Marco Sodano, La Stampa 2/12/2012, 2 dicembre 2012
SPIAGGE IN CONCESSIONE VINCE LA LOBBY DELLA SDRAIO
[Contratti allungati ancora per 30 anni: la storia si ripete] –
Nel paese del sole e del mare è ovvio che ci sia chi col sole e col mare ci campa la famiglia: ombrelloni, sdraio, lettini e pedalò. In Italia le concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo sono circa 30 mila e generano un giro d’affari di tutto rispetto: 16 miliardi l’anno.
Eppure i venditori d’ombra - così li hanno ribattezzati, con ironia velenosa, i romagnoli: maestri del genere non suscitano simpatia. Sarà che lavorano su terreni demaniali, uno stabilimento ogni 350 metri di costa e 900 chilometri complessivi di ombrelloni: spazi che sono di proprietà dello Stato e dunque di tutti, sui quali si sborsano cifre non proprio popolari per garantirsi - appunto uno scampolo d’ombra e una sdraio. Sarà che vivono sul bordo di leggi incerte, come quella che vorrebbe il bagnasciuga libero da qualunque vincolo e godibile da chiunque ne abbia voglia e invece salta spesso fuori il gestore che ti caccia a male parole (e i vigili urbani, se interpellati, gli danno pure ragione). Quando nel 2010 l’agenzia del demanio è andata a verificare, è saltato fuori che su 573 stabilimenti controllati 551 erano fuori regola. Sarà che per sfruttare la posizione in riva al mare pagano spesso cifre irrisorie - 5 euro e 70 centesimi al metro quadrato in media -. Sarà che scava scava quelle concessioni (che dovrebbero essere accessibili a chiunque abbia voglia di cimentarsi con il business dell’ombra) somigliano di più a piccoli feudi il cui retaggio si trasmette di padre in figlio secondo la legge salica.
L’Europa liberista ha detto più volte che servono gare pubbliche e durate ben più brevi. Altrettante volte il governo negli ultimi anni ha provato a regolamentare il settore, dal ministro valtellinese Giulio Tremonti in giù. Con tutto ciò, quando le nuove regole sono arrivate al vaglio del Parlamento si sono messi in mezzo uno o più parlamentari eletti da un collegio elettorale costiero che sono riusciti a rimettere la palla a centro campo. Quest’anno la casta dell’ombra ha infilato nel dl sviluppo un emendamento grazie al quale le concessioni in scadenza nel 2015 dureranno altri trent’anni: anche se il governo s’è detto contrario, la relatrice del Pdl Simona Vicari ieri era sicura che sarà approvato. Poco importa se nel frattempo Bruxelles ha messo l’Italia sotto procedura d’infrazione, se rischiamo di dover pagare una serie di maximulte che andranno onorate a spese dei contribuenti, compresi i deputati balneari e i loro elettori, gli operatori dell’ombrellone e i loro clienti e pure chi d’estate preferisce il relax delle passeggiate in montagna.
Sia come sia, quasi tutti noi abbiamo trascorso le stagioni della nostra infanzia all’ombra della stessa spiaggia nella quale oggi giocano i nostri figli: dei nostri venditori d’ombra ci fidiamo.
Oltretutto, per campare la famiglia e battere la concorrenza molti gestori hanno sottoscritto mutui ventennali - il bar, la tettoia, la cucina, le sdraio da cambiare un anno sì e l’altro no - e se la all’improvviso la concessione diventasse di cinque o di tre anni si troverebbero con quindici o diciassette anni di rate da onorare per niente, senza potersi portar via il chiosco. Bisognerebbe insomma, per una volta, guardare la faccenda dall’altra parte. Hanno torto, i venditori d’ombra, quando cercano di perpetrare il privilegio. Hanno però ragione quando chiedono, mutuo alla mano, di lavorare con regole chiare. In fin dei conti hanno investito in Italia, mostrando coraggio là dove i più tentennano. Proprio perché le regole certe, nel nostro paese, sono rare come il bagnasciuga libero e un ombrellone a buon mercato.