Alberto Mattioli, La Stampa 2/12/2012, 2 dicembre 2012
A NIORT, DOVE I BANDITORI SOSTITUISCONO FACEBOOK
[Ogni sabato al mercato cinque uomini urlano messaggi pubblici e privati]
E’ come Facebook in carne, ossa e urla, un’e-mail sonora, un tweet di 140 strilli, un social network a pieni polmoni. Basta riempire lo schermo del pc, meglio riempire le orecchie dei cittadini. Come diceva Verdi: torniamo all’antico, sarà un progresso.
L’usato sicuro della comunicazione va in scena sulla piazza del mercato di Niort. Ogni sabato, i «crieurs publics», i pubblici banditori, armati di faccia di bronzo e ugole d’acciaio, vanno strillando messaggi, commenti, sfoghi e sfottò dei cittadini. Un tempo erano la voce del padrone, le grida del potere. Annunciavano nozze reali, guerre, pestilenze e altre calamità. Oggi sono al servizio di chiunque abbia qualcosa da far sapere, anche quel che non interessa a nessuno. Folklore? Un po’. Ma per mezz’ora la piazza torna a essere l’agorà.
L’urlatore professionista di chiama Claude Andrzejewski, in origine attore, in seguito convertito allo strillo civico dopo una prima memorabile esperienza nella banlieue di Lione da cui ha anche ricavato un libro, «Le crieur de Saint-Herblain». Poi si è trasferito a Niort, dove peraltro c’è uno dei Cnar (Centre National des Arts de la Rue, Centro nazionale delle arti da strada). Qui tiene un atelier di formazione, perché anche per strillare ci vuole tecnica, e l’urlo non è arte solo se è quello di Munch.
Ieri con lui si sono prodotti altri cinque banditori della neonata associazione, l’«Amical des Citoyens crieurs»; il presidente, Nicolas Marcadier, è un maestro elementare, ma ci sono anche un assicuratore, il gestore di un campeggio, un disoccupato, un ex Sdf (Sans Demeure Fixe, senza fissa dimora). A sgolarsi in piazza non c’era neanche una donna ma, spiega monsieur Claude, una «crieuse» è già stata arruolata e altre promettenti urlatrici sono in formazione. Lui è l’unico professionista, regolarmente assunto e stipendiato dal Comune; gli altri sono dilettanti, urlano per hobby. Vanno in piazza, raccolgono i messaggi orali o scritti dei cittadini, li aggiungono a quelli ricevuti per mail e poi gridano il tutto a chi vuole ascoltarlo.
Niort, va detto, si presta. È una cittadina di circa 50 mila abitanti nella provincia francese profonda. Ha un municipio vecchio molto bello che sorge sul luogo dell’antica gogna e ne ha mantenuto il nome, «il pilori», poi un municipio nuovo tipicamente smodato e megalomane, qualche bella chiesa. E un fantastico mercato coperto uguale, in miniatura, alle antiche, bellissime Halles di Parigi, con davanti uno slargo dominato dalla rocca medievale: freddo a parte, lo scenario è perfetto.
Il mercato del sabato è animatissimo. Si capisce che in piazza, a comprare dei formaggi impressionanti e a scambiarsi le ultime news sulla guerra dei Cent’anni, c’è tutta la città.
Lo show comincia con una specie di canzoncina in coro: «Nous sommes les crieurs, LES CRIEURS!». Poi cominciano gli annunci a squarciagola, con un’attenzione particolare all’attualità: ieri era la giornata mondiale contro l’Aids e quindi prevenzione e cure hanno avuto il posto d’onore, con tanto di preservativo srotolato fra lazzi e applausi. In onore del giornalista d’Oltralpe, monsieur Marcadier recita la poesia di un sieropositivo italiano, ritradotta in italiano dalla traduzione francese. Insomma non si capisce quasi niente, però è la dimostrazione che trovare dei francesi gentili è facilissimo: basta uscire da Parigi.
Nei messaggi del popolo c’è di tutto. Annunci di conferenze e petizioni al ministro dell’Agricoltura perché fermi lo sterminio delle api. Critiche per i parcheggi (anche qui!) e alla squadra locale di calcio che ha pareggiato undici partite su sedici. E squarci di vita di coppia: «Cara, viviamo la peggior crisi dagli Anni Trenta. Non ripetiamo gli stessi errori. Questa sera, non andiamo a cena dai tuoi». Oppure: «Amore, quando mi guardi divento come il Polo: mi sciolgo».
Il piccolo David fa sapere di aver chiesto a Babbo Natale una Torre Eiffel di lego e Claude (non il «crieur», un altro) racconta che ha ritrovato l’ombrello perduto, che sollievo. Non manca l’attualità: «Strauss-Kahn, sei milioni di dollari per una fellatio? Non è certo alla portata di tutti!».
Nei testi ricorre continuamente una certa Geneviève, Genoveffa: si capisce poi che si tratta di Geneviève Gaillard, deputato-sindaco socialista della città, che evidentemente dev’essere una donna di spirito se paga qualcuno perché la prenda in giro in piazza.
La gente si ferma, commenta, ride, canta, talvolta contesta, talaltra discute, sempre si appassiona. Siamo un centinaio, intirizziti ma divertiti. E abbiamo capito la differenza fra un insieme di case e una comunità.