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 2012  dicembre 03 Lunedì calendario

CRONOLOGIA ATLETICA LEGGERA ITALIANA (OLIMPIADI, MONDIALI, EUROPEI, RECORD MONDIALI)

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21 luglio 1908
Olimpiadi, Lunghi secondo negli 800
• Alle Olimpiadi di Londra, Emilio Lunghi finisce al secondo posto negli 800 metri col tempo di 1’54”2, battuto solo dallo statunitense Melvin Sheppard (1’52”8).

24 luglio 1908
Olimpiadi, Pietri beffato nella maratona
• Alle Olimpiadi di Londra, Dorando Pietri termina al primo posto la maratona col tempo di 2h54’46”4 ma è squalificato perché, esausto, ha tagliato il traguardo sorretto da un giudice. La vittoria viene assegnata allo statunitense Johnny Hayes (2h55’18”4).

11 luglio 1912
Olimpiadi, Altimani terzo nella marcia 10 km
• Alle Olimpiadi di Stoccolma (Svezia), Fernando Altimani finisce al terzo posto nella marcia 10000 metri col tempo di 47’37”6, battuto solo dal canadese George Goulding (46’28”4) e dal britannico Ernest Webb (46’50”4).

18 agosto 1920
Olimpiadi, Frigerio primo nella 10 km
• Alle Olimpiadi di Anversa (Belgio), il marciatore Ugo Frigerio vince la 10 chilometri col tempo di 48’06”2.

20 agosto 1920
Olimpiadi, Ambrosini bronzo nei 3000 siepi
• Alle Olimpiadi di Anversa (Belgio), Ernesto Ambrosini arriva terzo nei 3000 siepi col tempo di 10’32”, battuto solo dal britannico Percy Hodge (10’00”4) e dallo statunitense Patrick Flynn (10’21”).

21 agosto 1920
Olimpiadi, Frigerio vince anche la 3 km
• Alle Olimpiadi di Anversa (Belgio), il marciatore azzurro Ugo Frigerio, già primo il 18 agosto nella 10 chilometri, si ripete nella 3 chilometri col tempo di 13’14”2.

22 agosto 1920
Olimpiadi, Arri terzo nella maratona
• Alle Olimpiadi di Anversa (Belgio), Valerio Arri arriva terzo nella maratona col tempo di 2h36’32”8, battuto solo dal finlandese Hannes Kolehmainen (2h32’35”8, record mondiale) e dall’estone Jüri Lossmann (2h32’48”6).

13 luglio 1924
Olimpiadi: oro di Frigerio, argento di Bertini
• Alle Olimpiadi di Parigi il marciatore Ugo Frigerio vince la medaglia d’oro della 10 chilometri col tempo di 47’49”. Romeo Bertini vince l’argento della maratona: 2h47’19”6 è battuto solo dal finlandese Albin Stenroos (2h41’22”6).

3 agosto 1932
Olimpiadi, bronzo di Frigerio nella 50 km
• Alle Olimpiadi di Los Angeles, il marciatore Ugo Frigerio vince la medaglia di bronzo della 50 km col tempo di 4h59’06”, battuto solo dal britannico Tommy Green (4h50’10”) e dal lettone Janis Dalins (4h57’20”).

4 agosto 1932
Olimpiadi, oro di Beccali nei 1500
• Alle Olimpiadi di Los Angeles, Luigi Beccali vince la medaglia d’oro dei 1500 metri col tempo di 3’51”2.

7 agosto 1932
Olimpiadi, bronzo per la 4x100
• Alle Olimpiadi di Los Angeles, la staffetta 4x100 composta da Giuseppe Castelli, Gabriele Salviati, Ruggero Maregatti, Edgardo Toetti vince la medaglia di bronzo col tempo di 41”2, battuta solo dagli Stati Uniti (40”10, record del mondo) e della Germania (40,9”).

9 settembre 1933
Beccali eguaglia il record mondiale dei 1500
• A Torino, Luigi Beccali eguaglia il record del mondo dei 1500 stabilito il 5 ottobre 1930 a Parigi dal francese Jules Laudomègue: 3’49”2.

17 settembre 1933
Beccali fa il record mondiale dei 1500
• A Milano, durante l’incontro Italia-Inghilterra, Luigi Beccali stabilisce il record del mondo dei 1500 metri col tempo di 3’49”: «Sono contento di aver conquistato per l’Italia fascista il record del mondo. Ringrazio questo pubblico che tanto mi ama». Il 9 settembre, a Torino, Beccali aveva eguagliato il record stabilito il 5 ottobre 1930 a Parigi dal francese Jules Laudomègue (3’49”2). Vittorio Zumaglino, Sta 18/9/1933;

30 giugno 1934
Battuto il record di Beccali sui 1500
• A Milwaukee lo statunitense Bill Bonthron migliora il record del mondo dei 1500 stabilito il 17 settembre 1933 a Milano da Luigi Beccali (3’49”) coprendo la distanza in 3’48”8.

4 agosto 1936
Olimpiadi, argento di Lanzi negli 800
• Alle Olimpiadi di Berlino, Mario Lanzi vince la medaglia d’argento degli 800 metri col tempo di 1’53”3, battuto solo dallo statunitense John Woodruff (1’52”9).

5 agosto 1936
Olimpiadi, Oberweger bronzo nel disco
• Alle Olimpiadi di Berlino, l’azzurro Giorgio Oberweger vince la medaglia di bronzo dei lancio del disco con la misura di 49,23 metri, battuto solo dagli statunitensi Ken Carpenter (50,48) e Gordon Dunn (49,36).

6 agosto 1936
Olimpiadi: oro per Ondina Valla (argento per Beccali)
• Alle Olimpiadi di Berlino, l’azzurra Ondina Valla vince la medaglia d’oro degli 80 ostacoli col tempo di 11”7, lo stesso di Claudia Testoni, che finisce quarta. Luigi Beccali vince la medaglia di bronzo dei 1500 col tempo di 3’49”2, battuto solo dal neozelandese Jack Lovelock (3’47”8, record del mondo) e dallo statunitense Glenn Cunningham (3’48”4).

9 agosto 1936
Olimpiadi, argento per la 4x100
• Alle olimpiadi di Berlino, la staffetta 4x100 composta da Orazio Mariani, Gianni Caldana, Elio Ragni, Tullio Gonnelli vince la medaglia d’argento col tempo di 41”1 battuta solo dagli Stati Uniti, che trascinati dal fenomenale Jesse Owens fissano il record mondiale a 39”8.

26 ottobre 1941
Consolini fa il record del mondo del disco
• Durante una riunione al campo Giuriati di Milano, Adolfo Consolini stabilisce il record del mondo del lancio del disco con la misura di 53,34 metri, migliorando il primato dello statunitese Archie Harris, 53,26 il 20 giugno a Palo Alto.

14 aprile 1946
Il discobolo Consolini migliora il suo record del mondo
• Al campo Giuriati di Milano, Adolfo Consolini migliora il suo record del mondo del lancio del disco: vecchio primato 53,34 metri (il 26 ottobre 1941 nella stessa sede) raggiunge la misura di 54,23.

8 giugno 1946
Battuto il record mondiale di Consolini
• A Minneapolis lo statunitense Bob Fitch strappa a Giorgio Consolini il record del mondo del disco con la misura di 54,93 (l’azzurro il 14 aprile era arrivato a 53,34).

22 agosto 1946
Europei atletica, bronzo della Piccinini nel peso
• Agli europei di atletica di Oslo (Norvegia) Amelia Piccinini vince la medaglia di bronzo del lancio del peso con la misura di 12,22 metri, battuta solo dalla sovietica Tatyana Sevryokova (14,16) e dalla francese Micheline Ostermeyer (12,84).

23 agosto 1946
Europei atletica, Monti bronzo nei 100
• Agli europei di atletica di Oslo (Norvegia) Carlo Monti vince la medaglia di bronzo dei 100 col tempo di 10”8, battuto solo dal britannico John Archer (10”6) e dal norvegese Kaakon Tranberg (10”7).

24 agosto 1946
Europei atletica, doppietta Consolini-Tosi nel disco
• Agli europei di atletica di Oslo (Norvegia), Giorgio Consolini vince la medaglia d’oro del lancio del disco con la misura di 53,23 metri. Il trionfo azzurro è completato dalla medaglia d’argento di Giuseppe Tosi (50,39).

30 luglio 1948
Olimpiadi, la Cordiale Gentile argento nel disco
• Alle Olimpiadi di Londra, l’azzurra Edera Cordiale Gentile vince la medaglia d’argento del lancio del disco con la misura di 41,17 metri, battuta solo dalla francese Micheline Ostermeyer (41,92). Il cavalier Griglie, tecnico dell’atletica torinese e italiana, non nasconde la sua delusione per il risultato della magazziniera della Venchi-Unica: «Il primato nazionale conquistato con un lancio superiore a 41 metri nel corso dell’incontro Italia-Olanda a Roma dava adito a tutte le speranze. Ma su Edera l’emozione gioca facilmente per bloccarle i muscoli e lo slancio. L’anno scorso ad Oslo (agli Europei, ndr) non riuscì nemmeno ad entrare in finale. Quest’anno a Londra si è fatta battere dalla... favorita del peso!». Stampasera 31/7/1948;

2 agosto 1948
Oro olimpico per il discobolo Consolini
• Alle Olimpiadi di Londra, Adolfo Consolini vince la medaglia d’oro del lancio del disco con la misura di 52,78 metri. Il successo azzurro è completato dall’argento di Giuseppe Tosi (51,78).

4 agosto 1948
Olimpiadi, argento della Piccinini nel peso
• Alle Olimpiadi di Londra, Amelia Piccinini vince la medaglia d’argento del lancio del peso con la misura di 13,095 metri, battutta solo dalla francese Micheline Ostermeyer (13,75), già oro nel lancio del disco davanti a Edera Cordiale Gentile.

7 agosto 1948
Olimpiadi, bronzo della 4x100
• Alle Olimpiadi di Londra, la staffetta 4x100 composta da Michele Tito, Enrico Perucconi, Carlo Monti e Antonio Siddi vince la medaglia di bronzo col tempo di 41”5, battuta solo da Stati Uniti (40”6) e Gran Bretagna (41,3”).

10 ottobre 1948
Consolini si riprende il record mondiale del disco
• A Milano, Adolfo Consolini si riprende il record del mondo del lancio del disco con la misura di 55,33 metri, battendo il primato di 54,93 stabilito l’8 giugno 1946 a Minneapolis dallo statunitense Bob Fitch.

9 luglio 1949
Battuto il record del mondo di Consolini
• A Lisbona (Portogallo) lo statunitense Fortune Gordien stabilisce il record del mondo del lancio del disco con la misura di 56,45 metri, migliorando il 55,33 ottenuto da Giorgio Consolini il 10 ottobre 1948 a Milano.

24 agosto 1950
Europei atletica, Leccese argento nei 100
• Agli Europei di atletica di Bruxelles (Belgio) Franco Leccese vince la medaglia d’argento dei 100 col tempo di 10”7, battuto solo al fotofinish dal francese Étienne Bally.

25 agosto 1950
Europei atletica: oro Dordoni, argento Profeti, bronzo Cordiale
• Agli Europei di atletica di Bruxelles (Belgio) il marciatore Pino Dordoni vince la medaglia d’oro della 50 km col tempo di 4h40’43”. Disoccupato, tagliato il traguardo il neo campione dichiara: «Adesso che ho vinto un campionato europeo me lo daranno un posto». Angiolo Profeti vince la medaglia d’argento del lancio del peso con la misura di 15,16 metri, battuto solo dall’islandese Gunnar Huseby (16,74 m). Edera Cordiale Gentile vince il bronzo del lancio del disco con la misura di 41,57 metri, battuta solo dalle sovietiche Nina Dumbadze (48,03) e Rimma Shumskaya (42,25).

26 agosto 1950
Europei atletica, doppietta Consolini-Tosi nel disco
• Agli Europei di atletica di Bruxelles (Belgio) Giorgio Consolini vince la medaglia d’oro del lancio del disco con la misura di 53,75 metri. Il trionfo azzurro è completato dalla medaglia d’argento di Giuseppe Tosi 52,31 m.

27 agosto 1950
Europei atletica: oro Filiput (400 hs), argento Taddia (martello) e 4x400
• Agli Europei di atletica di Bruxelles (Belgio) Armando Filiput vince la medaglia d’oro dei 400 ostacoli col tempo di 51”9 (record italiano). Filiput vince anche l’argento con la staffetta 4x400 insieme a Baldassarre Porto, Luigi Paterlini e Antonio Siddi (3’11”0 - record italiano - contro il 3’10”2 della Gran Bretagna). Teseo Taddia vince la medaglia d’argento del lancio del martello con 54,73 metri, battuto solo dal norvegese Sverre Strandli (55,71).

21 luglio 1952
Olimpiadi, oro di Dordoni nella 50 km
• Alle Olimpiadi di Helsinki (Finlandia) il marciatore azzurro Pino Dordoni vince la medaglia d’oro della 50 km. Tagliato il traguardo, cade sfinito sopra una seggiola: «Non era che fossi sfinito ma gli ultimi dieci chilometri ero stato tormentato dai crampi, per il freddo e l’umido dell’aria, ed in quel momento me li sentivo più forti che mai». Entrato in pista, si era messo a fare un giro fortissimo: «Perché fare un giro veloce se ormai ho vinto? Mi chiedevo. Ma la gente urlava, applaudiva, e volevo dimostrare al pubblico che sapevo cosa facevo, che m’interessavo al suo stesso entusiasmo. E così salutavo ogni tanto, e tiravo via». Giunto nei pressi del traguardo, gli pareva che non arrivasse mai: «Credevo di averlo passato, c’erano ancora due metri, e dicevo fra me, sarebbe bella che dovessero proprio mancarmi le forze adesso. Pensavo a mia mamma. Ci vuole anche il cuore per vincere». Il padre Carlo, un invalido del lavoro per un infortunio occorsogli dieci anni or sono, commenta dall’appartamento di via Scalabrini 100, a Piacenza: «Avevo fiducia in mio figlio ma mi pareva troppo pretendere un successo così clamoroso. Sono felice, naturalmente, e aspetto con ansia che Pino rientri per abbracciarlo con gioia. Non ho osato ascoltare per radio i risultati di Helsinki. Temevo troppa una delusione». Sta 22/7/1952; Paolo Monelli, Sta 23/7/1952;

22 luglio 1952
Olimpiadi, Consolini argento nel disco
• Alle Olimpiadi di Helsinki (Finlandia) Giorgio Consolini vince la medaglia d’argento del lancio del disco con la misura di 53,78 metri, battuto solo dallo statunitense Sam Iness (55,03 m).

28 agosto 1954
Europei atletica, doppietta Consolini-Tosi nel disco
• Agli europei di atletica leggera di Berna (Svizzera) Adolfo Consolini vince la medaglia d’oro del lancio del disco con la misura di 53,44 metri: è il primo atleta ad aggiudicarsi il titolo per tre volte consecutive. Il trionfo azzurro è completato dal secondo posto di Giuseppe Tosi (53,34).

29 agosto 1954
Europei atletica, bronzo per la 4x100 femminile
• Agli Europei di atletica di Berna (Svizzera) la 4x100 azzurro composta da Maria Musso, Giuseppina Leone, Letizia Bertoni, Milena Greppi vince la medaglia di bronzo col tempo di 46”6 (record italiano), battuta solo da Unione Sovietica (45”8) e Germania Ovest (46”3).

22 agosto 1958
Europei atletica, Pamich argento nella 50 km
• Agli Europei di atletica di Stoccolma (Svezia), il marciatore azzurro Abdon Pamich vince la medaglia d’argento della 50 chilometri col tempo di 4h19’58”6, battuto solo dal sovietico Yevgeni Maksinskov (4h18’42”). Adolfo Consolini, ormai quarantunenne, a lungo al comando della gara del lancio del disco, finisce al sesto posto con 53,05 m (oro al polacco Piatkowski, 53,92).

2 settembre 1960
Olimpiadi, Leone bronzo nei 100
• Dopo otto anni l’atletica azzurra torna a conquistrare una medaglia olimpica: a Roma, Giuseppina Leone vince il bronzo dei 100 metri col tempo di 11”3, battuta solo dalla statunitense Wilma Rudolph (11”) e dalla britannica Dorothy Hyman (11”3):

3 settembre 1960
Olimpiadi, oro di Berruti nei 200
• Alle Olimpiadi di Roma Livio Berruti vince la medaglia d’oro dei 200 metri col tempo di 20”5 (record del mondo): «Seye e Norton sono scattati nella falsa partenza, io li ho seguiti. Al colpo di pistola me li son visti al fianco ed ho reagito. A metà della cruva ero primo, andavo veloce, muovevo con facilità, ero contento della scioltezza dei muscoli e mi dicevo: se tieni questo ritmo ce la fai. Stringevo i denti ma ero sereno come se mi trovassi ad una corsa fra studenti e non vi fosse in gioco il titolo. Avevo avuto paura di Seye e di Norton, una paura vecchia di mesi e adesso me la ero dimenticata. Li sorvegliavo. Sono presuntuoso se affermo che li tenevo in pugno? Carney ha allungato ed ho persino sentito il rumore delle sue scarpette; ho ancora dato una strappo ed ho tagliato il traguardo. Tutto qui. È stata più dura, per me, la semifinale della finale...». Semifinale alle 15,45, finale alle 18, che pensava nell’attesa? «Si pensa a mille cose, come ricordarle? Ai miei, che stavano con gli occhi sul televisore e soffrivano una pena mai sofferta fino ad oggi; a tutta la gente dello stadio che, terminata la semifinale, quando gli altoparlanti hanno annunciato il mio nuovo record olimpico, è scoppiata in un boato, una cannonata: per me, pensavo, gridano e si esaltano per me». Rimorsi per aver rinunciato ai 100? «Ma sì, un briciolo di rimorso ora ce l’ho. Non ci debbo riflettere, è una vicenda passata. Se nel programma i 100 metri fossero venuti dopo i 200, avrei tentato». Gino Nebiolo, Sta 4/9/1960;

7 settembre 1960
Olimpiadi, bronzo di Pamich nella 50 km
• Alle Olimpiadi di Roma il marciatore azzurro Abdon Pamich vince la medaglia di bronzo della 50 km battuto solo dal britannico Donald Thompson e dallo svedese John Ljunggren: «Sarei arrivato primo se non avessi avuto un sasso nella scarpa!». g. b. Sta 8/9/1960;

1 giugno 1961
Lievore fa il record mondiale del giavellotto
• A Milano, Carlo Lievore stabilisce il record del mondo del lancio del giavellotto con la misura di 86,74 metri, 70 centimetri meglio di quanto fatto dallo statunitense Al Cantello il 5 giugno 1959.

14 settembre 1962
Europei atletica, oro per Pamich e Morale
• Agli Europei di atletica di Belgrado (Jugoslavia) Salvatore Morale vince la medaglia d’oro dei 400 ostacoli col tempo di 49”2, record del mondo eguagliato: «Sono partito senza spingere a fondo, poi sono scattato al quinto ostacolo. Mi sono contratto un po’ nel finale, ma negli ultimi metri ho sentito che le gambe giravano di nuovo perfettamente». Il marciatore azzurro Abdon Pamich vince la medaglia d’oro della 50 chilometri col tempo di 4h19’47”. Bruno Perucca, Sta 15/9/1962;

16 settembre 1962
Europei atletica: argento Cornacchia, bronzo Ottolina
• Agli Europei di atletica di Belgrado (Jugoslavia), Giovanni Cornacchia vince la medaglia d’argento dei 110 ostacoli col tempo di 14”, battuto solo dal sovietico Anatoly Mikhailov (13”8). Sergio Ottolina vince la medaglia di bronzo dei 200 col tempo di 20”8, battuto dallo svedese Owe Jonsson (20”7) e dal polacco Marian Folk (20”8).

1 luglio 1964
Battuto il record del giavellottista Lievore
• A Oslo il norvegese Terje Pedersen stabilisce il record mondiale del lancio del giavellotto con la misura di 87,12 metri, migliorando di 38 centimetri l’86,74 ottenuto da Carlo Lievore il primo giugno 1961 a Milano.

