Marco Belpoliti, La Stampa 3/12/2012, 3 dicembre 2012
La mia stampante laser mi conta. Ha un chip nella cartuccia e tiene nota di quanti fogli stampo. Me ne consente 1500, al costo di 58 euro con cartuccia riciclata e 75 con cartuccia nuova
La mia stampante laser mi conta. Ha un chip nella cartuccia e tiene nota di quanti fogli stampo. Me ne consente 1500, al costo di 58 euro con cartuccia riciclata e 75 con cartuccia nuova. Uso la riciclata. Il chip è intelligente, e conta una pagina a partire dal 5% dell’ingombro del foglio A4. Appena arriva al numero stabilito, smette di funzionare e mi obbliga a comprarne una nuova. Fino a non molto tempo fa, quando l’inchiostro terminava, si poteva estrarre la cartuccia, agitarla, e si riusciva ad andare avanti per 20-30 pagine; le ultime erano mal stampate, ma si leggevano lo stesso. Adesso no, il chip interrompe ogni azione, e la stampante è ferma e muta. Chi come me ha cominciato a stampare fogli dall’inizio degli Anni Ottanta ricorda le stampanti ad aghi, dall’inconfondibile ronzio. Erano marca Epson. La prima con questa tecnologia è del 1970, della Centronics. Con la Epson a 24 aghi sono andato avanti parecchio. Dopo sono passato al getto d’inchiostro. Ma, nonostante che da molte parti si legga che è stata la tecnologia di maggior successo presso i privati, le cartucce duravano poco. Certo, era la miglior resa per leggibilità e conservazione dei testi nel tempo. La laser è stata la soluzione ideale. Ho ancora una HP LaserJet che aveva la funzione per il risparmio dell’inchiostro: stampava solo i contorni delle lettere dimezzando, o quasi, l’inchiostro necessario. Adesso non funziona più su nessun computer. Con la laser però ci sarebbero rischi per la salute. Il suo processo di stampa si basa su un raggio laser, e implica procedimenti fondati sulla polverizzazione di materiali sintetici e pigmenti che dal toner – la cartuccia – si trasferiscono sulla carta. Si producono azoto e ossigeno ionizzati e, se non c’è il filtro al carbonio, si volatilizzano nell’aria ossidi. Per questo negli uffici le stampanti sono tenute in stanze a parte, lontano da chi lavora. In alcuni siti si mette in guardia circa la presenza di un particolato che danneggia i polmoni e i bronchi: polveri sottili. Come fumare una sigaretta. I giapponesi parlano di sostanze cancerogene che si volatilizzano nell’aria con la stampante laser in movimento. Tutto questo il mio chip non lo sa, e quindi non lo dice. Conta conta, e intanto mi inquina come se stessi – l’ho letto – vicino al tubo di scappamento di un diesel. Contasse meno e rilevasse l’inquinamento, forse sarei felice di pagare 3 centesimi il foglio stampato. Così è troppo.