Enrico Franceschini, la Repubblica 30/11/2012, 30 novembre 2012
Adesso sappiamo come viaggeranno i nostri figli: chiusi dentro un missile senza finestrini, a 6 mila chilometri orari di velocità e a 35 mila metri di altitudine, quasi fuori dall’atmosfera terrestre
Adesso sappiamo come viaggeranno i nostri figli: chiusi dentro un missile senza finestrini, a 6 mila chilometri orari di velocità e a 35 mila metri di altitudine, quasi fuori dall’atmosfera terrestre. L’aeroplano del futuro farà il tragitto da Londra all’Australia, 18 mila chilometri di distanza, in quattro ore: il tempo che oggi impiega un volo da Roma a Mosca. Il tempo di guardare un film, consumare un pasto, sfogliare un giornale, e voilà, arrivati a destinazione. Non è fantascienza, bensì scienza del presente, al massimo del domani prossimo venturo. Il progetto del Lapcat, questo il nome dell’avveniristico jet, è stato presentato ieri in Inghilterra. Ha l’approvazione dell’Agenzia Spaziale Europea, promette di rivoluzionare i trasporti commerciali sulla terra (e anche fuori dal nostro pianeta), potrebbe diventare realtà entro un decennio, se troverà i finanziamenti necessari. È un’invenzione “made in England”: opera della Reaction Engines, un’azienda con base ad Oxford, la cittadella del sapere universitario ma pure di tante piccole e medie industrie ad alta tecnologia. È lì che un team di ingegneri e fisici ha messo a punto un motore, denominato Sabre, in grado di raffreddare l’aria da 1000 a -150 gradi centigradi nello spazio di un centesimo di secondo, permettendo così di raggiungere una potenza molto maggiore senza il rischio di un surriscaldamento che manderebbe tutto in tilt. Questo congegno era la rotella mancante per una nuova generazione di velivoli a propulsione supersonica a idrogeno, un nuovo tipo di aerei passeggeri, chiamati Lapcat (acronimo di Long-term advanced propulsion concepts and technology), in grado di viaggiare a Mach 5, cioè a una velocità 5 volte superiore a quella del suono. «Una scoperta che ha il potenziale di cambiare radicalmente la vita nel 21esimo secolo così come il motore dei jet a reazione ha cambiato quella del 20esimo secolo», dice Alan Bond, il capo ricercatore del progetto (nessuna parentela con quello cinematografico, benché un gadget del genere farebbe comodo pure all’agente 007). Un normale jumbo-jet può sfiorare i 900 chilometri orari di velocità. Il Concorde, l’aereo che collegava New York con Londra e Parigi in meno di tre ore (prima di essere sospeso perché costava e consumava troppo), raggiungeva quasi i 2 mila chilometri all’ora, forando la barriera del suono (i passeggeri sentivano il “boom” quando succedeva). Ma il Lapcat andrà molto più forte. Potrà congiungere un continente con un altro, l’America con l’Asia, l’Europa con il Sud Africa, in qualche ora. Naturalmente non sarà un aereo come gli altri. Viaggerà a 35 mila metri di altitudine, il triplo dei jet odierni. La cabina sarà pressurizzata, per cui i passeggeri non galleggeranno nell’aria, ma non ci saranno finestrini, a causa della forte pressione sulle pareti esterne. E il costo del biglietto, almeno all’inizio, sarà pari a quello di uno di business class. Anche i primi voli a reazione, del resto, erano molto cari, poi sono arrivati i low-cost e i viaggi per tutti: la scommessa è che accadrà lo stesso per il Lapcat. E la sua rivoluzione non si limiterà ai trasporti sulla terra: il nuovo motore, applicato allo Skylon, un nuovo prototipo di aereo spaziale riutilizzabile, una versione aggiornata dello Shuttle, permetterà di portare satelliti in orbita (e anche turisti,) a velocità di Mach 25, perlomeno una volta uscito dall’atmosfera del nostro pianeta. Quando, tutto questo? «Il Lapcat può essere pronto fra dieci anni, se troviamo i 250 milioni di sterline (300 milioni di euro, ndr.) di finanziamenti », dice il suo progettatore- capo. «È la prova che la Gran Bretagna rimane all’avanguardia dell’innovazione tecnologica», si felicita il ministro della Scienza David Willetts. Chiudiamo gli occhi: a mezzogiorno si parte da Londra, quattro ore più tardi siamo a Sydney. Resta solo da digerire il jet-lag.