16 ottobre 1964
Olimpiadi, Morale bronzo nei 400 hs
• Alle olimpiadi di Tokyo l’azzurro Salvatore Morale vince la medaglia di bronzo dei 400 ostacoli col tempo di 50”1, battuto solo dallo staunitense Rex Cawley (49”6) e (al fotofinish) dal britannico John Cooper (50”1): «Mi sono preparato bene tutto l’anno e mi sentivo in forma. Tanto Frinolli che io siamo stati sfortunati nel sorteggio dell’ordine di partenza. Avevamo le due corsie esterne. Io addirittura l’ultima. Questo significa correre senza mai vedere gli avversari. Al via chi è all’interno ha un vantaggio, dalla corsia numero uno si vedono tutti gli altri concorrenti fin dalle prime falcate. La otto, quella che avevo io, non permette di vedere nessuno. Se fossi stato al centro del gruppo quando Cawley è venuto fuori con impeto avrei reagito diversamente. Quello che mi ha dato più fastidio è stato però il vento che soffiava in favore nel rettilineo opposto alle tribune. Mi spingeva troppo cosicché ad ogni ostacolo dovevo accorciare la falcata. Per tre volte ho tentato di forzare il ritmo, altrettante sono stato costretto a rallentare. Quello che mi dispiace è che il tempo di Cawley non sia risultato eccezionale. Se l’americano avesse sparato una gara da primato mondiale non sarei addolorato per la buona occasione sfuggitami. Tutto era andato bene. Frinolli con la sua partenza veloce aveva obbligato i finalisti ad un tremendo sforzo, ed io credevo proprio di saltar fuori alla conclusione. Il terzo posto per me ed il sesto per Finolli non rappresentano quanto avevamo sperato». p. bert. Sta 17/10/1964;

18 ottobre 1964
Olimpiadi, oro di Pamich nella 50 km
• Alle Olimpiadi di Tokyo il marciatore azzurro Abdon Pamich vince la medaglia d’oro della 50 km: «Tra il ventisettesimo e il trentottesimo chilometro ho sofferto di forti disturbi di stomaco. Ai rifornimenti avevo trovato il the ghiacciato e la bevanda mi ha fatto male. Ho continuato a camminare in trance. Nihill era sempre lì, o davanti o dietro a me. Ad un certo momento ho dovuto fermarmi poi mi sono sentito meglio. Negli ultimi cinque chilometri ho sferrato ripetuti attacchi: infine l’inglese ha ceduto». Pino Dordoni, oro della stessa specialità ai Giochi di Helsinki del ’52 commenta: «Non ho mai dubitato di Abdon. Se il tempo fosse stato bello l’azzurro oggi avrebbe seminato ogni antagonista, ma anche nelle condizioni più adatte ai nordici Pamich ha lottato con sicurezza a parte il periodo di difficoltà che tutti i marciatori devono incontrare». Paolo Bertoldi, stampasera 19/10/1964;

2 settembre 1966
Europei atletica, oro di Frinolli nei 400 ostacoli
• Agli Europei di atletica di Budapest (Ungheria) Roberto Frinolli vince la medaglia d’oro dei 400 ostacoli col tempo di 49”8 battendo il tedesco dell’ovest Gerard Lossdorfer (50”3) e il francese Robert Poirier (50’5): «La grande paura è passata, ora mi sono tolto un peso che avevo sullo stomaco da due anni (riferimento alle olimpiadi di Tokyo, in cui fu sesto, ndr)». Bruno Perucca, Sta 3/9/1966;

3 settembre 1966
Europei atletica, oro di Pamich nella 50 km
• Ai campionati Europei di Budapest (Ungheria) il marciatore azzurro Abdon Pamich vince la medaglia d’oro della 50 km col tempo di 4h18’42”: «A Tokyo ed a Belgrado (vedi 14 settembre 1962 e 18 ottobre 1964, ndr) in confronto è stata una passeggiata. Non stavo male ma mi ha colto una specie di svogliatezza, non riuscivo a scuotermi. Ho pensato allora di procedere al mio ritmo, senza preoccuparmi del russo. È stato lui a cedere ed ho vinto». Bruno Perucca, Sta 4/9/1966;

5 settembre 1966
Europei atletica, oro di Ottoz nei 110 hs
• Agli Europei di atletica di Budapest (Ungheria) l’azzurro Eddy Ottoz vince la medaglia d’oro dei 110 ostacoli col tempo di 13”7 battendo il tedesco dell’ovest Heinrich John (14”0) e il francese Marcel Duriez (14”0).

16 ottobre 1968
Record del mondo del triplo per Gentile
• Alle olimpiadi di Città del Messico, Giuseppe Gentile stabilisce durante le qualificazioni il record del mondo del salto triplo con 17,10 metri, migliorando di 7 centimetri il precedente primato del polacco Schmidt: «Per favore, oggi lasciatemi stare. Sono felice, tanto, ma se è importante il record mondiale, per me lo è ancora di più la finale di domani. La gara di oggi è solo una qualificazione: ci vederemo domani sera, speriamo con lo stesso entusiasmo». Bruno Perucca, Sta 17/10/1968;

17 ottobre 1968
Olimpiadi, bronzo per Ottoz (110 hs) e Gentile (triplo)
• Alle olimpiadi di Città del Messico gli azzurri Eddy Ottoz e Giuseppe Gentile vincono la medaglia di bronzo dei 110 ostacoli e del salto triplo. Il valdostano, tempo 13”46, è battuto solo dagli statunitensi Willie Davenport (13”33) e Ervin Hall (13”42): «Non sono soddifatto. Non lo sono mai, è il mio carattere». Il romano, 17,22 metri, è battuto dal sovietico Viktor Saneev (17,39 nuovo record del mondo) e dal brasiliano Nélson Prudencio (17,27): «Anche dopo aver saltato 17,22 (in quel momento record del mondo, ndr) non mi sentivo sicuro della vittoria. Erano in lizza autentici fuoriclasse, quel russo è l’immagine della potenza, quel brasiliano è l’immagine dell’agilità. È andata così, pazienza. Continuo a gareggiare, mi son fissato un appuntamento ideale per le Olimpiadi di Monaco del ’72. Avrò ventinove anni, allora, e chissà». Nella 50 km il marciatore Abdon Pamich subisce una cocente delusione: «Ero partito senza presunzioni, ero partito per ottenere solo un piazzamento qualsiasi. Ad un certo punto, mi sentivo bene, vedevo che i miei piani si traducevano in realtà. Ero sicuro che sarei riuscito a raggiungere quanto mi ero prefissato. Invece, di colpo, mi son sentito vuoto, senza energie, senza forza. Mi dicevo che sarebbe passata, che bastava soffrire per superare il momento delicato. Ho tirato avanti un calvario che è durato 17 chilometri. Poi mi sono arreso. Al 34° km il crollo, mai vissuto nella mia lunga carriera una pagina così triste. Continuerò a gareggiare? Deciderò quando sarò tornato in Italia. Ho trentacinque anni, compiuti da pochi giorni. Devo pensare al futuro, al lavoro». g. b., Sta 19/10/1968;

2 luglio 1969
Record mondiale della Pigni nei 1500
• A Milano, Paola Pigni stabilisce il record mondiale dei 1500 col tempo di 4’12”4 demolendo il precedente primato, 4’15”6: «Nel mezzofondo femminile scarti di tempo di questa entità non sono poi tanto grandi come possono apparire e sono sicura che prima o poi la Gommers o qualche altra atleta faranno meglio di me. Ma per questa sera non voglio pensarci, son tanto contenta così». E poi: «Non voglio che cambi proprio niente, e non voglio neanche che attorno a me ci sia troppa curiosità. Devo continuare ad allenarmi e a lavorare». stampasera 3/7/1969;

19 settembre 1969
Europei atletica, Azzaro bronzo nel salto in alto
• Agli Europei di atletica di Atene, Erminio Azzaro vince la medaglia di bronzo del salto in alto con 2,17 metri (primato italiano, al secondo tentativo), battuto dal sovietico Valentin Gavrilov e dal finlandese Reijo Vähälä (stessa misura dell’azzurro, ma al primo tentativo).

20 settembre 1969
Europei atletica: oro Ottoz (110 hs), bronzo Pigni (1500) e Righi (asta)
• Agli Europei di atletica di Atene, l’azzurro Eddy Ottoz vince la medaglia d’oro dei 110 ostacoli col tempo di 13”5: «Valeva la pena di fare questi mesi di sacrifici. Certo che all’inizio della stagione non speravo più di arrivare a settembre in queste condizioni». Paola Pigni vince la medaglia di bronzo dei 1500 col tempo di 4’12”0, battuta dalla ceca Jaroslava Jehlickova (4’10”7, record del mondo) e dall’olandese Maria Gommers (4’11”9): «Prima ero la migliore del mondo, ora mi tacca inseguire. Cercherò almeno di riprendermi il record». Sulla stessa distanza, grande delusione per Franco Arese (ottavo): «Cosa mi è successo, cosa mi è successo? Era la mia gara, Whetton (il britannico che ha vinto l’oro, ndr) l ’ho battuto ancora a Ferragosto a Verona...». Nel salto con l’asta medaglia di bronzo per Aldo Righi (5,10 metri), battuto dal tedesco dell’est Wolfgang Nordwig (5,30) e dallo svedese Kjell Isaksson (5,20). Bruno Perucca, Sta 21/9/1969;

13 agosto 1971
Europei atletica: argento Fiasconaro, bronzo Dionisi
• Agli Europei di atletica di Helsinki (Finlandia), Marcello Fiasconaro vince la medaglia d’argento dei 400 col tempo di 45”49 (record italiano eguagliato), battuto dal britannico David Jenkins (45”45): «Mi spiace per l’Italia, per chi mi ha aiutato, io forse ho sbagliato nel considerare Werner il rivale più pericoloso. Troppo tardi ho trovato il giusto ritmo, Jenkins era troppo avanti». Renato Dionisi vince la medaglia di bronzo del salto con l’asta con 5,30 metri, battuto dal tedesco dell’est Wolfgang Nordwig (5,35 m) e dallo svedese Kjell Isaksson (5,30). Bruno Perucca, Sta 14/8/1971;

15 agosto 1971
Europei atletica: oro Arese (1500), bronzi per le staffette
• Agli Europei di atletica di Helsinki (Finlandia), Franco Arese vince la medaglia d’oro dei 1500 col tempo di 3’38”43: «Si può vincere un campionato d’Europa con una gara insignificante, ma io volevo dimostrare che sono un campione. Sono due anni che penso allo smacco di Atene (vedi 20 settembre 1969, ndr) e non mi dò pace, solo ora posso dimenticare quella giornata. Mai stato in difficoltà, neppure il tempo mi ha dato fastidio. Al mattino vedendo la pioggia qualcuno si è preoccupato per me, io ero tranquillissimo. Mi sono ricordato di quei mille metri nel diluvio di Juventus-Leeds, è proprio vero che nella vita ogni esperienza ha il suo valore. Prima del via ho osservato Vasala, era l’unico che non conoscevo. Mi guardava con gli occhi spiritati, per darmi forza gli ho detto “cosa vuoi da me?”, anche se certo non mi capiva. Sull’ultima curva ho temuto per un attimo lo sprint di Szordikowsky, a venti metri dall’arrivo non ho più avuto dubbi, nessuno mi avrebbe battuto». Poi confida: «Da sette anni non faccio una vacanza come può sognare un ragazzo della mia età, in questo ultimo mese non mi sono concesso nulla, ma solo ora capisco in pieno quanto valgano certi sacrifici. Adesso voglio 15 giorni di relax completo, voglio una settimana di mare». La staffetta 4x400 formata da Lorenzo Cellerino, Giacomo Puosi, Sergio Bello e Marcello Fiasconaro vince la medaglia di bronzo col tempo di 3’04”60, battuta solo dalla Germania Ovest (3’02”90) e dalla Polonia (3’03”60). A fine gara Fiasconaro dichiara: «Adesso rugby ed atletica sono al 50 per cento, questi europei hanno diminuito un poco la mia passione per la palla ovale». Bronzo anche per la 4x100 formata da Vincenzo Guerini, Pietro Mennea, Pasqualino Abeti, Ennio Preatoni col tempo di 39”80, battuta da Cecoslovacchia (39”30) e Polonia (39”70), decisiva la squalifica della Francia (cambio fuori settore). Bruno Perucca, Sta 17/8/1971;

4 settembre 1972
Olimpiadi, Mennea bronzo nei 200 metri
• Alle Olimpiadi di Monaco di Baviera (Germania) l’azzurro Pietro Mennea vince la medaglia di bronzo dei 200 metri col tempo di 20”30, battuto solo dal sovietico Valerij Borzov (20”00) e dallo statunitense Larry Black (20”19): «Sì, dopo il traguardo ero piuttosto arrabbiato, ma sul podio ho capito che questa era per me una grande giornata. La dedico ai miei genitori, che proprio pochi giorni or sono hanno festeggiato 25 anni di matrimonio. Una medaglia di bronzo per le loro nozze d’argento. Se avessi corso i 100 sarei salito sul podio anche in quella gara. Pazienza. Dò appuntamento a tutti a Montreal». Livio Berruti, oro dei 200 nel 1960 ai Giochi di Roma, commenta: «Pietro ha molta forza nei muscoli delle cosce, non altrettanta nelle caviglie. Occorrerà vedere se le caviglie reggeranno un tipo di lavoro adatto a rinforzarle». Sta 5/9/1972;

9 settembre 1972
Olimpiadi, Pigni bronzo nei 1500
• Alle Olimpiadi di Monaco di Baviera, Paola Pigni vince la medaglia di bronzo dei 1500 col tempo di 4’02”09 (nuovo record italiano), battuta solo dalla sovietica Ljudmila Bragina (4’01”04, record del mondo) e dalla tedesca dell’est Gunhild Hoffmeister (4’02”08): «Sono tanto felice e questo lo vedete da voi. Ringrazio Bruno (Cacchi, il marito che le fa da allenatore, ndr) che mi ha aiutato tanto in questa impresa. Mi dispiace per Arese (eliminato nella semifinale dei 1500, sesto in 3’41”1, ndr), con lui in finale la nostra festa sarebbe ancora più bella». Bruno Perrucca, Sta 10/9/1972:

27 giugno 1973
Record del mondo di Fiasconaro negli 800
• All’Arena di Milano, durante l’incontro Italia-Cecoslovacchia, Marcello Fiasconaro stabilisce il record del mondo degli 800 metri col tempo di 1’43”7 (primo uomo a scendere sotto 1’44”): «Ora più nessuno avrà niente da ridire, soprattutto coloro che non credevano ai tempi che avevo ottenuto in Sudafrica (dove è nato nel 1949, ndr). Fateglielo sapere!». Il professor Vittori, il tecnico che gli è stato più vicino, commenta: «Da Marcello ci si può attendere di tutto. Se non s’offende posso dire che è una “bestia”. Il suo fisico non conosce la barriera della fatica. Per questo può ottenere simili tempi. Nei giorni scorsi avevamo provato diversi allunghi, sui 600 metri e sui 150 per controllare fondo, ritmo e sprint. I risultati erano stati strepitosi e per questo il primato non deve stupire, ance se si può riconoscere che è stato effettuato in maniera eccezionale». Il presidente Nebiolo: «Siamo a Milaano dove in questi giorni c’è il mercato dei calciatori. Mi viene quindi spontaneo fare un paragone e credo di non sbagliare a dire che in questo momento Fiasconaro vale per l’atletica più di quanto Riva non valga per il football. Anzi voglio aggiungere che abbiamo diversi “pezzi” di assoluto valore mondiale. Soltanto che noi abbiamo problemi diversi: non vogliamo venderli, ma tenerli». Il record precedente era di 1’44”3, stabilito dal neozelandese Peter Snell il 3 febbraio 1962 a Christchurch ed eguagliato poi dall’australiano Ralph Doubell a Città del Messico durante le Olimpiadi (15 ottobre 1968) e dallo statunitense Dave Wottle ad Eugene il primo luglio 1972. Cristiano Chiavegato, Stampasera 28/6/1973;

2 settembre 1974
Europei atletica, Cindolo bronzo nei 10000
• Agli Europei di atletica leggera di Roma, Giuseppe Cindolo vince la medaglia di bronzo dei 10000 col tempo di 28’27”05, battuto solo dal tedesco dell’est Manfred Kuschmann (28’25”75) e dal britannico Tony Simmons (28’25”79). Delusione per Paola Pigni, solo quinta nei 3000: «A un certo punto non ce l’ho più fatta a tenere il ritmo, speravo di poter rimanere vicina alle primissime sino agli ultimi metri, invece all’inizio dell’ultimo giro ho dovuto mollare, mi sono arresa. Mi è mancato qualcosa, sicuramente la preparazione che ho dovuto saltare a più riprese in primavera per via della nevrite. Mi consolo un po’ pensando all’inglese Smith, che è arrivata terza e ha 36 anni. Vuol dire che posso continuare a correre ancora sino al 1984». a. tav., sta 3/9/1974;

3 settembre 1974
Europei atletica, Mennea argento nei 100
• Agli Europei di atletica di Roma, Pietro Mennea vince la medaglia d’argento dei 100 metri col tempo di 10”34, battuto solo dal sovietico Valerij Borzov (10”27): «Ero nervoso, troppo teso». Nella delusione del dopogara, lo sprinter di Barletta butta lì che non correrà i 200, ma nessuno lo prende sul serio. Antonio Tavarozzi, sta 4/9/1974;

6 settembre 1974
Europei atletica, Mennea oro nei 200
• Agli Europei di atletica di Roma, Pietro Mennea vince la medaglia d’oro dei 200 col tempo di 20”60: «Ringrazio la folla meravigliosa, e ringrazio il professor Vittori che, malgrado sia uscito dagli ambienti federali, mi è stato vicino giorno per giorno, ed al quale va gran parte del merito del mio successo. Mi auguro che, per Montreal, Vittori torni nei ranghi e possa lavorare con serenità. Anche stasera mi ha consigliato giusto, mettendomi in guardia di non seguire a tutti i costi l’avvio a palla di cannone di Ommer. Quanto alle discussioni di qualche che giorno fa (aveva accusato i giornalisti di avergli aizzato contro il pubblico, ndr), non voglio ricordarle. Forse è servito anche questo a stimolarmi». Bruno Perrucca, Sta 7/9/1974;

8 settembre 1974
Europei atletica: argento 4x100, bronzo Simeoni (alto)
• Agli Europei di atletica di Roma, la staffetta 4x100 composta da Vincenzo Guerini, Norberto Oliosi, Luigi Benedetti e Pietro Mennea vince la medaglia d’argento col tempo di 38”88, battuta solo dalla Francia (38”69). A fine gara Mennea commenta: «Abbiamo buttato via una medaglia d’oro. Purtroppo abbiamo sbagliato due cambi e in una finale europea chi sbaglia paga». Oliosi, protagonista in tutti e due i cambi mal riusciti, con Guerini (dal quale ha ricevuto il testimone) e Benedetti (cui l’ha passato): «Purtroppo è andato male proprio il cambio che ci sembrava sicuro, il primo. Non so come mai, forse Guerini è stato coperto da chi correva nella corsia accanto alla sua e così io l’ho visto spuntare in ritardo dalla curva, sono partito quando già lui mi stava arrivando addosso. Il classico cambio “schiacciato”, insomma. Peccato, oggi pensavo di vincere la medaglia d’oro». Sara Simeoni vince la medaglia di bronzo del salto in alto con 1,89 metri (primato italiano), battuta dalla tedesca dell’est Rosemarie Witschas (1,95, record del mondo) e dalla ceca Milada Karbanova (1,91): «Io sono un tipo testardo e questo mi serve in gara. Purtroppo sono anche emotiva, mi comuovo quando faccio certi risultati e la cosa può compromettere il mio rendimento in gara. Ma qui a Roma mi sono commossa solo dopo la gara». Sta 9/9/1974; a. tav., Sta 9/9/1974;

25 luglio 1976
Juantorena strappa a Fiasconaro il record egli 800
• Alle Olimpiadi di Montreal (Canada) il cubano Alberto Juantorena vince gli 800 col tempo di 1’43”50, battendo il record del mondo stabilito il 27 giugno 1973 all’Arena di Milano da Marcelllo Fiasconaro (1’43”7).

