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 2012  novembre 30 Venerdì calendario

IN MISSIONE PER CONTO DI SILVIO


Alla corte di Arcore spunta un nuovo faccendiere capo. Un geometra sconosciuto ai più, che ha saputo conquistarsi un invidiabile filo diretto con Silvio Berlusconi. Ossessionato dalle inchieste giudiziarie che hanno via via travolto i più fidati collaboratori, da Previti e Dell’Utri in giù fino a Lavitola, da qualche mese il Cavaliere ha cambiato cavallo. E per gli affari più delicati sembra fidarsi solo di lui, Francesco Calogero Magnano, professione geometra. In questi mesi difficili Berlusconi gli ha affidato almeno tre missioni pericolose, al confine tra affari, politica e giustizia. E il geometra non si è sottratto. Risultato: indagato due volte, pluri-intercettato la terza.
Il blitz più imprevedibile risale all’inverno scorso. Antefatto: il 30 novembre 2011 l’ex assessore lombardo Franco Nicoli Cristiani, ras del Pdl a Brescia, viene arrestato per una storiaccia di tangenti in cambio del via libera a una discarica d’amianto fuorilegge. In quel momento il ciellino Roberto Formigoni è ancora saldo sul trono di governatore. Ma nel centrodestra c’è già ansia per le indagini, soprattutto dopo i primi arresti per la bancarotta dell’ospedale San Raffaele. Fatto sta che Nicoli Cristiani comincia a ricevere visite di politici, che usano le loro prerogative per andare a trovare proprio quel detenuto. E così, nella cella dell’arrestato eccellente, compare Massimo Buscemi, allora assessore e tuttora consigliere regionale del Pdl, accompagnato da una persona che si presenta come suo assistente. Buscemi è vicinissimo ai tesorieri multimilionari di Cl: ha sposato la figlia di Pierangelo Daccò, il lobbista della sanità privata ora accusato tra l’altro di aver corrotto Formigoni. Ma chi è il suo accompagnatore? Sorpresa: è il geometra Magnano. Che non è stato eletto consigliere regionale, per cui non sembra aver diritto di visitare un detenuto senza esserne l’avvocato, né un familiare. E di sicuro non ha mai fatto l’assistente di Buscemi. Da qui la nuova inchiesta: il geometra di Arcore è indagato dalla procura di Milano con l’accusa di aver usato quella qualifica, giudicata falsa, pur di incontrare il politico berlusconiano in cella per tangenti.
Ma che bisogno c’era di presentarsi in carcere come finto portaborse di Buscemi? La risposta definitiva dovranno darla i giudici. Di certo non mancano precedenti molto diseducativi: nelle storiche inchieste di Mani Pulite ci furono famosi casi di politici avvicinati in cella per evitare confessioni. E la Lombardia di oggi, purtroppo, assomiglia alla Tangentopoli di vent’anni fa: dietro e sopra le corruzioni individuali, infatti, i magistrati tornano a ipotizzare un «sistema organizzato» di spartizione degli affari illeciti tra i partiti. Anzi, tra correnti del Pdl, faccendieri di Cl e una parte della Lega, almeno in Regione. Ma se è vero che la corruzione è ridiventata un sistema, allora tutti si salvano solo se nessuno parla. Ed è questo a spiegare perché tre procure (Milano, Monza e Brescia) sono interessate a sapere quali politici visitano gli arrestati eccellenti e a chi rispondono.
Di Francesco Calogero Magnano, nato in Calabria nel 1949, cresciuto tra la Valtellina e Macherio, il paese della Brianza dove Silvio ha la sua seconda villa, finora si conoscevano solo due imprese eccezionali. È uno dei tre berlusconiani doc che alle elezioni del 2010 sono stati catapultati nel listino del governatore. Scavalcato da Nicole Minetti, e ritrovatosi primo dei non eletti, è stato ripagato con una memorabile poltrona sostitutiva: Formigoni lo ha nominato «sottosegretario all’attrattività del territorio». Una carica «inutile e costosa», denuncia l’opposizione (primo fra tutti Fabio Pizzul del Pd): critiche ignorate per due anni. All’improvviso, nell’aprile scorso, il governatore rinuncia al geometra. E il retroscena, tanto per cambiare, si scopre solo ora, con altre inchieste dei pm di Monza sulle corruzioni edilizie.
All’inizio del 2012, quando finiscono in carcere l’ex assessore regionale del Pdl Massimo Ponzoni e l’urbanista ciellino Antonino Brambilla, i giudici monzesi chiedono alla procura di indagare sui rapporti tra quei due arrestati e il geometra di Arcore. Il problema è che Magnano si è fatto intercettare mentre sponsorizzava, proprio con Ponzoni e Brambilla, un maxi-progetto della Idra, la cassaforte immobiliare di Berlusconi: 1.200 appartamenti (nome in codice, "Milano 4") su terreni di Arcore vincolati a verde. La giunta di destra era favorevole, ma con le elezioni è saltato tutto: perfino ad Arcore ha vinto la sinistra. A quel punto Magnano si concentra sulla Cascinazza di Monza, un’altra mega-speculazione (in zona alluvionale) che da decenni è nel libro dei sogni della famiglia Berlusconi. Anche qui però i cittadini eleggono un sindaco rosso che blocca il cemento. Ma intanto Magnano si fa intercettare con l’allora ministro Paolo Romani, fino alla vigilia del voto, mentre offre 300 mila euro a un gruppo di politici locali per varare la Cascinazza. Per l’accusa, è un’istigazione alla corruzione. Per la difesa, un onesto contributo a un mini-partito nascente. Se sia reato o meno, come sempre lo stabiliranno i giudici. Certo è che Magnano non fa un passo senza sentire Silvio. Al telefono? No, di persona. «Lunedì vedo il presidente e poi vi dico», è il suo ritornello. E ad Arcore ci entra davvero: un geometra a tu per tu con re Silvio.