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 2012  dicembre 04 Martedì calendario

FINANZA

[Lo spread va giù Siamo a posto?] –
Ieri durante le contrattazioni il famigerato spread è sceso sotto la soglia dei 300 punti base, che è sempre troppo, però è il livello minimo da molti mesi. Ma che cos’è questo spread di cui si parla quasi ossessivamente da un paio d’anni sui giornali e in tv?
In effetti è sbagliato dare per scontato che tutti sappiamo che cosa sia lo spread, nonostante il bombardamento di informazioni. Fra l’altro, l’uso giornalistico che si fa dell’espressione potrebbe provocare i rimbrotti dei professori di economia, se non si specifica meglio. Quando si usa la parola spread sui giornali e in tv si intende, fra i vari significati possibili, il differenziale fra il rendimento dei Btp italiani a 10 anni e i titoli di Stato tedeschi equivalenti (Bund). Per esempio quando ieri si è toccato il minimo a 292 punti (che non è il valore di chiusura, perché poi è risalito un po’ sopra quota 300) i Btp italiani venivano comprati e venduti a un prezzo che rendeva il loro rendimento effettivo annuale pari al 4,37%. Lo spread di 292 punti base corrispondeva al 2,92% in più del rendimento dei Bund tedeschi, rendimento che risultava pari all’1,45% annuo.
Perché il differenziale di rendimento dei Btp italiani si calcola sui Bund tedeschi?
Niente vieta di calcolarlo rispetto ai titoli di Stato di qualunque altro Paese, ma la Germania fa da riferimento perché è il più stabile fra i grandi Paesi che usano l’euro. Non è detto che sia il Paese con i conti pubblici migliori in assoluto, ce ne sono con bilanci più solidi, ma si tratta di Paesi più piccoli i cui titoli di debito non fanno massa critica, quindi un’indicazione per i mercati parametrata su di loro non sarebbe interessante.
Come si forma il rendimento dei titoli di Stato?
È dato innanzitutto dalla cedola annuale (fissa o variabile) che frutta quel titolo. Ma questa è solo una delle componenti del rendimento e bisogna tener conto anche del prezzo a cui si acquista l’obbligazione. Alla scadenza tutti i titoli vengono pagati al valore 100 (se lo Stato o l’azienda emittente non falliscono prima...), però sul mercato i bond possono essere comprati a prezzi superiori o inferiori a 100 (e la differenza può anche essere molto grande). Questo divario di prezzo, diviso per gli anni che mancano alla scadenza del titolo, contribuisce a formare il rendimento annuale effettivo.
Perché è importante il livello dello spread?
Il Tesoro può trovarsi a pagare molto o poco a seconda dell’esito dell’asta in cui emette di volta in volta i suoi titoli, mentre per le casse dello Stato (in teoria) sarebbe indifferente l’oscillazione successiva dei prezzi e dei rendimenti sul mercato secondario. Ma in realtà i valori delle successive emissioni e quelli del mercato secondario si influenzano a vicenda, perché è sempre la stessa massa di investitori che opera sui due piani. Per il Tesoro italiano uno spread che sale significa la forte probabilità di dover collocare i prossimi Btp a condizioni più onerose. Per le aziende italiane, lo spread alto significa doversi finanziare a costi più alti, in assoluto e rispetto alle concorrenti aziende tedesche, che così guadagnano competitività rispetto a noi. Perciò ci conviene che lo spread si abbassi.
Ma perché l’Italia è costretta a pagare di più per collocare i suoi titoli mentre la Germania li colloca a tassi più bassi?
L’Italia ha un debito pubblico alto (sul 120% del prodotto interno lordo o Pil) mentre il debito tedesco è poco più della metà. Perciò gli interessi più alti che il Tesoro di Roma deve pagare agli investitori corrispondono alla paura degli investitori di non vedersi restituire il capitale alla scadenza se lo Stato italiano facesse bancarotta.
Però fino a un paio di anni fa dello spread non parlava nessuno. Come mai è diventato così importante?
Alla base ci sono le debolezze strutturali dell’Italia, sommate ai difetti, anche loro strutturali, del meccanismo dell’Eurozona. Il funzionamento delle istituzioni che guidano l’euro è percepito dai mercati come inadeguato a rispondere alle crisi come quella greca o spagnola. Questo può provocare e ha provocato massicce vendite (razionali o irrazionali) di titoli italiani dovute al timore del contagio, mentre grandi capitali affluivano in Germania, dove gli investitori accettano una remunerazione zero (al netto dell’inflazione) in cambio della speranza di mettersi al sicuro dai crac (eppure se l’Eurozona crollasse anche Berlino sarebbe a rischio). L’euro così com’è può portare le economie europee a divergere anziché convergere. È un funzionamento malato.
Perché in un anno lo spread si è quasi dimezzato?
Mario Monti al governo ha rattoppato i conti pubblici italiani e Mario Draghi alla Banca centrale europea ha ottenuto strumenti per far funzionare un po’ meglio le istituzioni di governo dell’euro. Ma c’è ancora molto da fare su tutti e due i fronti.