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 2012  novembre 29 Giovedì calendario

LA NUOVA VITA DI VASCO

[Dopo anni di palcoscenico e di eccessi Vasco Rossi ha scelto un tranquillo buen retiro sulle colline di casa per curarsi. Seguito da un nuovo staff medico e un gruppo di amici che ne protegge la privacy. Aspettando che Blasco ritorni in forma] –
«C’e stato un momento che se morivo era uno sballo per tutti, pure per me, perché sarei passato alla storia» ha detto Vasco 15 anni fa, con lucida e profetica ispirazione. «Poi ce n’è stato un altro in cui era molto meglio se non morivo, perché avrei fatto soltanto ridere» ha aggiunto. Ora, nel silenzio della sua casa, se decidesse di completare questi pensieri probabilmente lo farebbe così: e poi è arrivato l’oggi, dove crepare sarebbe un gran peccato, visto che sono a un passo dal risorgere dalle mie stesse ceneri.
Vasco resiste, questo è sicuro. A meno che non fosse un fantasma l’uomo un po’ provato ma dritto e sorridente, protetto da un paio d’occhiali dalle lenti rosse, che lo scorso giovedì ha varcato le porte della clinica Villalba di Bologna per l’ennesima visita di controllo organizzata dal dottor Paolo Guelfi. Ma non è neppure guarito. Tantomeno è scappato a Berlino, ascoltando Deviazioni a tutto volume e sorseggiando birra lager, come una clip postata sul suo profilo Facebook (estratta dal dvd «Live Kom 011» uscito pochi giorni fa, ndr) voleva maldestramente far credere.
Sarebbe bello se fosse così. Ma quei tempi sono passati per sempre: Vasco non è più una rockstar, ma un essere umano che lotta per proteggere la propria vita, leggendo Sant’Agostino e Søren Kierkegaard nelle lunghe ore di noia casalinga. Chi se l’è immaginato affaticato, protetto dagli adepti della congrega, come un santo di una setta segreta, oppure trasfigurato, all’estero, in incognito fra le braccia di una mulatta come fa James Bond, rimarrà deluso. Dal giorno delle sue dimissioni da Villalba di Bologna, lo scorso 3 ottobre, il Blasco non s’è mai mosso di casa. Chi l’ha cercato nella casetta di Verucchia di Zocca, in via Divisione Tridentina, ha fatto il viaggio a vuoto. Con la moglie Laura Schmidt e il figlio Luca ha trascorso e sta trascorrendo una difficile convalescenza sulle colline sopra San Lazzaro di Savena, in una grande casa color terra di Siena, isolata e protetta solo da un cancelletto basso e bianco, con le finestre delle camere da letto affacciate sui poggi del Parco dei gessi bolognesi e dei calanchi dell’abbadessa. Una Mini parcheggiata in cortile se a casa c’è Laura. Un suv nero, quasi sempre in autorimessa, se c’è lui. Un terreno acquistato nel 1985 su cui ha costruito pian piano la sua piccola Zocca segreta, nel silenzio rotto solo da qualche ciclista e dall’auto della vigilanza privata che controlla i cancelli delle ville, uno ogni 500 metri, come in una Beverly Hills emiliana.
Citofonare è inutile, la governante, con un ringhio, scaccia i pochissimi arditi che si inerpicano fin quassù. Gli amici di sempre sono tenuti lontani. Negli uffici di via Emilia Levante gli impiegati ammettono di non vederlo da almeno 6 mesi. E persino i collaboratori più stretti, a eccezione del nuovo manager Stefano Salvati in carica dallo scorso 5 ottobre e unico a stabilire contatti con una certa regolarità, hanno ricevuto l’ordine di non disturbare il «Kom» che dorme. «Ci fa sapere che cosa dobbiamo postare su Facebook e su quali progetti cominciare a lavorare, ma l’indicazione è di lasciarlo tranquillo. Persino io non lo sento da settimane» riferisce Tania Sachs, sua portavoce da vent’anni.
