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 2012  novembre 28 Mercoledì calendario

RIVOLUZIONE IN FAMIGLIA TUTTI I FIGLI SONO UGUALI


RIVOLUZIONE nel diritto di famiglia: da ieri in Italia tutti i figli sono uguali. I bambini nati all’interno del matrimonio e i bambini venuti al mondo da coppie non sposate. Senza più distinzione tra legittimi e naturali. Figli e basta. Con un’approvazione lampo la Camera ha dato il via libera alla legge che equipara tutti i figli, e riconosce ai bambini delle coppie di fatto gli stessi diritti giuridici e patrimoniali degli altri.

FACENDO cadere una barriera arcaica e secolare che aveva però profonde ripercussioni nella vita quotidiana. D’ora in poi anche i figli naturali potranno avere legami di parentela non più soltanto con i loro genitori, ma con i nonni e gli zii (condizione questa finora riservata soltanto ai “legittimi”), entrando così per diritto nell’asse ereditario di tutta la famiglia.
Sono questi i punti cardine di una legge fortemente voluta da un gruppo di parlamentari (quasi tutte donne) trasversale ai diversi schieramenti. Una legge che come altre, nell’emergenza dei provvedimenti economici, sembrava destinata a “perdersi” tra le urgenze della fine legislatura e invece diventerà una realtà in grado di cambiare la vita ad oltre 140mila bambini, ieri naturali oggi legittimi. E il futuro di quelle 900mila coppie di fatto italiane che hanno scelto di diventare famiglia senza sposarsi.
Felice Giulia Bongiorno, presidente della Commissione di Giustizia della Camera: «Abbiamo finalmente raggiunto
un risultato storico in materia di diritti civili, archiviando norme odiose fondate su un anacronistico senso della morale». Soddisfatta Alessandra Mussolini, relatrice del testo, che fino all’ultimo ha spinto perché la legge approdasse alla discussione in aula, pur con il rischio di vederla naufragare tra emendamenti e voto segreto. «È un atto di civiltà», dice. Contenta
Anna Finocchiaro: «Non ci sono più figli di serie A e di figli di serie B». E Rosy Bindi, che parla anche lei di «una legge di civiltà che riusciamo a dare al Paese alla fine di una difficile legislatura», ricordando le sue proposte di equiparazione dei figli quando era ministro della Famiglia. Addio, insomma, ai figli e ai figliastri. Tutti uguali, adesso. «Quella di oggi è una
giornata importantissima per i diritti degli italiani», aggiunge, ancora, Donatella Ferranti, del Pd.
Fin qui l’unanimità. Ma è su un altro punto, delicato e spinoso, che invece la legge ha rischiato di infrangersi. La nuova normativa prevede infatti che anche i bambini nati da un rapporto incestuoso, cioè tra persone che hanno un diretto legame di parentela,
possano essere riconosciuti nella famiglia in cui sono stati, seppure drammaticamente, “concepiti”. Un riconoscimento che oggi è proibito e che anche in futuro dovrà sottostare all’autorizzazione del giudice. Un tema controverso, contro il quale hanno votato diversi deputati dell’Udc, ma che mira, così sembra, ad evitare che bambini nati in modo tanto traumatico debbano subire altre e nuove emarginazioni. Una scelta grave, invece, per molte associazioni che si occupano di minori, che sottolineano quanto possa essere pericoloso
«il potenziale riconoscimento della genitorialità di chi ha avuto rapporti incestuosi ». Parole a cui ci potrebbe ribattere che i rapporti incestuosi sono quasi sempre vittime di violenza, dove chi subisce è la donna, punita poi doppiamente con l’allontanamento del figlio...
Eliminando la discriminazione tra legittimi e naturali, cambia anche il ruolo del tribunale per i minori. In caso di controversia sui figli all’interno di una coppia non sposata, sarà il tribunale ordinario a gestire il caso, come per i bambini legittimi, e non più il tribunale per i minorenni.