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 2012  dicembre 01 Sabato calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTEGERUSALEMME ?

Dal Palazzo di Vetro alle case di cemento. Subito dopo il voto Onu sulla Palestina, il premier Bibi Netanyahu aveva detto che «niente cambierà sul terreno». E’ stato di parola: sul terreno, quello occupato di Gerusalemme Est e della Cisgiordania, Israele continuerà a costruire. Tremila nuovi alloggi, altri mille in arrivo. Nemmeno 24 ore dalla «débâcle diplomatica» (editoriale di Haaretz) e una fonte anonima del governo, chiusa la riunione dei 9 ministri che contano, sfida il mondo e irrita gli Usa («mossa controproducente») comunicando che le betoniere ricominceranno a girare in uno dei più grandi insediamenti ebraici illegali: Maale Adumim, la terra evangelica del Buon Samaritano, 39 mila coloni che da quarant’anni vengono incoraggiati ad allargarsi fra le proteste della comunità internazionale. Il perché della mossa, non inattesa, è nelle parole del vicepremier Shalom: «All’Onu c’è stata una violazione unilaterale degli accordi di Oslo. Israele può fare lo stesso: esercitando la sua sovranità in Cisgiordania e sulla strada che collega Maale Adumim a Gerusalemme».Quella strada. Di pietre scagliate, acque rubate, filo spinato. Ci sono scrittori israeliani, come Amos Oz, che da anni si rifiutano di percorrerla. Non per paura: perché attraversa Territori palestinesi sotto controllo militare israeliano; perché collega i quartieri contesi di Gerusalemme Est a una zona che un tempo era abitata all’85% da palestinesi e beduini, mentre oggi i palestinesi sono uno su tre e i beduini vengono cacciati altrove; perché taglia in due il deserto e la Palestina, secondo un piano d’espansione (sigla: E1) che la pace di Oslo aveva congelato e che ora, pericolosamente, viene di nuovo cucinato. Quest’ok ai nuovi cantieri è «un’aggressione», dice l’ex ministra Hanan Ashrawi, che invoca già la prima denuncia al Tribunale dell’Aia. «Mentre noi facciamo di tutto per tenere viva la soluzione dei due Stati ? dice il mediatore palestinese Saeb Erekat ?, gl’israeliani fanno di tutto per ucciderla». «Esistono almeno 15 risoluzioni Onu che considerano illegali le colonie ? è più cauto il presidente Abu Mazen ?. Perché gl’israeliani continuano a costruire? Rivolgersi all’Aia è un nostro diritto, ma non lo eserciteremo adesso. Lo useremo per fare pressione: noi vogliamo riaprire i negoziati».I negoziati sono interrotti da due anni ed è improbabile che ripartano in piena campagna elettorale israeliana. Netanyahu, anzi, sta pensando ad altre contromosse: trattenere le tasse versate dagli arabi, che di solito vengono girate a Ramallah, o limitare i permessi di transito ai vip dell’Autorità palestinese. «E’ stata superata la linea rossa», avverte Avigdor Liberman, ministro degli Esteri, colono e alleatissimo a Bibi. «E’ stata smarrita la linea ? ribatte la "reaparecida" ex ministra Tzipi Livni, a capo d’un partito col suo nome ?: Noi israeliani abbiamo perso all’Onu, in un giorno, quel che avevamo conquistato in anni».