Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 5/12/2012, 5 dicembre 2012
Lo Stato biscazziere, cioè il cinico «Mister Hyde» alter ego dello stato serio che Mario Monti si picca di rappresentare, ha spinto nel 2012 i suoi cittadini a buttare nel gioco legale, stando alle proiezioni, 98 miliardi di euro
Lo Stato biscazziere, cioè il cinico «Mister Hyde» alter ego dello stato serio che Mario Monti si picca di rappresentare, ha spinto nel 2012 i suoi cittadini a buttare nel gioco legale, stando alle proiezioni, 98 miliardi di euro. Cioè 1.633 euro per ogni italiano, compresi i neonati, i vecchi negli ospizi, i malati in coma, le suore di clausura. Il che significa che la somma buttata pro capite dai giocatori veri è ancora più drammaticamente alta. E non basta: a questa cifra vanno aggiunti gli euro consegnati alla criminalità organizzata che gestisce (e non solo dove più sono storicamente radicate mafia, camorra e ‘ndrangheta) il gioco illegale che secondo gli esperti della Consulta antiusura, del Cnca (Coordinamento nazionale comunità accoglienza), del Conagga (Coordinamento nazionale gruppi giocatori azzardo) e di Libera di Don Ciotti, rappresenta un altro 20%. Come a dire che gli italiani, in questo anno di vacche magrissime, si sono giocati intorno ai 120 miliardi di euro. In parte sono soldi rientrati nelle loro tasche come vincite? Non importa: resta una scelta malata. Che dovrebbe togliere il sonno agli uomini di governo. Eppure, quando ha sentito Matteo Renzi denunciare nel dibattito tivù con Bersani che la tassazione sul gioco d’azzardo è calata negli ultimi anni dal 30% al 10%, il presidente della Sapar (Sezione Apparecchi Pubbliche Attrazioni Ricreative) Raffaele Curcio, è saltato su lagnandosi del dibattito su questa pestilenza condotta a suo dire «con toni esasperati». E ha spiegato che «in realtà, bisogna innanzitutto tener presente che mentre nel 2000 la raccolta era di soli 14 miliardi, da cui l’erario ricavava 4,2 miliardi, nel 2011 il turnover ha sfiorato gli 80 miliardi, ma ben 61,5 miliardi (77%) sono tornati ai giocatori in forma di vincite. Questo significa che la raccolta netta è stata di 18,4 miliardi, di cui quasi la metà (8,7 miliardi) è confluita nelle casse dello Stato. Il riferimento corretto per rilevare l’incidenza della tassazione dunque è la raccolta netta e non il giro d’affari». Fatto sta che i conti, come spiega il sociologo Maurizio Fiasco, della Consulta antiusura, non tornano. Quest’anno, stando alle analisi degli esperti, lo Stato biscazziere dovrebbe incassare complessivamente 8 miliardi circa di euro: solo il doppio di quando gli italiani giocavano sei volte di meno. E meno ancora di quel 10% che faceva (giustamente) orrore a Matteo Renzi. E questo perché sono in calo i giochi sui quali lo Stato ricavava di più e sono viceversa in pieno boom quelli online, sconvolgenti per le famiglie, sui quali l’Erario preleva una miseria: lo 0,6%. Sapete secondo la Consulta antiusura quanto hanno giocato online gli italiani quest’anno? Almeno una ventina di miliardi. Proprio un affarone, per lo Stato: consente la devastazione di centinaia di migliaia di ludo-dipendenti in cambio di un piatto di lenticchie…