PIERO COLAPRICO SANDRO DE RICCARDIS EMILIO RANDACIO la Repubblica 5/12/2012, 5 dicembre 2012
Nati come semplici giocattoli, nascondono in realtà i segreti del nostro futuro. Perché chi da bambino sceglie un mattoncino Lego o una pista Polistil, ha già gettato le basi per la sua professione di domani
Nati come semplici giocattoli, nascondono in realtà i segreti del nostro futuro. Perché chi da bambino sceglie un mattoncino Lego o una pista Polistil, ha già gettato le basi per la sua professione di domani. «Il futuro entra in noi molto prima che accada», diceva Rainer Maria Rilke. Per accorgersene, basta guardare i trentuno giocattoli più famosi al mondo e scoprire come nascondano storie per niente casuali. A raccontare di aquiloni, hula hoop, Transformers e Barbie è il “giocattolaio 2.0” Davide Coero Borga, disegnatore di giochi di scienza e collaboratore di musei che nel libro La scienza dal giocattolaio (Codice Edizioni, 224 pagine) spiega come i passatempi da bambini influenzino i mestieri da adulti. E, anche, come il mondo scientifico si serva sempre più dei giochi per le proprie attività e ricerche. È il caso dei Lego, utilizzati dalla Nasa per simulare il movimento di rover come Curiosity atterrato quest’estate su Marte o per sviluppare processi d’intelligenza artificiale nei dipartimenti di robotica. Prendiamo il caso dei soldatini: hanno plasmato la categoria più discussa degli ultimi anni, i broker della finanza. «Sono un gioco di guerra con l’obiettivo di conquistare l’armata nemica », spiega Coero Borga, «quindi “matematizzano” il comportamento umano e le situazioni che portano a spartirsi le risorse». Gli appassionati di Transformers, invece, si sono costruiti un futuro come ecologisti. Assurdo? Per niente: quando furono lanciati, nel ’94, i Transformersipotizzavano un Pianeta in piena crisi energetica e una società divisa tra il bene e il male. «I cattivi che si chiamano distructor combattono gli autorobotche cercano di salvare il Pianeta per appropriarsi delle risorse energetiche», spiega Coero Borga: «Ecco che, fatalmente, nella testa del bimbo si crea una coscienza ecologista ». L’appassionato di Lego under 10, poi, può già preparare un curriculum da creatore d’intelligenze artificiali. Questo perché la fabbrica danese ha creato i Lego Minddorms Nxt, dei mattoncini con una porta a infrarossi (quasi dei piccoli computer) che permettono di costruire robot: la stessa base di progettazione che poi è stata usata nei più importanti laboratori di Cambridge e che permette di creare esperimenti basati sull’intelligenza artificiale. E i creativi? Molti di loro da piccoli hanno passato ore con Gira la moda, una combinazione di modelle e abiti che permetteva di scoprire soluzioni di stile sempre nuove. Le piste Polistil, con le loro automobili su circuito elettrico, hanno formato invece molti dei nuovi smart city designer attenti all’ambiente e al risparmio energetico. Mentre chi, da bambino, s’è appassionato a un oggetto come la bussola, sarà riuscito a sviluppare - come Einstein, che ne ricevette una in dono dal padre - un’attitudine da scienziato. E infine il cubo di Rubik, croce e delizia dei ragazzini che oggi, per risolverlo, arrivano a memorizzare 250 algoritmi crescendo con la matematica nella pelle: a contenderseli saranno le aziende che considerano chi gestisce i dati matematici una risorsa capace di far risparmiare milioni di euro. Il futuro, per quei piccoli “smanettoni”, è assicurato. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL SAGGIO La scienza dal giocattolaio, di Davide Coero Borga