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 2012  dicembre 02 Domenica calendario

«Merry Christmas». Buon Natale. Non avrà il tono epico di «un piccolo passo per un uomo...», ma anche questa è una frase storica: quella del primo sms, il 3 dicembre di vent’anni fa

«Merry Christmas». Buon Natale. Non avrà il tono epico di «un piccolo passo per un uomo...», ma anche questa è una frase storica: quella del primo sms, il 3 dicembre di vent’anni fa. Quel messaggio fu, a suo modo, un grande passo per il genere umano. Che avrebbe conosciuto, da allora, un ulteriore sviluppo del pollice opponibile, esercitandosi su tasti grandi come quelli di un telecomando prima di affinare la mira per gli schermi touch. Una nuova costrizione, quella dei 160 caratteri, avrebbe educato l’uomo alla sintesi, aprendo anche a orrori linguistici (c 6 x axitivo?). Twitter sarebbe arrivato 13 anni e 3 mesi dopo. Ma, soprattutto, da quel giorno i telefoni non sarebbero serviti più soltanto a telefonare. Ma se quel «Merry Christmas» era così pregno di storia, l’autore lì per lì non se ne era accorto. «Per me era solo un normale giorno di lavoro», racconta al Corriere Neil Papworth: «Avevo 22 anni, ero nella sede Vodafone a Newbury, in Inghilterra. Lavoravo per Sema Group, che stava mettendo a punto il sistema. Ero nervoso come accade quando si prova un nuovo prodotto. Il destinatario, Richard Jarvis, era a una festa di Natale. Così scrissi un messaggio di auguri, che comparve sul suo telefono». Sollevato per l’esito del test, Papworth tornò a casa. E per dieci anni quasi non fece caso al fatto di essere stato il primo uomo ad aver inviato un sms. Lo capì, improvvisamente, il 3 dicembre del 2002. «Ero a Madrid per lavoro e mi contattarono in molti. La prima fu la Bbc. Non riuscii a parlare con loro, ero troppo indaffarato». Arrivarono chiamate da tutti i continenti per il decimo anniversario dell’sms: da Sun, Times of India, Montreal Gazzette. Poi interviste radio-tv e perfino un’apparizione nello spot del Super Bowl, la finale evento del football Usa. Il suo nome era una «risposta esatta» nello storico telequiz Jeopardy!, il «Rischiatutto» americano. Oggi Papworth vive in Canada e si occupa di informatica: «L’sms è il mio metodo preferito di comunicare. Mezzo veloce e semplice per dare informazioni agli amici sparsi per il mondo, come quando sono nati i miei tre figli». Il 3 dicembre 1992 utilizzò un computer per l’invio: i telefoni ancora non prevedevano lettere sulla tastiera. Il primo messaggio da telefono arrivò all’inizio del 1993, lo digitò Riku Pihkonen, finlandese, stagista alla Nokia. Gli «storici» concordano a dare a Papworth il primato. E la sua vicenda ben riflette la nascita di questo servizio, nato quasi per caso. Ideato per inviare informazioni dai gestori ai clienti, nessuno all’inizio pensò che sarebbe potuto servire per la comunicazione tra privati. Invece la diffusione fu impressionante: nel 2000 nel mondo sono stati inviati 17 miliardi di sms, 500 miliardi nel 2004 e 4.100 miliardi nel 2008. Per l’Agcom in Italia sono stati inviati, nel 2011, 89 miliardi di sms. Numeri ancora in crescita nel primo semestre del 2012: +8,8%, 48 miliardi di messaggi da gennaio a giugno. Alla soglia dei 20 anni, però, l’sms deve affrontare la sua sfida più grande, quella lanciata da servizi come Whatsapp e iMessage, che permettono di inviare messaggi utilizzando la rete dati, con un costo così ridotto da risultare quasi gratuito. Negli Stati Uniti ha già subito una contrazione: -3% nel terzo trimestre dell’anno. Il servizio è ancora tenuto in vita dalla sua universalità: funziona con tutti i telefoni e gli operatori, anche quando la copertura Internet non c’è. Certo, nei prossimi anni il numero di smartphone (secondo Eurispes la metà degli italiani già ne possiede uno) crescerà ancora, così come la copertura 3G. Sarà un anniversario difficile quello dell’sms. Ma fino a oggi ha accompagnato gli auguri alle nostre feste, ci ha fatto dannare per invii sbagliati (è irreversibile...) e sorridere per i messaggi ricevuti al momento giusto. Ha persino aiutato a raccogliere fondi per le zone colpite dal terremoto. Ci sono tutte le ragioni per augurargli buon compleanno. Renato Benedetto