Gian Paolo Ormezzano, la Stampa 28/11/2012, 28 novembre 2012
GENERAZIONE SENZA VITTORIE “MA IL TORO NON È STATISTICA”
Paolo Pampararo ha diciannove anni, non hai mai visto il suo Torino vincere un derby. C’è una intera generazione di giovani tifosi granata nella sua situazione anagrafopsicologica. Però precisa: «Non me ne importa niente, il Toro non è una statistica, un albo d’oro. Col Toro che vince tutto si sono tolto lo sfizio i padri, più ancora i nonni. A me basta fare 3 a 3 con Maspero che scava la buca e Salas che sbaglia il rigore troppo generoso. Quella è la partita che ricordo con più piacere. La seconda è la prima che ho visto, ToroAtalanta, vince il Toro e io mi innamoro, ma mi sarei innamorato anche se avesse perso, lo sento. La peggiore per la memoria? Quelle decisa da Trezeguet con un gol per tutti in fuorigioco, fuorché per la Juve».
La previsione per la prossima partita è ancora di lacrime e sangue?
«Proprio no. La Juventus, dando al Torino i pochi biglietti che riserva a qualsiasi tifoseria, ci ha fatto quasi un piacere. Ha come declassato il derby, che era partecipazione di tifosi alla pari sugli spalti. Lo vedrò in televisione, penso davanti al nostro stadio. Se mi si offre di perdere sabato e vincere nel ritorno all’Olimpico in aprile, ci sto: mi auguro che Cairo dia alla Juve lo stesso numero di biglietti, si capisce».
Paolo è ultrà di cuore, non di tessera. «Non mi piacciono le tessere, meno che mai quella del tifoso». Paolo è pronto a tutto: «Anche a due rigori fasulli regalati alla Juventus, e temo che il rigore dato al Milan propizierà questa operazione. Non penso ad arbitri gentili o incapaci, sia chiaro, e meno che mai corrotti: penso alla soggezione che la Juventus ispira, con la sua storia ma anche con la sua potenza e le sue continue proteste».
A Paolo piace su tutti i granata Basha, «uno dei nostri come grinta». Non piace più Bianchi, «troppo pagato per non fare un miracolo a partita». Lo perdonerà sabato «se segnerà e farà le corna come il grande Ferrante». A Paolo piace Ogbonna prodotto in casa, «guai se lo cedono». Non piacerebbe uno sceicco che arriva e mette tanti milioni per fare forte il Toro: «Abbiamo altri valori, che non si comprano: e lo dico anche se Cairo risparmioso, tutto prestiti e comproprietà, mica mi piace. Io so che essere del Toro è qualcosa di speciale, così grande che nessuno sceicco la può ingrandire. Una cosa che non so spiegare e che è un bene che non sia spiegabile, sennò ce la copiano, la imitano e la sviliscono».
Nessun sentimento di umiliazione in città di fronte ai successi bianconeri? «Torino è granata. La Juventus è squadra europea, mondiale, universale? Faccia pure. Le ragazze, anche se non tifano caldamente, preferiscono noi granata, capiscono che siamo più veri e non dipendiamo dal portafoglio degli altri».
Se arriva al Toro un giocatore della Juve lo applaude a priori? «No, mai. Non c’entra con noi. Pasquato non lo volevo». E Pasquale Bruno? «Me ne parlano, ma ha smesso col Toro nel 1993, quando nascevo. Non l’ho visto in azione e quindi per me è come tutti gli altri che vanno di squadra in squadra e fanno finta di essersi innamorati dei nuovi padroni».
D’accordo con la tesi di un giornalista un po’ matto il quale sostiene che il vero derby è in serie B, perché questo vuol dire che l’avversario è in B, il meglio del meglio? «D’accordissimo». Paolo scambia la vittoria sabato con un campionato granata brutto e affannato? «Un pochino brutto e un pochino affannato, sì, ma non troppo. I tre anni ultimi di B e tante altre sofferenze, arrivate dalla storia tragica e non da Calciopoli, ci hanno portato a non avere niente a che spartire con la Juventus, dunque anche a sdrammatizzare un derby, fra l’altro con contorno quasi soltanto bianconero».