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 2012  novembre 29 Giovedì calendario

Sepolti dalla crisi: lapidi abusive per risparmiare [A Padova 1.400 tumulazioni «in nero» e imposte non pagate: la scoperta dopo l’informatizzazione dei cimiteri] – La crisi tormenta i vivi

Sepolti dalla crisi: lapidi abusive per risparmiare [A Padova 1.400 tumulazioni «in nero» e imposte non pagate: la scoperta dopo l’informatizzazione dei cimiteri] – La crisi tormenta i vivi. Ma non lascia in pace nemmeno i morti. E come ultima spiaggia si aggrappa alla lapide. Se per andarsene all’altro mondo secondo le modalità naturali non serve chiedere il consenso a nessuno, per avere un posto al cimitero, con tanto di nome e cognome sulla tomba, occorre invece iscriversi in Comune. E pagare. A Padova, dove si registra una media di quattromila trapassati l’anno smistati fra sedici cimiteri tra provincia e città, succede che le imprese delle pompe funebri abbiano innalzato lapidi, riempito fosse e loculi omettendo di registrare l’operazione in Municipio. Nelle cui casse non è così entrata la cifra che va dai venticinque agli ottanta euro per morto, a seconda della tipologia di ospitalità pretesa dentro il camposanto. Così, adesso, piovono multe sulle imprese che non hanno effettuato l’iscrizione con obolo e vengono recapitati avvisi alle famiglie i cui cari non sono stati tumulati (come da verifica) secondo regolamento. Millequattrocento contravvenzioni spalmate lungo un anno e mezzo di decessi. Ossia da quando il Comune ha informatizzato gli archivi dell’ufficio del cimitero e si è così accorto del buco. «Un tempo, cioè fino a circa due anni fa», spiega l’assessore Silvia Clai che ha ordinato il controllo sulla lapide abusiva, «la verifica sulla regolarità delle autorizzazioni avveniva mediante personale presente direttamente sul posto. Ora tutto passa attraverso il computer che fornisce la mappa degli abusivi con la massima velocità e assoluta precisione». Insomma, cascano multe sulle tombe non autorizzate? Chiediamo. «No che non si tratta di un balzello», precisa l’assessore, «è il versamento, come prevede il regolamento di tutti i cimiteri italiani, di una cifra che parte da venticinque euro e arriva a ottantacinque per ottenere l’iscrizione della lapide e dell’impresa che ha effettuato l’opera. Una necessità per poter rispondere ai criteri di sicurezza e di decoro. E, nel futuro con lo scadere della concessione, anche per sapere a chi richiedere le operazioni di smaltimento ». Tradotto: non si deve chiamare tassa ma banconota da versare per l’iscrizione al cimitero. Posto non si accetti la formula concessa (gratis) dal Comune: quella della croce senza pretese e uguale per tutti. Le imprese che invece, nell’ultimo anno e mezzo, hanno allestito lapidi e altari senza registrare l’operazione negli uffici comunali, ora devono pagare la multa e il tributo non versato. E qui si prospettano guai. Sia perché ci sono imprese che non «avrebbero» avvertito i vivi del versamento dovuto, sia perché ci «sarebbero» altri vivi che il funerale dei parenti con gli annessi e i connessi lo hanno pagato in nero per risparmiare e dunque oggi rischiano di inguaiare se stessi e l’azienda cui si sono rivolti. Insomma non c’è pace per chi resta e non sfugge ai controlli nemmeno chi se n’è andato. Il titolare dell’impresa Tognon non ha problemi a riferire che «talvolta qualche omissione può scappare, soprattutto da parte dei marmisti, ma comunque sempre in buona fede, perché alla fine non ci guadagna nessuno». In che senso? «Nel senso che si può trattare di una dimenticanza oppure di una prassi magari al momento solo rimandata e infine non più esaudita, anche per non andare a risvegliare nel cliente il trauma della perdita». L’imprenditore tiene comunque a precisare «che qualora qualche cliente registrasse l’inconveniente, cosa finora non accaduta, l’azienda resta a disposizione». A sentire il titolare dell’impresa Turatto, fra le principali del Padovano, «la tassa c’è e bisogna pagarla. Piaccia o non piaccia. Può certo accadere che talvolta ciò non venga fatto, anche perché il regolamento varia a seconda dei Comuni e taluni addirittura nemmeno lo applicano, ma se arriveranno segnalazioni pagheremo le multe e ciò che è dovuto. Questo resta comunque uno dei tanti balzelli assurdi. Spetta a noi chiedere il permesso al Comune e sovraccaricare il cliente di quest’onere aggiuntivo». Replica l’assessore Silvia Clai, «Abbiamo registrato millequattrocento omissioni e a queste va posto riparo. Centinaia di famiglie che hanno ricevuto la lettera spedita dai nostri uffici si sono presentate o hanno telefonato, indicando l’impresa che ha eseguito i lavori. Contiamo di tappare il buco e recuperare le iscrizioni mancanti. Perché il regolamento c’è e va rispettato». Per fortuna si muore una volta soltanto.