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 2012  novembre 30 Venerdì calendario

NON È FANTASY È BERLUSCONI


Il sequestro-lampo di Giuseppe Spinelli (il cassiere di Silvio Berlusconi) è solo l’ultimo episodio avventuroso della lunga, fortunata saga del Cavaliere di Arcore, personaggio frutto della fantasia del maestro del fumetto noir Max Carpenter. Già autore della serie di Melissa, la regina antropofoga, e dei raffinati albi a colori che hanno per protagonista Vince Palace, il gangster gentiluomo, Carpenter è accusato di essersi spinto, disegnando Berlusconi e il suo entourage, troppo oltre il credibile. In questa intervista esclusiva, il creatore del popolare Silvio difende il proprio lavoro.
Signor Carpenter, grazie alla figura di Berlusconi lei è diventato un maestro del genere fantasy-noir. Ma non crede di avere esagerato con l’ultimo episodio, ancora in edicola? Si racconta il rapimento notturno del cassiere di Berlusconi da parte di un malavitoso barese, spalleggiato da tre pregiudicati albanesi, che gli chiede 35 milioni di euro in cambio di un dossier che dimostra che il presidente della Camera Fini è il vero autore della sentenza sul Lodo Mondadori...
«No, non credo di avere esagerato. Vorrei ricordare a lei e ai miei lettori che Silvio nasce come personaggio ai confini della realtà. Nel primo episodio, quello che lo fece conoscere al grande pubblico, appare con una Colt sulla scrivania e sostiene di avere guadagnato 100 miliardi di lire in una settimana vendendo bilocali a Garbagnate. Poi assume uno stalliere mafioso, e l’incongruenza salta agli occhi, perché Silvio non ha mai avuto una stalla... Io l’ho voluto così, esagerato, bugiardo, smargiasso, il pubblico lo ha amato così, perché dopo tanti anni di successi dovrei cambiare?».
Ma scusi, non è un po’ ripetitivo il meccanismo? Il falso attentato a Belpietro, la millantata carcerazione di Sallusti, le false accuse di Feltri a Boffo, vent’anni di falsi telegiornali di Emilio Fede, ora una specie di Lino Banfi che inscena un sequestro-lampo per incastrare Fini... Possibile che il mondo di Berlusconi sia composto solo da mitomani, millantatori e mentitori?
«Le storie di Berlusconi non hanno alcuna pretesa di verosimiglianza, si tratta pur sempre di un personaggio fantasy. Ma sono sempre stato molto attento a non calcare la mano. Ho cestinato almeno un paio di episodi, uno nel quale Marcello Dell’Utri sosteneva di possedere i diari autentici di Mussolini, l’altro nel quale Silvio ordinava per telefono un torpedone di baldracche per organizzare una cena elegante: mi parevano inverosimili perfino per personaggi come loro. Mi sarebbe facile, sa, immaginare Silvio che fa le corna durante un summit internazionale, o molesta la moglie di un premier straniero. Ma rischierei di trasformarlo, alla fine, in una macchietta».
Ma per molti lettori, soprattutto all’estero, Silvio è già una macchietta. Non si era reso conto, creandolo, del potenziale comico del suo personaggio?
«Sapevo che il rischio c’era. Soprattutto per l’esibizionismo sessuale, che fuori dall’Italia fa sempre molto ridere...».
Anche in Italia, glielo posso assicurare.
«Davvero? Questo non lo avevo calcolato. Pensavo che almeno il pubblico italiano avrebbe capito che l’ossessione erotica di Silvio ha anche un aspetto eroico. Di sfida estrema. Come il do di petto nel melodramma».
Veniamo ai personaggi di contorno. Non crede che siano a tinte troppo forti?
«Se si riferisce a Dell’Utri, forse ha ragione. Tornassi indietro, almeno non lo farei di Palermo. Però mi va riconosciuta, credo, una scelta coraggiosa, anticonformista: di solito l’entourage dei tipi come Silvio è fatto di simpatiche canaglie. Io li ho volutamente immaginati antipatici. È, per il fumetto d’avventure, una variante non da poco».
Ma le vendite sono in calo...
«La crisi si sente dappertutto. Ma non credo che la risposta migliore sia tirare i remi in barca. Se c’è un momento in cui bisogna rilanciare, è questo. Pensi che sto scrivendo un episodio in cui Silvio fonda un nuovo partito e si ricandida. Incredibile? Solo per chi si è perso le puntate precedenti».