Massimo De Marco, Panorama 29/11/2012, 29 novembre 2012
SI UCCIDONO PER IL TUO TELEFONINO
[Dietro i nuovi scontri in Congo c’è anche il traffico di «minerali insanguinati». Anzitutto la cassiterite] –
L’embargo degli Usa contro i «minerali insanguinati» del Congo rischia di non funzionare. Una nuova guerra fratricida è in corso tra le forze regolari dell’esercito congolese e le sue frange ribelli, coalizzate nella milizia M23. La posta in gioco è il controllo di metalli strategici che finiscono nei nostri cellulari, tavolette e computer: il coltan e la cassiterite, con cui si produce lo stagno usato per saldare il processore e altri componenti.
La legge americana Dodd-Frank, entrata in vigore ad agosto, impone alle società manifatturiere di rintracciare l’origine delle materie prime con cui fabbricano i loro prodotti, nonché di assicurarsi che queste non finanzino le bande armate che insanguinano il Congo orientale. L’obbligo si applica a tutte le società quotate alla borsa di New York, di qualsiasi nazionalità. Ottimo il proposito. Ma ecco il risultato: le grandi aziende di elettronica hanno sospeso l’acquisto di stagno prodotto con cassiterite congolese, poiché incapaci di dimostrare da chi e dove venga estratta. Il blocco commerciale ha innescato un effetto domino sull’economia del Congo, dipendente dalle attività estrattive. Per di più, mentre l’export ufficiale soffre l’embargo, i combattenti dell’M23 continuano a contrabbandare minerali attraverso una rete di intermediari, come informa un recente rapporto Onu. Tanto basta a infiammare le polemiche su effetti indesiderati e dubbia efficacia del giro di vite Usa. La permeabile frontiera col Rwanda è la via principale del commercio clandestino. Diverse cooperative minerarie ruandesi hanno venduto sotto banco etichette «made in Rwanda» ai trafficanti di minerali congolesi. Questi hanno poi rivenduto la merce riciclata alla Minerals Supply Africa, uno dei più grandi esportatori di cassiterite del continente. Il suo principale cliente è la Malaysian Smelting Corporation, terzo produttore mondiale di stagno, che rifornisce le fabbriche che saldano gli apparecchi elettronici.
Ma i minerali del Congo non hanno più bisogno di arrivare in Occidente. Sono Cina e India i nuovi eldorado dell’elettronica a basso costo. «Visto che la cassiterite congolese rappresenta il 3 per cento della produzione mondiale, non è difficile piazzarla» spiega Kay Nimmo, direttore degli affari legali all’International Tin research institute (Itri), che rappresenta l’industria internazionale dello stagno. «Soprattutto se a comprarla sono aziende cinesi e indiane non quotate a Wall Street che, producendo stagno per il mercato locale, non si preoccupano della legge Usa».