Gianni Mura la Repubblica 2/12/2012, 2 dicembre 2012
Per 107 anni il Barcellona non ha avuto sponsor sulla maglia. Anzi, tra il 2006 e il 2011 ha pagato ogni anno 1,5 milioni di euro all’Unicef, caso unico di club che allo sponsor dava e non prendeva
Per 107 anni il Barcellona non ha avuto sponsor sulla maglia. Anzi, tra il 2006 e il 2011 ha pagato ogni anno 1,5 milioni di euro all’Unicef, caso unico di club che allo sponsor dava e non prendeva. Dal 2011 qualcosa è cambiato: Qatar Foundation si legge sulle maglie. Si tratta di un’organizzazione senza fine di lucro fondata nel 1995 dall’emiro Hamad Bin Khalifa Al-Thani, della stessa famiglia reale che ha messo le mani sul Malaga con relativi acquisti miliardari e ingaggi in proporzione. Non è che all’emiro interessi solo il calcio, anche se ha già ottenuto l’assegnazione del mondiale del 2022: Al Jazeera, Harrods, Valentino, un famoso quadro di Cézanne (“I giocatori di carte”) giusto per fare un po’ di shopping. Di recente è stato ospite di Briatore in Costa Smeralda. Obiettivo: rilanciare gli alberghi più prestigiosi, allungare la stagione turistica, troppo breve, costruire una pista di go-kart (“a un passo dalla baia di Cala di Volpe”, puntualizza l’Unione sarda). Si è parlato di lui come possibile acquirente del Milan, come possibile investitore nella Fiat e in Unicredit. L’accordo quinquennale col Barça prevedeva 170 milioni di euro in 5 anni e l’introduzione, a partire dalla terza stagione, di un marchio commerciale, che sarà Qatar Airways. Con Fly Emirates sulle maglie il Real alimenterà la concorrenza. Khalifa Al-Thani ha un patrimonio che supera i 2 miliardi di dollari, secondo una valutazione di Forbes. È stato insignito di importanti onorificenze, dalla Legion d’Onore in Francia al Collare dell’Ordine di Isabella la Cattolica in Spagna, da Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone al Merito della Repubblica Italiana (1980) al Collare Josè Martì a Cuba, e preciso che il numero di iniziali maiuscole non è colpa mia. Ascorrere Wikipedia si è colpiti dal numero di onorificenze raccolte nel mondo. Aggiungiamo Albania, Arabia Saudita, Costa d’Avorio, Croazia, Egitto, Finlandia, Germania, Giordania, Grecia, Indonesia, Inghilterra, Libano, Macedonia, Malta, Marocco, Olanda, Oman, Pakistan, Portogallo, Rep. Dominicana, Romania, Senegal, Tunisia, Venezuela e Yemen. Perché Belgio no? Non importa, importa che nell’accordo con il Barcellona possa confluire la decisione di fissare in Catalogna l’hub europeo per i voli della Qatar Airways, e a questo punto è inutile stare a chiedersi se ci siano rapporti tra sport e politica. Non è inutile invece parlare di un poeta del Qatar: Muhammad Ibn al-Dheeb al-Ajami, che aveva additato la rivoluzione tunisina come un esempio “di fronte alla repressione delle élites”. Lo hanno chiamato “il poeta dei gelsomini”. È stato arrestato il 16 novembre 2011, tenuto a lungo in isolamento stretto e, tre giorni fa, condannato all’ergastolo per “offesa all’emiro” (sempre lo stesso) e “incitamento alla sovversione”. Un processo-farsa, con l’avvocato difensore che praticamente non ha preso la parola. E al poeta dei gelsomini poteva pure andar peggio, perché per quei reati l’articolo 130 del codice penale qatariota prevede la pena di morte. Chissà se qualche tifoso del Psg o del Barcellona si ricorderà di lui. Ricordo, cambiando discorso, di aver già scritto molte volte che le multe della giustizia sportive sono inadeguate, se non ridicole. Concordo con quello che ha scritto Aligi Pontani a proposito dei casi Pessotto e Speziale. Per uno striscione schifoso esposto a San Siro, 4mila euro di multa. Non posso fare a meno di pensare alla multa inflitta dalla Juve a Quagliarella che al momento della sostituzione, a San Siro, avrebbe insultato Alessio: 80mila euro, ho letto. La Juve, come tutte le squadre, ha un suo codice interno, e non ci voglio entrare, ma contro i dementi da stadio la Figc deve cambiare musica e tariffe. Interessante per garbo il titolo di Tuttosport, lunedì: “Galliani, mettila sul tuo cellulare”( l’immagine del presunto rigore di Isla). Galliani, dopo Catania, dice “C’est la vie” ma non era così filosofo dopo il gol non visto di Muntari. E comunque, dopo un ballo con Inter, Juve e Milan chi ci ha rimesso è solo il Catania, sai che novità. Ultime novità su Balotelli. Sorride, nella foto, mentre gli stanno tatuando su un pettorale una frase di Gengis Khan: “Io sono la punizione di Dio. Se tu non avessi commesso gravi peccati Dio non ti avrebbe mandato una punizione come me”. Una frasettina modesta, tutto sommato.