28 luglio 1976
Olimpiadi, Simeoni argento nel salto in alto
• Alle Olimpiadi di Montreal (Canada) Sara Simeoni vince con la misura di 1,91 metri la medaglia d’argento del salto in alto, battuta solo dalla tedesca dell’est Rosemarie Ackermann (1,93): «È come la dimostrazione che anch’io sono come le altre, sì insomma che tedesche o non tedesche sul podio ci può stare anche una di Verona, che non abbiamo faticato per nulla, che se ho perso praticamente due anni di Isef non ho proprio sprecato tutto». Pensa al ritiro? «Forse ancora un anno, o solo quest’anno, chissà. Le altre vanno molto forte, per restare sulle loro misure occorrerebbe allenarsi chissà quanto, fare chissà quali sacrifici. A ventitré anni non mi sento certo vecchia, ma ho ben diritto a pensare a me stessa. Questa medaglia d’argento è favolosa, guardate quanto è bella, ma mica posso venderla, mangiarla, devo pensare a una vita mia, diversa, anche fuori dello sport». Quanto si allena? «Mi vergogno a dirlo, rispetto ai programmi che avranno le altre. Sì, vado al campo tutti i giorni, ma insomma non è che mi ammazzi. Ho fatto del potenziamento naturale, sì insomma, delle cose...». Bruno Perucca, Sta 30/7/1976;

4 agosto 1978
La Simeoni fa il record del mondo dell’alto: 2,01
• A Brescia, nell’ambito della sfida Italia-Polonia, Sara Simeoni stabilisce con 2,01 metri il record del mondo del salto in alto (battuti i 2 metri saltati dalla tedesca dell’est Rosemarie Ackermann il 26 agosto 1977 a Berlino): «Rispetto alle altre volte che avevo tentato i 2 metri mi sentivo sicura, quasi certa di farcela. Credo soprattutto di dover ringraziale la Ackermann, superando i 2 metri ha infranto una barriera, sciolto un nodo dimostrando che l’impresa era realizzabile. Poi tutto è andato bene: la preparazione senza incidenti, eventuali acciacchi celermente guariti dal massaggiatore. E così, a mano a mano, cresceva sempre più la mia sicurezza. Certo adesso continuare a migliorarsi sarà ben difficile. Però è anche vero che mi sono resa conto che non è poi così impossibile arrivare anche a 2,05». Giorgio Barberis, Sta 6/8/1978;

29 agosto 1978
Europei atletica, Ortis argento nei 10000
• Agli Europei di atletica di Praga (Cecoslovacchia), Venanzio Ortis vince la medaglia d’argento dei 10000 col tempo di 27’31”48, battuto solo dal finlandese Martti Vainio (27’30”99): «Potevo fare l’ultimo chilometro più forte, non l’ho fatto perché ho avuto paura». Per sette chilometri si è corso a ritmi di primato del mondo: «Per fortuna non me ne sono accorto, altrimenti credo che mi sarei arreso, non avrei presupposto di farcela sino al traguardo». Poi confida: «Nel riscaldamento vi è stato un momento in cui ho sofferto, sofferto molto. Questa medaglia la dedico a mia nonna Irma che è malata di cuore e chissà quanto avrà sofferto anche lei». Giorgio Barberis, Sta 30/8/1978;

30 agosto 1978
Europei atletica, Mennea oro nei 100
• Agli Europei di atletica di Praga (Cecoslovacchia) Pietro Mennea vince la medaglia d’oro dei 100 metri col tempo di 10”27: «Pur sbagliando tutto, ho vinto. Ho sofferto prima della gara, non riuscivo a star fermo tra semifinale e finale ma poi quando sono arrivato vicino ai blocchi ero davvero molto tranquillo. Avere Ray (il tedesco Ester Ray, ndr) a fianco, visto che era l’uomo che temevo di più, è stato un vantaggio. Lui era leggermente davanti, ma io sono rimasto sempre abbastanza tranquillo di farcela. La pioggia? Mi ha infastidito perché questa è per me una settimana molto dura e non avere intoppi assume un grosso significato». Il tecnico Vittori: «Pietro era il più forte e lo ha dimostrato correndo senza riuscire a distendersi eppure vincendo ugualmente. Si è sempre detto che non sapeva correre i cento: la sua responsabilità era dunque enorme perché doveva smentire questa fama ed allo stesso tempo vincere come voleva il pronostico. Programmando i suoi impegni Mennea può gareggiare indifferentemente sui 100, 200, 400». g. bar., Sta 31/8/1978;

31 agosto 1978
Europei atletica, Simeoni oro nel salto in alto
• Agli Europei di atletica di Praga (Cecoslovacchia), Sara Simeoni vince la medaglia d’oro del salto in alto con 2,01 metri, eguagliando il suo record del mondo (vedi 4 agosto 1978): «Mi sentivo bene e non ho avuto timore di perdere neanche nel momento più difficile». Eminio Azzaro, allenatore-fidanzato, confida: «Ad allenare un’atleta come Sara ci riuscirebbero in tanti: è una ragazza magnifica. La difficoltà è solo di trovare l’equilibrio delle cose. L’unico attimo di incertezza è stato quando Sara è “passata” a 1,93; stava incominciando a piovere e se l’acqua avesse aumentato l’intensità poteva essere un rischio. Peccato che la “concorrenza” l’abbia obbligata a qualche salto in più, è arrivata stanca a 2,03 ed ha fallito. Se si fosse ripetuto il clima di Brescia, probabilmente sarebbe finita anche meglio». g. bar., Sta 1/9/1978;

1 settembre 1978
Europei atletica, Mennea oro anche nei 200
• Già medaglia d’oro dei 100 il 30 agosto, agli Europei di atletica di Praga (Cecoslovacchia) Pietro Mennea vince anche quella dei 200 col tempo di 20”16: «Speravo di fare un tempo migliore, ho sbandato, però, un poco in curva, perché mi sono trovato con una spalla troppo avanti, e poi faceva freddo e prima della gara ho avuto qualche timore che si potesse ripetere quel crampo dei giorni scorsi». Il tecnico Vittori: «Speravamo in un grosso tempo, tutta la stagione era stata programmata per questo impegno. Poteva saltar fuori il primato europeo o almeno quello italiano». g. bar., Sta, 2/9/1978;

2 settembre 1978
Europei atletica, Ortis oro sui 5000
• Già medaglia d’argento sui 10000 il 29 agosto, ai campionati europei di Praga (Cecoslovacchia) Venanzio Ortis vince la medaglia d’oro dei 5000 col tempo di 13’28”57: «Certo ero stanco dei diecimila però quando uno scende in pista lo fa sempre perché spera di fare un risultato. Non ero sicuro di vincere, questo no. Di andar bene, questo ci contavo. È stata una prova tattica, io avevo intenzione di allungare dopo i duemila metri. Sono infatti anche andato in testa, ma sul rettilineo opposto a quello del traguardo c’era un fortissimo vento. Sapevo di rischiare a non insistere, restando con gli altri, ma non potevo fare diversamente. Altrimenti avrei pagato eccessivamente lo sforzo per cercare di mantenere un ritmo sostenuto. Non sono uno sprinter, questo lo so anch’io, né negli ultimi allenamenti ho lavorato con lo scopo di aumentare la mia velocità nella fase finale. Anzi, i miei sforzi erano diretti ad accrescere il ritmo in tutti gli ultimi duemila metri, non soltanto nel giro conclusivo. L’importante, visto come è andata la gara, era di arrivare con un margine sufficiente al finale. Ci sono riuscito. Inizialmente mi sono trovato un po’ chiuso, e ho dovuto anche fare a gomitate con Floroiu per riuscire a farmi spazio, La vittoria? Mi sono reso contro di essere primo soltanto sul traguardo, perché avevo temuto che qualche avversario potesse rimontarmi all’ultimo istante. Non credevo molto nelle mie possibilità di farcela. Prima della gara mi ero avvicinato all’elvetico Ryffel (alla fine argento, ndr), per dirgli che il favorito era lui, ero convinto che si sarebbe imposto». g. bar., Sta 3/9/1978;

12 settembre 1979
Record del mondo di Mennea nei 200: 19”72
• Alle Universiadi di Città del Messico, Pietro Mennea vince i 200 col tempo di 19”72, record del mondo: «Ho incominciato a correre nel 1968, proprio quando Tommie Smith ottenne il primato mondiale dei 200 (19”83, ndr): per me il suo tempo era fantascienza, ma pure fin da allora ha rappresentato il mio sogno. Ci ho pensato tutti gli anni, tutti i giorni... Andando ai blocchi di partenza ho pensato che questa era per me l’ultima occasione, che non sapevo se ce ne sarebbe potuta essere un giorno un’altra. Così ho cercato di dare il massimo, innanzitutto proponendomi di curare a fondo la partenza e di correre bene almeno la prima parte della gara». Tagliato il traguardo, il ventisettenne di Barletta non si gira per vedere il tempo: «Aspettavo un segno qualsiasi che mi dicesse come ero andato. Sinceramente non mi sono reso conto di aver fatto il record del mondo se non quando ho visto il presidente Nebiolo saltellare quasi fosse un atleta. Allora ho alzato gli occhi, ormai quasi certo di aver fatto un grande tempo. Volevo un grosso risultato. Ma il record del mondo mi sembrava troppo. Tutti i sacrifici ti vengono pagati da queste cose che restano nella storia dell’atletica». Livio Berruti, l’altro italiano ad aver detenuto il record mondiale dei 200 (stabilito alle olimpiadi di Roma del ’60): «È un grosso risultato che premia la costanza, la tenacia, la cocciutaggine quasi, con la quale Mennea ha saputo allenarsi. Un risultato che, del resto, era nell’aria. Non voglio dire che fosse nella logica delle cose, perché un record, se lo si considera sotto un certo profilo, è un fatto anomalo: tuttavia aveva grosse possibilità di arrivare purché si verificasse contemporaneamente una completa coincidenza di condizioni favorevoli, ambientali, tecniche, psicologiche, fisiologiche. Mennea si è preparato in questi anni più di qualsiasi altro nel campo della velocità e il suo record, meritatissmo, dimostra la validità di un’equazione: il maggior lavoro in allenamento paga poi nei risultati». Giorgio Barberis, Sta 14/9/1979;

24 luglio 1980
Olimpiadi, Damilano oro nella 20 km
• Alle Olimpiadi di Mosca il marciatore Maurizio Damilano vince la medaglia d’oro della 20 km. L’azzurro viene premiato dall’ex presidente del Coni Giulio Onesti mentre viene alzata la bandiera a cinque cerchi e viene suonato l’inno olimpico: «Avrei preferito l’inno di Mameli ma capisco che il Coni non poteva comportarsi altrimenti, dopo le forti segnalazioni giunte dal governo italiano e dalla politica internazionale» (gli Stati Uniti hanno boicottato i giochi per protestare contro l’invasione sovietica in Afghanistan, l’Italia ha rinunciato ad atleti militari, inno e bandiera). Quanto alla gara: «Temevo il caldo, temevo le squalifiche, perché quando si scoppia si marcia male. Così me la sono presa abbastanza calma all’inizio, badando comunque a non perdere i contatti coi primi, specie Bautista e Solomin, che sapevo i più forti. Dopo dieci chilometri mi sono messo con loro, anche come cadenza. Eravamo in cinque, noi tre più il messicano Colin e l’altro sovietico, Fochinchuk. È stato in quel momento che il giudice, un russo, ha ammonito Bautista. Il messicano saltellava. Anche Solomin saltellava. Io ho preferito marciare sul classico, rendevo bene. Si andava nel parco intorno allo stadio e mi preparavo a dare tutto negli ultimi due, tre chilometri, non mi lasciavo staccare dai due più di trenta metri, Colin e Pochinchuk ormani erano fatti fuori. Il giudice intanto ha ammonito ancora Bautista e due volte Solomin: ma francamente io non mi sono accorto di tutto questo. Ad un certo punto il giudice ha fermato Bautista, lo ha squalificato mostrando il cartellino rosso. Allora ho accelerato, ero a trenta metri da Solomin quando ho visto fermarsi i camioncini che precedevano il sovietico, ho visto lui salire su un camioncino. Ho avuto due chilometri per mettermi a posto il cuore che mi batteva di felicità e di paura, ma ho continuato a marciare bene, pulito». Sta 25/7/1980;

26 luglio 1980
Olimpiadi, Simeoni oro nel salto in alto
• Alle Olimpiadi di Mosca l’azzurra Sara Simeoni vince la medaglia d’oro del salto in alto con la misura di 1,97 metri: «Dovevo vincere a tutti i costi. Non avrei potuto aspettare altri quattro anni. Era l’ultima occasione olimpica e non l’ho mancata. Adesso non mi importa più nulla: né fare il record del mondo, né continuare con l’atletica a questi livelli. Adesso voglio dimenticare lo stress, le paure, le ansie che ho pagato per questa splendida irripetibile vittoria. Ero tesa come mai lo sono stata nella mia vita. Non ho dormito, non ho mangiato, avevo un groppo in gola e un nodo nei visceri. Avevo i crampi e tanta, tanta paura. Ma volevo anche vincere. Mi sono detta: a Montreal ho ceduto il passo, adesso tocca alle altre... Quando la Ackermann è uscita, non ho avuto più dubbi». In lacrime sul podio, la fuoriclasse azzurra si rimette a piangere quando un gruppetto di giornalisti le intona l’inno italiano (al momento della premiazione aveva risuonato quello olimpico): «In realtà mi veniva da piangere anche prima, fuori dallo stadio. Ma quella era la tensione. Sapevo di non stare bene, un tormento. Dopo, invece, era qualcosa di diverso, lo stress che si scioglieva, la tensione che usciva da sola dal più profondo del cuore. È stata la mia giornata più bella, più bella ancora di quando superai l’asticella mondiale (vedi 4 agosto 1978, ndr). C’è stato un momento che pensavo di non venire. Ho sostenuto un allenamento orrendo, se qualcuno mi avesse chiesto di rinunciare, avrei rinunciato. Poi sono partita e questo è stato importante. Stavo male ma la volontà, una volontà terribile mi ha fatto volare. Devo ringraziare Erminio (Azzaro, allenatore e compagno di vita, ndr), cui va più della metà della vittoria olimpica. Lui mi ha incitata, spinta, stimolata. Mi ha impedito di cedere, di demoralizzarmi. L’aspetto più brutto è stato quando ho letto su un giornale straniero un’intervista alla Brill. Lei era sicura che non avrei vinto ed io allora mi sono detta: vedrai invece, cara Brill, che ti smentirò. Può darsi che mi abbia fatto bene, non so». Carlo Coscia, stampasera 28/7/1980;

28 luglio 1980
Olimpiadi, Mennea oro sui 200
• Alle Olimpiadi di Mosca lo sprinter azzurro Pietro Mennea vince la medaglia d’oro dei 200 metri col tempo di 20”19, coronando una fantastica rimonta negli ultimi 50 metri: «È stata una vittoria ottenuta con la testa, cercata con la volontà. Per metà è merito di mio fratello Vincenzo, desidero che si sappia. Lui mi ha convinto, parlandomi a lungo al telefono, che ero il più forte, lui mi ha dato la forza, il coraggio, le ali della vittoria. Era l’ultima occasione della mia vita, lo sapevo. Adesso ho avuto tutto, tutto quello che un atleta chiede allo sport. Ho vinto il campionato europeo, ho ottenuto il record del mondo, ho conquistato l’oro olimpico. La mia carriera agonistica è completa. È stato molto difficile, non mi stancherò di ripeterlo. L’avevo già detto dopo la sconfitta nei 100 metri (non è neanche entrato in finale, ndr), non sono in forma. E poi sono stato un po’ condizionato dal fatto di partire in ottava corsia, con Wells in settima. Ho fatto la curva senza vedere l’avversario, me lo sono sentito passare davanti e allora avevo due scelte. O scattare per raggiungerlo subito oppure tentare la progressione. Forse se gli fossi andato subito dietro sarei arrivato allo stremo delle forze. Avrei “rotto”. Invece ho recuperato poco per volta, è stato terribile ma tatticamente giusto». Poi si sfoga: «Non lo rifarei mai più, non ritornerei più indietro per soffrire in questo modo su un campo d’atletica. Ho avuto tante soddisfazioni, gioie e felicità grandi e inesprimibili come quella che sto vivendo in questo momento. Ma non lo rifarei più. Nemmeno se mi dessero cinque miliardi, nemmeno se me ne dessero 10. Non regalerei più la mia vita allo sport». Smette? «Voglio prima parlare con mia madre. Lei sola può influire sul mio futuro. Voglio decidere se seguire il suo consiglio, mia madre che mi ha sempre detto che devo essere io a capire quando è il momento giusto di lasciare». Carlo Coscia, Sta 29/7/1980:

1 agosto 1980
Olimpiadi, bronzo per la 4x400
• Alle Olimpiadi di Mosca la staffetta 4x400 azzurra composta da Roberto Tozzi, Mauro Zuliani, Stefano Malinverni e Pietro Mennea vince la medaglia di bronzo col tempo di 3’04”3, battuta solo da Unione Sovietica (3’01’1) e Germania Est (3’01’3).

6 settembre 1982
Europei atletica, Cova oro nei 10000
• Agli Europei di atletica di Atene, Alberto Cova vince la medaglia d’oro dei 10000 col tempo dei 27’41”03: «Ad una medaglia ho sempre creduto, anche se non l’ho mai detto apertamente, perché non mi piace fare lo sbruffone. Avevo dormito poco la notte di questa vigilia, avevo sognato a lungo la gara e l’avevo sognata proprio così, veloce, dura, ad eliminazione. Ma non avevo sognato di poter battere quello Schildauer: questo l’ho capito a 300 metri dal traguardo o giù di lì, quando il finlandese Vainio ha attaccato ed ho visto che Schildauer non era così pronto a rispondere come pensavo. Ma la gara l’ho vinta a 200 metri dall’arrivo, quando con il tedesco dell’est ci siamo dati un paio di gomitate e forse le mie sono state più energiche, perché non l’ho fatto passare. Se ai 200 mi superava, con molte probabilità avrebbe vinto lui». Gianni Romeo, Sta 7/9/1982;

7 settembre 1982
Europei atletica, Pavoni argento nei 100
• Agli Europei di atletica di Atene, Pierfrancesco Pavoni vince la medaglia d’argento dei 100 metri col tempo di 10”25, battuto solo dal tedesco dell’est Frank Emmelmann (10”21): «Sono partito senza strappare troppo perché non volevo rischiare: non è certo detto che andando via più veloce avrei vinto, perché la distribuzione delle forze non si inventa e quello che uno dà prima non l’ha più dopo». Delusione per il marciatore Maurizio Damilano, fermato a 1500 metri dall’arrivo, quando era in testa alla 20 chilometri. Il tecnico azzurro Enzo Rossi parla senza mezzi termini di congiura, l’olimpionico di Mosca è più sereno: «Se dovessi pensare che c’è stata una congiura ai miei danni smetterei domani di fare lo sport. Invece non penso questo, accetto il verdetto, anche se ne rimango stupito perché avevo osservato a lungo la mia azione al “videotape” nei giorni della preparazione e credevo di essere tecnicamente perfetto». Pino Dordoni, olimpionico a Helsinki nel ’52, commenta: «Sono cose da mettere in preventivo, inutile parlare di scandalo. Purtroppo l’unica cosa spiacevole è che un ragazzo serio come Damilano butta via due anni di fatiche senza sapere se è colpevole o innocente». Giorgio Barberis, Sta 8/9/1982; Gianni Romeo, Sta 8/9/1982;

8 settembre 1982
Europei atletica, la Simeoni (bronzo) perde gara e record
• Agli Europei di atletica di Atene, Sara Simeoni vince la medaglia di bronzo del salto in alto con 1,97 metri: la tedesca dell’ovest Ulrike Meyfarth vince la medaglia d’oro e con 2,02 metri strappa all’azzurra il record del mondo.

11 settembre 1982
Europei atletica, Dorio bronzo nei 1500
• Agli Europei di atletica di Atene, Gabriella Dorio vince la medaglia di bronzo dei 1500 col tempo di 3’59”02, battuta solo dalle sovietiche Olga Dvirna (3’57”80) e Zamira Zaytseva (3’58”82):

12 settembre 1982
Europei atletica, Fogli argento nella maratona
• Agli Europei di atletica di Atene, Laura Fogli vince la medaglia d’argento della maratona col tempo di 2h36’29”, battuta solo dalla portoghese Rosa Mota (2h36’04”)

9 agosto 1983
Mondiali atletica, Cova oro sui 10000
• Ai mondiali di atletica leggera di Helsinki (Finlandia, prima edizione), Alberto Cova vince la medaglia d’oro dei 10000 metri (tempo 28’01”04) battendo al termine di una difficile gara tattica i tedeschi dell’Est Werner Schildhauer e Hansjörg Kunze. Ancora ai 200 metri, sembra che il ventiquattrenne di Inverigo (Como) possa aspirare al massimo alla medaglia di bronzo: «Pensavo di lottare ormai per il terzo posto, per superare Vainio e Shahanga, ma la forza di volontà mi ha fato andare oltre le mie possibilità, oltre le energie che avevo dentro. Sul traguardo Kunze stava già alzando le braccia, ma io gli ho fatto segno di no, mentre lo superavo, gli ho fatto capire che non averebbe vinto» (in realtà si trattava di Kunze). Spiega il suo allenatore, Giorgio Rondelli: «È stato saggio, come sempre: era in seconda, ha ingranato la terza, poi la quarta, poi la quinta, senza accelerazioni assurde». Gianni Romeo, Sta 10/8/1983;

10 agosto 1983
Mondiali atletica, argento per la 4x100
• Ai mondiali di atletica leggera di Helsinki (Finlandia), la staffetta 4x100 azzurra composta da Stefano Tilli, Carlo Simionato, Pierfrancesco Pavoni e Pietro Mennea conquista la medaglia d’argento col tempo di 38”37 (nuovo primato italiano), battuta solo dagli Stati Uniti (Emmit King, Willie Gault, Calvin Smith, Carl Lewis, 37”86). Il tecnico Carlo Vittori confida al termine della gara: «La potenzialità c’era, un risultato così non me l’aspettavo. Pensavo potessero correre intorno ai 38”50. È stata una prestazione favolosa, la staffetta non concede prove d’appello. E il compito era difficilissimo perché, americani a parte, questi russi (terzi per soli 4/100, ndr) sono davvero perfetti. I singoli? Tilli è partito bene ed è andato in crescendo lanciando splendidamente Simionato. Carlo è stato eccezionale, sono contentissimo per lui. Poi, Pavoni. Bene, bene anche lui. E infine Mennea, ancora una grande impresa, per questo atleta che non conosce età. Ho vissuto la prima frazione più di ogni altra, con Tilli. Nell’Olimpiade del ’52 l’avevo corsa io, su questa stessa pista». g. bar., Sta 11/8/1983;

14 agosto 1983
Mondiali atletica, Mennea bronzo sui 200
• Ai mondiali di atletica leggera di Helsinki (Finlandia), Pietro Mennea vince la medaglia di bronzo dei 200 metri (specialità di cui è dal 1979 primatista mondiale, 19”72): tempo 20”51, è battuto dagli statunitensi Calvin Smith (20”14) e Elliott Quow (20”41). A fine gara lo sprinter di Barletta commenta: «Soddisfatto della medaglia di bronzo? Uno come me non potrà mai considerarsi soddisfatto per il terzo posto. Mi ha battuto più l’età di Calvin Smith, non si può sfidare il tempo: puoi reagire con tutte le tue forze ma la battaglia è impari, c’è poco da fare. L’unica arma che avevo a disposizione era la volontà, solo con la volontà si può tentare di tenere indietro gli anni, ma i miracoli non avvengono». Gianni Romeo, stampasera 15/8/1983;

