Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 02 Domenica calendario

«Un clic e in soli 5 minuti ammazzo la burocrazia» - Nel 1781, gra­zie a un te­lescopio, fu scoper­to Urano, di cui l’umanità ignora­va l’esistenza, e da quel momento nessuno ebbe più certezze sull’esatto numero di pianeti del nostro sistema solare

«Un clic e in soli 5 minuti ammazzo la burocrazia» - Nel 1781, gra­zie a un te­lescopio, fu scoper­to Urano, di cui l’umanità ignora­va l’esistenza, e da quel momento nessuno ebbe più certezze sull’esatto numero di pianeti del nostro sistema solare. Nello stesso anno fu anche coniata la parola buro­crazia e da allora gli abitanti dello Sti­vale fanno la coda nell’iperuranio, va­gano senza pace nel cosmo dell’inde­terminatezza, orbitano da uno all’al­tro di quei satelliti noti come sportelli, si sentono ostaggi d’un esercito di alie­ni - le mezzemaniche - che ha preso possesso delle loro vite. Dal primo vagito all’ultimo rantolo sono non meno di 150 (stima pruden­ziale) i documenti richiesti a un cittadi­no; pezzi di carta che siamo tenuti a esi­bire con periodic­a monotonia per con­vincere lo Stato che noi siamo davvero noi e non altri. Ma questo sarebbe il meno. Certificato di nascita o estratto di nascita? Certificato di morte o estrat­to di morte? Provate a rispondere a se­conda della casistica che vi riguarda. E in carta libera o in carta bollata? E in originale o in fotocopia? Moltiplicate per le diverse situazioni: matrimonio, figli, separazione, divorzio, istruzio­ne, salute, patente, espatrio, lavoro, giustizia, assicurazioni, infortuni, pos­sesso di veicoli, compravendite di im­mobili, ristrutturazioni edilizie, avvio di attività commerciali. Solo per fermarsi alle pratiche ana­grafiche, che rappresentano un mise­ro 14% sul totale delle formalità inven­tate dai burocrati, prima o poi a un po­vero disgraziato servono: stato di fami­glia, certificato di matrimonio, estrat­to di matrimonio, certificato di stato li­bero, certificato di residenza, certifica­to contestuale, certificato storico, cer­tificato di cittadinanza, certificato di godimento dei diritti politici, oltre ai predetti certificati/estratti di nascita e di morte. La Chiesa, per non essere da meno, ci ha aggiunto del suo: certifica­to di battesimo, certificato di cresima, certificato di stato libero ecclesiastico, richiesta di pubblicazioni alla casa co­munale, nulla osta eccle­siastico del vicariato per i matrimoni celebrati fuori parrocchia, certifi­cato di consenso religio­so alle nozze. Confidan­do nell’assoluzione in ar­ticulo mortis , ci sarebbe da spararsi. Ma oggi posso certifi­care che Santoro Filip­po, di anni 30, nato in Co­mo il 9 marzo 1982, di Santoro Domenico, di­rettore dell’unità opera­tiva di malattie infettive dell’ospedale Sant’Anna, e di Ghione Ludovica, im­prenditrice nel ramo tessuti stampati per l’alta moda, è un genio. In tempi di disoccupazione dilagante, s’è inventa­to un lavoro che prima non c’era: lo sburocrate. Dategli appena 5 minuti di tempo, 2 ore al massimo, in pochissi­mi casi disperati una quindicina di giorni, e lui per pochi euro vi risolve qualsiasi problema di burocrazia. Il bello è che gli basta un clic col mouse. Amministratore delegato del sito Ho­meonline. it , Santoro costituisce la pro­va vivente di quanto sia erronea la teo­ria di alcuni inguaribili misoneisti per i quali Internet fa solo perdere tempo: è vero l’esatto contrario. A dispetto della crisi economica, chiuderà questo 2012 con un aumento di fatturato del 65 per cento. Oltre 2 milioni di euro messi in­sieme con appena 12 dipendenti che utilizzano solo il computer, il telefono e la Rete e che lavorano 365 giorni l’an­no, 7 giorni su 7, dalle 8 alle 20. «Lei do­vrebbe sentire lo stupore che si coglie nella voce di un cliente quando ci chia­ma alle 17.45 della domenica per chie­derci un certificato e pochi istanti do­po lo riceve per e-mail a casa sua». Santoro s’è laureato in economia aziendale alla Bocconi e perfezionato all’Università di Rotterdam. A 24 anni, già prima di completare gli studi, aveva cominciato a lavorare per il motore