Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 01/12/2012, 1 dicembre 2012
CRITICHE AL QUIRINALE DUE RISPOSTE E UN COMMENTO
Ho letto che la moglie del nostro capo dello Stato si è recata alle urne per le primarie del Pd. Non è questa una manifestazione partigiana? Non è un atteggiamento almeno inconsueto dare, da parte del presidente della Repubblica, indicazioni sulle modalità circa la candidatura di un eventuale capo del Governo, leggi senatore Monti? Per finire, una mia personale presunzione. La sostituzione del governo Berlusconi con quello di Monti è stato un «colpo di Stato» che sarà oggetto di rivelazioni e approfondite discussioni. Perché fra gli Stati occidentali solo l’Italia è attraversata da venti subdoli e malvagi che del Paese più ricco di storia di ogni altro al mondo, fanno un Paese meschino?
Renato Malgaroli
renatomalgaroli@alice.it
Caro Malgaroli, nella sua lettera vi sono due domande e una affermazione. È giusto che la moglie del capo dello Stato manifesti pubblicamente le sue preferenze politiche partecipando alle elezioni primarie di un partito? È giusto che il presidente della Repubblica neghi al presidente del Consiglio il diritto di presentarsi con una lista personale alle elezioni politiche della prossima primavera? E infine: il conferimento dell’incarico a Mario Monti nel novembre del 2011 non rientrava fra le competenze del presidente della Repubblica e fu un «colpo di Stato». Ecco due risposte e un commento.
Quando deplora la partecipazione della signora Napolitano alle primarie del Pd, lei afferma implicitamente che la moglie del capo dello Stato è una «First Lady», come gli americani definiscono tradizionalmente la moglie del loro presidente. Ma «first lady» è l’equivalente repubblicano di «regina» e l’espressione, non a caso, è stata coniata in uno Stato che è ancora per molti aspetti una monarchia elettiva. Siamo davvero certi che le repubbliche abbiano bisogno di una regina e che il ruolo di «first lady» sia compatibile con una società in cui la donna ha sempre meno il ruolo ancillare che aveva nelle famiglie tradizionali?
Quando il presidente della Repubblica ha scoraggiato la candidatura di Monti alle elezioni, il suo argomento mi è sembrato poco convincente. Ma ne ho compreso i motivi. Napolitano non voleva che un «tecnico», designato a presiedere il governo in circostanze eccezionali e per un limitato periodo di tempo, approfittasse della sua posizione per creare a se stesso una utile piattaforma politica. Avrebbe perso autorevolezza e rafforzato le posizioni di coloro che, soprattutto nel Pdl, sono ostili al «governo tecnico».
Colpo di Stato? Sappiamo che la Costituzione della Repubblica definisce i poteri del capo dello Stato con una intenzionale imprecisione e che questa caratteristica sembra a molti (non a me) provvidenziale. Ma in questo caso Napolitano è intervenuto dopo un voto del Parlamento e dopo le dimissioni del presidente del Consiglio. L’espressione «colpo di Stato» mi sembra quindi fuori luogo. Se qualche storico, in futuro, volesse definirlo così, dovrebbe ammettere che il colpo di Stato, in questo caso, ha avuto luogo con la volonterosa collaborazione della vittima (Berlusconi) a cui premeva, in quel momento, uscire di scena.
Sergio Romano