3 agosto 1984
Olimpiadi, Damilano bronzo nella 20 km
• Alle Olimpiadi di Los Angeles il marciatore Maurizio Damilano vince la medaglia di bronzo della 20 km, battuto solo dai messicani Ernesto Canto e Raul Gonzalez. L’azzurro, medaglia d’oro a Mosca nel 1980, attacca a fine gara: «Certi giudici dovrebbero imparare il loro mestiere, o quantomeno avere il coraggio delle loro azioni: non possono esporre la paletta bianca, quella con cui ammoniscono i concorrenti a marciare regolarmente, per poi non ricorrere alle squalifiche. Quella delle palette bianche dovrebbe essere una logica realtà: ti richiamano all’ordine e dopo sei o sette ammonizioni ti squalificano. Insomma, l’ammonimento deve servire a qualcosa. Noi siamo entrati in quest’ottica, dopo averne pagato più volte le conseguenze. Gli stranieri no, loro continuano a fare ciò che vogliono, imperterriti. Ma la cosa grave è che nessuno ha il coraggio di intervenire». Al campione di Scarnafigi la paletta è stata mostrata quattro volte: «Ha cominciato un giudice, appena usciti dal Coliseum. Poi mi hanno lasciato tranquillo per quattordici chilometri. Ci siamo, mi sono detto, adesso faccio un allungo e mi libero di questi due. Ed eccoli, lo svedese, l’americano e il polacco: tutti e tre con la loro bella paletta bianca, a ricordarmi quello che era successo agli europei di Atene. E allora ho rallentato e gli altri due mi sono piombati addosso. Presto o tardi - mi dicevo - questi due cominciano a beccarsi tra loro e magari riesco a mollarli un’altra volta. Ho avuto la tentazione di provare un allungo prima di entrare nello stadio; ma poi ho ripensato a quelle palette bianche ed ho desistito. Meglio il bronzo che la squalifica». Eugenio Ferraris, stampasera 4/8/1984;

6 agosto 1984
Olimpiadi: oro Cova, bronzo Evangelisti
• Alle Olimpiadi di Los Angeles l’azzurro Alberto Cova, già campione d’Europa e del Mondo, vince la medaglia d’oro dei 10000 metri (tempo 27’47”54): «La gara si è svolta come mi aspettavo. Puntavo tutto su Vainio, quindi l’ho seguito fino in fondo. Ma è stata anche la più difficile, perché quando si fa la seconda parte in 13’27” vuol dire corsa pazza. Quando Vainio è partito a 12 giri dalla fine, ho temuto di non arrivare fino al traguardo. Sono stato sicuro di vincere all’ultimo giro, meglio ancora a cento metri dall’arrivo. Questa è la medaglia più bella di tutte. Ad Atene ero un outsider, a Helsinki praticamente lo ero ancora, nonostante questa vittoria agli europei. Qui no, qui ero il favorito. Per questo temevo tutti, ero nervoso. Non ero affatto sicuro di vincere prima della partenza». Giovanni Evangelisti vince con la misura di 8,24 metri la medaglia di bronzo del salto in lungo, battuto solo dallo statunitense Carl Lewis (8,54) e dall’australiano Gary Honey (8,24 com l’azzurro ma con un miglior secondo salto, 8,18 a 8,09). stampasera 7/8/1984;

10 agosto 1984
Olimpiadi: argento Simeoni, bronzo Bellucci
• Alle Olimpiadi di Los Angeles, Sara Simeoni vince la medaglia d’argento del salto in alto con 2 metri, battuta solo dalla tedesca Ulrike Meyfarth (2,02): «Una giornata come questa era l’ultimo dei sogni. Sognare non è mai proibito. Ma la verità vera è che io ero venuta qui senza sapere quel che valevo e con due soli obiettivi: non fare la figuraccia di cadere in qualificazione e cercare di finire tra le prime sei. Con questa gara ho capito davvero quanto sono forte, quanto avrei potuto dare e prendere senza tutti i guai che dal ’79 in avanti hanno calcellato la Simeoni di Praga. Quando ho saltato i due metri alla prima prova mi sono sentita tanto felice da non aver più voglia di vincere. Si è ripetuto con la Meyfarth quello che mi era successo a Montreal con la Ackermann. Anche quando ho saltato 1,97 e poi due metri mi sono resa perfettamente conto che lei mi avrebbe comunque battuto. A 2,02, dopo il primo errore, avrei potuto passare e tenermi due prove per i 2,04. Non l’ho fatto perché mi stava bene così. Io un’olimpiade l’ho già vinta». Il marciatore Sandro Bellucci vince il bronzo della 50 km, battuto solo dal messicano Raul Gonzalez e dallo svedese Bo Gustafsson. Niente da fare per Maurizio Damilano, che finisce ricoverato al pronto soccorso. Racconta il fratello Sandro: «È caduto letteralmente a terra al chilometro 42, i medici hanno parlato di insolazione. Lui si limitava a scrollare il capo, triste più che arrabbiato. Non è stata una caduta drammatica, in un certo senso il crollo era atteso, visto che soltanto particolari circostanze climatiche avrebbero permesso a Maurizio di portare bene a termine una prova su una distanza che non aveva mai percorso prima in tutta la sua carriera. Il test comunque, al di là dei quelli che potranno essere i danni, spero passeggeri, causati dall’insolazione, ci potrà servire per preparare la prossima olimpiade appunto sui 50 chilometri». Gian Paolo Ormezzano, Sta 12/8/1984;

11 agosto 1984
Olimpiadi, Dorio (1500) e Andrei (peso) vincono l’oro
• Alle Olimpiadi di Los Angeles, Gabriella Dorio vince la medaglia d’oro dei 1500 metri: «La convinzione era entrata in me dopo gli 800. Una delusione quel quarto posto, senza medaglia, ma anche una rifinitura preziosa per i 1500. E tutta chiara la tattica contro le romene, che sugli 800 mi avevano chiusa. Ho dovuto accettare una gara lenta all’inizio, ma ho forzato a 600 metri dalla fine, anticipando l’attacco rispetto alle mie regole, dunque alle loro previsioni. La Melinte mi ha passato in curva, ai 250 metri: volevo farla sfilare al mio fianco, studiarla. L’ho vista, ho capito che era stanca, mi sono sentita di colpo fortissima, sono diventata fortissima. L’ho superata a 120 metri dalla fine, le sono andata via bene, avevo da parte qualcosa per il finalissimo, ero sicura di avere ormai vinto, però gli ultimi metri sono stati tremendi, i più duri della mia vita, perrché tenevo insieme sicurezza e paura, un miscuglio terribile. Poi mi sono riempita di pensieri, mi sono goduta le olimpiadi, così sofferte ma infine vinte. Da quando, sesta a Montreal 1976 sui 1500, mi ero ripromessa di vincere nel 1984. Dopo il traguardo, una ressa di pensieri nella testa, tutta la vita che mi è passata davanti in un niente. Felicità, ma anche già la preoccupazione per le cose da fare nei prossimi giorni. Per esempio voglio gareggiare molto, quest’anno ho fatto poche gare. Voglio provarmi contro il cronometro, cercare dei record. Sto bene, ottimamente bene». Alessandro Andrei vince la medaglia d’oro del lancio del peso con la misura di 21,26 metri: «Madonna che bella gara. Tesa, terribile, con da parte mia un errore all’ultimo lancio, quando ho cercato il massimo, ho rischiato, sono scivolato. E poi la paura dannata che qualcuno mi battesse proprio alla fine, io lì seduto e gli altri ancora a lanciare, che minuti». Gian Paolo Ormezzano, stampasera 13/8/1984;

26 agosto 1986
Europei atletica, tripletta azzurro nei 10000 (Mei-Cova-Antibo)
• Agli Europei di atletica di Stoccarda (Germania) Stefano Mei vince la medaglia d’oro dei 10000 col tempo di 27’56”79, l’argento va ad Alberto Cova (27’57”93), il bronzo a Salvatore Antibo (28’00”25). A fine gara Mei racconta: «È stata la gara che volevo perché sapevo che se arrivavamo ad un certo punto insieme e io attaccavo, Alberto avrebbe potuto rispondere a due o anche tre cambi di ritmo, ma non di più. È anche lui un uomo, non un mostro. Poco importa il tempo che ho fatto, quello che conta, in una gara del genere, è vincere. Sono arrivato primo, il resto non ha significato». L’allenatore Chicco Lepore spiega: «In pratica è stata una gara sui duemila. Il ritmo blando era quello in cui speravamo maggiormente, se si arrivava freschi come è stato agli ultimi due chilometri poi sapevo che Stefano era il più forte, dei tre azzurri era senz’altro il candidato alla vittoria. Adesso sarò bene che ci diamo una calmata e pensiamo subito ai 5000». Laura Fogli vince la medaglia d’argento della maratona col tempo di 2h32’52”, battuta solo dalla portoghese Rosa Mota (2h28’38”): «Questa medaglia è più bella du quella conquistata ad Atene (vedi 12 settembre 1982). Ho cercato di non strafare mai per non compromettere il risultato visto che fin dall’inizio la Mota ha imposto un ritmo troppo superiore a quello che mi ero prefissa. Le difficoltà maggiori sono venute dal vento e dalle pozzanghere nel finale». Giorgio Barberis, Sta 27/8/1986;

27 agosto 1986
Europei atletica, Damilano argento nella 20 km
• Agli Europei di atletica di Stoccarda (Germania) il marciatore Maurizio Damilano vince la medaglia d’argento della 20 km col tempo di 1h21’17”, battuto in volata dal cecoslovacco Jozef Pribilinec (1h21’15”): «Mi ha battuto un grosso campione ed il secondo posto mi sta bene. Avevo un conto aperto con i campionati europei, dopo la squalifica di quattro anni fa ad Atene (vedi 7 settembre 1982, ndr)». Grande delusione per Sara Simeoni, eliminata nelle qualificazioni del salto in alto (si ferma a 1,86 metri): «Ho sbagliato a venire, ormai posso al massimo partecipare a dei meeting, non certo a competizioni di questo tipo». Giorgio Barberis, Sta 28/8/1986;

29 agosto 1986
Europei atletica: argento Panetta, bronzo Evangelisti
• Agli Europei di atletica di Stoccarda, Francesco Panetta vince la medaglia d’argento dei 3000 siepi col tempo di 8’16”85, battuto solo dal tedesco Hagen Melzer (8’16”65): «Vedere tre azzurri in medaglia sui 10000 ha fatto sentire quel podio anche un po’ mio (Mei, medaglia d’oro, gli aveva soffiato il posto in squadra, ndr), mi ha dato la carica». Giovanni Evangelisti vince con la misura di 7,92 metri la medaglia di bronzo del salto in lungo, battuto solo dai sovietici Robert Émmijan (8,41) e Sergey Layevskiy (8,01). Giorgio Barberis, Sta 30/8/1986;

30 agosto 1986
Europei atletica, a Bordin l’oro della maratona
• Agli Europei di Stoccarda (Germania) Gelindo Bordin vince la medaglia d’oro della maratona col tempo di 2h10’54”, battendo in volata Orlando Pizzolato: «Io speravo in una medaglia. Nella mia storia atletica ci sono tante sconfitte in volata, finalmente mi son preso una rivincita. Certo, lo so che la corsa l’ha fatta Pizzolato. Però a vincere sono stato io, ed è solo questo quello che in questo momento conta per me. In effetti ho perfino bluffato stando dietro ad Orlando, ma era l’unico modo per cercare di arrivare lontano. Questo successo è splendido, la maratona è una bellissima gara ma il mio sogno, credetemi, rimane quello di un posto tra i primi dieci al cross delle Nazioni». Pizzolato sfoga la sua delusione: «Che fosse gara, che ciascuno si sarebbe giocato le proprio chances l’ho capito a circa 5 chilometri dal traguardo, quando Gelindo nonostante glielo avessi chiesto non ha voluto andare avanti. Lo ha fatto all’ultimo chilometro, perché ormai avevamo rallentato. Ho provato a lanciare la volata, ma lui è più forte muscolarmente di me, soprattutto grazie ai molti cross che ha sempre corso». Giorgio Barberis, Sta 31/8/1986;

31 agosto 1986
Europei atletica, Mei argento nei 5000
• Già oro sui 10000 il 26 agosto in un podio tutto azzurro con Alberto Cova e Salvatore Antibo, ai campionati Europei di Stoccarda (Germania) Stefano Mei vince la medaglia d’argento dei 5000 col tempo di 13’11”57, battuto solo dal britannico Jack Buckner (13’10”15). Cova finisce 8° (13’35”86), Antibo 10° (13’38”25).

12 agosto 1987
Andrei stabilisce il record del mondo del peso
• A Viareggio, Alessandro Andrei supera per ben quattro volte il record del mondo del lancio del peso (22,64 metri, stabilito dal tedesco orientale Beyer) arrivando infine a 22,91 metri: «Sono giunto a Viareggio per migliorare il precedente record italiano, però non pensavo mai di poter raggiungere questa misura. È proprio vero che a volte ci sono delle serate predestinate. Sono contento perché ho lavorato molto durante questa vigilia e ci tenevo a fare bella figura di fronte ad un pubblico, quello viareggino, che mi è sempre stato vicino dimostrandomi grande affetto. Mi auguro di poter rimanere nella condizione ideale per poter ben figurare anche a Roma alla fine di agosto (campionati del mondo, ndr). So che non sarà facile, però ce la metterò tutta per mantenere ovviamente il mio record il più a lungo possibile. Mi troverò di fronte degli avversari che cercheranno in tutte le maniere di farmi lo sgambetto ma andrò concentrato al massimo. Il modo migliore per onorare questo fresco record sarebbe quello di vincere i mondiali». Roy Lepore, Sta 13/8/1987;

29 agosto 1987
Mondiali atletica, argento per Andrei (peso) e Panetta (10000)
• Ai mondiali di atletica leggera di Roma (seconda edizione), l’azzurro Alessandro Andrei vince con 21,88 metri la medaglia d’argento del lancio del peso, battuto solo dallo svizzero Werner Günthör (22,23). Il gigante toscano, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles (1984), commenta: «Il secondo posto non è certo da disprezzarsi, perché ho perso contro un grande campione. Günthör era tra gli avversari che sapevo, fin dalla vigilia, mi avrebbero potuto mettere in difficoltà. Ha vinto, com’era accaduto un anno fa a Stoccarda (ai campionati europei, ndr), e non posso che fargli i complimenti». Un’altro argento arriva da Francesco Panetta, secondo nei 10000 col tempo di 27’48”98, battuto solo dal keniano Paul Kipkoech (27’38”63). L’allenatore Giorgio Rondelli spiega: «Panetta ha disputato una gara tatticamente perfetta battendosi come meglio non avrebbe potuto. Paul Kipkoech ha dimostrato in pista di essere veramente il più forte, di essere probabilmente imbattibile. Basta pensare al grande ritmo con cui ha chiuso la corsa, i primi 5 chilometri percorsi in 14’13” con gli altri, la seconda parte, in 13’25” tutto solo». Giorgio Barberis, Sta 30/8/1987;

30 agosto 1987
Mondiali atletica, Damilano oro nella marcia (20 km)
• Ai mondiali di atletica leggera di Roma, il marciatore Maurizio Damilano vince la medaglia d’oro della 20 chilometri: «La mia vita ha un senso per queste soddisfazioni. Non è un successo soltanto mio, ma del settore, dei compagni ed amici che corrono al mio fianco, degli allenamenti. È un successo che dedico ai miei fratelli ed a Dordoni. Ancora una volta abbiamo dimostrato che la nostra marcia ha compiuto grossi progressi e che siamo all’avanguardia». Meglio questa vittoria o l’oro ai Giochi di Mosca del 1980? «Nella capitale sovietica provai una gioia inedita e strana, non ero un favorito, potevo camuffarmi quasi nell’anonimato, e la soddisfazione fu doppia. Qui a Roma avevo i riflettori puntati si di me e non potevo tradire le attenzioni affettuose del pubblico. Ed è stato bellissimo entrare nello stadio per prino, con la gente tutta per me. Dopo il tunnel ho rivisto la luce e lo splendore dell’oro. Ho capito dai gesti della gente che il cecoslovacco si stava avvicinando (Jozef Pribilinec, medaglia d’argento, ndr), ho tenuto duro, e quando mi sono accorto che non avrebbe più potuto acciuffarmi, mi sono dedicato al pubblico, a bere nello stesso calice della felicità». a. c., Stampasera 31/8/1987;

5 settembre 1987
Mondiali atletica, oro di Panetta nei 3000 siepi
• Ai mondiali di atletica leggera di Roma, Francesco Panetta vince col tempo di 8’08”57 la medaglia d’oro dei 3000 siepi. Prima di presentarsi al controllo antidoping confida che «la felicità immensa provata ha un significato speciale, poiché chiama in causa il pubblico meraviglioso, i tifosi dell’Olimpico, che mi hanno sostenuto senza pause. Ho vinto anche per loro. Sono stato al centro di scene commoventi, lo ammetto. Ora mi propongo di perfezionare la parte tecnica, un po’ carente per la verità, poiché a questo punto di mondiale mi interessa il record. Non ho fatto alcuna fatica, perciò mi stupisco di questo risultato, anche perché da tre mesi non provo gli ostacoli. Se mi dedico alla tecnica specifica di che tempo sarò capace?». Giovanni Evangelisti vince la medaglia di bronzo del salto in lungo con 8,38 metri: «Nelle gare importanti sono sempre il primo dopo i marziani e tanto mi basta» (vedi 31 ottobre 1987, 14 dicembre 1987, 26 dicembre 1987, 17 aprile 1988, 19 giugno 1988). La gara è vinta dallo statunitense Carl Lewis (8,67 m) che accusa: «Alcune medaglie d’oro sono frutto del doping, in questi giorni più intenso che mai. Avverto una strana aria in questi campionati... un sacco di gente mai vista né conosciuta viene a Roma e corre in maniera divina». Angelo Caroli, Sta 6/9/1987; Gianni Romeo, Sta 6/9/1987;

7 settembre 1987
Mondiali atletica, Bordin bronzo nella maratona
• Ai mondiali di atletica leggera di Roma, l’azzurro Gelindo Bordin vince la medaglia di bronzo della maratona (tempo 2h12’40”), battuto dal keniano Douglas Wakiihuri (2h11’48”) e dal gibutiano Hussein Ahmed Salah (2h12’30”). Due ori, due argenti e due bronzi, l’Italia chiude al sesto posto del medagliere (vinto dalla Germania Est, 10-11-10).

31 ottobre 1987
Mondiali atletica, allungato il salto di Evangelisti?
• Dopo quasi due mesi di illazioni, soprattutto dei giornalisti britannici e tedeschi, la Fidal (la federazione italiana dell’atletica) apre un’indagine sul salto del lunghista Giovanni Evangelisti che il 5 settembre gli è valso a Roma la medaglia di bronzo alla seconda edizione dei campionati mondiali: la misurazione di 8,38 metri è stata allungata da giudici compiacenti? L’azzurro, che aveva destato i primi sospetti rialzandosi dalla sabbia con un gesto di sconforto, confida: «Quando vai per aria non sai bene cosa ti capita. È difficile avere la sensazione del risultato e io ero in tensione perché dell’ultimo salto si trattava. O quello o mai più! Poi ho visto la misura e mi è sembrato di impazzire. Però se dovessero rimisurare e Myricks avesse saltato più di me, andrei io stesso a portargli la medaglia negli Stati Uniti». Giorgio Viglino, Sta 1/11/1987;

14 dicembre 1987
Mondiali atletica, il bronzo del lungo resta di Evangelisti
• La Iaaf (la federazione internazionale di atletica presieduta da Primo Nebiolo) lascia a Giovanni Evangelisti la medaglia di bronzo del salto in lungo conquistata il 5 settembre a Roma durante la seconda edizione dei campionati mondiali: le misurazioni effettuate con immagini televisive, che mostrano l’allungamento del salto dell’azzurro da 8,19 a 8,38 m (facendolo salire dal quarto al terzo posto), sono giudicate inammissibili. c. p., Sta 15/12/1987;

26 dicembre 1987
Evangelisti rinuncia alla medaglia di Roma
• Giovanni Evangelisti, bronzo nella gara di salto in lungo valida per la seconda edizione dei campionati mondiali di atletica disputata a Roma il 5 settembre, annuncia la decisione di rinunciare alla medaglia: «Perdura da parte di molti una sostanziale mancanza di sensibilità nei confronti della mia persona e del mio nome in merito al salto di 8,38 dei mondiali di Roma (è stato allungato nella misurazione, ndr). A questo punto, precisato, se ce ne fosse bisogno, che in otto anni di nazionale ho sempre interpretato e praticato l’atletica pulita in tutti i sensi, ho deciso di privarmi di questa medaglia che per me non ha più alcun significato. Non ho mai negato di essere rimasto anch’io sorpreso da quella misura. Ma che potevo farci? Sono anni che lotto con i migliori del mondo e comunque, valido o non valido quel salto, anche questa volta sono tra i primi. Terzo, quarto o quinto cambia poco. C’è gente che festeggia per molto meno». c. p., Sta 27/12/1987;

17 aprile 1988
La Iaaf toglie a Evangelisti il bronzo di Roma
• Il Council della Iaaf (la federazione internazionale di atletica) cancella il discusso sesto salto di Giovanni Evangelisti nella gara disputata il 5 settembre 1987 a Roma nell’ambito della seconda edizione dei campionati mondiali (la misurazione di 8,38 metri è risultata alterata e ha portato a numerose dimissioni in seno alla Fidal): la nuova classifica vede al terzo posto lo statunitense Larry Myricks con 8,33, l’azzurro scende al quarto con 8,19 (misura ottenuta al secondo salto). Giorgio Barberis, Sta 19/4/1988;

22 maggio 1988
Battuto il record di Andrei nel peso
• In un meeting nell’isola di Creta il tedesco orientale Ulf Timmermann vince la gara del lancio del peso con la misura di 23,06 metri, migliorando il record del mondo stabilito da Alessandro Andrei a Viareggio il 12 agosto 1987 (22,91).