di ricerca Yahoo! come business develop­ment manager. Passato a Dpixel, una compagnia di venture capital, ha cono­sciuto Franco e Davide Scarantino, padre e figlio, imprenditori edili mila­nesi, gestori di una banca di dati catastali creata a supporto delle attività nei loro cantieri. «Nel 2010 ho mollato Dpixel per de­dicarmi a quest’impresa. Ero sicuro che il modello si potesse estendere a un sacco di altri servizi». Quanti? «Fino a questo momento siamo già arrivati a 75, ma ogni mese ne aggiungiamo di nuovi. Ol­tre che all’Agenzia del territorio, me­glio nota come catasto, evitiamo al cit­tadino di mettersi in coda in 9 uffici: anagrafe, conservatoria, tribunale, uni­versità, Agenzia delle entrate, Camera di commercio, Pubblico registro auto­mobilistico, Motorizzazione civile, par­rocchia. Più che comprare un certifica­to, il nostro cliente compra il tempo». Come fate? «Per un certificato anagrafico o una vi­sura camerale basta il computer. Ma per accedere al casellario giudiziale ser­vono una deleg­a firmata e un documen­to d’identità dell’interessato. Per cui ab­biamo un network di 400 professionisti sparsi in Italia, architetti, ingegneri, ge­ometri, commercialisti, avvocati e no­tai, che si recano nei vari uffici». Che documenti vi rilasciano questi uffici? «I più disparati. Solo per citare i princi­pali: visure, mappe, planimetrie e vol­ture catastali dall’Agenzia del territo­rio; visure di ipoteche, compravendite e pregiudizievoli dalle conservatorie; casellario giudiziale e certificati per ca­richi pendenti dai tribunali; certificati di laurea dalle università; visure came­rali, protesti, bilanci aziendali, certifi­cati antimafia, report d’impresa ed elenchi soci dalle Camere di commer­cio; visure di targhe, perdite di posses­so dei veicoli, cancellazioni dei fermi amministrativi, copie dei certificati di proprietà, duplicati delle carte di circo­lazione dal Pra. Ma ci occupiamo an­che di certificazioni energetiche, valu­tazioni e ristrutturazioni di immobili, cambi di destinazione d’uso, accata­stamento di nuove costruzioni, voltu­re, calcolo dell’Imu». Basta così, ho già mal di testa. «Anche dell’affidabilità di aziende e persone in Italia e all’estero». Cioè? «Dati anagrafici, informazioni su pro­testi e pregiudizievoli, eventuali proce­dure in corso, attività lavorativa, pro­prietà di veicoli e immobili, negozi giu­ridici, depositi di risparmio». Siete partner dei servizi segreti? «No, ma abbiamo 6 agenzie d’investi­gazioni private che lavorano per noi». I ragguagli sui depositi di risparmio dove vanno a pescarli, mi scusi? «Dovrebbe chiederlo a loro. So soltan­to che ce li forniscono». I vostri clienti chi sono? «Per il 50% privati e per il 50% aziende e professionisti. Sono aumentati di 120.000 unità solo nell’ultimo anno. Siamo arrivati a 420.000. Il portale rag­giunge quotidianamente i 20.000 visita­tori unici. Significa che se lei vi accede quattro volte, viene contato per uno. Quindi stiamo parlando di 20.000 per­sone che ogni giorno ci contattano». Che interesse hanno ad aiutarvi gli uffici pubblici, dove una pletora di passacarte è assunta per costringe­re i cittadini a rivolgersi a loro? «Nessuno. E infatti non ci aiutano». Avranno paura di perdere il lavoro. «Ci detestano. Si limitano a rilasciarci solo i certificati che per legge non pos­sono negarci. Alcuni Comuni contin­gentano il numero delle nostre richie­ste: non più di un tot al giorno. È una forma mentis. Si ritengono depositari di un patrimonio inviolabile». Ma quanto tempo perde uno dei vo­stri-400 partner sul territorio ad an­dare per uffici? «Anche giornate intere. Gli accatasta­menti di nuove costruzioni, per esem­pio, sono complicatissimi». Immagino che il tariffario sarà in proporzione all’impegno. «Va dai 7 euro per la visura dei protesti ai 475 euro per un report di affidabilità completo sulla persona o l’azien­da. Ci sono pratiche in cui scendiamo sotto il margine di guadagno pur di fidelizzare il clien­te. Se richiedesse le stes­se pratiche a un professio­nista, spenderebbe il dop­pio o il triplo e­non avreb­be nessuna certezza di