Valerio Castronovo, la Repubblica 5/12/2012, 5 dicembre 2012
Nel mezzo della grave crisi attuale sono in molti a ricordare l’epoca del “miracolo economico”, mossi da una pungente nostalgia
Nel mezzo della grave crisi attuale sono in molti a ricordare l’epoca del “miracolo economico”, mossi da una pungente nostalgia. In effetti, l’Italia visse tra gli anni Cinquanta e Sessanta una stagione segnata da un intenso processo di sviluppo e da una progressiva aura di benessere. Ma non tutto era rose e fiori. Solo una parte degli italiani si stavano affrancando da condizioni disagiate, tanti restavano i problemi da risolvere e marcate erano ancora le diseguaglianze sociali. Una delle disparità più vistose, in quanto aveva a che fare con il vivere quotidiano, consisteva nella persistente inaccessibilità di numerose famiglie all’acquisizione di un bene pubblico primario come l’energia elettrica. Erano quasi due milioni e mezzo i cittadini a non usufruirne in quanto residenti nelle località più sperdute, e molti altri risentivano di frequenti interruzioni nell’erogazione di luce ed energia, a causa delle decrescenti potenzialità dei bacini idroelettrici o della limitata portata delle reti di distribuzione. Soprattutto diversi centri minori del Mez- zogiorno erano del tutto sprovvisti di energia elettrica o ne lamentavano le carenze. E per il Sud quest’altro handicap aggravava il suo divario con il Nord, in quanto la disponibilità di un adeguato volume di elettricità avrebbe significato condizioni di vita più decorose e nuove prospettive di sviluppo e occupazione. Fu questo uno dei motivi principali, insieme alla necessità di far fronte alla crescente domanda di energia motrice delle imprese, che portò alla nazionalizzazione del settore elettrico, varata dal Parlamento il 6 dicembre 1962. Sia le società private che quelle gestite dall’Iri passarono così sotto l’egida dell’Enel, l’ente pubblico a cui venne assegnato dal primo governo di centro-sinistra il compito di assicurare la copertura del fabbisogno, a minimi costi, e di rendere omogeneo un sistema elettrico altrimenti estremamente frazionato. La nazionalizzazione elettrica fu la più importante “riforma di struttura” della prima Repubblica: sia perchè mise fine alle cospicue rendite di posizione di alcuni eminenti gruppi finanziari, sia perché l’elettrificazione integrale del territorio nazionale fu l’ultimo tassello che ancora mancava per il completamento di un’effettiva unificazione del Paese. Una volta portato a termine in tempi brevi questo suo compito, che comportava l’adozione degli stessi materiali e criteri di gestione nelle diverse zone d’esercizio, l’Enel contribuì alla trasformazione dell’Italia in uno dei paesi industriali più avanzati e al miglioramento dal tenore di vita degli italiani. E ciò in virtù di un massiccio volume di investimenti.Tuttavia, fu un’impresa ardua realizzare nuovi impianti di produzione termoelettrici ed estendere le reti di trasporto e distribuzione, in quanto l’Enel non venne provvisto di un fondo di dotazione iniziale e dovette quindi indebitarsi notevolmente: tanto più dopo l’impennata dei prezzi del petrolio e la stagflazione che afflisse tutti gli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo. In conformità alla politica governativa inaugurata da quel periodo, all’insegna del “rispar- mio energetico”, l’Enel pose mano alle prime iniziative nel campo delle energie eolica e solare. E, dopo il referendum del 1987, che determinò la rinuncia al nucleare, accelerò i progetti per lo sviluppo delle energie rinnovabili. In seguito alla liberalizzazione nel 1999 del mercato elettrico, e alla riorganizzazione del Gruppo per renderlo più articolato e competitivo, l’Enel ha intensificato la produzione di energia dall’eolico, dal fotovoltaico e dal geotermico, nonché dalle biomasse e dal biogas. A tal fine ha poi conferito, dal 2008, a Enel Green Power (creata sette anni prima) le sue centrali da fonti rinnovabili in Italia e all’estero. Il Piano energetico nazionale varato in ottobre dal governo Monti attribuisce un ruolo cruciale, per un aumento dell’efficienza energetica, alle rinnovabili dato che esse dovrebbero raddoppiare entro il 2020. Occorre tuttavia che non continui a essere caricato sulla bolletta elettrica un onere parafiscale così accentuato, che grava sul costo dell’energia soprattutto per le utenze industriali, per finanziare gli incentivi alle rinnovabili. Del resto, unitamente allo sviluppo della filiera dell’energia, l’altro obiettivo della “Strategia energetica nazionale” è di allineare prezzi e costi a quelli europei. L’Enel è sulla buona strada per contribuire al raggiungimento di queste finalità, in quanto Green Power occupa il primo posto al mondo per la produzione da fonti rinnovabili, in funzione di uno sviluppo sostenibile. Inoltre l’ex monopolista elettrico pubblico si è trasformato in un gruppo energetico multinazionale, oggi impegnato anche sul fronte della climatizzazione e della mobilità elettrica. © RIPRODUZIONE RISERVATA