23 settembre 1988
Olimpiadi, Damilano bronzo nella 20 km
• Alle Olimpiadi di Seul (Corea del Sud) il marciatore Maurizio Damilano vince la medaglia di bronzo dei 20 km, battuto solo dal ceco Jozef Pribilinec e dal tedesco orientale Ronald Weigel: «I guai sono iniziati lo scorso anno, un dolore al ginocchio destro e la conseguente artroscopia che ha rivelato la presenza di aderenze per la cui rimozione sarebbe necessario intervenire sul menisco. In pratica mi è stato proprio impossibile svolgere un’adeguata preparazione invernale, la situazione è migliorata solo in primavera grazie alle cure di un chiropratico americano che mi era stato consigliato dal suo collega Meersemann, un belga che vive a Como. Poi, buon per me, ho ascoltato il consiglio di Francesco Moser e sono andato ad allenarmi per un mese in Colombia. E i quasi quattromila metri di quota di Bogotà mi hanno giovato veramente. Quello che non ho potuto fare in inverno mi ha frenato a poco meno di tre chilometri dal traguardo, quando ho preferito non rischiare di saltare, sull’attacco di Weigel e Pribilinec, limitandomi a controllare Marin per ottenere comunque un posto sul podio». Nel futuro potrebbe esserci il passaggio alla 50 chilometri: «Mi piacerebbe essere il primo marciatore nella storia dei Giochi a poter dire di aver vinto l’oro sulle due distanze, dopo aver dominato insieme al cecoslovacco Pribilinec per un decennio sulla distanza più breve». Giorgio Barberis, La Stampa 24/9/1988;

26 settembre 1988
Olimpiadi, argento di Antibo sui 10000
• Alle Olimpiadi di Seul (Corea del Sud) Salvatore Antibo vince la medaglia d’argento dei 10000 col tempo di 27’23”55, battuto dal marocchino Brahim Boutayeb (27’21”46) ma davanti al keniano Kipkemboi Kimeli (27’25”16): «Oggi sul podio sono saliti tre africani, e io sono orgoglioso di essere uno di loro. Tutti dicono che io corro come loro, è un grande onore. So che in questa gara potevo fare ancora meglio, a due chilometri e mezzo dalla fine forse avrei potuto anche tentare di attaccare il vincitore, ma non me la sono sentita di rischiare anche la mia prima medaglia d’argento. Non mi rimprovero niente, ho fatto tutto quello che potevo e che volevo, sono convinto senza peccare di presunzione di essere uno dei più forti del mondo in questa specialità». Laura Alari, stampasera 26/9/1988;

2 ottobre 1988
Bordin vince la maratona olimpica
• Alle Olimpiadi di Seul (Corea del Sud) Gelindo Bordin vince la medaglia d’oro della maratona: «Perché ho baciato la terra subito dopo l’arrivo? Perché pensavo a chi sta male, a chi non può correre, mentre io mi ritrovo con queste gambe. Dio mi ha aiutato, ho baciato ciò che Dio ha creato. L’ordine di Gigliotti, il mio allenatore, era di andare sempre con i primi, mai attaccare, attendere la selezione. Verso il trentesimo chilometro gli ho disubbidito, il gruppo era ancora troppo folto, e poi volevo capire come stavano i miei rivali. Sono andato in testa e ho fatto selezione, siamo rimasti in sei, poi in tre. Ha attaccato Saleh, gli è andato dietro Wakiihuri, ho cominciato a sentire la fatica, a sfilare indietro. La mia fortuna è stata quella di vedere alle mie spalle il giapponese Nakayama e allora mi sono imposto di non perdere di vista il keniano per conquistare almeno il bronzo. Avevo persino dimenticato il mal di fegato che mi aveva tormentato da metà gara, pensavo solo a non perdere di vista il keniano. Poi a una curva prima del quarantesimo chilometro l’ho visto più vicino. Poi l’ho preso e ho sentito tornare le forze. Ho chiuso un attimo gli occhi, ho capito che quello era il momento di spendere le ultime energie e sono andato a prendere anche Saleh. La mia forza negli ultimi chilometri è stata quella di pensare. Di impormi degli obiettivi. Prima non perdere di vista il keniano, poi prenderlo, poi andare su Saleh. Dovevo riuscire ad aggrapparmi sempre a qualcosa, la fatica era troppo forte. Ma quando sono stato solo in testa è diventata ancora più dura. Cercavo di pensare a casa, a mia mamma che non sta bene, speriamo che l’emozione non l’abbia fatta soffrire troppo. Cercavo di impormi dei traguardi: di resistere almeno fino a vedere lo stadio; di arrivare ai 200 metri finali; non ci ho creduto fino all’ultimo metro, al successo. I crampi erano in agguato, lo sentivo. Non ho mai osato voltarmi indietro, vedere dove erano gli altri. Giuro che ho dato tutto, fino all’ultima goccia. Se c’era ancora un metro cadevo per terra. Dedico la vittoria a tutti gli italiani che credono in un’atletica pulita, alla fatica, all’allenamento». Gianni Romeo, stampasera 3/10/1998;

27 agosto 1990
Europei atletica, Antibo oro nei 10000
• Agli Europei di atletica di Spalato (Jugoslavia), Salvatore Antibo vince la medaglia d’oro dei 10000 metri col tempo di 27’41”27: «Mi sono reso conto che avrei potuto farcela senza soffrire dal primo chilometro. Ho avuto anche un calo verso il quarto, non voluto, ma poi ho strappato nuovamente perché mi stava bene un certo vantaggio e la possibilitù di vedere nell’altra metà pista la gara degli altri». Il trionfo azzurro è completato dalla medaglia di bronzo di Stefano Mei (28’04”46). Giorgio Barberis, Sta 28/8/1990;

29 agosto 1990
Oro europeo per la marciatrice Sidoti, morto Beccali
• Agli Europei di Spalato (Jugoslavia), la marciatrice Anna Rita Sidoti vince la medaglia d’oro della 10 km col tempo di 44’00”. Il trionfo azzurro è completato dalla medaglia di bronzo di Ileana Salvador (44’38”). Un altro bronzo arriva da Roberta Brunet, terza nei 3000 metri col tempo di 8’46”19, battuta solo dalla britannica Yvonne Murray (8’43”06) e dalla sovietica Elena Romanova (8’43”68): «Non credevo di poter finire così forte: mi ha aiutata il ricordo di un telegramma di mia madre che mi chiedeva di correre gli ultimi 52 metri per lei, tanti cioè quanti sono gli anni che ha compiuto martedì». La festa azzurra è parzialmente rovinata dalla notizia che a Rapallo è morto Luigi Beccali: nato a Milano il 19 novembre 1907, vinse tra l’altro la medaglia d’oro dei 1500 alle Olimpiadi di Los Angeles (4 agosto 1932). Giorgio Barberis, Stampasera 30/8/1990;

30 agosto 1990
Europei di atletica, Panetta oro nei 3000 siepi
• Agli Europei di atletica di Spalato (Jugoslavia) Francesco Panetta vince la medaglia d’oro dei 3000 siepi col tempo di 8’12”66: «La gara ha dimostrato che, se il ritmo è sostenuto, poi sono in grado di vincere anche in volata. Anzi, che tutto sommato il mio sprint è migliore di quello di tanti altri». Il trionfo azzurro è completato dalla medaglia di bronzo di Alessandro Lambruschini (8’15”82): «Per me il terzo posto è qualcosa che mi ripaga delle molte amarezze di questa stagione. Soltanto a giugno ho potuto riprendere gli allenamenti dopo essere stato ingessato a lungo. Il tutto a causa di una micro-frattura al piede inizialmente mal diagnosticata. La ripresa è stata lenta, non speravo di poter salire sul podio anche se in batteria le gambe avevano girato particolarmente bene. Adesso sono proprio felice e, salvo contrattempi per i quali faccio gli scongiuri, voglio prepararmi adeguatamente per i mondiali del prossimo anno. Capirete tutti che ho qualche rivincita da prendermi...». Giorgio Barberis, Stampasera 31/8/1990;

1 settembre 1990
Europei atletica, oro per Antibo e Bordin
• Agli Europei di atletica di Spalato (Jugoslavia), Salvatore Antibo, già medaglia d’oro dei 10000 il 27 agosto, vince anche la gara dei 5000 col tempo di 13’22”. A fine gara il campione siciliano attacca: «Qualcuno alle spalle mi ha spinto facendomi cadere. Ed ho anche picchiato la testa». Rimonta completata in 600 metri, nell’ultima curva si scatena sorpassando il britannico Gary Staines. Gelindo Bordin vince la medaglia d’oro della maratona col tempo di 2’14”02: «Lo sforzo vero l’ho prodotto negli ultimi cinque chilometri, prima ho cercato di stare il più tranquillo possibile: adesso aspetto Tokyo ’91, il titolo mondiale a questo punto è l’unico a mancarmi». Il trionfo azzurro è completato dalla medaglia d’argento di Gianni Poli (2h14’55”). Un altro argento arriva da Gennaro Di Napoli, secondo nei 1500 col tempo di 3’38”60, battuto solo dal tedesco Jens-Peter Herold: «Io sono molto meglio di Herold. Potete essere sicuri che lo avrei battuto se un olandese non mi avesse danneggiato e non avessi risentito per un vecchio malanno. In ogni caso ero più forte di tutti gli altri». La 4x100 composta da Mario Longo, Ezio Madonia, Sandro Floris e Stefano Tilli vince il bronzo col tempo di 38”39, battuta solo dalla Francia (37”79, record del mondo) e dalla Gran Bretagna (37”98). Giorgio Barberis, Sta 2/9/1990;

24 agosto 1991
Mondiali atletica, Damilano oro nella 20 km
• Ai mondiali di atletica leggera di Tokyo (terza edizione), il marciatore azzurro Maurizio Damilano vince la medaglia d’oro dei 20 km, bissando il successo di quattro anni fa a Roma (vedi 30 agosto 1987): «In verità questo titolo nasce in parte da un infortunio. A febbraio, infatti, mi bloccai per un’infiammazione al tendine del ginocchio, pregiudicando così la preparazione per la 50 km. Poi il 1° maggio a Sesto San Giovanni, nel tradizionale appuntamento internazionale, mi sono reso conto che la scelta giusta era quella di tornare, almeno per quest’anno, alla strada vecchia, a quella 20 km cui sono effettivamente legato perché mi ha dato tutte le maggiori soddifazioni. Ed è stato facile in quanto conosco questa gara a memoria. Il resto è venuto quasi da sé, la voglia di fare vedere ancora una volta il mio valore era tanta: e ci sono riuscito nel modo più esaltante. Temevo l’umidità dei giorni precedenti e invece il clima è stato più che discreto, con una pioggerellina che non ha certo dato fastidio. Certo, questa vittoria anche per me ha qualcosa di incredibile visto che viene 11 anni dopo il successo olimpico di Mosca, ma mi ripaga di tanti sacrifici, anche economici, visto che per allenarmi a volte ho rinunciato a ingaggi per gareggiare». Giorgio Barberis, Sta 25/8/1991;

31 luglio 1992
Olimpiadi, De Benedictis bronzo nella 20 km
• Alle Olimpiadi di Barcellona il marciatore Giovanni Benedictis vince la medaglia di bronzo della 20 km, battuto solo dallo spagnolo Daniel Plaza e dal canadese Guillaume LeBlanc. La gara segna il passaggio di consegne nella squadra azzurra, con la fine dell’era dominata da Maurizio Damilano: «Quando l’ho raggiunto lungo la salita finale ho provato quasi imbarazzo. Stava soffrendo, non mi andava di lasciarlo lì, mi sembrava come di approfittare di una situazione. Maurizio mi ha sorriso. Dai, tocca a te, non ti preoccupare, mi ha detto. Una cosa da grande campione. Venire dopo uno come lui è bello: potrebbe essere tutto più difficile, ma è bello lo stesso. Era ed è il più forte. Oggi è stato solo sfortunato, la gara la stava facendo lui. Io non mi sono azzardato ad andargli dietro. Avevo programmato una gara d’attesa, sperando di andare a prendere chi sbagliava passo affrettandolo al di là dei propri mezzi o al di là delle regole. E non ho sbagliato. Inutile nasconderlo, sono terzo perché l’altro spagnolo è stato squalificato quando oramai lo stadio era lì a pochi passi. A parte tutto, è stata una cosa bella: uno spagnolo squalificato qui a Barcellona vuol dire che questo nostro sport è una cosa pulita, che viverci dentro è vivere nel miglior ambiente possibile in questo nostro mondo». Damilano confida: «Il fegato ha cominciato a farmi male tra l’ottavo ed il decimo chilometro. Rischi del mestiere. È venuto, speravo che sparisse. Ho cercato di nasconderlo, ma se ne devono essere accorti. E anche quando il dolore passa non c’è più niente da fare: il fegato è la raffineria e il serbatoio del nostro carburante, poi si va avanti d’inerzia. A fine anno me ne andrò, ma ora c’è Giovanni. Siamo sempre stati buoni compagni, grandi amici forse mai, ma in questo momento sono proprio contento per lui. Lascio il testimone in buone mani, la marcia italiana andrà lontano». Massimo Fabbricini, 1/8/1992;

14 agosto 1993
Mondiali atletica, Salvador argento nella 10 km
• Ai mondiali di atletica di Stoccarda (quarta edizione, la cadenza è diventata biennale), la marciatrice azzurra Ileana Salvador vince la medaglia d’argento della 10 km, battuta solo dalla finlandese Sari Essayah: «Alla vigilia ho fatto un sogno: correvo una gara in bicicletta e sono arrivata seconda. E al traguardo pensavo di essere solo terza, non sapevo che una concorrente davanti a me era stata squalificata». Maurizio Damilano, ultimo azzurro ad aver vinto un oro iridato (Tokio ’91), commenta: «Siamo ancora noi, i poveracci dell’atletica, a far felice l’Italia». Claudio Colombo, CdS 15/8/1993;

15 agosto 1993
Mondiali atletica, De Benedictis argento nella 20 km
• Ai mondiali di atletica di Stoccarda (Germania), il marciatore azzurro Giuseppe De Benedictis vince la medaglia d’argento della 20 km, battuto solo dallo spagnolo Massana Valentì. Grandi polemiche per le squalifiche a un passo dal traguardo, tra i fischi di disapprovazione del pubblico, del russo Mickhail Shchennikov (era 2°) e del messicano Daniel Garcia (era 3°). Nonostante le decisioni dei giudici abbiano messo sul podio De Benedictis, il tecnico azzurro Sandro Damilano attacca: «Così facendo si distrugge una disciplina. Ormai siamo allo sbando, nelle mani di giudici spesso inesperti, gente che viene reclutata in Paesi dove la marcia quasi non esiste: come può essere all’altezza di giudicare le manifestazioni di alto livello?». Claudio Colombo, CdS 17/8/1993;

17 agosto 1993
Mondiali atletica, D’Urso argento negli 800
• Ai mondiali di atletica leggera di Stoccarda (Germania), l’azzurro Giuseppe D’Urso vince la medaglia d’argento degli 800 metri col tempo di 1’44”86, battuto solo dal keniano Paul Ruto (1’44”71). A fine gara il 24enne catanese commenta: «A questa medaglia credevo, l’ho voluta, l’ho presa. C’ero con la testa, ero lucido, sono stato perfetto. Nessun rimpianto, anche se a un certo punto ho pure pensato di poter beffare Ruto. Ma ho tremato quando con la coda dell’occhio ho visto spuntare Konchellah. Adesso ricomincia la vita. So che la mia carriera cambierà, so che gli organizzatori di meeting mi cercheranno perché sono diventato un grande: ma giuro che rimarrò uguale a me stesso». CdS 18/8/1993;

21 agosto 1993
Mondiali atletica, Lambruschini bronzo nei 3000 siepi
• Ai mondiali di atletica leggera di Stoccarda (Germania), l’azzurro Alessandro Lambruschini vince la medaglia di bronzo dei 3000 siepi col tempo di 8’08”78, battuto solo dai keniani Moises Kiptanui (8’06”36) e Patrick Sang (8’07”53).

7 agosto 1994
Europei atletica, Curatolo argento nella maratona
• Agli Europei di atletica di Helsinki (Finlandia) Maria Curatolo vince la medaglia d’argento della maratona col tempo di 2h30’33”, battuta solo dalla portoghese Manuela Machado (2h29’54”): «Sono troppo felice, quasi non ci credo, e pensare che io qui non ci volevo venire. Prima di Helsinki ho avuto problemi muscolari: mi ha salvata Ahmed Ashu, fisioterapista che viene dalla Giordania». Grande delusione per Francesco Panetta, ritiratosi nei 10000: «Che peccato, mi sentivo una Formula 1 e in pista sembravo una 500: adesso come adesso avrei voglia di mollare tutto, altro che 3000 siepi. E pensare che, prima della gara, mi ero accordato con il tedesco Franke. Un giro tu e uno io, gli avevo detto, poi ce la giochiamo al traguardo. Stavolta le gambe proprio non le avevo. Me ne sono accorto subito e i primi 5000 metri, che ho condotto davanti al gruppo, sono stati un’illusione. Al primo strappo sono stato ricacciato indietro, a quattro giri ho deciso di uscire dalla mischia perché mi sentivo ormai spettatore: a quel punto mi sembrava inutile insistere, arrivare oltre il decimo posto sarebbe stata un’umiliazione troppo grande. E pensare che negli allenamenti in quota mi sembrava di volare. A questo punto rinuncio anche a capire: questa è una delle delusioni più cocenti della mia carriera. Chissà per quanto tempo mi brucerà dentro». Claudio Colombo Cds 8/8/1994;

9 agosto 1994
Europei atletica, Sidoti argento nella 10 km
• Agli Europei di atletica di Helsinki (Finlandia) la marciatrice Annarita Sidoti vince la medaglia d’argento della 10 chilometri col tempo di 42’43”, battuta solo dalla finlandese Sari Essayah (42’37”): «Sapevo che nell’ultimo chilometro la finlandese avrebbe contrattaccato. Quello è il suo modo di vincere, ma io di certo non potevo fare altro». Claudio Colombo, CdS 10/8/1994;

12 agosto 1994
Europei atletica: oro Lambruschini, argento Carosi, bronzo May
• Agli Europei di atletica di Helsinki (Finlandia), Alessandro Lambruschini vince la medaglia d’oro dei 3000 siepi col tempo di 8’22”40: clamorosamente inciampato nell’ostacolo dopo 650 metri di gara, cade rovinosamente, per un attimo, guardando gli avversari che fuggono, pensa che tutto sia finito, poi trova la forza per reagire e, con Francesco Panetta che l’aiuta a rialzarsi e lo sprona nella delicata fase di ricongiungimento con il gruppo («Non capivo più nulla, grazie a Francesco ho mantenuto la calma. Gli devo questo successo, mi ha convinto che ce la potevo ancora fare») supera tutti gli avversari. L’argento va ad Angelo Carosi (8’23”53). Fiona May, inglesina di colore naturalizzata italiana due mesi fa (ha sposato l’astista Gianni Iapichino) vince la medaglia di bronzo del salto in lungo con 6,90 metri, battuta solo dalla tedesca Heike Drechsler (7,14) e dall’ucraina Inesa Kravec (6,99). Claudio Colombo, CdS 13/8/1994;

13 agosto 1994
Europei atletica, bronzo per Perricelli e 4x100
• Agli Europei di atletica di Helsinki (Finlandia) la staffetta 4x100 composta da Ezio Madonia, Domenico Nettis, Giorgio Marras, Sandro Floris vince la medaglia di bronzo col tempo di 38”99, battuta solo da Francia (38”57) e Ucraina (38”98): «Questo è un successo tutto nostro, non di Vittori - attaccano Floris e Madonia, prendendosela con il responsabile dello sprint - Ora noi non vogliamo la testa di nessuno ma pretendiamo che siano riviste molte cose in questo settore». Il marciatore Giovanni Perricelli vince la medaglia di bronzo della 50 chilometri col tempo di 3h43”55, battuto solo dal russo Valeriy Spitsyn (3h41’07”) e dal francese Thierry Toutain (3h43”52). Claudio Colombo, Giorgio Rondelli, CdS 14/8/1994;

14 agosto 1994
Europei atletica: oro Benvenuti, bronzo 4x100
• Agli Europei di atletica di Helsinki (Finlandia) Andrea Benvenuti vince la medaglia d’oro degli 800 metri col tempo di 1’46”12. Durante la semifinale l’azzurro aveva sentito un dolore al bicipite femorale destro che torna a 350 metri dall’arrivo della finale: «Ho attaccato Rodal (il norvegese Vebjørn, alla fine secondo ndr) sfruttando una diversa impostazione - più pulita, più tecnica - del modo di correre: lui mi ha ripassato, ma nell’ultima curva e sul rettilineo ho dato il 110 per cento. Altro non potevo fare: ho corso il rischio di spaccarmi del tutto, ma ne valeva la pena». Claudio Colombo, CdS 15/8/1994;

