Stefano Righi, CorrierEconomia 03/12/2012, 3 dicembre 2012
L’ECOSISTEMA SENESE INQUINATO DAI DEBITI. MA IL MONTE RESTA CRUCIALE PER L’ITALIA
Quando avrà restituito gli 1,9 miliardi di Tremonti-bond sottoscritti all’inizio della crisi, il Monte dei Paschi di Siena si troverà con un debito di 4,16 miliardi di euro nei confronti dello Stato italiano, quasi tutti sotto forma di nuove obbligazioni, contro una capitalizzazione di Borsa, a venerdì scorso, pari a 2,34 miliardi. A questa cifra già consistente si devono affiancare i 29 miliardi di finanziamento ottenuti con operazioni «pronti contro termine» dalla Banca centrale europea tra dicembre 2011 e febbraio 2012 a tassi vicino all’1 per cento. Poi, su un altro lato, ci sono i crediti deteriorati, che nell’anno concluso il 30 settembre scorso, sono aumentati del 30 per cento a 17 miliardi. La somma delle tre parti non dà un numero, ma compone l’effetto preoccupante della crisi e di scelte sbagliate su quella che continua a essere la banca più antica al mondo, la terza per dimensione in Italia. Il presidente Alessandro Profumo ha assolto l’acquisizione di Antonveneta per 9 miliardi di euro ? effettuata per mano dell’attuale presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari ? dall’essere il motivo dello smottamento a valle dell’intero sistema senese. Ma non occorre richiamare Julio Velasco e la sua Cultura degli alibi per comprendere che Siena è la prima artefice della propria condizione attuale.L’attenzione che il governo dedica all’istituto toscano ? vent’anni dopo l’inizio dell’uscita dal sistema bancario, con la privatizzazione del Credito Italiano dello stesso Profumo ? non è casuale. Il Monte è la banca che vive la condizione al momento più delicata, ma che rimane centrale nel sistema italiano. L’ultimo anno, malgrado il lavoro dell’amministratore delegato Fabrizio Viola, ha visto un’ulteriore scivolata a valle della situazione complessiva dell’istituto. Le misure per contrastare le difficoltà sono state prese, ma non hanno ancora sortito effetti, visto l’incancrenirsi di altre realtà adiacenti la banca: dalla Fondazione ai due maggiori azionisti, la Provincia che sarà fusa in Grosseto e il Comune, che da mesi e fino alla prossima primavera è commissariato.La condizione di Siena è la più grave del panorama nazionale, ma nessuna delle prime dieci banche italiane ha ancora messo alle spalle la crisi: messe assieme sommano crediti deteriorati al 30 settembre scorso per 153 miliardi di euro, di questi 80 fanno capo a Unicredit. In più, il sistema bancario avrà da rimborsare obbligazioni in scadenza tra il 2013 e il 2014 per circa 55 miliardi di euro. Scadenze che chiamano l’emissione di nuova carta, ma a quali condizioni? Nessuno oggi lo può prevedere.
Stefano Righi