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 2012  novembre 30 Venerdì calendario

LACRIME SOLO GLI UMANI PIANGONO (QUEST’ANNO, SPESSO, IN TV)

[Secondo molti scienziati il pianto è una forma espressiva, nata prima del linguaggio, serve a comunicare sciogliendo l’ambiguità delle espressioni facciali. «Dice» che siamo bisognosi di aiuto, e, soprattutto, mostra la nostra fiducia negli altri, facendo così diminuire la loro aggressività] –
Tra i protagonisti mediatici del 2012 c’è senz’altro quell’insieme acquoso di sodio, potassio, manganese e ormoni che va sotto il nome di lacrime. Il 7 novembre hanno fatto il giro del mondo quelle di Barack Obama che, nel ringraziare i suoi attivisti di Chicago dopo la rielezione, ha dato il colpo di grazia al tabù del pianto maschile. Tabù già incrinato, l’estate scorsa, dai Giochi olimpici di Londra, non a caso ribattezzati da Bbc e Cnn The cryinggames per l’inedita quantità di atleti piangenti in favore di telecamera, compreso il più grande nuotatore di tutti i tempi, Michael Phelps, e il marciatore squalificato Alex Schwazer. Il calciatore Mario Balotelli ha pianto invece dopo che l’Italia è stata sconfitta dalla Spagna agli Europei. E lacrime amare erano state anche quelle del ministro Elsa Fornero alla presentazione della riforma delle pensioni nel dicembre 2011 (500 mila visualizzazioni su YouTube). Insomma, di gioia o dolore, negli ultimi mesi hanno pianto, pubblicamente, in molti. E viene voglia di approfondire l’argomento.
Michael Trimble, docente emerito di neurologia al National Hospital di Londra ha scritto un libro per spiegare perché agli essere umani piace piangere (Why humans like to cry, Oxford Press, pp. 240, dollari 22). Raggiunto al telefono, raccomanda anzitutto di distinguere tra lacrima e lacrima: «Ci sono quelle "basali", che sono prodotte di continuo e formano una pellicola che lubrifica la cornea, e quelle "riflesse", che ci difendono da agenti irritanti, come la polvere o l’essenza di cipolla. Ma le più interessanti, anche dal punto di vista scientifico, sono quelle "emotive", che tra l’altro si distinguono per un maggior contenuto proteico e di potassio, manganese e ormoni come la prolattina». Anche gli animali lubrificano gli occhi, se irritati, ma le lacrime emotive contraddistinguono la specie umana, quindi devono averci potato qualche beneficio evolutivo.
«Credo che si tratti di un vantaggio espressivo» dice Trimble. «Le lacrime emotive sono comparse prima del linguaggio, quando l’emisfero destro (sede degli impulsi e dell’emotività) dominava le attività dei nostri antenati. La prova? Per il pianto il linguaggio non serve. Anzi, se scoppiarne a piangere, non riusciamo più a parlare. Gli antropologi sostengono che le prime forme di linguaggio umano sono state musicali e legate alle emozioni: Steven Mithen parla di "Neandertal cantanti". Le lacrime risalirebbero a questa fase».
L’ipotesi più diffusa sulle lacrime emotive è però che esse abbiano una funzione antistress, perché permettono al corpo di scaricare ormoni come la corticotropina, la cui eccessiva presenza nel sangue è segnale di stress, ed elementi come il manganese, che in alte concentrazioni è correlato alla depressione. Al- cuni fatti però sembrano smentirla: «Produciamo solo qualche millilitro di lacrime. Se il loro scopo fosse liberarci da certe sostanze, una sudata sarebbe molto più efficace» dice Robert Provine, neuroscienziato all’Università del Maryland di Baltimora e autore del saggio Curious Behaviour (Harvard University press, pp. 246, dollari 17,54), che verrà pubblicato da Dalai editore nel 2013. «L’idea del pianto "espressivo" è più solida: in un esperimento abbiamo provato a rimuovere le lacrime di alcune persone con il fotoritocco, e abbiamo constatato che le espressioni non potevano più essere ben decifrate. Le lacrime insomma migliorano la nostra comunicazione, risolvendo le ambiguità facciali».
Poi c’è la questione «contagio», come nel caso dello sbadiglio. «Se vedi qualcuno in lacrime, l’espressione del tuo volto si adegua automaticamente, mentre i muscoli facciali mandano impulsi ai nervi craniali che stimolano le ghiandole lacrimali. E il tutto avviene al di fuori del controllo cosciente» spiega Trimble. È una capacità mimetica che serve a rafforzare le relazioni, e del resto la primissima funzione del pianto è creare attaccamento tra il bambino e la mamma.
«Tutti i cuccioli di mammiferi emettono versi per chiamare la madre ed essere nutriti e protetti, ma quando crescono non lo fanno più. Invece a noi succede di passare dal pianto "acustico" dei neonati, efficacissimo anche al buio, come sanno fin troppo i neogenitori, al segnale visivo delle lacrime emotive, che compaiono dopo circa tre mesi» dice Ad Vingerhoets, docente di psicologia presso la School of Behavioural Sciences di Tilburg (Olanda) e autore di oltre 300 studi sulle emozioni, compreso Why onty humans weep (Perché solo gli umani piangono, Oxford University Press, pp. 304, dollari 43).
«Nella prima infanzia il riflesso delle lacrime si associa nel nostro cervello alla separazione momentanea dalla madre. E si ripresenta poi identico durante le altre separazioni che affrontiamo nella vita: un lutto, la fine di un amore, di un lavoro che ci piace, un trasloco» conferma Trimble. «Anche nelle lacrime di gioia, che sono governate dagli stessi circuiti cerebrali delle altre lacrime, in fondo si commemora una perdita: gli atleti vittoriosi in genere motivano il pianto facendo riferimento a qualcuno che non c’è più, di cui sentono, più forte che mai in quel momento, la mancanza: "Se solo mio padre potesse vedermi, sarebbe così fiero di me!". È probabile che anche le lacrime di Obama siano di questo tipo». Michael Phelps ha pianto sul podio dopo aver ottenuto la sua 228 medaglia ma, allo stesso tempo, aveva appena annunciato il suo ritiro dalle competizioni.
Il pianto è formidabile nel farei apparire indifesi e bisognosi di aiuto. «D fatto che la neocorteccia umana si sia sviluppata così tanto, soprattutto per elaborare le informazioni visive a scapito di quelle olfattive, mi fa pensare che segnali per le emozioni come il rossore e le lacrime siano diventati sempre più importanti per la nostra specie, soprattutto per smorzare l’aggressività altrui o per mostrare agli altri che non temiamo, piangendo, di rivelarci deboli perché abbiamo fiducia in loro, e quindi meritiamo fiducia a nostra volta» sottolinea Vingerhoets. «Una conferma è che gli ormoni correlati alla forza fisica, come il testosterone, inibiscono le lacrime. Invece la prolattina, più presente nelle donne, favorisce le lacrime. Questo spiegherebbe perché in media le donne piangano di più: da due a quattro volte al mese in media, contro una volta ogni due mesi. Un risultato curioso che abbiamo registrato in un esperimento è poi che gli uomini con gli occhi lucidi - ma senza lacrime sulle guance - sono considerati molto attraenti dalle donne: mostrano al tempo stesso sensibilità e padronanza di sé».