5 agosto 1995
Mondiali atletica, bronzo della Ferrara nella maratona
• Ai mondiali di atletica leggera di Goteborg (Svezia, quinta edizione), Ornella Ferrara vince la medaglia di bronzo della maratona, battuta solo dalla portoghese Manuela Machado e dalla rumena Anuta Catuna. Giorgio Rondelli, ex tecnico della nazionale, commenta: «È stata molto determinata a dettare il ritmo nelle prime battute e così coraggiosa da passare a metà gara in 1 ora 13’39”, e poi accorta nel non seguire il quintetto fuggito avanti. Una volta recuperata la fatica, Ornella ha prodotto tre azioni consecutive staccando la finlandese Lemettinen e riprendendo il terzetto che si era formato alle spalle delle due battistrada. Infine ha piazzato l’ultimo affondo a cinque chilometri dal termine per piegare la resistenza della spagnola Pont e volare sul bronzo. Un capolavoro di tattica e di coscienza dei propri mezzi reso possibile solo dalla sicurezza di avere un allenamento specifico alle spalle di accertato spessore». L’azzurra confida: «Quando ho lasciato la spagnola, mi sono goduta fino in fondo gli ultimi chilometri della gara, studiavo i gesti da fare dentro lo stadio, pensavo agli applausi, a come sarebbe stato». E com’è stato? «Bello, bellissimo». CdS 6/8/1995;

6 agosto 1995
Mondiali atletica, oro per May e Didoni
• Ai mondiali di atletica leggera di Goteborg (Svezia) Fiona May vince la medaglia d’oro del salto in lungo (6,98 m con troppo vento, il primato nazionale resta a 6,96 m), il marciatore Michele Didoni quella della 20 km (un’ora, 19 minuti, 59 secondi). L’azzurra, britannica ma cittadina italiana dal 1994 grazie al matrimonio con l’astista Gianni Iapichino, confida: «Saltavo per prima ed essendomi trovata subito in testa (6,93, ndr) aspettavo che le altre reagissero; invece tutte sembravano paralizzate. Allora mi sono innervosita e ho temuto la beffa. Non ho più reso al massimo e sono stata sicura della vittoria solo a gara conclusa. Sì, non un istante prima». Il ventunenne marciatore di Quarto Oggiaro fa felici gli abitanti del malfamato quartiere milanese: «Questa volta dovete scrivere bene, basta parlare di inferno della droga e di rapine, qui c’è tanta brava gente». Giorgio Rondelli, Pietro Pacchioni, CdS 7/8/1995;

7 agosto 1995
Mondiali atletica, argento della Perrone nella 10 km
• Ai mondiali di atletica di Goteborg (Svezia), la marciatrice Elisabetta Perrone vince la medaglia d’argento della 10 km, preceduta di soli 3 secondi dalla russa Irina Stankina: «A me sta bene così: come si fa ad avere rimpianti dopo un medaglia di argento a un campionato mondiale? Nel finale vedevo che il divario non aumentava e così un po’ ci ho sperato, ma perché rischiare una squalifica?». Cesare Fiumi, CdS 8/8/1995;

10 agosto 1995
Mondiali atletica, Perricelli argento nella 50 km
• Ai mondiali di atletica leggera di Goteborg (Svezia), il marciatore Giovanni Perricelli vince la medaglia d’argento della 50 chilometri: «Dedico questa medaglia a una bella signora. Signora Marcia». Cesare Fiumi, CdS 11/8/1995;

13 agosto 1995
Mondiali atletica, bronzo per la 4x100
• Ai mondiali di atletica di Goteborg (Svezia), la staffetta 4x100 composta da Giovanni Puggioni (29 anni, di Cagliari), Ezio Madonia (29 anni, di Albenga), Angelo Cipolloni (25 anni, di Rieti), Sandro Floris (30 anni, di Sassari) vince la medaglia di bronzo, battuta solo da Canada e Australia. Gli azzurri chiudono la rassegna iridata al terzo posto del medagliere con due medaglie d’oro, due d’argento e due di bronzo (come la Germania, meglio solo gli Stati Uniti, 12-2-5, e la Bielorussia, 2-3-2).

23 giugno 1996
Dopo 17 anni battuto il record di Mennea (200)
• Ai trials statunitensi di Atlanta lo statunitense Michael Johnson vince i 200 metri in 19”66 battendo il record del mondo stabilito da Pietro Mennea il 12 settembre 1979 a Città del Messico (19”72). Il fuoriclasse di Barletta commenta a caldo: «L’atletica per me è morta, non esiste più». Più tardi, smaltita la delusione: «Faccio le mie più vive congratulazioni a Johnson, ritengo che sia l’atleta più degno a detenere il nuovo primato. Mi sarebbe piaciuto poter difendere il mio record su una pista come quella di Atlanta. Spero che in futuro un atleta italiano possa nuovamente riconquistare il primato». Polemico (con Mennea) Livio Berruti, l’altro italiano ad aver detenuto il record dei 200 (stabilito nel ’60 alle olimpiadi di Roma): «Correre i 200 ad oltre duemila metri di quota significa guadagnare da due a quattro decimi. Mi sono sempre chiesto perché la Iaaf non separi i primati in altura da quelli ottenuti a livello del mare. Più che al 19”72 realizzato nel ’79 da Mennea, il 19”66 di Johnson va raffrontato al 19”73 ottenuto da Marsh nella semifinale olimpica del ’92 a Barcellona». Mario Gherarducci, CdS 25/6/1996;

29 luglio 1996
Olimpiadi: argento Perrone, bronzo Brunet
• Alle Olimpiadi di Atlanta (Stati Uniti) la marciatrice Elisabetta Perrone vince la medaglia d’argento della 10 km, battuta solo dalla russa Elena Nikolaeva. L’azzurra aveva vinto la stessa medaglia ai mondiali di Goteborg dell’anno scorso (vedi 7 agosto 1995): «Questa medaglia è più bella perché non me la aspettavo. Ho avuto problemi in questa stagione: un’infiammazione al tibiale, che mi ha tenuta ferma dieci giorni, e un acciacco al tendine di Achille. Ho fatto una preparazione più concentrata, 3000 chilometri negli ultimi 3 mesi, ma è andata bene così». E poi: «Dopo l’argento di Goteborg avevo chiesto al sindaco di Firenze un premio speciale: non una medaglia, ma la possibilità di allenarmi in tranquillità. Invece è accaduto il contrario. Il mio allenatore mi seguiva in motorino, ma lo hanno riempito di multe e ora non può più farlo». Roberta Brunet vince la medaglia di bronzo dei 5000 col tempo di 15’07”52, battuta solo dalla cinese Wang Junxia (14’59”88) e dalla keniana Pauline Konga (15’03”49): «Ho coronato un sogno che covavo da tanto tempo. Ho fatto la gara che volevo pur avendo una crisetta verso il quarto chilometro. Anche se abbastanza cotta ho stretto i denti. La mia è la medaglia della fatica, delle rinunce e dei sacrifici. Spero che ora qualcuno mi dica brava». Il tecnico Luciano Gigliotti (ha curato la rifinitura americana in assenza dell’allenatore Oscar Barletta): «Al campo di riscaldamento lei aveva dei dubbi e io ho cercato di tranquillizzarla. Avevamo fatto diverse ipotesi di gara e si è verificata quella più favorevole alla Brunet. Avvio lento e poi una progressione non tale però da distruggerla fino al terzo chilometro. Quando s’è accesa la bagarre tra la cinese e la keniana, Roberta aveva ancora scorte di energie per un allungo verso il terzo posto. Ha saputo gestire il suo spunto». Carlo Grandini, CdS 30/7/1996; Luca Valdisserri, CdS 30/7;

3 agosto 1996
Olimpiadi: argento May, bronzo Lambruschini
• Alle Olimpiadi di Atlanta (Stati Uniti) l’azzurra Fiona May vince la medaglia d’argento del salto in lungo con la misura di 7,02 metri, battuta solo dalla nigeriana Chioma Ajunwa (7,12): «Una doppia rabbia: per la sconfitta e per essere stata battuta da una così, squalificata quattro anni per doping. Io sono pulita, ho lavorato tanto per arrivare qui, poi viene una con questo passato e vince. Non me l’aspettavo. Conoscevo Chioma di nome fin da prima della squalifica, ma l’avevo persa di vista». E poi: «Posso fare meglio, invece ho sbagliato cinque salti su sei e tutte le rincorse e non so perché. Comunque se ho perso è colpa mia, non di questa ragazza che mi ha battuto». Alessandro Lambruschini vince la medaglia di bronzo dei 3000 siepi col tempo di 8’11”28, battuto solo dai keniani Joseph Keter (8’07”12) e Moses Kiptanui (8’08”33): «La distanza con i keniani resta sempre la naturalezza nel saltare l’ostacolo. Per me sono sempre stati un blocco, anche se con il tempo sono migliorato. Da allievo ho scelto le siepi solo perché era l’unica gara nella quale avevo il minimo per i campionati italiani. Poi me ne sono innamorato». Originario di Fucecchio, l’azzurro confida: «È il paese di Montanelli: Indro resta Indro, ma forse questa volta l’ho superato in popolarità». Luca Valdiserri, CdS 4/8/1996; Roberto Perrone, CdS 4/8/1996;

7 agosto 1997
Mondiali atletica, la Sidoti oro nella marcia
• Ai mondiali di atletica di Atene (sesta edizione), la marciatrice Annarita Sidoti vince la medaglia d’oro della 10 km. Siciliana, 28 anni, 148 cm per 38 chili di peso, la minuscola campionessa azzurra ha ricevuto la convocazione per il ritiro del Sestriere solo in extremis, al posto dell’infortunata Rossella Giordano: «Mi sono allenata per modo di dire. Ho cominciato a fare sul serio quando sono ritornata a casa, al caldo. Se devo andare, mi sono detta, non voglio fare brutta figura. Rossella mi avrà visto in tv e sono sicura che avrà esultato con me. Spero che mi abbia visto anche Pino Dordoni, il maestro di tutti noi: sta molto male e voglio che anche lui, per un giorno, trovi un po’ di gioia». Claudio Colombo, CdS 8/8/1997;

9 agosto 1997
Mondiali atletica: argento per la Brunet, bronzo per la May
• Ai mondiali di atletica di Atene (Grecia), l’azzurra Roberta Brunet vince la medaglia d’argento dei 5000 metri (14’58”29), battuta solo dalla rumena Gabriela Szabo (14’57”68): «Quando dopo un chilometro è partita la keniana Cheromei ho sofferto perché facevo fatica a respirare. Ma mi sono detta: i 5000 sono una gara tremenda, un momento no capita a tutte, adesso è il mio turno. Così non mi sono demoralizzata e, poco alla volta, ho ripreso il gruppo delle prime. Quando mi sono riattaccata, ho visto che eravamo non più di cinque e ho pensato: è fatta Roberta, adesso devi solo restare concentrata fino alla fine e poi andare a prenderti la medaglia d’argento». Fiona May vince la medaglia di bronzo del salto in lungo (6,91 m contro il 7,05 della russa Ljdumila Galkina e il 6,94 della grecia Niki Xanthou): «Sono stata incapace. Non c’ero con la testa, ancora una volta non sono stata capace di entrare nella gara. Tre nulli sono troppi, ce l’ho con me stessa, questa medaglia non vale proprio nulla». Tutte le tre medaglie conquistate dalla spedizione azzurra sono arrivate dalla squadra femminile. Commenta la sciatrice Deborah Compagnoni: «Non capisco perché si debbano fare distinzioni: le medaglie sono medaglie, sia che le vincano le donne, sia che le vincano gli uomini. È sbagliato accanirsi su di loro, poverini: in fondo si sono allenati e impegnati a fondo, ma non hanno vinto. Che noi donne avessimo carattere da vendere, nello sport e nella vita, lo sapevo già. Lo abbiamo dimostrato noi sciatrici ai mondiali del Sestriere e nelle stagioni precedenti. Lo hanno dimostrato le atlete azzurre in questa edizione dei mondiali. Anna Rita Sidoti non la conosco, ma ho incontrato Fiona May a Roma l’anno scorso, nella cerimonia di premiazione dei medagliati olimpici. Di Roberta Brunet, invece, mi parla spesso il mio preparatore atletico, Roberto Manzoni: sua moglie ha gareggiato con la Brunet in Valle d’Aosta. Manzoni durante gli allenamenti la cita così spesso, che quasi quasi pare anche a me di conoscerla». Claudio Colombo, CdS 10/8/1997; G. Pic., CdS 10/8/1997;

20 agosto 1998
Europei atletica: oro Sidoti, argento Alfridi, bronzo Mori
• Agli Europei di atletica di Budapest (Ungheria) la marciatrice azzurra Annarita Sidoti vince la medaglia d’oro della 10 chilometri col tempo di
42’49”: «Dal prossimo anno si passerà alla 20 km, e la 10 verrà tolta dai programmi. Dovrò studiarci un po’ sopra, ma la spinta c’è, la voglia anche, e chissà che non possa essere brava anche nella nuova situazione». L’argento va a Erika Alfridi (42’54”). Fabrizio Mori vince col tempo di 48”71 la medaglia di bronzo dei 400 ostacolil, battuto dal polacco Pawel Januszewski (48”17) e dal russo Ruslan Mashchenko (48”25): «Non ho rimpianti, in queste condizioni il bronzo è il massimo a cui potevo aspirare. Certo, negli ultimi 100 metri non mi aspettavo che il polacco Januszewski tenesse fin sul traguardo battendo addirittura Mashcenko. Mi chiedo come sia migliorato tanto, dopo i terribili guai fisici che ha avuto in primavera». Claudio Colombo, Giorgio Rondelli, CdS 21/8/1998;

22 agosto 1998
Europei atletica: Baldini oro, May argento
• Agli Europei di atletica di Budapest (Ungheria) gli azzurri della maratona occupano tutti e tre i gradini del podio. L’oro va a Stefano Baldini (2h12’01”): «È stata una sensazione bestiale. Non smetterei mai di vincere». L’argento va a Danilo Goffi (2h12’11”): «Oggi a lui, domani a me: ha usato le sue carte, io le mie. Appuntamento al prossimo anno». Il bronzo è di Vincenzo Modica (2h12”53). Nel salto in lungo, Fiona May vince la medaglia d’argento con la misura di 7,11 metri, battuta solo dalla tedesca Heike Drechsler (7,16): «Ora so di poter sfidare tutte le migliori del mondo, non solo la Drechsler, ho questa convinzione perché, nonostante la pressione, sono riuscita a disputare una gara bellissima, la più bella della mia carriera. La Drechsler davanti? Va bene così, ma ho capito che nessuno è imbattibile, aspetto con pazienza il mio turno. No, non posso proprio lamentarmi. Al terzo salto ho scosso la testa perché non credevo di aver realizzato una gran misura. È una medaglia meritata, anche se molti non pensavano che potessi saltare così bene. Una lezione per tutti. Questo argento, credetemi, vale moltissimo. Come l’oro conquistato tre anni fa ai Mondiali di Goteborg (vedi 6 agosto 1995, ndr). A proposito, da cinque anni non scendo dal podio. Ecco perché non ho neppure un pizzico d’invidia per l’oro della Drechsler. Ha ucciso tutte le concorrenti, tranne me». Claudio Colombo, CdS 23/8/1998;

23 agosto 1998
Europei: Lambruschini argento, Viceconte bronzo
• Agli Europei di Budapest (Ungheria) Alessandro Lambruschini vince la medaglia d’argento dei 3000 siepi col tempo di 8’16”70, battuto solo dal tedesco Damian Kallabis (8’13”10): «Correva come un razzo, non lo conoscevo, ci ha sorpresi». Maura Viceconte vince la medaglia di bronzo della maratona col tempo di 2h28”31, battuta solo dalla portoghese Manuela Machado (2h27’10”) e dalla russa Madina Biktagirova (2h28’01”): «All’inizio dell’anno scorso, dopo tanti guai, avevo pensato di ritirarmi. Ma io ho la testa dura e prima di arrendermi ho voluto provare ancora con tutte le mie forze a fare qualcosa di importante». Poi confida: «Non potrei mai, con il mio carattere, stare tutto il giorno a pensare solo all’atletica. Mi alzo alle otto di mattina, faccio colazione, poi porto a spasso il mio cane Asia, eseguo qualche lavoretto domestico, quindi mi alleno e poi via in ufficio della mia ditta, la Savio Infissi, che ringrazio perché, togliendomi dal più faticoso reparto vendite per inserirmi nel settore marketing, ha dimostrato di essere sensibile alle mie esigenze di atleta: concedendomi anche le ferie per poter venire qui. Non mi piace la vita che si fa ai raduni, mi annoia. Comunque, per rifinire la preparazione in vista di Budapest, sono stata due settimane in Val Formazza. Percorsi duri, ma anche tanto lavoro di qualità. Non volevo perdere la brillantezza muscolare e credo che 700 chilometri al mese siano stati più che sufficienti per arrivare qui a Budapest al top della condizione». Claudio Colombo, CdS 24/8/1998; Giorgio Rondelli, CdS 24/8/1998;

23 agosto 1999
Mondiali atletica, May argento nel lungo
• Ai mondiali di atletica di Siviglia (Spagna, VII edizione), Fiona May vince la medaglia d’argento del salto in lungo con 6,94 metri, battuta solo da Niurka Montalvo (7,06 m). Dopo la gara l’azzurra non la smette di piangere perché il salto vincente della cubana naturalizzata spagnola pare nullo, il marito Gianni Iapichino si scatena: «Fiona, dopo il furto di Atene (il balzo con cui la greca Xhantou la superò per la medaglia d’argento era sembrato nullo, ndr) e quello di stavolta, non è più disposta ad andare avanti e potrebbe anche decidere di ritirarsi. Nella vita c’è anche altro: non si può soffrire, allenarsi, fare sacrifici e poi vedere tutto andare in fumo. Fiona non ha mai usato farmaci, non è mai stata presa dalla voglia di barare. Per lei non c’è posto in questa atletica». La moglie sussurra appena: «Ho voglia di lasciare tutto. Ripensarci? Difficilissimo». Claudio Colombo, CdS 24/8/1999;

25 agosto 1999
Mondiali atletica, Brugnetti bronzo nella 50 km
• Ai mondiali d’atletica di Siviglia (Spagna), il marciatore azzurro Ivano Brugnetti vince la medaglia d’argento della 50 km, battuto solo dal russo German Skurygin: «Gara fantastica. Mi sono sentito un grande, e a un certo punto ho anche pensato: oggi spacco tutto» (vedi 27 novembre 2001). Claudio Colombo, CdS 28/8/1999;

27 agosto 1999
Mondiali atletica, oro di Mori nei 400 ostacoli
• Ai mondiali di atletica di Siviglia (Spagna), Fabrizio Mori vince la medaglia d’oro dei 400 ostacoli col tempo di 47”72 (secondo il francese Stéphane Diagana, 48”12): «Questi sono stati i tre giorni più belli della mia vita. Ho dormito poco, pensando alla gara, ma stasera posso dire di essere stato stratosferico. Ai 300 metri, stavo così bene, avevo tanta di quella birra in corpo, che ho capito che avrei vinto. Quando, mercoledì notte, ho saputo di essere stato riqualificato dalla giuria (era stato squalificato per l’invasione di corsia in semifinale, ndr), non ho pensato ad altro se non a come avrei dovuto correre questa finale. Già in semifinale, fino al settimo ostacolo, ero stato perfetto, ma non dovevo sbagliare gli ultimi 120 metri. Se fossi stato vicino a Diagana e a Januzewski, non ce ne sarebbe stato per nessuno. Sono stato perfetto dall’inizio alla fine. Era l’occasione della mia vita e non potevo lasciarmela sfuggire. Cosi non ho avuto dubbi dal primo all’ultimo metro: dovevo dare tutto e ho dato tutto; se qualcuno ha ancora dei dubbi, ho dimostrato di essere un atleta di carattere che sa combattere in ogni occasione, e non trema di fronte alle responsabilita». Claudio Colombo, CdS 28/8/1999;

28 agosto 1999
Mondiali atletica, Modica argento nella maratona
• Ai mondiali di atletica di Siviglia (Spagna), Vincenzo Modica (si fa chiamare Massimo) vince la medaglia d’argento della maratona, battuto solo dallo spagnolo Abel Anton (2h 13’36” contro 2h14’03”): «Mi ha fregato. Al rifornimento del 38esimo chilometro ha fatto finta di rallentare per bere ed è scappato via. Un po’ prima mi aveva chiesto di aiutarlo a riprendere Sato (il giapponese Nobuyuki, alla fine terzo, ndr)». Claudio Colombo, CdS 29/8/1999;

24 settembre 2000
Olimpiadi, argento di Vizzoni nel martello
• Alle Olimpiadi di Sidney (Australia) l’azzurro Nicola Vizzoni vince la medaglia d’argento del lancio del martello con la misura di 79,64 metri, battuto solo dal polacco Szymon Zlolkowski (80,02): «In famiglia siamo tutti ben piantati, io da bambino ero piuttosto grosso ma niente di straordinario. Solo che mangiavo tanto, tanto più degli altri: un paio d’anni fa sono arrivato a pesare 138 chili. Ho dovuto mettermi a regime, sono calato a 126: il mio sogno è di scendere a 120. Per sei anni ho fatto aikido, una tecnica di difesa personale. Poi nell’89 ho incontrato Roberto Guidi, il mio allenatore: lanciavo e mi mancavano 4 metri per fare il campionato italiano. In poco tempo, grazie a Guidi, ho guadagnato 4 metri e mezzo. Quest’ argento è innanzitutto per i miei nonni che sono morti, poi per la famiglia, la fidanzata, gli amici. E poi per la Guardia di finanza: io sono uno di loro, mi hanno sempre aiutato e sostenuto». Claudio Colombo, Sergio Passaro, CdS 25/9/2000:

