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 2012  novembre 29 Giovedì calendario

NICOLA LASCIA NICHI

[Latorre molla Vendola per Pier] –
Dopo il fiasco di Nichi Vendola alle primarie di domenica scorsa e il rischio che il governatore resti in Puglia fino alla fine del suo mandato, Nicola Latorre torna al 100% dalemiano e bersaniano e punta di nuovo a un posto in Parlamento. Il giro di valzer che il vicepresidente de senatori del Pd aveva incominciato staccandosi dal suo padre politico Massimo D’Alema per finire nelle braccia di Vendola, con la speranza di ereditarne la poltrona di governatore appena questo se ne fosse andato a Roma, sembra già essersi esaurito. E Latorre in un certo senso torna all’ovile e spinge per il voto di Pier Luigi Bersani ma anche per D’Alema e perché no, per un accordo post primarie con Matteo Renzi. Da diversi mesi e senza mai abbandonare il partito, lo storico braccio destro del presidente del Copasir aveva incominciato un percorso personale che prevedeva un avvicinamento al governatore per poi, appena Vendola partiva per Roma, ottenerne la sua benedizione per scalare la regione. Scelta evidentemente giusta, visto che come ha dimostrato il risultato delle primarie in Puglia, Vendola nella sua regione ha tantissimi consensi. Così, da mesi Latorre è stato il primo difensore di Vendola nel Pd, lo ha difeso quando Beppe Fioroni e il suo gruppo chiedevano di tenerlo fuori dalle primarie ammonendo che loro non decidevano i valori del centrosinistra e che il loro era «un documento contraddittorio». Addirittura che «i referendum sul lavoro che Vendola ha firmato sono certamente una scelta non condivisibile. Ma l’intesa può essere quella di migliorare la riforma Fornero sulla base di un confronto con le forze sociali che è mancato nell’adozione di quel provvedimento». Lo ha difeso anche quando, davanti al rinvio a giudizio voleva ritirarsi a vita privata dicendo che «senza di lui il progetto politico di un nuovo centrosinistra di governo sarebbe più debole» e che «conoscendo l’assoluta integrità morale di Vendola che ha fatto della legalità uno dei valori fondanti del proprio impegno pubblico confido nella sua assoluzione e nel proseguimento della sua attività politica». Contemporaneamente Latorre si è smarcato da D’Alema, prima non aderendo alla lettera pubblica dei 700 amici che ne chiedevano la ricandidatura considerando quella mossa «un grande errore». Poi, seppur aveva assicurato che «le primarie le vincerà Bersani. Sto facendo la campagna elettorale per lui in Puglia e quando verrà D’Alema faremo una manifestazione, spero insieme, per Bersani_», quando il lìder Maximo è davvero sceso a Bari lo scorso 5 novembre per sostenere il segretario, Latorre in prima fila non l’ha neppure salutato. Quel 15% di Vendola alle primarie però, in una situazione di incertezza elettorale rimette tutto in discussione e al di là di qualche scranno sicuro per i vendoliani, non garantisce posti in prima fila per il governatore. A maggior ragione se poi la maggioranza sarà allargata a Pier Ferdinando Casini o si andrà davvero a un Monti-bis. E così, mentre Vendola inizia a rassegnarsi di dover restare al suo posto fino alla scadenza del mandato, Latorre torna in qualche modo all’ovile.