ri­ceverle in tempo utile». Mentre lei si ritiene un fulmine di guerra. «Qualche scottatura sulla tempistica la prendiamo anche noi. Molti piccoli Comuni a luglio e agosto chiudono. E poi lei non ha idea di quanti archivi al­lagati vi siano in giro per l’Italia, e non a causa di inondazioni:sott’acqua tut­to l’anno, intendo. Non parliamo dei documenti originali che sono stati strappati e portati via da qualche geo­metra negli anni Cinquanta, quando non si usavano le fotocopiatrici. Ci so­no cittadini che, all’atto di pagare l’Imu, hanno scoperto d’essere pro­prietari di immobili intestati ad altri. È uno spavento grandissimo. Capita per­ché un notaio s’è dimenticato di fare l’aggiornamento al catasto.In quei ca­si forniamo supporto per le necessarie modifiche, altrimenti diventano im­possibili le compravendite». Siete in grado di fornire anche la fe­dina penale di una persona? «Sì, ma serve una delega in originale, perché il tribunale concede i certifica­ti del casellario giudiziale e dei carichi pendenti solo al diretto interessato. Di solito a chiederli sono i datori di lavo­ro. Sarebbe interessante, se si potesse, ottenere quelli dei nostri politici». Qual è stata la pratica più complica­ta che vi è capitato di gestire? «Quella che ci ha dato anche maggiori soddisfazioni. Riguardava un cliente brasiliano di origine italiana, per il qua­le abbiamo ricostruito l’intero albero genealogico partendo dalla fine del 1800, permettendogli così di ottenere la cittadinanza italiana. Erano più di quattro anni che ci provava per conto suo, senza riuscirci». Che definizione darebbe di buro­crazia? (Ride). «Io la vedo in chiave positiva». Lo credo bene: ci campa. «È un insieme di attività volte a ottene­re una documentazione certa. Se poi lei mi chiede qual è l’utilità della certifi­cazione energetica, io le rispondo: boh, e chi lo sa?». Ecco, mi spiega che cavolo è la clas­sificazione energetica? «Va da A a G. Più si scende nella scala alfabetica e meno costa l’immobile, in quanto si abbassano le garanzie su effi­cienza della caldaia, qualità di infissi, muri e pavimenti, esposizione al sole, e aumenta di conseguenza la dispersio­ne termica. È un documento indispen­sabile per vendere una casa. Il costo di­pende dalle dimensioni. In media sia­mo sui 200 euro. Se lo chiede a un certi­ficatore abilitato, almeno il doppio». Ma lei sa quando fu inventata la bu­rocrazia? «Con i Romani, credo. Ha mai visto il cartone animato di Asterix e Obelix co­stretti a recarsi nella “casa che rende folli” per chiedere il “lasciapassare A38”? Digiti “come richiedere un do­cumento in Italia” su Google e potrà ve­dersi da Youtube questo istruttivo do­cumento storico». Perché, insieme con i notai, soprav­vive solo in Italia? «Ogni ufficio gestisce gelosamente i propri dati e non vuole incrociarli con quelli degli altri uffici. Ci aggiunga il protezionismo degli ordini professio­nali. La burocrazia, per come la inten­do io, dovrebbe agevolare, non intral­ciare ». Avete calcolato quante famiglie mantiene in Italia, a parte la sua? «L’ha calcolato l’ufficio studi della Confartigianato: solo nelle Regioni un dipendente su tre è superfluo». I governi parlano continuamente di semplificazione burocratica, di agenda digitale e altre amenità consimili, ma poi tutto resta co­m’è. Lei si fregherà le mani, suppongo. «Da cittadino mi farebbe piacere un’evoluzione in quel senso. Il principa­le ostaco­lo che si frappo­ne tra la burocrazia e il cit­tadino è la totale man­canza di informazioni su quali documenti siano ri­chiesti per una specifica pratica. Noi abbiamo un numero verde e anche una chat sul si­to che assistono i clienti passo dopo passo nella loro scelta». Se non fossero stati inventati il com­puter e la Rete, lei che farebbe in questo momento? «La guardia forestale. Sono appassio­nato di animali, di montagna e di trekking estremo. L’estate scorsa ho scalato il Rinjani, 3.726 metri, un vulca­no attivo dell’isola di Lombok. Da las­sù si ammira tutto l’arcipelago indone­siano. Ma non lo rifarei: troppo fatico­so. Una visura urbanistica, al confron­to, è una passeggiata».