Mario Sconcerti, Corriere della Sera 04/12/2012, 4 dicembre 2012
IL 3-5-2, L’EDIZIONE RIAGGIORNATA DEL CONCETTO DI CALCIO ITALIANO
Esce oggi in tutte le librerie «Il calcio dei ricchi», editore Dalai, ultimo libro di Mario Sconcerti. Anticipiamo una parte del capitolo sulla tattica.
U ndici squadre su venti nel campionato in corso giocano con il 3-5-2, cioè tre difensori centrali, due esterni, tre centrocampisti e due attaccanti. È un sistema molto flessibile. Detto così non significa nulla, ma resta curioso capire perché improvvisamente tutti abbiano scoperto l’utilità dei tre difensori. Credo sia un tentativo di rendere moderno il gioco all’italiana, cioè massima attenzione all’avversario e possibilità di chiudersi rapidamente. Il 3-5-2 è un gioco chiaro, non c’è bisogno di pensare troppo. Le misteriose diagonali sono ridotte al minimo perché la difesa è già coperta da due uomini in più, non solo da uno. I due attaccanti classici del gioco all’italiana sono affiancati da due esterni, uno più offensivo, l’altro più di difesa. Esattamente come accadeva negli schemi italiani degli anni settanta-ottanta. Lì c’era un’ala destra che copriva tutta la fascia perché il terzino destro era esclusivamente in marcatura sull’ala sinistra avversaria, sempre un attaccante di ruolo. Dall’altra parte saliva spesso il terzino sinistro fino a diventare un’altra ala. Si chiamavano ali alla Domenghini e terzini alla Facchetti.
In sostanza il 3-5-2 è una vera riedizione aggiornata del concetto di calcio italiano. Allora avevamo sempre tre difensori, uno marcava il centravanti, l’altro l’ala che attaccava, il terzo faceva il libero. Ora è la stessa cosa, solo che un difensore centrale si allarga a marcare l’altra punta nella sua zona. Ma il terzo difensore è sempre un libero. Mai tramontato veramente, questo ruolo conosce adesso una rinascita. Più che altro può uscire dall’ombra in cui i nostri pregiudizi lo hanno chiuso per quasi trent’anni. Il libero è il centrale dei centrali. Ha più tecnica dei due laterali, sa ricominciare l’azione facendo risparmiare un passaggio. Non si stacca di dieci metri come il vecchio libero perché annullerebbe il fuorigioco, sta quasi in linea con gli altri due centrali, ma ha il compito di chiudere gli spazi che gli altri lasciano e di crearne altri per la nuova azione. Il gioco all’italiana proseguiva con un mediano (Furino), una mezzala (Tardelli), dal gioco verticale e un regista (Bulgarelli o De Sisti). Poi un terzino che attaccava, un’ala destra che tornava, infine due attaccanti. Non era previsto trequartista perché giocavano due mezzali, la qualità era lasciata a loro e al secondo attaccante. Il centravanti era di solito molto fisico, l’altro era veloce e tecnico, quasi sempre più basso e più agile.
Il 3-5-2 è una tattica prudente, flessibile, può diventare qualunque cosa in corso d’opera, ma può prima di tutto tenerti coperto quando in partita c’è da stare coperti. È un vecchio gioco contadino, prima mettere fieno in cascina, poi capire quel che accade nel mondo. Il 4-3-3, che è il modo di giocare più spontaneo e forse anche il più offensivo, è un gioco occidentale, luterano, presuppone un sacrificio e un premio. In questo momento se la sentono in pochi di rischiare.
Lo scorso anno la Juventus lo ha adottato per aiutare Pirlo, in difficoltà se avesse avuto due soli difensori alle spalle. Avrebbe giocato con la paura di perdere anche un solo pallone, l’avversario sarebbe stato subito vicino alla porta. Non solo, ma uno dei due difensori centrali sarebbe dovuto andargli incontro lasciando un solo difensore davanti al portiere. Uno schema classico. L’avversario a quel punto mette il pallone di lato al difensore liberando davanti alla porta il proprio compagno. Più facile a dirsi che a farsi, ma di queste azioni ce ne sono almeno un paio a partita e sono le più temute perché non richiedono grandi doti agli avversari, solo un buon senso dell’anticipo. E comunque questa è stata la preoccupazione per cui lo ha adottato anche Prandelli agli Europei. Per proteggere il play maker.
Ma è qui che cominciano le differenze...
Mario Sconcerti