Flavia Amabilei, La Stampa 29/11/2012, 29 novembre 2012
SEMPRE MENO SPOSI I GIOVANI SCELGONO LA FAMIGLIA DI FATTO
[Al Nord le nozze civili superano quelle in chiesa E l’età media delle unioni sale oltre i trent’anni] –
Ci si sposa di meno, e non è solo una questione di crisi. I matrimoni costano cari, si sa, l’abito bianco, il banchetto la location e tutto il resto possono arrivare facilmente a sfiorare i 10 mila euro. Ma con i tempi che corrono, se proprio si ha voglia di un legame ufficiale, nessuno si scandalizzerebbe per un pic-nic su un prato e una merenda. La verità è che manca la solidità, manca la visione di un futuro necessaria per andare davanti a un prete o a un pubblico ufficiale e pronunciare un «Sì» per sempre.
Chi si sposa, infatti, lo fa sempre più spesso dopo i 30 anni, dicono i nuovi dati Istat diffusi ieri sul matrimonio in Italia. In media si arriva alle prime nozze a 30 anni suonati: a 34 anni per gli uomini e 31 per le donne; circa sette anni in più rispetto a quanto accadeva nel 1975, e tutti i confronti con i nostri genitori confermano un divario che è un abisso.
Nel 2011 sono stati celebrati 204.830 matrimoni, 12.870 in meno rispetto al 2010. Non è una novità, è dal 1972 che i matrimoni sono sempre meno interessanti per le nuove coppie, ma negli ultimi quattro anni la diminuzione è stata ancora più vistosa. Lo scorso anno le prime nozze tra sposi di cittadinanza italiana sono state 155.395, circa 37 mila in meno rispetto agli ultimi quattro anni. In lieve ripresa i matrimoni con almeno uno sposo straniero.
Ci si sposa di meno ovunque, anche se tra il 2008-2011 il calo più marcato si è avuto in Sardegna (-7,7%), in Campania, nelle Marche (-6,9%) e in Abruzzo (-6,6%). E chi si sposa spesso preferisce il rito civile a quello religioso: nel 2011 in comune sono stati celebrati 80.387 matrimoni, l’11,3% in meno rispetto al 2008. Al Nord per la prima volta le nozze civili superano quelle in chiesa, raggiungendo il 52% mentre al Centro sono al 47% e al Sud al 23%. Solo 15 anni fa i matrimoni civili non erano nemmeno il 20% del totale delle celebrazioni. Fra i dati diffusi dall’Istat spicca quello di Livorno e Trieste dove a scegliere il rito civile sono più di sei coppie su 10 (il 62,5%). Al matrimonio si preferisce un modello meno impegnativo, più precario. Le unioni di fatto sono passate da circa mezzo milione nel 2007 a 972 mila nel biennio 2010-2011. Questo spiega il continuo aumento di bambini nati fuori del matrimonio: nel 2011 un neonato su 4 ha genitori non sposati e il bisogno di arrivare ad una legge che equipari i diritti di figli legittimi e naturali, provvedimento approvato in via definitiva due giorni fa dalla Camera.
Oltre alle unioni di fatto, aumentano le convivenze prematrimoniali, che ritardano il momento del vero e proprio matrimonio. E poi ci sono quelli che negli anni si sono visti affibbiare ogni tipo di etichetta, dai bamboccioni ai mammoni, quelli che restano a vivere con mamma e papà. Nei due anni tra 2010-2011 hanno preso questa decisione oltre il 50% dei maschi e il 34% delle femmine tra i 25 e i 34 anni. Questo fenomeno dipende da vari fattori: l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, ma soprattutto «le difficoltà che incontrano i giovani con il mondo del lavoro: la disoccupazione altissima o la condizione di precariato del lavoro stesso rendono difficile programmare il futuro, andare ad abitare in proprio», sottolinea l’Istat in una nota.