29 settembre 2000
Olimpiadi, argento della May nel lungo
• Alle Olimpiadi di Sidney (Australia) l’azzurra Fiona May vince la medaglia d’argento del salto in lungo con la misura di 6.92 metri, battuta solo dalla tedesca Heike Drechsler (6,99): «Dopo la gara ci siamo abbracciate, piangevamo entrambe. Heike mi ha sussurrato all’orecchio: ho vinto e ora mi ritiro, lascio il mio regno a te. Preferivo vincere la medaglia d’oro, naturalmente, ma non sono arrabbiata. Quest’argento è molto meglio di quello di un anno fa a Siviglia (vedi 23 agosto 1999, ndr), perché è venuto dopo una gara molto pulita, è una medaglia limpida. Adesso ho bisogno di rilassarmi, voglio giocare a golf, devo migliorarmi per scendere di handicap. Un saluto affettuoso alla persona che, durante la mia assenza, si preoccupa della mia casa. E soprattutto dà da mangiare ai nostri cani». Sergio Passaro, CdS 29/9/2000;

3 agosto 2001
Mondiali atletica, bronzo di Baldini nella maratona
• Ai mondiali di atletica di Edmonton (Canada, VIII edizione) Stefano Baldini vince la medaglia di bronzo della maratona (2h13’18”), battuto dall’etiope Gezahegne Abera (2h 12’42”) e dal keniano Simon Biwott (2h12’43”): «Questo è il risultato di tante piccole fatiche messe insieme. Quest’inverno andavo malissimo, ai raduni federali finivo sempre dietro agli altri. Poi uno stage in Namibia mi ha rigenerato, non ho più accusato fastidi, ho riassaporato il gusto della corsa. E se sto bene io posso competere contro chiunque. Ora posso anche dirlo: qui a Edmonton, a un certo punto, più o meno intorno al 29° chilometro, ho pensato anche di poter vincere l’oro. Benzina ne avevo, il problema erano le gambe. Crampi, il problema di sempre. Il dottore mi dice: devi bere di più durante la corsa. Ho obbedito, ma il problema è rimasto. Se voglio andare avanti, dovrò correre ai ripari». Claudio Colombo, CdS 5/8/2001;

8 agosto 2001
Mondiali atletica, oro della May nel lungo
• Ai mondiali di atletica di Edmonton (Canada), Fiona May vince la medaglia d’oro del salto in lungo con 7,02 m, appena un centimetro più della russa Tatjana Kotova: «Ho fatto a modo mio: ecco la chiave vincente. Ho deciso io di fare una stagione sottotono: non ho mai cercato i risultati, pensavo solo a ritrovare le sensazioni della gara. Nell’ultimo mese sono stata a Formia, in ritiro, con Gianni (il marito, l’astista Iapichino, ndr). Abbiamo lavorato sulla mia testa, dovevo ritrovare motivazioni e fiducia. A volte io sono come un muro: ci picchi contro e ti fai male. Ma Gianni è stato bravo, non ha mai mollato, mi è sempre stato vicino: quando siamo arrivati qui a Edmonton, ero convinta che avrei vinto l’oro. Convinta, ho detto, il che non significa che avevo la vittoria in tasca. Anche la sconfitta di Marion Jones nei 100 metri dimostra che nessuno è imbattibile. Avevo detto basta e non ho cambiato parere: a fine stagione mi fermo, voglio un anno tutto per me, per la mia vita, non voglio farmi divorare di stress. Con Gianni faremo un figlio: è la cosa che desidero di più, insieme a una bella vacanza che faremo noi due soli, finalmente. Nessun ripensamento: farò quello che ho deciso mesi fa. Sono stanca delle gare, degli allenamenti, della tensione: non è stato facile, per un’atleta pulita come me, rimanere al vertice per tutti questi anni». Claudio Colombo, CdS 9/8/2001;

9 agosto 2001
Mondiali atletica, Perrone bronzo nella 20 km
• Ai Mondiali di atletica di Edmonton (Canada) la marciatrice Elisabetta Perrone vince la medaglia di bronzo della 20 km (1h 28’56”), battuta dalla russa Olimpiada Ivanova (1’27’48) e dalla bielorussa Valentina Tsybulskaya (1h 28’49”): «Questa medaglia di bronzo per me vale oro. Ho avuto paura di non portare a casa nulla, perché poche altre volte ho faticato così tanto dal primo all’ultimo chilometro, con sensazioni peggiori di quelle di Sydney. Fino al decimo chilometro ero rigida, legnosa; non riuscivo ad andare come avrei voluto, ero sesta, settima, non tenevo il ritmo, che, a parte la Ivanova assolutamente imprendibile, era lento. Poi ho cominciato a sciogliermi e a recuperare posizioni e forse avrei potuto puntare all’argento». Nel finale l’azzurra rischia di subire la rimonta della russa Fedoskina: «Sapevo che stava rinvenendo fortissimo, ma non pensavo che fosse così vicina. Nel rettilineo finale me la sono vista accanto, mi sono spaventata, perché la benzina era finita. Ho raccolto le ultime energie e ho fatto lo sprint: lei ha sgomitato, io mi sono difesa e sono arrivata davanti. Non credo che molte altre volte una gara di marcia sia finita al fotofinish. Per me non è facile fare le volate, perché ho poco seno. Poi lei è stata squalificata, ma è un’altra storia». Fabio Monti, CdS 11/8/2001;

10 agosto 2001
Mondiali atletica, Mori argento nei 400 ostacoli
• Ai mondiali di atletica di Edmonton (Canada), Fabrizio Mori vince la medaglia d’argento dei 400 ostacoli, 47”54 contro il 47”49 del dominicano Félix Sanchez: «Ho anche pensato di poterlo battere ma al nono ostacolo le gambe sono diventate di piombo. Mi pareva di essere un bronzo di Riace. Ma penso di aver dato spettacolo e di aver fatto una finale-capolavoro». Claudio Colombo, CdS 12/8/2001;

27 novembre 2001
Mondiali atletica ’99, l’argento di Brugnetti diventa oro
• Due anni, tre mesi e due giorni dopo la conclusione della gara iridata di Siviglia del 25 agosto 1999, la medaglia d’argento del marciatore Ivano Brugnetti nella 50 chilometri si trasforma in oro grazie alla squalifica del russo German Skurygin (doping).

7 agosto 2002
Europei atletica, bronzo per Levorato e Alfridi
• Agli Europei di atletica di Monaco di Baviera (Germania) Manuela Levorato vince la medaglia di bronzo dei 100 metri col tempo di 11”23, battuta solo dalla greca Ekaterini Thanou (11”10) e dalla belga Kim Gevaert (11”22): «È il giorno più bello della mia vita. Questa è una medaglia che ho fortemente voluto e che potrebbe rappresentare la svolta della mia carriera. Ora mi sento un’atleta matura, spero che sia l’inizio di una serie felice». La marciatrice Erika Alfridi vince la medaglia di bronzo della 20 km col tempo di 1h28’33”, battuta solo dalle russe Olimpiada Ivanova (1h26’42”) e Elena Nikolaeva (1h28’20”).

9 agosto 2002
Europei atletica, Levorato bronzo anche nei 100
• Agli Europei di atletica di Monaco di Baviera (Germania) Manuela Levorato, già bronzo il 7 agosto nei 100, vince la stessa medaglia anche sulla doppia distanza col tempo di 22”75, battuta solo dalla francese Muriel Hurtis (22”43) e dalla belga Kim Gevaert (22”53): «Sono cambiata; mi sento più matura e sicura, ora affronto le gare e la vita con un’altra mentalità e i risultati si vedono. Questi Europei rappresentano una svolta nella mia carriera: ma è solo l’inizio, prometto che non è finita qui». Claudio Colombo, CdS 10/8/2002;

10 agosto 2002
Europei atletica, oro della Guida
• Agli Europei di atletica di Monaco di Baviera (Germania) la 36enne Maria Guida vince la medaglia d’oro della maratona col tempo di 2h26’05”: «Avevo un desiderio incredibile, volevo vivere la sensazione di entrare dentro uno stadio che ti sta aspettando. Adesso che ho capito cosa significa, che ho assaporato l’emozione più bella della mia vita di atleta, posso smettere davvero. Ero partita forte, ma la maratona non perdona, è una questione di sensazioni. Ho ascoltato le urla del mio allenatore (Luciano Gigliotti, ndr), mi sono fidata e sono andata con la cadenza che mi suggerivano le gambe. Anche se per me era solo l’ottava maratona (5 vinte, n.d.r.) ho imparato a riconoscere quanto questa gara sia spietata. Quando mancavano ancora otto chilometri al traguardo, ho visto il tavolo con le borracce all’ultimo istante e non sono riuscita a prenderle. Allora ho tirato su una bottiglia d’acqua, ma era gasata e l’ho buttata via. Non so quante volte sono stata rimproverata da Luciano perché in gara mi dimentico di bere. Ma stavolta avevo tanta benzina in corpo, anche senz’acqua sapevo che sarei arrivata fino in fondo». Valerio Vecchiarelli, CdS 11/8/2012;

26 agosto 2003
Mondiali atletica, la Martinez bronzo nel lungo
• Ai mondiali di atletica di Parigi (IX edizione) l’azzurra (cubana naturalizzata) Magdelin Martinez vince la medaglia di bronzo del salto triplo con 14,90 m (primato italiano), battuta solo dalla russa Tatjana Lebedeva (15,18) e dalla camerunense Françoise Mbango Etone (15,05): «Non chiamatemi la nuova regina dell’atletica italiana. Sono solo una ragazza in più che ha vinto qualcosa di importante. Sono, soprattutto, una che ha dimostrato di avere le “palle”». E poi: «Ho avuto problemi sul “jump” (l’ultimo dei tre balzi, ndr) e sono sempre atterrata sbilanciata a sinistra. Sono finita... in spiaggia, altrimenti i salti sarebbero stati migliori. Il bronzo va benissimo: ho dimostrato che manca poco per raggiungere chi mi precede e poi ho lottato fino in fondo. Si diceva che ero poco cattiva: ma secondo voi, vi sono sembrata poco cattiva?». Flavio Vanetti, CdS 27/8/2003;

28 agosto 2003
Mondiali atletica, Gibilisco oro nell’asta
• Ai mondiali di atletica di Parigi, Giuseppe Gibilisco vince la medaglia d’oro del salto con l’asta con 5,90 m, nuovo record italiano. Dopo il primato ottenuto l’11 luglio al Golden Gala di Roma (5,82) e il memorabile giro di pista in sella a una Honda preparata per Valentino Rossi, aveva promesso: «Le finali non mi bastano più. Voglio medaglie: non ho lasciato Siracusa per accontentarmi di piazzamenti. So di poterci riuscire e ci riuscirò». Flavio Vanetti, CdS 29/8/2003;

30 agosto 2003
Mondiali atletica, Baldini bronzo nella maratona
• Ai mondiali di atletica di Parigi, Stefano Baldini vince la medaglia di bronzo della maratona, battuto solo dal marocchino Jaouad Gharib e dallo spagnolo Julio Rey: «È successo tutto al trentesimo chilometro: davanti erano scappati il marocchino e lo spagnolo, oltre al keniano Rotich. E io ero lì, incapace di trovare il ritmo. Ci sono stati scatti, frenesie, strappi. Rey ha provato ad andarsene subito, ma gli etiopi l’hanno marcato. Il gruppo si è ricompattato e a metà percorso si era ancora in troppi: un bel guaio; non ci capivo nulla, ero in confusione». Rimasto solo, l’azzurro ha finalmente trovato il ritmo: «Mi sono detto: “Adesso vai”. Ho trovato le forze per farlo, rimontando Rotich. Quanto agli altri due, era impossibile raggiungerli. Considero la medaglia il tocco di classe di un campione: me l’ha regalata la disperazione, più che le forze che ancora avevo in corpo. È un bronzo forse meno appagante di quello del 2001, perché a Edmonton rientravo dopo due anni difficili; ma l’impresa rimane eccome e ha il senso della continuità». Flavio Vanetti, CdS 31/8/2003;

20 agosto 2004
Olimpiadi, oro di Brugnetti nella 20 km
• Alle Olimpiadi di Atene, il marciatore azzurro Ivano Brugnetti vince la medaglia d’oro della 20 chilometri: «In allenamento marciavo talmente bene che un pensierino alle medaglia cominciai a farlo. Per me il caldo non è un problema eccessivo. Ho sofferto ma non più del limite che conosco. Semmai temevo i giudici che di tanto in tanto vedevo venirmi incontro». Fabio Cavalera, CdS 21/8/2004;

27 agosto 2004
Olimpiadi, bronzo di Gibilisco nell’asta
• Alle Olimpiadi di di Atene, Giuseppe Gibilisco, campione del mondo in carica (vedi 28 agosto 2003), vince la medaglia di bronzo del salto con l’asta con 5,85 metri, battuto solo daglio statunitensi Tim Mack (5,95) e Toby Stevenson (5,90): «Qualcuno da lassù mi ha assistito anche stasera. Ho tanta rabbia dentro (generata a fine maggio dall’irruzione dei Nas, piombati all’alba in casa sua, a Formia, per non trovare nulla, ndr). Adesso sogno soltanto un mese di vacanza per dimenticare le rincorse, l’asta e il saccone. E soprattutto per guarire bene da questo infortunio. A inizio di agosto il mio manager, Genny Di Napoli, mi aveva detto di non venire qui a rischiare la faccia. Gli ho risposto: sono un agonista. Se soltanto riesco a mettere insieme qualche allenamento, ho più tecnica degli altri. Di allenamenti veri, con la ricorsa completa di diciotto appoggi, ne ho fatti solo cinque. Ma se gli avversari arrivano allo stacco a dieci chilometri all’ora e io a nove, è con la tecnica che li posso contrastare. Prima della gara, nella sala d’appello, è venuto Petrov (il tecnico Vitaly, ndr) e mi ha detto: adesso mi devi dimostrare che sei un campione vero. Io senza di lui non sarei andato da nessuna parte. È davvero un grande. Quando ho sbagliato 5,95, mi ha ringraziato per aver risposto alle sue aspettative. Nella stagione i due americani erano stati sempre continui intorno a 5,90, il successo di Mack non è una sorpresa, anche se io ero convinto che avrebbe vinto Stevenson. Ho due coglioni come due palloni di basket e ve l’ho dimostrato». Fabio Monti, CdS 28/8/2004;

29 agosto 2004
Baldini vince la maratona olimpica
• Alle Olimpiadi di Atene, Stefano Baldini vince la medaglia d’oro della maratona: «Quest’oro me lo sentivo, ero venuto ad Atene per fare la corsa della vita. L’inizio non è stato favorevole: andavamo troppo piano e a un certo punto mi sono venuti i crampi. Mi ha dato una mano Gharib quando è scattato al venticinquesimo chilometro: ha fatto la selezione e lì è cominciata un’altra gara. Poi sono partito io. Devo dire la verità: nelle condizioni in cui ero oggi, non mi avrebbe battuto nessuno. Mi sono superato. Mi sento nella leggenda. Questa medaglia è meravigliosa e due volte importante: è un oro olimpico ed è stato vinto in una città storica. L’oro me lo tengo per me perché solo io so quanto ho sofferto per arrivarci, quanta strada ho dovuto percorrere, quanto anni di sudore ha richiesto questo successo. È il risultato di una carriera di sforzi. Ho semplicemente dovuto passare alla cassa per riscuotere il credito che avevo accumulato. Mi sono allenato con una dedizione incredibile. Forse in questi mesi sono addirittura diventato più cattivo. Il brasiliano Lima lo tenevo d’occhio da un po’. Quando ho deciso di andarlo a prendere non c’era più niente da fare per lui». A 5 km dall’arrivo, mentre era in testa alla corsa, Lima è stato travolto da uno spettatore irlandese, Neil Moran, già noto per un’analoga performance il 20 luglio 2003 a Silverstone durante il Gp di Gran Bretagna di Formula 1, che gli ha fatto perdere qualche secondo. Il tecnico Luciano Ghigliotti: «Mi spiace che quell’imbecille abbia cercato di rovinare tutto, ma nessuno in un giorno così avrebbe saputo resistere a Baldini. Ero preparato a questa vittoria, perché nell’ultimo mese avevo rivissuto le sensazioni dell’88 con Bordin. Un mese fa ho capito che Stefano ce l’avrebbe fatta; andava troppo forte, per non vincere questa maratona. E poi, l’11 agosto, Baldini ha vinto l’Amatrice-Configno, la stessa gara su strada di otto chilometri e mezzo, che Bordin aveva fatto sua prima di Seul. Più mi avvicinavo a questa data e più vedevo coincidenze incredibili con il passato. Questo è il risultato di anni di lavoro, di fede e di passione. Stefano era troppo forte e troppo cresciuto, il telaio è sempre lo stesso, ma abbiamo cambiato la centralina della macchina con qualcosa in più. E si è aggiunto al carattere di un uomo maturo; sapeva che era l’occasione della vita e in allenamento c’era un Baldini rabbioso, con un’infinita voglia di rivincita. Stefano è diverso da Bordin. Gelindo era un resistente, lui è un veloce. Gelindo faceva 280 chilometri a settimana, Stefano non supera mai i 230 chilometri». Gaia Piccardi, CdS 30/8/2004; Fabio Monti, CdS 30/8/2004;

12 agosto 2005
Mondiali atletica, Schwazer bronzo nella marcia
• Ai mondiali di atletica di Helsinki (Finlandia, X edizione), il marciatore azzurro Alex Schwazer vince la medaglia di bronzo della 50 km, battuto solo dai russi Sergej Kirdjapkin e Aleksej Voevodin: «A sedici anni, quando ero in nazionale juniores di hockey, ho deciso di scegliere. Lì devi cambiare squadra, non sai mai in che serie sarai l’anno dopo e allora non ci ho pensato troppo. Poi ho provato con il ciclismo, un disastro, non sapevo stare in gruppo, ero sempre al vento. E allora non mi rimaneva che marciare. Come tutti ho iniziato a scuola: ai giochi della gioventù potevo scegliere tra la marcia e la campestre. Mille metri di corsa e quattromila marciando. Mille mi sembravano davvero pochini...». Valerio Vecchiarelli, CdS 13/8/2005;

8 agosto 2006
Europei atletica, oro di Howe nel lungo
• Agli Europei di atletica di Goteborg (Svezia) l’azzurro Andrew Howe (nato a Los Angeles e cresciuto a Rieti, divenuto italiano attraverso un matrimonio della mamma Renée Felton - che lo allena - con il signor Besozzi) vince la medaglia d’oro del salto in lungo con la misura di 8,20 metri: «Non volevo essere un’eterna promessa e questa medaglia è il primo passo. Non so se essere contento o arrabbiato, perché il temporale prima della gara mi ha rovinato il pomeriggio, abbassando un po’ la tensione e un po’ anche l’umore. Il salto vincente è stato tutt’altro che perfetto, mi sono anche seduto troppo. Però vincere qui è stato incredibile, in uno stadio fantastico, pieno di gente che vive l’atletica come una festa. Io sono un tipo molto competitivo, vincere non mi basta, cerco sempre di migliorarmi. Con l’oro volevo il record italiano, saltare oltre 8,43, ma non è stato possibile. Il vento girava e non si sapeva bene che cosa fare. Forse se un avversario mi avesse superato mi sarei scatenato. Invece è andata così e mi accontento, ma la caccia al record continua. Poi un giorno mi piacerebbe tornare al triplo, la disciplina che mi diverte di più, e alla velocità. Ma per ora non cambio, il lungo è diventato la mia specialità e penso già al Mondiale del prossimo anno». Fabio Monti, Cds 9/8/2006;

9 agosto 2006
Europei atletica, bronzo della Rigaudo nella 20 km
• Agli Europei di atletica di Goteborg (Svezia) la marciatrice Elisa Rigaudo vince la medaglia di bronzo dei 20 chilometri col tempo di 1h28’37”, battuta solo bielorussa Ryta Turava (1h27’08”) e dalla russa Olga Kanishkina (1h28’35”): «Volevo questa medaglia, ero stufa di restare giù dal podio. Ma non mi accontento: adesso punto a medaglie più preziose. Penso al Mondiale di Osaka fra un anno e all’Olimpiade di Pechino. Però devo allenarmi di più: conto di arrivare a 6.000 chilometri». Fabio Monti, CdS 10/8/2012;

