Raffaella Polato, Corriere della Sera 29/11/2012, 29 novembre 2012
MILANO —
Contratto di assunzione firmato l’altro ieri. Nomina dei propri rappresentanti sindacali ieri. Conseguenza: l’ennesimo, scontato «frontale» con l’azienda da subito. Perché la Fiom sostiene il diritto a essere riconosciuta come controparte a tutti gli effetti, e a Pomigliano auto-applica immediatamente il principio. La Fiat replica invece che no, quel diritto non esiste, i metalmeccanici Cgil possono continuare a citare sentenze (nella realtà contrastanti), ma a far testo e a dar loro torto è «lo Statuto dei lavoratori». Lo scontro non è nuovo. È, né più né meno, quello che accade da mesi, con ogni fabbrica del gruppo già trascinata in Tribunale dai metalmeccanici Cgil. In Campania, oggi, va però in scena una versione per alcuni aspetti ancora più carica di simboli. E per certi versi estremizzata.
Succede che i 19 iscritti Fiom assunti per ordine del giudice — i 126 della causa collettiva seguiranno a primavera — non hanno atteso una nuova pronuncia della magistratura. Ritengono l’assunzione sufficiente al secondo passo: il diritto alla rappresentanza, che è poi l’obiettivo-base della strategia applicata ovunque contro il Lingotto (i ricorsi sono una sessantina, i relativi verdetti divisi e opposti). Così, ieri, nel deserto di uno stabilimento chiuso per Cig e a 24 ore dalla firma di un contratto che la Fiom non riconosce, i 19 hanno votato i loro otto rappresentanti aziendali. «Ne abbiamo diritto in base alla sentenza di Torino del settembre 2011», hanno comunicato per lettera all’azienda. Trovando, però, l’altrettanto prevedibile muro. Costruito con un po’ di sarcasmo («Fabbrica Italia Pomigliano prende atto della particolare rapidità dell’iniziativa»), e con l’argomento giuridico di sempre: «Ai sensi dell’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, la facoltà di nominare le Rsa spetta solo ai sindacati che abbiano firmato il contratto collettivo. Cosa che, come è noto, la Fiom non ha fatto».