media del Prodotto interno lordo, appositamente calcolata dall’Istat prendendo a riferimento il quinquennio precedente l’anno da rivalutare [...]. I periodi contributivi che capitano in fasi di crisi o di recessione fruttano di meno di quelli che appartengono a fasi di crescita. Attenzione a un’altra cosa. Come abbiamo raccontato, nel sistema di cui parliamo i contributi si versano “solo”fino a un certo ammontare di retribuzione o di reddito, che per il 2012 è pari a 96.149 euro: se guadagnate sopra quel tetto, la parte eccedente non viene considerata per il calcolo del montante. Proviamo a capirci meglio con i numeri. Se siete un lavoratore dipendente e nell’anno 2008 avete avuto una retribuzione pensionabile di 30.000 euro, il vostro accantonamento sarà pari al 33% (aliquota di computo) dell’importo che avete percepito: 10.890 euro. A fine 2009, vi ritroverete con un montante pari al nuovo accantonamento per l’anno in corso (supponiamo per altri 10.890 euro) sommato a quello che avete già versato l’anno precedente, rivalutato in base al tasso di capitalizzazione e che, nel caso specifico, sarà pari a 11.085,31 euro: in totale, a fine 2009, avrete capitalizzato 21.975,31 euro. E così di seguito. Il secondo elemento da tenere presente è dato dalla vostra età al momento del pensionamento. [...]Più siete avanti negli anni, quando lasciate il lavoro, più questi numeretti sono vantaggiosi o meno penalizzanti per voi. E il perché è evidente: più tardi “uscite”, più tardi e prevedibilmente per un tempo più limitato vi dovrà essere erogata la rendita e, dunque, il capitale accumulato vi potrà essere restituito in rate più consistenti. I coefficienti di cui parliamo sono costruiti e modificati periodicamente, dal 2012 ogni 3 anni e dal 2019 ogni 2 anni, tenendo conto di una serie di variabili demografiche (incrementi dell’età media e della speranza di vita, indici di mortalità) ed economiche. [...] Scopriamo i numeretti che ci interessano per questi anni. Fino al 2012 valgono quelli rivisti nel 2010. Dal 1° gennaio 2013 faranno la loro comparsa sulla scena quelli nuovi, validi fino a tutto il 2015. E, per la prima volta, in coerenza con le rivedute età pensionabili stabilite dalla riforma e con la possibilità di rimanere al lavoro fino almeno a 70 anni, compaiono anche quelli relativi all’età compresa tra i 66 e i 70 anni. [...] Che cosa comporta per voi il cambiamento dei numeretti per quanto riguarda il calcolo dei vostri assegni dal 2013? In sostanza, rispetto a quelli precedenti, a parità di età di uscita e di contributi accumulati, l’effetto è una riduzione dell’importo delle pensioni tra i 57 e i 65 anni: la sforbiciata è in media del 2-3%, tra il 2,60% e il 3,29%. In compenso, però, se rimarrete di più al lavoro, la conseguenza, in termini di assegno pensionistico, sarà positiva: aspettando fino a 70 anni si potrà guadagnare anche il 16,38%. [...] Ancora tre cose. La prima è che i numeretti, fissati per anno, sono determinati anche per mesi, e, dunque, se avete 66 anni e 7 mesi al momento del pensionamento, il vostro numeretto terrà conto anche dei mesi maturati e sarà più consistente rispetto a quello stabilito per i 66 anni secchi. La seconda è che se siete donne e avete la pensione interamente contributiva, potete contare anche su un paio di bonus che vi tornano utili quando lasciate il lavoro: il vostro coefficiente sarà incrementato di 1 anno se avete uno o due figli, di 2 anni, se avete tre o più figli; in alternativa, potete chiedere l’anticipo del pensionamento di 4 mesi per figlio, fino a un massimo di 12 mesi. Infine: il calcolo della pensione anticipata prescinde dall’età. Quale numeretto si applica? Secondo le regole precedenti, per i 40 anni di contributi, si utilizzava quello previsto per 57 anni di età. E oggi? Si dovrebbe utilizzare quello dell’età che avete.