Massimo Martinelli, Il Messaggero 30/11/2012, 30 novembre 2012
CARCERI, PRIMI EFFETTI DEL PIANO SEVERINO
Millecinquecento in meno. In dodici mesi le carceri italiane si sono un po’ decongestionate; precisamente dall’ottobre 2011, quando entrò in vigore il cosiddetto decreto svuotacarceri varato dal governo all’inizio del 2012. Cifre alla mano, il ministro della Giustizia ha difeso ieri alla Camera il provvedimento, che secondo le statistiche ha portato la popolazione carceraria dai 68.047 detenuti di un anno fa ai 66.687 attuali. E le proiezioni sono decisamente incoraggianti: «Alla fine dell’anno saranno disponibili 2.150 nuovi posti nelle carceri che diventeranno 6.250 nel 2014» ha calcolato Paola Severino. E poi, per rispondere a chi aveva criticato le norme, ha aggiunto: «Se vi pare un fallimento ditelo». Positivo anche il bilancio dei provvedimenti per evitare il fenomeno delle «porte girevoli», con migliaia di piccoli malviventi che venivano arrestati in flagranza di reato per poi essere rimessi in libertà nel giro di ventiquattro o trentasei ore dopo essere stati condotti in un penitenziario. «Quelle norme hanno dimezzato il fenomeno - ha detto il Guardasigilli - facendolo calare dal 27 al 13 per cento».
MISURE ALTERNATIVE
Nell’aula di Montecitorio, dove si discuteva il disegno di legge sulla messa alla prova, il ministro ha risposto a chi, come Edmondo Cirielli, aveva definito questa misura alternativa al carcere come «un’amnistia strisciante». Per il Guardasigilli, utilizzare questa definizione «è tecnicamente scorretto: lo dimostrano vari fatti. L’amnistia - ha detto il ministro - è un provvedimento che riguarda tutti i reati. Invece il ddl dà al giudice la facoltà di applicare le misure domiciliari per reati con pene inferiori ai quattro anni e lascia al giudice la potestà di valutare; la misura riguarda singole persone e viene valutata la pericolosità del soggetto. E serve il consenso della persona offesa, perché io tengo in massimo conto l’interesse delle vittime».
IL BRACCIALETTO
Il dibattito sulla situazione carceraria è poi proseguito nel pomeriggio di ieri, quando il ministro ha partecipato ad un dibattito al Salone della Giustizia, voluto dal senatore Filippo Berselli nella Capitale. In quella sede, il vicepresidente dell’Anm, Anna Canepa, è intervenuta sul braccialetto elettronico per il controllo a distanza dei detenuti ai domiciliari: «Da quanto risulta alla magistratura, sul braccialetto elettronico ci sono stati problemi tecnici: i bracciali non funzionavano. Ma se funzionano si dovranno usare, non c’è nessuna preclusione». Paola Severino è sembrata d’accordo: «E’ uno strumento che va utilizzato se ha determinate caratteristiche tecniche». Intanto, la Commissione mista per lo studio dei problemi della magistratura di sorveglianza ha presentato ieri un dossier con alcune indicazioni per intervenire sul sovraffollamento delle carceri. E il presidente dell’organismo, il giurista Glauco Giostra, ha invitato il governo a recepirne i più significativi.