Giuseppe Bizzarri, l’Espresso 30/11/2012, 30 novembre 2012
RIO DE CEMENTO
Tra gennaio e aprile di quest’anno il comune di Rio de Janeiro ha rilasciato licenze edilizie per costruire su un’area di 1,3 milioni di metri quadrati, di cui 776 mila nella zona dove sorgerà il Parco Olimpico previsto per i Giochi del 2016. Ma se quello è stato un periodo da record, anche gli altri mesi non scherzano. Si procede, in media, con concessioni per circa 200 mila metri quadrati al mese. Quartieri sventrati, decine di migliaia di persone costrette ad abbandonare le loro case per quella che si annuncia come la più grande e spettacolare speculazione immobiliare di sempre. E che, per sempre, cambierà i connotati alla "Cidade maravilhosa" così come Rio viene definita.
Da 15 anni almeno la metropoli sta cambiando faccia. Ma l’impulso decisivo arriva adesso che si avvicinano i due grandi eventi (oltre alle Olimpiadi, anche i Mondiali di calcio del 2014) che il Paese in pieno boom si è aggiudicato. E col ricatto dello sport, argomento cui i brasiliani sono particolarmente sensibili, si cerca di far digerire delle operazioni che in passato non sarebbero state possibili. La torta è tale che, accanto ai gruppi di costruttori locali, si è mossa la finanza internazionale, attirata dalla possibilità di guadagni colossali. A Barra da Tijuca, periferia ovest, stanno sorgendo decine di palazzi verticali al posto delle case degli indigeni. La zona è prossima al bairro di Jacarepaguà dove sorgerà il Villaggio olimpico ad opera dell’americana Aecon Technology Corporation, la stessa che ha fatto analogo progetto a Londra e su Barra da Tijuca hanno messo gli occhi lo speculatore statunitense Sam Zell della Equity Group Investments assieme ad altri connazionali di compagnie come Brookfield, Century 21 e Nvr in colaborazione con le brasiliane Cyrela, Mrv, Pdg, Rossi e Gafisa.
Nella zona del porto è entrata nel vivo l’operazione "Porto Maravilha", riqualificazione urbana su un’area di cinque milioni di metri quadrati nel centro storico, dove si concentra la maggior richiesta di immobili della città. Il fondo d’investimenti che si chiama appunto "Porto Maravilha" (controllato da Caixa Economica, la banca pubblica del governo federale) ha rapidamente venduto per 3,5 miliardi di reais (1,34 miliardi di euro circa) i cosiddetti Cepacs, titoli di concessione edilizia che saranno poi rivenduti a prezzo maggiorato alle imprese che vorranno costruire sull’area pubblica federale ceduta dal governo Lula alla città di Rio. Il magnate statunitense Donald Trump si è già detto interessato a una fetta del mercato per edificare sei torri commerciali da 50 piani ciascuna. Una operazione simile è già stata conclusa da Tishman Speyer, gigante americano proprietario del Rockefeller Center e del Chrysler a New York, che ha innalzato al cielo il Ventura Towers, due grattacieli nell’avenida Chile, nel cuore della city carioca. Nelle vicinanze anche il "Museu do Amanha", nello storico quartiere Mauà, per il progetto dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava.
Non distante da un tempio del calcio mondiale come lo storico stadio Maracanà dove si giocherà la finale del Mondiale, il comune ha fatto sloggiare dalla favela "Metro Mangueira" 667 nuclei familiari per fare posto a un parcheggio. Racconta Waleska da Costa Souza, una delle sfollate con due bambini in braccio: «Sono venuti di mattina presto e hanno spruzzato una sigla sul muro, segno che la mia casa doveva essere demolita». Due le alternative che le hanno offerto: un misero indennizzo in denaro o un appartamento a Cosmos, 40 chilometri di distanza.
La violazione di un diritto fondamentale come quello alla casa ha spinto le Nazioni Uniti a inviare a Rio una donna architetto, Raquel Rolnik, che stilasse un rapporto su cosa sta accadendo. I risultati sono impressionanti. Almeno 170 mila persone sarebbero state cacciate dalle loro case nella sola Rio per far posto a stadi, impianti sportivi e grattacieli. Tanto che il Consiglio dei diritti umani dell’Onu ha inviato una «raccomandazione» al governo di Brasilia perché eviti «sfratti forzati e irrispettosi dei diritti umani». Commenta la Rolnik: «Il Comitato olimpico, temendo per la propria reputazione, ha mostrato qualche preoccupazione. Non così la Fifa (calcio) che non vuole sentire parlare di abusi connessi alla sua manifestazione».
Quanto agli speculatori, per ora vivono la febbre degli affari, ma potrebbero trovarsi davanti a una sgradita sorpresa. Dal 2010 ad oggi il valore degli immobili a Rio de Janeiro è aumentato del 47,9 per cento e il Brasile è considerato il secondo mercato immobiliare più redditizio al mondo. Ma la bolla è dietro l’angolo, secondo Samy Dana professore di economia alla fondazione Getullio Vargas: «Chi acquista oggi per poi rivendere perderà molto denaro dopo i Mondiali del 2014. I prezzi potrebbero crollare anche del 50 per cento».