Andrea Tornielli, La Stampa 2/12/2012, 2 dicembre 2012
IL “GRANDE FRATELLO” ENTRA IN VATICANO
Il monsignore con il clergyman impeccabile e il passo veloce, dopo aver salutato la guardia svizzera in grand’uniforme, lancia uno sguardo sconsolato alle due macchinette per strisciare i badge che si trovano oltre la porta incorniciata di marmo: dal primo gennaio prossimo, chi entra o esce dovrà far passare il nuovo tesserino magnetico identificativo dotato di un chip in grado di localizzare in ogni momento il suo proprietario.
Città del Vaticano, palazzo apostolico, corridoio affrescato della terza loggia: aumentano i controlli nella cabina di regia della Santa Sede, la Segreteria di Stato. E non soltanto sugli orari. Da Raffaello al Grande Fratello. È soltanto uno degli effetti di Vatileaks, la fuga di documenti riservati dall’appartamento papale che ha modificato forse per sempre il lavoro quotidiano nei sacri palazzi. Archivi blindati, maggiori controlli per chi vuole visionare i dossier, obbligo di dichiarare che cosa si fotocopia. Nuove e più severe regole anche nella piccola comunità familiare di Benedetto XVI, con la stanza dei segretari particolari divenuta off limits per evitare il ripetersi di «fughe».
Accanto alla stanza del Papa
I segretari del Pontefice, Georg Gänswein e Alfred Xuereb, condividono una stanza collegata con lo studio di Benedetto XVI. Lì, oltre alla fotocopiatrice fin dai tempi di Giovanni Paolo II si trovava anche una postazione con il computer destinata all’aiutante di camera. Angelo Gugel, storico - e ora pensionato - maggiordomo di tre Papi, la usava per qualche piccolo lavoro di segreteria affidatogli da don Stanislao Dziwisz. È qui che «Paoletto» in orario d’ufficio riproduceva carte riservate che passavano sul tavolo di don Georg dopo essere state viste dal Pontefice. Per effetto dei vatileaks al successore di Gabriele, il nuovo aiutante di camera Sandro Mariotti, detto «Sandrone», non solo non vengono più affidate mansioni di segreteria, ma è stato anche proibito di sostare nell’ufficio dei segretari. Decisamente rafforzato il controllo sulla trafila compiuta dai documenti che arrivano sulla scrivania papale provenienti dalla Segreteria di Stato, dove poi ritornano con le indicazioni del caso e l’inconfondibile «B16», la sigla che Ratzinger aggiunge a mano alle carte che legge personalmente.
Cartellino da timbrare
Il badge per segnalare orari d’entrata e di uscita per chi lavora nel palazzo apostolico e in Segreteria di Stato non è di per sé legato a Vatileaks. Si tratta infatti di un modo per accertare che gli orari stabiliti vengano rispettati da tutti, anche se sono ormai lontani i tempi in cui Giovanni XXIII poteva rispondere ironicamente alla domanda di un diplomatico interessato a conoscere quante persone lavorassero in Vaticano: «Circa la metà…». Ma la decisione di dotare il nuovo tesserino di un microchip grazie al quale, in caso di necessità, il suo proprietario potrà essere localizzato all’interno del palazzo apostolico, è un segno inequivocabile della volontà di un maggiore controllo che va al di là degli orari di lavoro. «Solo i superiori avranno accesso alle informazioni nel caso sorgano problemi – assicura a La Stampa un alto prelato – e non ci sarà dunque un monitoraggio costante».
Un «guardiano»
È il responsabile dell’Ufficio cifra della Segreteria di Stato, il monsignore sloveno Mitja Leskovar, l’incaricato a vigilare sull’applicazione delle nuove regole di sicurezza. Occupandosi della trasmissione delle comunicazioni riservate tra la Santa Sede e i nunzi, il prelato, nato nella Jugoslavia ai tempi del comunismo, è diventato un esperto di anti-spionaggio. Per chi lavora in Segreteria di Stato, dopo vatileaks, è diventato un po’ più complicato anche far fotocopie: bisogna segnare su un apposito registro il nome del richiedente e quali documenti vengono copiati. I registri sono supervisionati da Leskovar.
Maggiore attenzione e rispetto delle regole anche per l’accesso ai due archivi, quello della prima e quello della seconda sezione della Segreteria di Stato. Si trovano entrambi nella terza loggia del palazzo apostolico ma hanno due diversi responsabili. Nel primo si conservano i documenti che riguardano il servizio quotidiano del Papa in rapporto alla Chiesa universale e alla Curia romana, la redazione dei documenti papali, le relazioni dei nunzi apostolici sulle Chiese locali. Nel secondo sono custodite le carte che riguardano le relazioni della Santa Sede con gli Stati. Le richieste di consultazione dei documenti da parte degli officiali della Segreteria di Stato devono essere sempre compilate per iscritto e debitamente autorizzate: una regola già esistente ma prima non applicata in modo inflessibile. E chi lavora dentro l’archivio non può più tenere con sé il telefono cellulare che va lasciato in un apposito armadio. Regole più ferree, controlli più accurati, procedure meno elastiche con qualche possibile rallentamento nell’attività degli uffici. Anche se le gerarchie vaticane sono convinte che dietro «Paoletto» non vi sia stata una rete di complici, le conseguenze di Vatileaks sono destinate a pesare sul lavoro di tutti.