Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 28 Mercoledì calendario

FERRERO PREPARA LA VENDETTA

[Punta agli elettori delusi, come fece all’epoca il governatore] –
Dopo il flop di Nichi Vendola alle primarie di domenica scorsa, Sel ribolle e il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero prova a svuotargli il partito così come fece il governatore nei suoi confronti quando, dopo essere stato sconfitto al congresso, sbatté la porta e se ne andò con i suoi per fondare il partito personale.
Quel 15,6% conquistato dal governatore pugliese al primo turno è considerato dai militanti un grande flop. E c’è chi, come ha scritto ieri Monica Pasquino, presidente dell’associazione Scosse sull’Huffington Post, adesso lo attacca: «ci è stato ripetuto che non ci rendevamo conto che queste primarie Vendola poteva vincerle_ L’argomentazione cambiamento versus testimonianza che la dirigenza di Sel ha usato contro i cosiddetti non allineati interni è stata abbattuta dal voto alle primarie, oltre che aver dimostrato un considerevole livello di intolleranza e scarsa propensione al confronto democratico interno. Vendola, confermando l’alleanza con il Pd, si attesta a una percentuale di voto che non dista da quella che Bertinotti aveva conquistato contro Prodi, nelle primarie del 2005. Anzi per molti versi è peggiore di quella e comunque è molto al di sotto del risultato che Sel aveva indicato come soddisfacente_».
L’insoddisfazione che cresce a vista d’occhio. A maggior ragione visto che in molti nel partito sono convinti che con quel 15% che non permetterà a Vendola di dettare condizioni, porterà il governatore pugliese ad assicurarsi soltanto l’elezione dei suoi fedelissimi e a lasciare tutti gli altri al loro destino. Il tutto poi è stato aggravato proprio ieri dalle notizie sul coinvolgimento del governatore e dei suoi fidatissimi Nicola Fratoianni (assessore regionale alle politiche giovanili e all’attuazione del programma nonché coordinatore della campagna delle primarie) e Francesco Manna (ex capo di gabinetto del presidente) nell’inchiesta dell’Ilva. Ieri Vendola ha voluto puntualizzare che «non ho mai esercitato pressioni di alcun genere», ma di certo la sua immagine ha preso un’altra ammaccatura. In questa situazione di scollamento tra il partito e il gruppo vendoliano, Ferrero è tornato alla carica. E ieri dalle pagine del Manifesto, il segretario di Prc fingendo di parlare al governatore ha fatto un appello ai delusi di Sel dicendo che «a Vendola chiedo di prendere atto che non si può costruire una sinistra nel campo moderato». E poi lanciando un invito che è sembrato più un’Opa: «I risultati delle primarie e la carta d’intenti si attestano su un montismo senza Monti. La carta è chiara e forse chi l’ha firmata se l’è bevuta come acqua fresca_ Idv e Sel non potranno sostenere nulla delle battaglie che abbiamo fatto fin qui insieme. Non inseguano Bersani sulla strada moderata. Nel resto d’Europa le sinistre non fanno così».