Che non sarà una convalescenza facile lo conferma a Panorama Novella Corsi, mamma di Vasco, una signora di ottant’anni elegante e curata, dai capelli argentei e vaporosi. I carabinieri le hanno consigliato di non aprire la porta a nessuno e così accetta di parlare dal davanzale della sua casetta gialla, in una strada laterale del centro di Zocca: «Sono preoccupata, ma grazie al cielo pian piano si sta rimettendo» dice la signora, vedova dal 1979, quando il marito Giovanni Carlo morì d’infarto a Trieste alla guida del suo camion. «Temo però che sarà una cosa lunga. Questa ricaduta, purtroppo, non ci voleva».
Parla impropriamente di ricaduta, mamma Rossi. Come se il ricovero dello scorso 14 settembre a Villalba, con Vasco che interrompe le vacanze a Castellaneta per presentarsi nottetempo alla clinica bolognese, fosse stato determinato da una recrudescenza del batterio, lo stesso che un anno fa gli aveva causato due gravi infezioni, un’osteomielite e un’endocardite. Ma non è così.
Dopo il concerto dell’8 settembre alla discoteca pugliese Cromie, Vasco ha sentito dolore alla spalla destra e s’è spaventato. Non ha preso l’elicottero, ma ha viaggiato in auto tutta la notte insieme all’autista e a Antonio «O’Brian» Zecchi, amico da cinquant’anni, presentandosi di buon mattino ai cancelli della struttura. «Con una terapia antibiotica il batterio era stato debellato» dice Paolo Guelfi, direttore sanitario della clinica privata, dove Vasco ha passato un mese pagando 600 euro al giorno per una junior suite, tutti rimborsati da un’assicurazione privata. «Se così non fosse accaduto, avrebbe rischiato di dovere sostituire la valvola cardiaca. Tecnicamente s’è trattato di un episodio diverso».
L’impressione è che anni di eccessi, una prima convalescenza presa sottogamba, oltre al troppo cortisone assunto nel corso delle estenuanti tournée, abbiano indebolito molto l’organismo dell’artista. A domanda diretta, Stefano Salvati risponde con sincerità: se parlare di ricaduta non è corretto, si potrebbe dire che uno stato di immunodepressione generale abbia portato Vasco al nuovo ricovero? E si può affermare che è sempre l’immunodepressione, unita alla pesante terapia antibiotica, a determinare la lunga convalescenza? «Assolutamente sì» risponde a Panorama l’uomo che da poco più di un mese ha sostituito il manager storico Floriano Fini, oggi semplice consigliere, alla guida di Vascolandia.
Oltre a quella tra Salvati e Fini, intorno all’ultima degenza si sono consumate molte altre staffette di destini. A vegliare su Vasco, in una stanza attigua, per tutta la durata delle cure c’è stato il nuovo bodyguard e tuttofare Salvatore Ippolito, che ha sostituito Danilo «Roccia» D’Alessandro e Massimiliano «Macho» Barbieri nella prima cerchia dei guardaspalle (quest’ultimo, poi, definitivamente allontanato).
Dei vecchi amici, nella stanza al primo piano dell’ospedale è stato ammesso solo Paolo Mattarozzi, dentista di Modena in sua compagnia anche durante le sfortunate vacanze pugliesi. Tenuti a distanza, invece, gli amici di Zocca Marco Gherardi e Marco Manzini. Anche la vecchia équipe di medici che lo seguiva, e che da anni gli somministrava cocktail di antidepressivi, psicofarmaci, ansiolitici e vitamine, sembra esautorata. Interpellati da Panorama, il medico di base Giovanni Gatti, lo psichiatra Giancarlo Boncompagni e l’omeopata Lucio Loreto hanno confermato di non sentire il loro ex assistito da mesi. «È vero, abbiamo creato un pool nuovo, coinvolgendo medici di altre strutture: un infettivologo dell’Università di Bologna e specialisti del Sant’Orsola» conferma Guelfi. Una vera rivoluzione negli affetti e negli assetti societari, al capezzale di un leone provato ma quanto mai lucido.
Adesso, c’è solo da attendere la guarigione, la rottura del silenzio e il ritorno. Anche se non sarà il ritorno di Vasco, ma di qualcosa di diverso, più fragile e umano. Spiazzati, amareggiati e orfani, i fan sembrano frastornati. L’adorazione sta finendo? Sì, Vasco lo sa e forse lo vuole. L’unica disintossicazione che può davvero salvargli la vita.