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 2012  dicembre 02 Domenica calendario

MANICOMI CRIMINALI SENZA VIA D’USCITA

Con il riscaldamento che va a singhioz­zo, capita che le coperte per i degenti le portino da casa i paramedici. E spe­riamo che non ci scappi mai un cortocircui­to, perché l’acqua del sistema antincendio di solito è destinata allo sciacquone. Ma il peg­gio, in quegli ospedali dove si dorme in bran­de a castello e nei quali per comprare i frigo­riferi c’è voluta una commissione d’inchiesta, è ammalarsi sul serio: l’assistenza medica vie­ne ’assicurata’ da un infermiere ogni 25-30 degenti.
Benvenuti negli Opg: ospedali psichiatrici giudiziari. Così malandati da essere definiti dal Consiglio d’Europa come luoghi di tortu­ra. Un marchio d’infamia per uno Stato di di­ritto. Una vergogna, l’ennesima, per una clas­se politica che ancora una volta si appresta a differire la chiusura dei ’manicomi crimina­li’, prevista per il 31 marzo 2013. Tutto è pronto per aggiungere una riga al decreto Mil­leproroghe. «Non lo permetteremo. Su que­sto siamo unanimi – annuncia il senatore I­gnazio Marino (Pd), presidente della com­missione d’inchiesta sugli Opg –, useremo tutti i nostri poteri per scongiurare questa inaccettabile eventualità». Dietro i cancelli degli Opg non si trovano so­lo autori di crimini efferati. C’è chi si è vesti­to da donna ed è andato a mostrarsi davanti a una scuola 25 anni fa. Chi nel 1992 ha rapi­nato settemila lire a un edicolante, fingendo di avere una pistola in tasca. Eppure sono an­cora lì, addomesticati con i farmaci e umilia­ti da condizioni igienico-sanitarie pietose. Ci sono casi come quello di un anziano di 83 anni che ha finito di scontare la sua pena 10 anni fa, ma è ancora internato perché per lui non si trova una struttura assistenziale-resi­denziale disposta a prenderlo in carico no­nostante, vista anche l’età, l’uomo non sia af­fatto socialmente pericoloso.
Nei mesi scorsi la commissione parlamenta­re ha sequestrato e fatto chiudere due repar­ti, nella struttura messinese di Barcellona Poz­zo di Gotto e a Montelupo Fiorentino (Firen­ze). Senza una pronta risposta della politica si potrebbe però arrivare al sequestro non di singoli reparti, ma di interi Opg: «Spero che questo – auspica il senatore del Pd – non sia necessario e che si giunga ad una soluzione nei tempi previsti». Per scongiurare quest’e­ventualità la commissione parlamentare ha chiesto al premier Mario Monti la nomina di un commissario che gestisca l’attuazione del­la riforma. E pensare che, almeno stavolta, non è un pro­blema di quattrini. Il 21 novembre il ministro della Salute Renato Balduzzi ha inviato alla Conferenza Stato-Regioni lo schema di de­creto contenente il riparto dei fondi: 174 mi­lioni (117 per il 2012 e 57 per il 2013) finaliz­zati alla realizzazione e riconversione delle strutture, mentre lo stanziamento per il loro funzionamento e per l’adeguamento del per­sonale ammonta a 38 milioni per il 2012 che saliranno a 55 milioni annui a partire dal 2013. I soldi, insomma, ci sono, ma a meno di un mese dalla scadenza per ottenere i fondi di que­st’anno (pena il decadi­mento dei fondi) «ri­spetto ai 90 milioni di eu­ro stanziati per il 2012, le Regioni – denuncia Ma­rino – non hanno speso neanche un euro».
Secondo i dati della Commissione parla­mentare d’inchiesta, sui circa 1.400 interna­ti, 446 (pari al 31,7%) sono dimissibili, ma fi­nora ciò si è verificato solo per 160 di queste persone, mentre per 281 c’è stata la proroga. L’Opg che ha dimesso più pazienti è stato quello di Castiglione delle Stiviere, con più di 40, mentre quelli che ne hanno rilasciati di meno sono stati Montelupo Fiorentino (8) e Secondigliano (19). Il maggior numero di pro­roghe lo ha registrato invece Barcellona Poz­zo di Gotto (74), seguita da Aversa (44). Si trat­ta di persone non più socialmente pericolo­se e di cui, per legge, dovrebbero farsi carico le Asl. Ma queste spesso fanno spallucce. Co­stringendo il giudice a rinnovare la proroga di sei mesi. Lo chiamano ’ergastolo bianco’. Ci sono persone che hanno subito 23 proro­ghe: avrebbero potuto riguadagnare la libertà dodici anni addietro.
Il criterio scelto per la destinazione dei fon­di di per sé riassume lo scopo dei ’nuovi’ o­spedali giudiziari. Metà delle risorse verran­no divise tra le Regioni in base alla popola­zione residente, mentre l’altra metà sarà ri­partita in base al numero di internati negli Opg, suddivisi per Regione di residenza e non a seconda della Regione attuale di ricovero. «L’obiettivo – spiega il ministero – è quello di favorire l’avvicinamento di queste persone al proprio luogo di origine: un principio di ci­viltà decisivo per favorire il recupero e il rein­serimento sociale dei pazienti».
Ammesso che ci si ricordi ancora di chi sono davvero quegli sguardi non hanno più spe­ranza e invocano almeno un po’ di umana pietà. Uno di loro poco tempo fa ha descritto la sua condizione in terza persona, come per estra­niarsi: «Magari li vedi che stanno buttati lì, per terra. Ed è difficile ricordarsi che sono persone».