Giampaolo Colletti, Nòva24 2/12/2012, 2 dicembre 2012
CON LA TECNO-SANITÀ RISPARMI A TRIPLA CIFRA
Un giorno ci cureremo anche in rete, le ricette mediche saranno tutte digitalizzate e all’interno di una struttura sanitaria il referto sarà consultabile online, con un coinvolgimento da remoto per più professionisti di ambiti molto specialistici. Questo giorno per l’Italia è ancora lontano, mentre nei Paesi scandinavi e in alcune aree d’eccellenza dell’Europa continentale medical data e e-prescription appartengono alle pratiche quotidiane della buona sanità, anche pubblica. Nuove tecnologie per curare e per ottimizzare le spese. Così la rete potrebbe venire in soccorso del sistema sanitario e la telemedicina alleare con successo spending review ed efficienza di servizio, offrendo vantaggi a pazienti e operatori. Ma il condizionale è ancora d’obbligo.
La fotografia appena scattata dal think tank I-Com sull’e-health registra un’Italia che procede col freno a mano tirato, e che potenzialmente potrebbe avvantaggiarsi se investisse in informatizzazione. I dati in esclusiva per Nòva24 sono inseriti nel nuovo rapporto sulle reti di nuova generazione che verrà presentato mercoledì 4 dicembre all’Istituto Luigi Sturzo di Roma.
I-Com registra potenziali risparmi a tripla cifra: con l’adozione di nuove tecnologie ogni malato costerebbe 899 euro in meno all’anno. Se il 25% dei malati cronici utilizzasse le tecnologie digitali si risparmierebbe una cifra stimata in 1,2 miliardi di euro annui. Si attesterebbe, invece, a 2,5 miliardi di euro il risparmio nel caso potessero accedere alle nuove tecnologie la metà dei malati cronici. I soli esami clinici in collegamento video per effettuare controlli periodici comporterebbero un risparmio pari a 632 euro all’anno. Numeri rilevanti, considerando che la spesa sanitaria è stimata in 130 miliardi e con un’incidenza sul Pil del 9 per cento. Dal risparmio potenziale alla situazione di fatto, che vede l’Italia drammaticamente posizionata nelle retrovie dell’Europa a ventisette in quasi tutti gli indicatori presi in considerazione. Mentre tirano la volata i Paesi con welfare solido ed efficiente impianto infrastrutturale, risultiamo fanalino di coda seguiti soltanto da Slovacchia, Lettonia e Grecia . Lo score – standardizzato da Deloitte e che prende in considerazione quattro indicatori tra i quali la possiblità di trasferire in modo elettronico medical data – si attesta per l’Italia a 33, molto lontano dal 63 di Paesi Bassi e Svezia.
Situazione immutata per la diffusione di banda larga e ultralarga negli ospedali: soltanto il 31% dei nosocomi nostrani dispone di connessioni con velocità superiore ai 50 Mbps, mentre un 58% è zavorrato a meno di 50 Mbps. Si posizionano nella zona alta della classifica Finlandia, Danimarca e Lussemburgo con più della metà delle strutture dotate di ultrabanda (in Danimarca il dato si attesta all’88%). Anche sull’adozione dell’electronic patient record – la capacità di registrare i dati su formati digitali e di condividerli in reti protette – chiudiamo la classifica europea, seguiti da Lituania e Malta. Solo il 48% degli ospedali dispone di strutture centrali digitalizzate in grado di dialogare con quelle locali (la media europea è del 70%). Anche per questa ragione la vera sfida all’informatizzazione sanitaria passa dai link attivabili tra strutture centrali e periferiche.