Michele Farina, Corriere della Sera 3/12/2012, 3 dicembre 2012
C’è in ogni James Bond che si rispetti. Nell’ultimo «Skyfall» Daniel Craig si avventura sulle palafitte di un casinò di Macao dove trova la misteriosa Sévérine
C’è in ogni James Bond che si rispetti. Nell’ultimo «Skyfall» Daniel Craig si avventura sulle palafitte di un casinò di Macao dove trova la misteriosa Sévérine. Omaggio obbligatorio alle origini. Aston Martin, belle donne e (soprattutto) il casinò: nella saga dello 007 inventato dallo scrittore Ian Fleming, in principio era il casinò. Non uno qualsiasi: il casinò dell’Estoril, in Portogallo. Fu a quei tavoli sull’Atlantico che durante la Seconda Guerra Mondiale Fleming vide per la prima volta in azione James Bond. Il suo vero nome, però, era Popov, Dusko Popov.
Serbo, famiglia ricca, studi in Germania, classe 1912: giovane agitatore democratico poi ingaggiato dai nazisti, faceva il doppiogioco per gli inglesi. Come molti colleghi (compreso Fleming, che lavorava al soldo di Sua Maestà), Popov si trovò a tramare e a spassarsela al caldo di un Paese neutrale, Cascais, fuori Lisbona, capitale degli spioni. I filonazisti con base all’hotel Atlantico. Gli Alleati al Palacio. Che avendo il bar migliore finiva per attirare tutti. Per primo Popov, nome in codice «Tricycle» a causa della passione per i triangoli amorosi. Portava le sue conquiste all’English bar, Triciclo, ai tavoli del ristorante Cimas di fronte all’oceano. Poi si rilassava all’Estoril, al casinò più grande d’Europa. Lì una sera del 1941 Fleming lo vide giocarsi al baccarà tutta i soldi della sua missione, 38mila dollari (più di un milione al cambio di oggi). Con un bluff Triciclo punì lo sbruffone lituano che teneva il banco. E si guadagnò un posto centrale nelle pagine di Casino Royale, che Fleming scrisse ispirandosi proprio ai suoi giorni in Portogallo.
Quel fantasma fatto di storia e fiction non abbandonò mai Cascais e il Palacio, dove nel 1968 fu girata la sesta puntata della saga (ancora oggi il vecchio concierge José Diogo Vieira racconta di quando diede le chiavi della stanza all’attore australiano George Lazenby alias James Bond in procinto di sposarsi). Dopo il grande bluff, invece, il vero Bond/Popov fece le valigie per New York, hotel Waldorf Astoria (il primo giorno a Manhattan comprò con i soldi dei nazisti una Buick decappottabile con interni in pelle rossa). Maggiordomo cinese, donne (ebbe un flirt con l’attrice Simone Simon): adesso faceva il doppiogioco per gli americani (a cui gli inglesi l’avevano dato «in prestito»), ma la sua vita da playboy non piacque alla Cia dove comandava il bacchettone Hoover che lo mise alla porta snobbando (secondo la versione fatta circolare dallo stesso Popov) il dossier avuto dai tedeschi con le anticipazioni sull’imminente attacco giapponese a Pearl Harbour.
Dopo la guerra Triciclo si placò, ottenne la cittadinanza e la medaglia dell’Impero Britannico. Morì nel 1981 a 69 anni nella sua villa in Costa Azzurra, lasciando tre figli e la vedova Jill, una svedese trentenne che pure non avrebbe sfigurato accanto ai vari James Bond nei casinò di tutto il mondo.
Michele Farina