Vittorio Malagutti, l’Espresso 30/11/2012, 30 novembre 2012
L’UOMO DEL CRAC DI BOGOT
Corruzione, evasione fiscale, bilanci falsi e crac a catena. Il fallimento di InterBolsa, il più importante intermediario della Borsa di Bogotà, ha precipitato la Colombia in uno scandalo con pochi precedenti negli ultimi decenni. Politici e banchieri se le danno di santa ragione.
Sospetti, accuse, polemiche e un mistero: chi è davvero Alessandro Corridori? Già, perché l’ uomo che ha innescato il crollo è un italiano, sbarcato in Sudamerica solo qualche anno fa. Corridori è un signor nessuno, stando alle cronache colombiane. Oppure, forse, è semplicemente uno come tanti, approdato in Colombia alla ricerca di fortuna e buoni affari. Ne ha trovato uno grande, forse troppo. Di sicuro molto più grande di lui. Perché a un certo punto Corridori, nativo di Grosseto, classe 1970, ha finito per maneggiare centinaia di milioni di dollari, quasi tutti presi a prestito da InterBolsa. Obiettivo: dare la scalata a Fabricado, una delle più antiche aziende tessili colombiane, con sede nei dintorni di Medellin.
A prima vista l’obiettivo di Corridori non si presenta esattamente come una magnifica preda. Il tessile ormai non tira granché neppure dall’altra parte dell’oceano. Eppure i titoli Fabricado sono stati per mesi al centro di scambi colossali, almeno per le dimensioni del listino colombiano. Nel 2011 la quotazione è schizzata a razzo: più 212 per cento. E quest’anno il prezzo ha fatto un altro balzo del 13 per cento in dieci mesi. Pochi fatti concreti giustificavano una simile corsa all’acquisto. In compenso circolavano tante, tantissime voci su nuove mirabolanti operazioni. Una su tutte: lo sbarco di Fabricado nel settore delle telecomunicazioni, addirittura negli Stati Uniti. Dal tessile alle tlc, una svolta che avrebbe dato nuova vita ai pericolanti bilanci della società.
Tutti a comprare allora. Con Corridori a guidare le danze. È andata a finire male, malissimo. Dopo mesi e mesi di gran lavoro, i fuochisti hanno smesso di alimentare il rialzo e alla fine è venuta meno anche la fiducia dei risparmiatori. Il titolo è crollato. Peggio ancora: il crack ha mandato a fondo non solo Corridori, ma anche InterBolsa, che aveva finanziato alla grande l’investitore italiano con il sistema dei pronti contro termine. In sostanza, i prestiti venivano garantiti con le azioni rastrellate. Il buco nel bilancio della grande finanziaria di Bogotà si è rivelato così profondo che alla fine le autorità di controllo non hanno potuto fare a meno di mettere in liquidazione l’istituto.
L’impatto del provvedimento sulla Borsa locale si è rivelato catastrofico. Nella prima settimana di novembre, quando lo scandalo è esploso, l’indice del listino colombiano ha perso quasi il 20 per cento. Non è una sorpresa. InterBolsa era di gran lunga il principale intermediario finanziario del Paese, con oltre 50 mila clienti. Secondo le stime più recenti, il broker appena fallito gestiva quasi il 30 per cento degli scambi dell’intera Borsa di Bogotà. Insomma, un crac di sistema, o quasi.
Nel gran polverone di polemiche e sospetti incrociati, resta aperto un interrogativo: perché mai un’istituzione importante come InterBolsa ha finanziato a più non posso uno sconosciuto come Corridori? Il presidente di InterBolsa, Rodrigo Jaramillo, ha spiegato in alcune interviste che l’italiano venuto dal nulla si era presentato come un ex dipendente della Parmalat (non è il massimo come biglietto da visita), con esperienze da trader di Borsa e in campo assicurativo. Un curriculum come questo, a dire il vero, non sembra sufficiente a giustificare la montagna di finanziamenti garantiti in questi anni allo scalatore di Fabricado. Sembra di rivivere l’epopea dei furbetti nostrani. Investitori come Stefano Ricucci o Danilo Coppola, personaggi spuntati dal nulla nella stagione delle scalate (2004-2005) e appoggiati alla grande da alcune banche, anche straniere. Salvo crollare miseramente, dopo pochi mesi di gloria.
In Italia, Corridori non ha lasciato traccia di sé nel mondo finanziario. Il suo non è certo un nome noto negli ambienti della Borsa milanese. E non risulta neppure negli elenchi dei manager della Parmalat. L’unica pista porta a Firenze. Per la precisione a una piccola agenzia di assicurazioni di cui Corridori risulta essere stato socio per qualche tempo. Nel dicembre del 2000 la Servizi Assicurativi snc (questa l’insegna dell’agenzia) viene messa in liquidazione.
Fine della storia. Una storia vecchia, peraltro. Dopo di allora il futuro scalatore della Fabricado di Medellin scompare dai radar dei registri di commercio italiani. Salvo ricomparire qualche anno fa in Colombia, dove si sarebbe anche trovato moglie. Tutto qui. E non è molto. Restano agli atti alcune interviste in cui Corridori giustificava il suo investimento nella Fabricado per le ottime prospettive dell’azienda.
Altri tempi, quelli. Adesso a Bogotà si sta facendo strada un sospetto che al momento appare quantomeno verosimile. E cioè che Corridori sia stato usato come ariete per mettere insieme un pacchetto rilevante di Fabricado, prendere il controllo dell’azienda e quindi venderla pezzo a pezzo, ovviamente nella speranza di guadagnarci. In pratica, l’italiano sarebbe stato nient’altro che una testa di legno di finanzieri. Sulla carta l’operazione sembra tutt’altro che campata per aria, anche perché la società oggetto di scalata ha un capitale diviso tra migliaia di piccoli soci. L’ideale per una scalata in Borsa. La macchina però si è rotta prima di arrivare al traguardo.
I cocci sono di InterBolsa, fallita sotto il peso dei suoi prestiti andati in fumo. Non è finita, perché le prime indagini sul crac hanno fatto emergere altre presunte irregolarità. C’è un fondo d’investimento con base a Curaçao, nelle Antille Olandesi, dove in base ai primi calcoli sono affluiti oltre 170 milioni di dollari. Un fondo gestito da InterBolsa, che in caso di necessità poteva così attingere a questa riserva accantonata nel paradiso fiscale caraibico. «Una gigantesca evasione fiscale», accusano i giornali d’opposizione. Alcuni commentatori non hanno mancato di far notare che i maggiori azionisti di InterBolsa sono stati grandi finanziatori, due anni fa, della campagna elettorale del presidente Juan Manuel Santos. Sospetti, ancora sospetti. La strana storia dell’italiano venuto dal nulla e della sua scalata in Borsa adesso minaccia le stanze del potere colombiano.