Ivo Caizzi, Corriere della Sera 28/11/2012, 28 novembre 2012
DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES – Il premier greco Antonis Samaras ha esultato ritenendo che il suo Paese ora «ha assicurato il suo posto nell’Eurozona». L’accordo dell’Eurogruppo sulla sostenibilità del debito greco ha sbloccato la possibilità di dare il via libera ai prestiti necessari per evitare il fallimento della Grecia. Circa 44 miliardi dovrebbero essere elargiti entro il 13 dicembre, dopo le ultime procedure e una valutazione dell’effetto di un possibile riacquisto dei titoli di Stato greci attuato dal governo Samaras con fondi Ue per il salvataggio.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, grande frenatrice dei prestiti aggiuntivi ad Atene, ha commentato che sarebbe stato da «irresponsabili» non trovare un accordo sul salvataggio. Il presidente francese François Hollande ha dichiarato che la soluzione consente di «eliminare tutti i dubbi sul futuro della zona euro». I contrasti sulla sostenibilità del debito greco avevano provocato il blocco dei nuovi prestiti in due consecutivi Eurogruppo nelle scorse due settimane, trasferendo molta incertezza sulla riunione straordinaria conclusa nella notte tra lunedì e ieri. I 17 ministri finanziari e il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde, hanno concordato un compromesso solo dopo 13 ore di difficili trattative. Il governo di Atene si è impegnato a riportare il debito al 124% del Pil nel 2020 e al 110% nel 2022. Finora le misure di austerità imposte al governo di Atene dalla troika dei creditori (Ue, Bce e Fmi) hanno aggravato la recessione e fatto esplodere il debito (verso il 190% del Pil nel 2014). I nuovi obiettivi di riduzione dell’indebitamento sono diventati possibili con una serie di misure, che secondo varie fonti genereranno la cancellazione di una quarantina di miliardi: la riduzione di cento punti base degli interessi per i prestiti di salvataggio bilaterali del programma Greek loan facility; lo sconto di 10 punti base sui costi per la Grecia delle garanzie sui prestiti del fondo salva Stati Efsf; lo slittamento di 15 anni delle scadenze dei debiti bilaterali e con l’Efsf, più una dilazione di 10 anni nel pagamento degli interessi a Efsf; la cessione ad Atene dei guadagni sui titoli greci conseguiti dalla Bce, trasferiti ai governi tramite le banche centrali nazionali. In questo modo si rende più credibile il piano di rientro del debito come chiedeva il Fmi, che avrebbe voluto un haircut, cioè una riduzione dell’esposizione attraverso la svalutazione dei titoli di Stato greci. La Germania e altri Paesi però rifiutavano di farsi carico di nuove perdite. Le misure a vantaggio di Atene puntano proprio a nuovi aiuti senza pagamenti aggiuntivi per i governi. Il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schäuble, ha rassicurato i contribuenti tedeschi parlando di un costo minimo con la rinuncia agli introiti nelle nuove misure a favore di Atene e ha invitato il Parlamento a votare la ratifica prima possibile. «Alla fine siamo stati d’accordo tutti», ha confermato il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, che ha considerato l’accordo «importante» e «molto più di un primo passo» verso la risoluzione del caso Grecia. Samaras ha affermato che per il suo Paese «un periodo molto grigio e molto scuro è finito definitivamente». Ma le misure di austerità che accompagnano la concessione dei nuovi prestiti annunciano un futuro non facile per la Grecia, che affronta il sesto anno consecutivo di recessione, una disoccupazione intorno al 25% e crescenti tensioni sociali.
Ivo Caizzi