Gianluca Bauzano, Sette 30/11/2012, 30 novembre 2012
PERSINO I LABURISTI FANNO IL TIFO PER QUESTA ARISTOCRAZIA
La vera chiave di lettura del successo di Downton Abbey forse sta in una notizia pubblicata di recente su The Sun: il tabloid british ha rivelato che Michelle Obama si è fatta mandare negli States in anteprima la terza serie (in onda negli Usa da gennaio 2013) del film tv prodotto da Carnival per la rete Itv e appena andato in onda nel Regno Unito. In Italia, invece, dal 2 dicembre su Rete 4, dopo le repliche della prima serie, andrà in onda in prima serata il secondo ciclo; Mediaset ha già acquisito dalla Universal anche i diritti di messa in onda per le stagioni successive.
Secondo mandato. Francamente non c’è nulla di strano che la moglie di un presidente americano sia la fan di una serie televisiva. Però a lady Michelle, forse più che il guardaroba e le mise en table di viscontiana memoria presenti nella serie, interessa quell’arte di tessere alleanze e realizzare controffensive al curaro, linfa della narrazione di Downton ed eventuale abbecedario a cui ispirarsi per sopravvivere a un secondo mandato presidenziale alla Casa Bianca. Del resto dietro a un uomo illustre c’è sempre una grande donna. Accade alla Casa Bianca, come accade nelle puntate di Downton Abbey, “costume drama” al femminile. Il vero cardine delle vicende del casato dei Grantham, e sostegno al conte Robert (l’attore Hugh Bonneville), è sua moglie lady Cora (l’attrice Elizabeth McGovern) con l’ingombrante aiuto della suocera, Violet (l’insuperabile Maggie Smith). Non solo. Il personaggio di Cora e ciò che accade nel castello acquisito con il matrimonio sono ispirati alla realtà: Cora si chiamava lady Almina Carnarvon, maritatasi a lord Carnarvon (sì, proprio quello che scoprì la tomba di Tutankhamon), e vissuta nel maniero del marito, il castello di Highclere, dove il film tv è stato girato. Personaggio scandaloso, quello di lady Almina, raccontano alcuni recenti volumi biografici a lei dedicati (vedi box sotto). Non deve quindi stupire che puntata dopo puntata percorrendo i saloni e salendo e scendendo le scale di Highclere-Dowton Abbey se ne siano viste di ogni. In questa seconda serie tutto accade in concomitanza con il primo conflitto mondiale in cui sono coinvolti dal conte ai parenti e ai valletti: per ora il “già rivelato” è il ritorno di personaggi dati per deceduti; qualche omicidio che non guasta mai in un’architettura gotica trasformata in ospedale di guerra, e anche un matrimonio “improbabile” per l’epoca, perché tra classi sociali non comunicanti: quello tra lady Sybil (Jessica Brown Findlay), figlia del conte Robert, e il suo autista Tom Branson (Allen Leech).
Poi arriverà Shirley. Si vocifera su un “addio alle armi” di Maggie Smith per motivi di salute o forse perché, dopo essersi accaparrata a settembre l’ennesimo riconoscimento alla carriera, un Emmy per il ruolo di lady Violet nella serie, vuole dedicarsi ad altro. Si vedrà. Sarebbe un peccato. «La presenza di Maggie sul set oltre a essere un traino per l’audience è un’enorme opportunità per i componenti più giovani del cast», rivela la produttrice, Liz Trubridge. «Hanno appreso molto da lei, come se avessero preso parte a delle vere masterclass». Sicura invece la new entry nella terza stagione del “costume drama” dell’attrice Shirley MacLaine nei panni di Martha Levinson, la madre della futura lady Cora. Enorme il successo delle prime tre stagioni nel Regno Unito: share in crescita dal 31,2 per cento del 201o, anno della messa in onda dei primi episodi, al 36,4 dello scorso novembre, dopo la visione della terza serie. Senza dimenticare il successo negli altri 27 Paesi in cui Downton Abbey è stato distribuito in una cornice di riconoscimenti che vanno dai Golden Globe ai Bafta. E poi ancora l’impatto sul mondo della moda e del costume: Ralph Lauren ha creato un vero e proprio Downton Style e ovunque c’è un’irrefrenabile voglia di “old british country style”. Un risultato che si deve a Julian Fellowes, ideatore, produttore e sceneggiatore di Downton. «Julian è un eccellente storico e conosce perfettamente la storia britannica dell’ultimo secolo. Può anche contare sulla supervisione di Alastair Bruce, esperto di dimore storiche», spiega Trubridge e aggiunge: «Senza dimenticare l’accurata ricerca storica sia per ciò che riguarda i costumi, sia per quanto riguarda le ricostruzioni degli ambienti e dei codici comportamentali della buona società di allora. Ma il tutto in una chiave contemporanea tale da renderlo più attuale». La conferma che Downton Abbey è una storia (quasi) tutta al femminile è l’annuncio fatto da Fellowes: «Voglio girare un prequel dove si racconta l’arrivo a Londra dall’America della giovanissima lady Cora in cerca di marito». E il suo successo.