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 2012  dicembre 01 Sabato calendario

I MANOSCRITTI DI VERDI COMPRATI ALL’ASTA RITORNANO A MILANO —

L’annuncio, anche solo per un attimo, riesce a oscurare il fascino del Canova. In Comune — Sala dell’Orologio gremita — è in corso la presentazione di un nuovo prestigioso «ospite»: la statua «Amore e psiche» che, al piano di sotto, i milanesi potranno ammirare da oggi al 13 gennaio grazie a Eni. Paolo Scaroni è da un po’ che freme. Aspetta. E alla fine degli interventi, orgoglioso, quasi emozionato, dice: «Con Intesa Sanpaolo abbiamo acquistato da Sotheby’s tre grandi reperti verdiani». Le prime pagine del Falstaff, un telegramma del maestro di Busseto ad Arturo Toscanini per l’ottima esecuzione dell’opera alla Scala nel 1899, la partitura dell’Ave Maria per coro. «Un regalo a Milano e alla Scala», dice l’ad di Eni. Poi spiega il perché di questa scelta: «È un atto riparatorio». Un omaggio a Verdi «dal momento che la Scala, nel bicentenario verdiano-wagneriano, ha scelto di inaugurare la stagione con l’autore tedesco». Silenzio in sala.
Tre documenti appartenuti a Toscanini faranno dunque ritorno a Milano. L’asta è stata battuta mercoledì a Londra: con una cifra che supera le trecentomila sterline (esattamente 310, quasi mezzo milione di euro) e grazie alla preziosa mediazione di Francesco Micheli, Eni e Intesa Sanpaolo hanno conquistato i manoscritti di Giuseppe Verdi. Davanti alla folla stupita, Scaroni lascia che sia il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, a raccontare la genesi dell’acquisto: «Francesco Micheli mi ha convinto a far parte di questa occasione unica. All’inizio abbiamo pensato di aprire una sottoscrizione tra cittadini. Ma visti i tempi stretti, si è deciso, insieme con Eni, di partecipare all’asta». Bazoli sorride al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ovviamente in sala: «E poi — riprende — noi abbiamo una responsabilità sociale e culturale, siamo nel cda del Piermarini, il rapporto con Milano è strettissimo, soprattutto da quando abbiamo inaugurato le Gallerie d’Italia in piazza Scala».
Il privato che dona al pubblico. L’acquisizione più preziosa — 160 mila sterline, commissioni comprese — è costituita dalle bozze autografe di Falstaff (con le prime idee di partitura, datate 1890). Circa 150 mila sterline vale invece l’Ave Maria («Scala enigmatica armonizzata a quattro voci») che fa parte dei Quattro pezzi sacri. Il valore del telegramma, datato 19 marzo 1899, si aggira intorno alle quattro mila sterline. «Falstaff — fa notare Francesco Micheli — è l’opera che Verdi ha scritto e pensato a Milano, è un ritorno importante, anche per gli studiosi. E quel messaggio a Toscanini, con ben tre "grazie", è davvero emozionante».
I documenti, ancora in Inghilterra, saranno donati al museo della Scala che già possiede l’originale del Requiem verdiano, come spiega il direttore Renato Garavaglia, «felicissimo» per la nuova donazione. «Credo che la casa ideale di questa straordinaria testimonianza del genio musicale italiano — continua Scaroni — non possa che essere il Museo del Teatro alla Scala, dove tutti i milanesi potranno ammirarla. Personalmente penso, già da qualche anno, che la nostra più importante istituzione musicale, il Teatro alla Scala, dovrebbe celebrare in maniera più attenta la straordinaria storia lirica italiana». Altra stoccata.
E ora? Si tratta di aspettare (l’auspicio è che i cimeli verdiani arrivino entro la prima di venerdì, il Lohengrin). Anche il ministero per i Beni culturali è in attesa: all’asta di Londra ha acquistato per 56 mila euro un importante lotto delle carte di Arturo Toscanini con oltre 25 autografi e le trascrizioni musicali del maestro, tra cui gli inni dell’Internazionale e Star Spangled Banner (saranno conservati temporaneamente a Milano). E in programma c’è un altro appuntamento: l’asta, il 19 dicembre da Bolaffi, di altre reliquie di Toscanini. Tra queste, il frac, le lettere (una inviata da Adolf Hitler, altre da Richard Strauss), il pince-nez del maestro. «Adesso — chiede l’assessore alla Cultura, Stefano Boeri — è importante trovare le risorse perché la città acquisisca questi tesori. Il Comune lancia un appello ai milanesi e alle energie private della città per trasformare il lascito Toscanini in patrimonio di Milano».
Annachiara Sacchi