Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 30 Venerdì calendario

NIENTE SCHERZI SUL FISCO [I

cali di tensione del Parlamento su una delega non male di Monti] –
Il Parlamento non può scherzare con la delega fiscale, in stand by al Senato con un surreale gioco al ribasso tra emendamenti e rinvii tra commissione e Aula. Per due motivi: si tratta della prima organica riscrittura del sistema tributario italiano, ormai una sorta di millefoglie fatto di princìpi altisonanti e disattesi (come lo statuto del contribuente) e gabelle d’emergenza che diventano perenni. Con il risultato di un fisco vessatorio non solo per la pressione delle tasse ma anche per le sue complicazioni. Il secondo motivo è nei contenuti della delega: la detraibilità in denuncia dei redditi di fatture e ricevute è un serio tentativo di introdurre il contrasto di interessi sul quale si basano molti sistemi avanzati e civili, e quanto sia temuto dal fisco lo dimostra proprio la contrarietà espressa da Attilio Befera (ottimo civil servant, ma non può essere lui a scivere le leggi); la revisione e semplificazione del carico tributario sulle imprese, vitale per il circuito produttivo. Quanto alla riforma del catasto, il centrodestra (e non solo) teme che nasconda una nuova stangata Imu, o che costituisca la base per la patrimoniale. Il rischio c’è, come emerge dallo scetticismo di Confedilizia (su una certa discrezionalità nella predisposizione del nuovo catasto e sull’impossibilità di impugnare la tariffa d’estimo da cui deriva la base imponibile), ma vigilare sull’applicazione della delega non significa boicottare. In questa vicenda rischiano di perdere tutti, e non solo la faccia. Il governo non doveva relegare la legge fiscale – che dalla rivolta del tè di Boston del 1773 è il vero contratto tra cittadini e stato – allo scadere del suo mandato e della legislatura. Ancora peggio le forze politiche, che trattano una materia di interesse generale come roba di corridoio. Poi non si lamentino per le stangate.