13 agosto 2006
Europei atletica, Baldini oro nella maratona
• Agli Europei di atletica di Goteborg (Svezia) Stefano Baldini vince la medaglia d’oro della maratona col tempo di 2h11’32”, precedendo sul traguardo lo svizzero Viktor Röthlin (2h11’50”): «Ero solo contro tutti, perché gli avversari mi hanno attaccato in ogni modo, gli spagnoli quando ancora eravamo nello stadio. È stata durissima, più per una questione di testa che di gambe: la pressione era molto forte». Baldini si impossessa del proprio destino in due momenti: al 35° chilometro opera lo strappo che lo lascia solo con Röthlin: «Ci siamo dati il cambio con regolarità; quello che serviva per staccare gli altri». Al 40° chilometro, Gigliotti, il suo maestro, «mi ha urlato di scappare e di non accettare i rischi della volata, anche se sapevo di essere più veloce. Ho mantenuto la consegna». E poi: «Per vincere il titolo mi sono dato una bella regolata. Dopo l’Olimpiade mi ero concesso qualche impegno di troppo, però mi sembrava giusto farlo anche per dare risalto all’atletica, che ne aveva bisogno. Qui sono tornato alle vecchie abitudini e ho detto molti no». Come si fa a restare in cima all’Europa per 8 anni (vedi 22 agosto 1998)? «Intanto perché mia mamma e mio papà mi hanno regalato qualità naturali importanti; poi perché ho avuto a disposizione un team straordinario; infine perché ho sempre condotto uno stile di vita morigerato, cercando di programmare gli impegni e senza mai cadere nella tentazione del doping, perché se usi certe sostanze puoi vincere per un anno, ma poi scompari. Quando si resta in alto per tanto tempo, significa che hai trovato la benzina giusta soltanto attraverso il lavoro fatto negli anni, giorno dopo giorno». Fabio Monti, CdS 14/8/2006;

30 agosto 2007
Mondiali atletica, Howe argento nel lungo
• Ai mondiali di atletica di Osaka (Giappone, XI edizione), l’azzurro (nato a Los Angeles, a Rieti dall’età di cinque anni) Andrew Howe vince la medaglia d’argento del salto in lungo col primato italiano di 8,47 metri, battuto solo dal panamense Irving Saladino (8,57 m): «Pensavo di avercela fatta, mi sono messo a strillare di felicità: urlavo in inglese, perché nessuno capisse qualche parolaccia... Un salto così mostruoso non l’avevo mai fatto, pensavo potesse bastare per l’oro. Non posso essere scontento: a 22 anni ho vinto l’argento al mondiale, ho dato all’Italia la prima medaglia di Osaka e ho battuto un primato che resisteva dal 1987. Ma Saladino è un grande ed era il favorito di tutti». Fabio Monti, CdS 31/8/2007;

1 settembre 2007
Mondiali atletica, bronzo di Schwazer nella 50 km
• Ai mondiali di atletica di Osaka (Giappone), il marciatore azzurro Alex Schwazer vince la medaglia di bronzo della 50 km battuto solo dall’australiano Nathan Deakes e dal francese Yohann Diniz: «Non avevo mai fatto una 50 km con queste condizioni ambientali. Sono partito troppo piano e quando ho cambiato marcia, al 30° km, ormai era tardi. Non dovevo lasciare che i favoriti andassero via. Il mio allenatore non c’entra niente, ho sbagliato io. Non avrei mai potuto fare più forte gli ultimi 20 km. Posso anche essere contento per la medaglia, ma quando sto bene devo vincere, non arrivare terzo. Mi sentivo il più forte e forse lo ero, ma i più forti sono quelli che arrivano primi. Deakes è stato bravo, si è mosso con grande esperienza, io no, ma a Pechino fra un anno non ripeterò gli stessi errori». Fabio Monti, CdS 2/9/2007:

2 settembre 2007
Mondiali atletica, Di Martino argento nell’alto
• Ai mondiali di atletica di Osaka (Giappone), Antonietta Di Martino vince la medaglia d’argento del salto in alto eguagliando il suo record italiano di 2,03 metri, battuta solo dalla croata Blanka Vlasic (2,05): «Non pensavo di vincere una medaglia qui a Osaka, perché le gare di un mondiale o di un’olimpiade spesso sono condizionate da situazioni particolari; non sempre vince chi è stato più bravo nella stagione. Sapevo di non dover sbagliare niente almeno fino a due metri, per sperare nel podio. Quando sono partita per il primo salto a m 1,85, mi sono resa conto che avevo sbagliato rincorsa. È stato un disastro e mi sono detta: brava, cominciamo bene. Però poi ho pensato: questo è l’ultimo errore che faccio, almeno fino a due metri. Sapevo di dover fare i due metri al primo tentativo per mettere pressione sulle avversarie e avvicinarmi al podio. È andata bene e ho visto in pedana facce preoccupate, anche quella della Vlasic, che ha sbagliato il primo salto. Non ho mai pensato davvero che lei potesse perdere, però per un momento ho creduto anche che la vittoria fosse possibile. La chiave per arrivare al podio erano i 2,03, la misura del mio record italiano. Ho sbagliato la prima prova e, dopo aver visto la Vlasic volare, ho capito che era venuto il momento di tirar fuori tutto quello che avevo dentro. Mi sono detta: questo deve essere il salto della vita. È stato così, ho raccolto le energie, ho ripassato il salto e l’asticella è rimasta al suo posto. Ho aspettato. Sapevo che la Chicherova ce l’avrebbe fatta e temevo potesse arrivarci anche la Slesarenko. Invece non ce l’ha fatta. Mi sono ritrovata medaglia d’argento, perché salire a 2,05, dove poi è arrivata la Vlasic, in queste condizioni sarebbe stato impossibile. Avevo dato tutto». Fabio Monti, CdS 3/9/2007;

21 agosto 2008
Olimpiadi, bronzo della Rigaudo nella 20 km
• Alle Olimpiadi di Pechino, la marciatrice azzurra Elisa Rigaudo vince la medaglia di bronzo della 20 km, battuta solo dalla russa Olga Kaniskina e dalla norvegese Kjesti Pläzer: «Abbiamo lavorato insieme con Sandro (il tecnico Damilano, ndr) per marciare in un’ora e 27’, sapendo che con quel tempo sarei arrivata vicino a una medaglia. Ho fatto il mio personale e ho mancato il primato italiano di tre secondi, ma con 1h27’12” sono salita sul podio e questo bronzo per me vale oro, anche se di noi della marcia ci si ricorda soltanto in queste occasioni. Ho capito che poteva essere il mio giorno, quando ho visto la pioggia. Soffro il caldo e l’idea del fresco mi ha dato una grande energia. Invece di preoccuparmi delle avversarie, ho dato retta al mio allenatore e ho sempre guardato il cronometro. Lungo il percorso, Sandro mi ripeteva: avanti così e prendi la medaglia. Inseguire la Kaniskina sarebbe stato un suicidio, le altre cambiavano ritmo, “strappavano” in continuazione, ma non riuscivano ad andare in fuga e alla fine le ho riprese quasi tutte e sono riuscita a tenere dietro la cinese Liu. Ero così concentrata, che non sentivo neanche la pioggia. Ho capito che le forze si stavano esaurendo, quando sono entrata nello stadio per gli ultimi 100 metri, mi sono detta: non ho sentito la campana, non dovrò fare anche un giro? Ormai avevo speso tutto». Fabio Monti, CdS 22/8/2008:

22 agosto 2008
Olimpiadi, oro di Schwazer nella 50 chilometri
• Alle Olimpiadi di Pechino, il marciatore azzurro Alex Schwazer vince la medaglia d’oro della 50 km. L’allenatore Sandro Damilano commenta: «È stato un anno durissimo, anche di discussioni accese. Dipendesse da lui, si allenerebbe giorno e notte. Mercoledì ha fatto 20 chilometri; giovedì, giorno di vigilia, quando tutto il mondo riposa prima di una 50, ha marciato per un’ora al mattino e 53 minuti in serata. Da sempre cerco di spiegargli che anche il riposo, cioè il recupero, è parte integrante dell’allenamento. Fatica sprecata. Vorrebbe fare sempre il doppio di quello che fa. Ma un atleta organicamente forte come lui non l’ho mai avuto: in più sa allenarsi, gestirsi, conoscersi e leggere le gare come nessuno. Io ho aggiunto la tecnica di marcia e la programmazione. Ed è uscito questo oro». Fabio Monti, CdS 23/8/2008:;

23 agosto 2009
Mondiali atletica: zero medaglie per l’Italia
• A Berlino termina la 12ª edizione dei campionati mondiali di atletica leggera: per la prima volta la rappresentativa azzurra non ha conquistato neanche una medaglia.

27 luglio 2010
Europei atletica: argento per Schwazer, bronzo per Meucci
• Agli Europei di atletica leggera di Barcellona l’azzurro Alex Schwazer vince la medaglia d’argento della marcia 20 chilometri col tempo di 1h20’38” battuto solo dal russo Stanislav Emelyanov (1h20’10”): «Contento? Direi ni. Ma in fondo non posso lamentarmi, sapevo che sarebbe stato difficile vincere, ed è stato così. E poi sarò veramente contento, quando avrò vinto un oro europeo e uno mondiale, dopo quello olimpico». Più tardi, prima della premiazione: «Vista anche la situazione della nostra atletica, un argento europeo è importante ed è giusto essere soddisfatti. Avrei potuto essere un po’ più brillante e rispondere al russo. Ma quando a metà gara ho visto che Emelyanov aveva 20” di vantaggio, ho cercato di risparmiare le forze. Sarei comunque rimasto secondo». Daniele Meucci vince la medaglia di bronzo dei 10000 col tempo di 28’27”33, battuto dai britannici Mohammed Farah (28’24”99) e Chris Thompson (28’27”33, decide il fotofinish, 3/1000 di differenza): «Ho capito che avrei potuto salire sul podio a un chilometro e mezzo dall’arrivo». Fabio Monti, CdS 28/7/2010;

28 luglio 2010
Europei atletica, Vizzoni argento nel martello
• Agli Europei di atletica di Barcellona l’azzurro Nicola Vizzoni vince la medaglia d’argento del lancio del martello con la misura di 79,12 metri, battuto solo dallo slovacco Libor Charfreitag (80,02): «È bello essere ancora sul podio e questo è un momento di grande emozione, non soltanto perché per la prima volta in vent’anni è venuta ad assistere alla gara mia mamma Elvia. Questa medaglia è per la mia famiglia, per la mia fidanzata Claudia, per il mio tecnico, Riccardo Ceccarini, che da ottobre insisteva sulla possibilità di vincere una medaglia qui a Barcellona, nonostante il mio scetticismo e per la mia seconda famiglia, quella delle Fiamme Gialle, che mi hanno sempre sostenuto quando in pochi credevano ancora in me, per i tanti infortuni che ho avuto, comprese le mie due ernie alla schiena. In tanti pensavano che ormai fossi troppo vecchio per arrivare ancora in alto, invece sono qui». Fabio Monti, CdS 29/7/2010;

31 luglio 2010
Europei atletica: argento La Mantia, bronzo Incerti
• Agli Europei di atletica di Barcellona l’azzurra Simona La Mantia vince la medaglia d’argento del salto triplo con la misura di 14,56 metri, battuta solo dall’ucraina Olga Saladuha (14,81): «Negli ultimi tre anni avevo avuto di tutto: problemi muscolari anche gravi e fortissimi dolori al tendine, anche se non mi sono mai operata. Però non ho mai pensato di dover smettere, anzi, ho sempre cercato di rialzarmi. E adesso non mi fermo; inseguirò altri podi, cercando di migliorare soprattutto il secondo balzo e la chiusura del salto». Anna Incerti vince la medaglia di bronzo della maratona col tempo di 2h32”48, battuta dalla lituana ÿivilė Balčiūnaitė e dalla russa Nailya Yulamova: «Una grossa parte di merito è di mio marito. Ci siamo sposati un anno fa a maggio e Stefano è veramente un santo, ma non soltanto perché cucina. Mi sopporta e non è facile, soprattutto quando si avvicina la gara. Questa medaglia è di bronzo, ma per me è come se fosse d’oro. Per questo non ho avuto timore a piangere di gioia. È stato un giorno speciale, perché avevo in corpo le energie giuste fin dall’inizio; ho controllato la gara e, poi passato il 35° km, mi sono resa conto che stavo ancora bene. Nessuno può immaginare quanto volessi questo podio. Ho lavorato tanto per arrivarci e gli ultimi due mesi sono stati durissimi. Ma la mia storia comincia solo ora». Fabio Monti, CdS 1/8/2010;

1 agosto 2010
Europei atletica, argento e record per la 4x100
• Ai campionati Europei di atletica leggera di Barcellona la staffetta 4x100 composta da Roberto Donati (27 anni, di Rieti), Simone Collio (31 anni, milanese di Cernusco), Emanuele Di Gregorio (30 anni, siciliano di Castellammare del Golfo) e Maurizio Checcucci (36 anni, fiorentino) vince la medaglia d’argento col tempo di 38”17 (record italiano), battuta solo dalla Francia (38”11). Sabato sera per due ore gli azzurri avevano tremato: erano stati squalificati per cambio fuori settore, poi sono stati riammessi. Donati: «Per colpa della squalifica siamo rimasti gelati per due ore, ma quell’attesa ci ha messo addosso tutta la rabbia che serviva per fare questo risultato. Dopo il sesto posto di Berlino (ai mondiali 2009, ndr), è scattato qualcosa e quella che ha vinto l’argento qui è l’Italia. E il gruppo». Collio, che ha sacrificato a questa medaglia la finale dei 100 (per non aggravare l’infortunio a un fianco): «Ci tenevo proprio a questa medaglia ed era giusto non rovinare tutto, correndo quella finale. In più è arrivato questo record italiano, che era il sogno di tutti. Io in frazione dovevo vedermela con Lemaitre, ma ho fatto quello che dovevo, così come tutti gli altri. Nessuno di noi ha avuto paura. È filato via tutto liscio, era importante sfruttare i cambi e non abbiamo sbagliato niente». Di Gregorio: «Questo record significa tanto; erano due anni che lo aspettavamo e averlo ottenuto significa che abbiamo lavorato benissimo. Non sarebbe stato giusto uscire da un Europeo per colpa di una squalifica ingiusta». Il trentaseienne Checcucci, ultimo frazionista, in testa fino a 8 metri dal traguardo: «Era dal 2000 che io inseguivo il record italiano e averlo fatto a questa età è una gioia immensa». Fabio Monti, CdS 2/8/2010;

3 settembre 2011
Mondiali atletica, Di Martino bronzo nell’alto
• Dopo quattro anni l’Italia torna a conquistare una medaglia ai mondiali di atletica: come il 2 settembre 2007 l’impresa è compiuta dalla saltatrice in alto Antonietta Di Martino, ad Osaka (Giappone, XI edizione della rassegna iridata) vinse l’argento, a Daegu (Corea del Sud, XIII edizione) si deve accontentare del bronzo. La medaglia d’oro va alla russa Anna Cicerova (2,03, nel 2007 fu argento parimerito con la Di Martino), l’argento alla croata Blanka Vlasic (anche lei 2,03, a Osaka fu oro); l’azzurra, oro agli Euroindoor di Parigi del 6 marzo, arrivata in Corea del Sud con appena due gare all’aperto nelle gambe (a Stoccolma il 19 giugno e Malaga il 7 agosto), si ferma a 2 metri frenata da una distorsione all’alluce del piede di stacco che l’ha perseguitata a lungo dopo un inverno da record (2,04 m): «A voi potrà sembrare un malanno da poco; invece vi assicuro che per una settimana non riuscivo nemmeno a camminare e per due mesi non ho mai potuto saltare. Dopo tre allenamenti tecnici, sono andata a Malaga per capire se avrei potuto venire qui e ho fatto due metri. Sono felicissima e ora penso all’Olimpiade di Londra. Mi devo preparare bene. Peccato per il secondo salto a 2,03, era ben fatto, ma ho sfiorato l’asticella ed è caduta. Purtroppo aver gareggiato così poco per l’infortunio all’alluce mi ha pesato, perché a 1,97 ho cominciato ad avvertire i crampi. Per me la qualificazione di giovedì era già stata fisicamente impegnativa. Ho litigato un po’ con i giudici, che non si mettevano mai d’accordo fra di loro su quando potevo saltare. Mi sono arrabbiata e questo mi ha fatto superare i due metri, perché mi sono detta: ora vado in cielo. La pressione c’era e l’ho sentita già al mattino: in alcuni momenti ero serena; in altri avevo attimi di panico. Ma ho la testa dura io, è un marchio di famiglia, e alla medaglia ho creduto fino alla fine. Rispetto a Osaka nel 2007 è stato tutto diverso; allora mi ero infortunata 40 giorni prima della gara, ma venivo da due mesi di grande attività e di record. Questa estate è stata particolare: oltre all’infortunio è mancata improvvisamente mia nonna. Per fortuna, ho avuto vicino mio marito, al quale devo tutto. Mi ha detto: stai tranquilla, a Daegu vincerai una medaglia e ti regalerò il gatto che mi chiedi. A lui non piacciono, a me moltissimo». Fabio Monti, CdS 4/9/2011;

29 giugno 2012
Europei atletica, la Rosa bronzo nel peso
• Agli Europei di atletica leggera di Helsinki (Finlandia) Chiara Rosa vince la medaglia di bronzo del lancio del peso con la misura di 18,47 metri, battuta solo dalla tedesca Nadine Kleinert (19,18) e dalla russa Irina Tarasova (18,91).

30 giugno 2012
Europei atletica: oro per Donato, argento per Meucci
• Agli Europei di atletica leggera di Helsinki (Finlandia) Fabrizio Donato vince la medaglia d’oro del salto triplo con la misura di 17,63 metri: «Sentivo le gambe leggere e riuscivo a rimbalzare benissimo: erano anni che sognavo una medaglia così, all’aperto: magari piovesse anche a Londra...! (dove ad agosto si disputeranno le olimpiadi, ndr)». Daniele Meucci vince la medaglia d’argento dei 10000 col tempo di 28’22”73, battuto solo dal turco Polat Kemboi Arikan (28’22”27): «Ho dato tutto quello che avevo ma non sono al cento per cento. Cinque giorni prima di venire a Helsinki ho avuto un problema a un ginocchio. A Barcellona avevo vinto il bronzo (vedi 27 luglio 2010, ndr) e non c’erano tutte queste aspettative su di me; qui, invece, un po’ di tensione si è fatta sentire...». Gaia Piccardi, CdS 1/7/2012;

11 luglio 2012
All’Incerti l’oro dell’euromaratona 2010
• Con una lettera a firma del Direttore generale Christian Milz, l’Associazione Europea di atletica comunica ufficialmente la nuova classifica della prova di maratona femminile ai campionati Europei di Barcellona 2010, così come riscritta dopo le sanzioni comminate alle prime due classificate, la lituana Zivile Balciunaite e la russa Nailya Yulamanova, finite nella rete dell’antidoping (con provvedimenti IAAF datati rispettivamente 24 aprile e 5 luglio). Anna Incerti, che si era classificata al terzo posto nella gara disputata il 31 luglio 2010, diventa così, a due anni di distanza, la campionessa europea di maratona, trentacinquesima medaglia d’oro azzurra nella storia della manifestazione (quella di Fabrizio Donato a Helsinki, diventa la 36esima).

6 agosto 2012
Schwazer positivo all’antidoping
• Il Coni mette fuori dalla squadra olimpica il marciatore azzurro Alex Schwazer, che trovato positivo all’Epo al controllo antidoping della Wada del 30 luglio a Oberstdorf (in Germania, dove stava concludendo la preparazione) non potrà difendere a Londra l’oro olimpico della 50 km di marcia, conquistato a Pechino il 22 agosto 2008: «Ho sbagliato, sto male, malissimo; volevo essere più forte in questa Olimpiade e invece la mia carriera in atletica è finita qui. Sono stato io a fare tutto da solo e di testa mia. Mi prendo ogni responsabilità». L’allenatore Michele Didoni commenta: «Non ho neppure voluto chiedergli perché l’ha fatto, perché non ci sono giustificazioni. A 27 anni si è uomini; Alex deve crescere e cambiare vita. Non ha nemmeno capito che il suo gesto individuale ricadrà su tanti. La madre stava per essere ricoverata in ospedale per un malore. È stato un gesto individuale, che però ricade su tutte le persone che in questi mesi hanno lavorato per aiutarlo a tornare in alto. Io come allenatore, ma anche la Federazione, tutti quelli che gli sono stati vicino, senza dimenticare la sua famiglia e la sua fidanzata. E un atleta del gruppo sportivo dei carabinieri non può dare un esempio del genere. Mi sento moralmente insultato. Avevamo lavorato insieme tutto l’anno, prima a Settimo Milanese in inverno e primavera, poi in Svizzera, a Celerina in quota, per 36 giorni, da giugno. Ero andato a Obersdorf, poi avremmo dovuto ritrovarci a Londra, invece mi è crollato il mondo». Fabio Monti, CdS 7/8/2012;

9 agosto 2012
Olimpiadi, bronzo di Donato nel triplo
• Alle Olimpiadi di Londra, Fabrizio Donato vince la medaglia di bronzo del salto triplo con 17,48 metri, battuto solo dagli statunitensi Christian Taylor (17,81) e Will Claye (17,62): «È un sogno che diventa realtà, anzi è il sogno di una vita, e per questo faccio fatica anche a tradurre l’emozione in parole. Non mi sono mai nascosto, ma i problemi fisici c’erano davvero. È stata una gara complicata, dopo un ultimo mese difficile per me; ho anche dovuto prendere un antidolorifico per saltare, e avevo dolori ad ogni appoggio. Non ho ancora realizzato che cos’è successo davvero, anche se forse avrei potuto fare qualcosa di meglio. L’obiettivo di quest’anno era arrivare a 18 metri; l’età non c’entra nulla, se stai bene, stai bene. Voglio ringraziare il mio allenatore, al quale devo chiedere scusa, perché i dolori fisici degli ultimi giorni mi avevano fatto perdere quella sicurezza che lui mi aveva dato. E la mia famiglia, senza mia moglie e mia figlia Greta, non ce l’avrei fatta, perché nei momenti di difficoltà hanno saputo darmi la carica giusta». Fabio Monti, CdS 10/8/2012;