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 2012  dicembre 02 Domenica calendario

Il nucleare compie 70 anni (ma l’ipocrisia non ha età) - Il 2 dicembre ricorrono 70 an­ni dalla prima reazione nu­cleare a catena controllata in la­boratorio

Il nucleare compie 70 anni (ma l’ipocrisia non ha età) - Il 2 dicembre ricorrono 70 an­ni dalla prima reazione nu­cleare a catena controllata in la­boratorio. L’annuncio riserva­to dell’evento occorse in una conversazione in codice, tra il fisico Arthur Compton - pre­mio Nobel già dal 1927 - e Ja­mes Conant, Presidente del Co­mitato di Difesa Nazionale americano: «Il navigatore ita­liano è approdato nel nuovo mondo», annunciò Compton. «E come hanno reagito gli indi­geni? » chiese Conant. «Tutti ab­biamo toccato terra sani e sal­vi », rassicurò il fisico. Quel navigatore era Enrico Fermi. Ma il viaggio iniziò nel 1932 con la scoperta del neutro­ne, di cui già dal 1920 il fisico Er­nest Rutheford suggeriva l’esi­stenza. La scoperta avvenne in modo accidentale, come ogni tanto avviene, nel 1928, ma so­lo nel 1932 si capì che si era sco­perto il neutrone. Dopo quella scoperta, colpi­re la materia con fasci di neutro­ni divenne, nei laboratori di fisi­ca, una moda. Ma non capric­ciosa: i neutroni, essendo ap­punto neutri, non subiscono la repulsione elettrostatica da parte dei nuclei della materia e risultano pertanto ideali per pe­netrare, letteralmente, nell’in­timità della materia stessa. Fu proprio Fermi il leader mondia­le in questa ricerca: il suo grup­po di Roma intraprese il pro­gramma sistematico di bom­bardare con neutroni gli ele­menti della tavola periodica. Nel 1934 giunsero all’uranio, elemento che si mostrò genero­so di novità: bombardan­dol­o con neu­troni, si gene­rarono nume­rosi altri pro­dotti radioatti­vi. Fermi si fe­ce l’opinione che si trattas­se di elementi più pesanti dell’uranio e, sebbene fosse fal­lito ogni tentativo di dimostrar­la, quell’opinione era domi­nante ancora nel 1938, anno in cui gli fu conferito il Nobel, ap­punto, «per aver scoperto la ra­dioattività artificiale indotta da bombardamento con neutro­ni ». A dire il ve­ro, Ida Nod­dack, una chi­mica tedesca, aveva suggeri­to che si for­massero ele­menti leggeri e che Fermi fosse in erro­re. Ma, vuoi perché era una donna, vuoi perché era una chimica, vuoi perché era poco nota, vuoi - soprattutto ­perché non forniva prove con­vincenti a quel suo radicale sug­gerimento, essa fu ignorata. Piaccia o no, la Scienza proce­de anche così ( ed è giusto così). Ci vollero altri chimici e un’al­tra donna per svelare il miste­ro. Nel 1938 i chimici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassman di­mostrarono che uno dei pro­dotti del bombardamento dell’ uranio con neutroni era il ba­rio, un elemento molto più leg­gero. La cosa era inspiegabile, perché inspiegato era il proces­so che consentiva al piccolo neutrone di rompere un nu­cleo atomico. Hahn ne scrisse all’amica e collega Lise Meit­ner, una viennese di origini ebree e che già quello stesso an­no si era dovut­a rifugiare a Stoc­colma per sfuggire alle persecu­zioni naziste. Lise mostrò la let­tera di Hahn al proprio nipote, Otto Frisch, anch’egli fisico. Il giorno di Natale, durante una passeggiata sulla neve, zia e ni­pote visualizzarono il proces­so: colpito dal neutrone, il nu­cleo si comportava come una goccia di liquido che si allunga­va fino a spezzarsi in due nuclei più piccoli; che poi, per repul­sione elettrostatica, si allonta­navano rapidamente l’uno dall’ altro con energia che calcolaro­no, correttamente, di circa 200 MeV. Chiamarono quel proces­so nuclear fission , mutuando il termine dalla biologia, che lo usava già per la scissione cellu­lare. Otto Hahn pubblicò da so­lo i risultati­e nel 1944 fu insigni­to del Nobel per la chimica «per aver scoperto la fissione dei nu­clei pesanti». Curioso che Lise Meitner non fosse stata ringra­ziata da alcuno per il suo ruolo determinante in quella scoper­ta. Non ci volle molto a rendersi conto che dal nucleo spezzato si producevano anche neutro­ni secondari, facendo così sor­gere il sospetto-speranza che questi avrebbero potuto inne­scar­e una reazione a catena ca­pace di produrre enormi quan­tità d’energia. Per la conferma ci vollero altri 4 anni. A Chicago Fermi costruì il primo reattore nucleare, privo di schermo di protezione e di sistema di raf­freddamento. Le barre di cad­mio­che controllavano il decor­so della reazione furono rimos­se una alla volta finché si rag­giunse, con la criticalità, anche il decorso a catena della reazio­ne stessa. Erano le 3.25 pomeri­diane del 2 dicembre 1942. Do­po mezz’ora Fermi stesso rein­serì le barre di cadmio, la rea­zione si fermò, e Compton in­formò i militari. Che finanziaro­no il progetto Manhattan, il cui successo pose fine alla guerra. Fermi fu costretto a scappare dall’Italia per ragioni razziali (la moglie era ebrea), cioè per l’ignoranza e prepotenza della dittatura. Fosse stato in Italia, oggi l’avrebbero fatto scappare lo stesso per l’ignoranza e pre­potenza della folla. Priva di cer­vello come tutte le folle, essa è paga di sé stessa per aver detto di no, con urla sguaiate, all’elet­tronucleare, salvo poi tacere a sé stessa di acquistarlo a caro prezzo da Oltralpe.