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 2012  dicembre 01 Sabato calendario

IO, INFILTRATO TRA I NAZI-ROCKER


Thomas Kuban è nascosto dietro un paio di RayBan neri, lo stesso colore del suo maglione a collo alto e del cappellino di lana ben calcato sulla fronte, dal quale fuoriescono due ciuffi biondi, come biondi sono il pizzetto e i baffi. Un travestimento: Kuban non può svelare il suo volto, dopo aver ricevuto minacce di morte su internet. E neanche la sua identità: Thomas Kuban è uno pseudonimo dietro il quale si cela un giornalista che per 15 anni si è infiltrato negli ambienti neonazisti e ha partecipato undercover a una cinquantina di concerti di estrema destra organizzati in modo clandestino in Germania, Italia, Austria, Ungheria, Polonia, Francia, Belgio, Inghilterra e Svizzera. Un mondo cui di solito nessun giornalista ha accesso.

Con sé aveva una videocamera nascosta nell’asola della polo, che ha immortalato immagini scioccanti condensate in un documentario presentato all’ultima Berlinale e chiamato «Blut muss fließen» (Il sangue deve scorrere), lo stesso titolo scelto per il suo libro, appena uscito in Germania. Sequenze di ragazzi con la testa rasata che urlano «Sieg Heil» mentre fanno il saluto nazista o intonano ritornelli in cui chiedono di «ripulire» la Germania da turchi ed ebrei. Ma anche immagini di una band tedesca che canta «Heil Deutschland» su un palco dietro cui spiccano due striscioni: Unione Skinhead Girl Italia e Veneto Fronte Skinheads. 22 marzo 2008, Spiazzo di Grancona, provincia di Vicenza.

«Il Veneto Fronte Skinheads e l’Unione Skinhead Girl Italia sono molto attive, in Italia ci sono stati concerti cui hanno partecipato fino a duemila persone, con bus turistici dalla Germania: in un paesino vicino ho visto la polizia assegnare un posto in un parcheggio a un pullman pieno di neonazi tedeschi», spiega Kuban alla stampa estera a Berlino. In Italia, continua, ci sono concerti in cui spesso si esibiscono band tedesche e ci sono band italiane che suonano in Germania. Negli ultimi 15 anni il movimento della musica neonazista «è diventato molto più grande e più interconnesso a livello europeo: non ci sono più solo molti concerti in Germania, ce ne sono tanti in Italia o in Ungheria».

Per anni Kuban chiama le «Nationale Infotelefone», le segreterie su cui sono registrate informazioni sui concerti, si collega ai forum di estrema destra usando fino a 40 identità fittizie, acquista oltre 300 cd e impara a memoria i testi, per passare inosservato ai concerti. La musica, dice, «ha due importanti funzioni: reclutare nuove leve, perché con essa si attirano i giovani, e rifinanziarsi con la vendita di cd e t-shirt delle band, con cui si raggiunge un giro d’affari milionario».

E la polizia? Spesso assente. Ma non solo: una volta, ricorda, un concerto neonazista venne trasferito all’ultimo momento dalla Baviera all’Austria, dove la polizia occupò in anticipo la sala. Dopo uno scambio amichevole di battute coi neonazisti gli agenti si ritirarono, lasciando campo libero a un concerto pieno di cori razzisti e antisemiti. Una poliziotta si mise anche in posa per una foto con un neonazista.

Alla fine Thomas Kuban ha bloccato le sue operazioni undercover. Troppi debiti accumulati per le sue ricerche. E troppo poco interesse tra i media tedeschi.